Il mietitore è tornato!
Versione testata: PlayStation Vita, PlayStation 4.
Era il 1998: a Tim Schafer, in collaborazione con Lucas Arts, vennero in mente due idee geniali. La prima fu realizzare un’avventura grafica dal carisma fuori dal comune, il cui personaggio principale sarebbe stato un mietitore di anime alle prese con i suoi problemi personali e con quelli del crimine organizzato. La seconda, realizzare tale progetto con un motore grafico tridimensionale, una novità assoluta in quegli anni. Nasceva così Grim Fandango, vincitore di numerosi premi della critica del settore e ricordato ancora oggi come uno dei migliori esponenti del genere.
Sono passati 17 anni da allora, e Manuel Calavera (il mietitore, ndr) non è invecchiato di un giorno. Beh, sarebbe impossibile visto che i personaggi sono tutti già morti e ridotti letteralmente all’osso. Il problema si pone però per la produzione ludica nel suo complesso, che deve necessariamente affrontare il peso degli anni che si lascia alle spalle per offrirsi al giocatore moderno. Ed è uno scontro dal quale, come vedremo, non esce del tutto vittoriosa.
Un lavoro dell’altro mondo
Manuel Calavera è un agente dell’ultimo viaggio. Significa che per lavoro non fa il banchiere, ma la Morte: prende le anime dal nostro mondo e le porta nel Regno dei Morti. Quest’ultimo ricalca la concezione azteca dell’aldilà: le anime che vi arrivano devono affrontare diversi anni di cammino prima di giungere al riposo eterno. Per abbreviare il percorso, Manuel vende loro dei biglietti viaggio: perchè farsela a piedi fino al Nono Aldilà, quando si può prendere un autobus, una nave o magari addirittura il treno più veloce dell’altro mondo, il Numero Nove? Tutto dipende da come si sono comportate le anime quando erano in vità: se si è stati cattivi, bisognerà andare a piedi. Soprattutto il biglietto del Numero Nove non è alla portata di tutti.
Il problema è che a Calavera non va tutto per il verso giusto: a lui anime che si siano comportate rettamente capitano molto raramente. Questo significa vendere meno viaggi premio, guadagnare di meno… e restare più a lungo privi del riposo eterno! Sì, perchè Manuel sta svolgendo una sorta di servizio sociale. A causa di ciò che ha commesso quando era in vita (che al giocatore non è dato sapere) non potrà abbandonare il suo posto di lavoro finchè non avrà pagato il suo debito. Le cose sono però destinate a cambiare il giorno in cui alla scrivania di Calavera giunge un’anima molto particolare, la signorina Mercedes Colomar (ma potete chiamarla Meche).
Manuel inizia a capire che le cose non quadrano nel suo lavoro e nei suoi dirigenti quando scopre che il biglietto Numero Nove che spetta a Meche, che ha vissuto praticamente da santa, è misteriosamente sparito. O peggio, è stato rubato. Da chi? Senza svelarvi nulla, vi anticipiamo che starà a voi risolvere il mistero, esplorando l’aldilà immaginato da Tim Schafer e riportando le cose alla loro normalità, durante un viaggio lungo ben quattro anni. State tranquilli comunque, non dovrete giocare così a lungo: per chi non ha mai avuto occasione di provare il titolo, 6-7 ore basteranno per portare a termine l’avventura.
Ragionamento, riflessione e un pizzico di fantasia
Grim Fandango si presenta come una solida avventura grafica, un genere che ha latitato parecchio negli ultimi anni sia per questioni di mercato che per i gusti delle nuove generazioni, poco inclini alla riflessione attenta, ai particolari e a un sistema in grado di dimostrarsi tanto appagante nei risultati quanto (a volte) frustante nei tentativi. Si tratta quindi di un gioco dove ogni minimo particolare fa la differenza. Gli ambienti, che spaziano dai luoghi chiusi dell’ufficio di Calavera alle profondità marine dell’oceano, passando per intere cittadine e foreste inquietanti, vanno esplorati nella loro interezza per proseguire nell’avventura. Gli oggetti, le situazioni, le parole dei personaggi secondari, con i quali è sempre possibile interagire, vanno annotati mentalmente al fine di avere le risorse sufficienti per proseguire nei livelli, risolvendo di volta in volta gli enigmi proposti e gli snodi narrativi.
Non è tuttavia sufficiente accumulare in modo passivo tutte le informazioni che il gioco ci fornisce: saranno molte le occasioni in cui a fare la differenza non sarà tanto l’utilizzo del giusto oggetto, quanto una certa dose di creatività e dinamismo mentale. Se una semplice baguette sbriciolata non vi servirà a spaventare dei pericolosissimi piccioni, forse occorrerà combinarla con qualche altro oggetto che lì per lì vi sembra altamente improbabile. Un tizio vicino alle bancarelle potrebbe darvi il giusto suggerimento, se riuscirete a sopportare il suo caratteraccio. Sono anche la fantasia e l’intuizione componenti essenziali della creazione di Lucas Arts, che uniti al ragionamento, all’esplorazione, al carisma dei personaggi, a situazioni tanto improbabili quanto geniali hanno concesso la giusta fama ad un gioco tuttora considerato un caposaldo del genere.
Mai due volte lo stesso enigma, mai un calo d’attenzione verso la storia. Spesso il motore portante smette di essere la sfida con se stessi per risolvere l’ennesimo enigma e diventa la curiosità di scoprire cosa accadrà ora a Calavera, ai suoi amici e dove il tutto vuole andare a parare. Un meccanismo efficiente, che solo talvolta forse si spinge a presentare una situazione apparentemente irrisolvibile, ma mai tale da condurre alla vera e propria frustrazione: l’equilibrio tra indizi e risoluzioni, storia ed esplorazione, protagonisti e comprimari è, se non eccellente, ottimamente funzionante.
