Produzioni come Immortality, siamo sinceri, non sono esattamente diffuse al giorno d’oggi. Vere e proprie pellicole interattive strutturate come avventure FMV sono, a ragion veduta, rarissime e figlie di un passato per molti sbiadito se non addirittura sconosciuto, fatto di laserdiscs e cabinati arcade. Ironicamente, qualche anno fa abbiamo avuto modo di provare con mano uno degli ultimi esponenti di questa nicchia, con Who Pressed Mute on Uncle Marcus, le cui doti ci avevano tristemente tutt’altro che convinto. Ma la creatura di Sam Barlow, beh, è qualcosa di diverso.
Firmata dal creatore di Her Story sotto etichetta indipendente Half Mermaid, Immortality è una produzione cinematografica interattiva in cui, ve lo diciamo subito, c’è ben poco gameplay. Ma quello che perde in game design, lo recupera orgogliosamente con la forza dell’originalità e con una trama che vi potrà conquistare. Una storia che ruota intorno ad un grande mistero: cosa è successo a Marissa Marcel?
Immortality è disponibile dal 23 Gennaio per PlayStation 5, dopo essere stato lanciato nel 2022 per PC (via Steam) ed Xbox.
Versione testata: PlayStation 5
Tre pellicole, tre misteri
1968. La giovane promessa del cinema Marissa Marcel viene scritturata per il film “Ambrosio”, conturbante pellicola europea a metà tra magia ed intrighi, diretta dal regista Arthur Fischer. La pellicola non venne mai distribuita nelle sale.
1970. L’attrice torna alla ribalta con un ruolo importante nel film “Minsky” di John Durick, ex direttore della fotografia di “Ambrosio” alla sua opera prima. Un incidente sul set portò alla cancellazione della pellicola, che non arrivò mai nei cinema.
1999. Dopo anni di anonimato ed una sparizione senza clamori, Marissa Marcel si ripresenta sul set del nuovo film di Durick, “Two of Everything”. La tragica morte del regista sancì la fine della produzione. Il film non venne completato e l’attrice sparì nel nulla.
Ai giorni nostri, riemergono misteriosamente le pellicole con le scene girate delle tre sfortunate opere. Nei panni di un restauratore, dovremo fare ordine nella confusione sfruttando un software capace di ricostruire quanto perso… e forse, risolvere un mistero lungo 50 anni.
Quella che vi abbiamo appena riassunto è l’incipit di partenza dell’opera di Sam Barlow. E non abbiamo intenzione di svelarvi altro, visto che Immortality è espressamente pensato per essere scoperto un pezzetto alla volta, nell’ordine che il vostro “fiuto” vi consiglierà.
Ciò che invece ci preme sottolineare è la magistralità non solo della scrittura, ma anche della realizzazione tecnica complessiva. Le vicende narrate in Immortality sono complesse e strutturate, ma anche sfaccettate, toccano temi profondi e sono capaci al contempo di affascinare ed inquietare. Gran parte del merito non è solo della penna sceneggiatrice, ma anche della prestazione di tutti gli attori (specialmente Manon Gage nel ruolo della Marcel) e della riproduzione stilistica delle pellicole. Anche un novizio della settima arte potrà infatti apprezzare le differenze tra la resa del film del 1968 rispetto al più moderno prodotto del 1999, non solo nella fotografia ma anche nelle tecniche di ripresa. Una piccola grande lettera di amore alla cinematografia.
Sbobinando
Ma come funziona, all’atto pratico, Immortality? Beh, è presto detto.
La finzione scenica è quella dell’uso di un sofisticato software per sbobinare le pellicole, capace non solo di riprodurle, ma anche di manipolarle. Riavvolgere, rallentare, fermare un singolo frame: tutto al fine di cogliere meglio le sfumature di quanto visto