Squadra vincente non si cambia… oppure si?
Veniamo al punto: se il gioco ha fatto la storia e il suo valore qualitativo e quantitativo difficilmente e con molta cautela può essere messo in discussione (e comunque si mostra spavaldo, nonostante il trascorrere degli anni) fino a che punto si può spingere una recensione nel dare un giudizio? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo considerare che stiamo parlando di una versione remastered. Questo significa che fino a un certo punto dobbiamo valutare qualitativamente Grim Fandango di per sè: ed è chiaro che il suo carisma non è affatto scemato nel corso degli anni. Ha fatto la storia, ha influenzato il genere, lo ha spinto all’evoluzione (forse l’ultima, quella delle tre dimensioni). D’altro canto, però, bisogna capire soprattutto fino a che punto il titolo sia stato ristrutturato rispetto a come era l’originale. Che, dopotutto, non era poi tanto male visti i risultati di questa rimasterizzazione.
Grim Fandango Remastered vive così, fondamentalmente, di luce riflessa: quella del vecchio Grim Fandango, appunto. La colonna sonora è stata rivista (e qualche traccia completamente rinnovata), il doppiaggio italiano mantenuto agli stessi livelli, è stato implementato il cross-save tra versione PlayStation Vita e versione PlayStation 4 (tra l’altro il gioco viene venduto in bundle: con 15 euro vi portate a casa entrambe le versioni). I modelli poligonali dei personaggi sono stati migliorati, resi più definiti. L’intero lavoro di revisione, però, si ferma qui. E i limiti tecnici sono fin troppo evidenti.
Si poteva fare anche qualcosa di più? Molto, a nostro avviso. Il rapporto 4:3 è identico all’originale, il che infastidisce notevolmente non solo il colpo d’occhio complessivo, ma obbliga a giocare alla versione casalinga col supporto della cornice laterale. Insostenibile la modalità “schermo intero”: le immagini di dilatano e deformano in larghezza. Sono dettagli forse marginali, per ovvi motivi più che trascurabili sulla versione console portatile, ma che hanno complessivamente il loro peso. I fondali, gli scenari e gli ambienti sono stati rimasterizzati solo in minimi dettagli, ma permane un senso complessivo di sgranatura, soprattutto nei filmati degli intermezzi. Una revisione completa avrebbe richiesto in pratica di ricostruire il gioco da capo, perchè fondamentalmente si tratta di disegni fatti a mano: una semplice constatazione per rendere conto dei limiti, non certo una giustificazione. Nella versione portatile, inoltre, non sono rari i cali di framerate, per quanto non tali e tanti da risultare fastidiosi.
Da ultimo, impossibile non parlare del sistema di salvataggio e caricamento dati. I tempi di attesa sono davvero lunghi per un gioco simile, tra l’altro rimasterizzato. Abbiamo riscontrato anche frequenti problemi nel caricamento che impedivano di riprendere l’avventura da dove l’avevamo lasciata: dovrebbe comunque già essere stata rilasciata una patch in merito (e anche questo la dice lunga sull’accortezza del lavoro di revisione) e vogliamo sperare che ad ogni modo si sia trattato di un caso sporadico. Ma sono questi i dettagli che lasciano l’amaro in bocca: la conversione forse avrebbe dovuto avere tutt’altra consistenza, almeno nelle caratteristiche che era possibile rivedere, per offrire un titolo non necessariamente al passo con i tempi ma almeno molto più fluido.
Non volevamo un Grim Fandango in 1080 pixel insomma, ma almeno un Grim Fandango un po’ più pulito, con caricamenti e salvataggi meno invadenti, con determinate sequenze meno “scattose”. Nulla in grado di rovinare l’avventura nel regno dei morti nel suo complesso, ma abbastanza da far storcere il naso a chi Grim Fandango non l’ha mai giocato, e si vede riproposto un gioco di diversi anni fa a un prezzo tutto sommato non indifferente.
Commento finaleGrim Fandango, di per sè, è una vera opera d’arte, un titolo che almeno una volta nella vita va giocato. Se a suo tempo non avete avuto occasione di farlo, o per qualche motivo ve lo siete perso, vi perdoniamo, ma è decisamente il momento di rimediare. Lo diciamo per voi, perchè non sapete quello che vi siete persi. Dopotutto, a distanza di anni, non è una cattiva idea goderselo in questa nuova veste: Grim Fandango Remastered è quello che era Grim Fandango, con tutti i pregi che vantava nel ’98. Il problema è che, quando cerca anche di essere qualcosa in più, di togliersi un po’ di polvere dalle ossa, ci riesce a malapena, con tanta pigrizia. I miglioramenti sono troppo pochi per lasciare soddisfatti, il senso di incompiutezza stona con la qualità generale dell’avventura. Perchè al di là dei limiti tecnici Grim Fandango è un unicum, un gioco in grado di divertire, far aguzzare la mente e far riflettere: riflettere sul mondo contemporaneo, sul valore del denaro che condiziona la vita anche dei morti, sulla volontà personale in grado di affrontare ogni avversità pur di raggiungere l’obiettivo, sul valore dell’amicizia. Il tutto accompagnato da una buona dose di sarcasmo e da un’ironia, talvolta amara e sempre pungente, in grado di conquistare il giocatore di un tempo e, si spera, anche quello indaffaratissimo di oggi.
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Pro | Contro |
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– Avventura indimenticabile
– Carisma fuori dal comune
– Difficile al punto giusto
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– Rimasterizzazione insoddisfacente
– Sporadici cali di frame rate
– Salvataggi e caricamenti da rivedere
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Voto Globale: 70 |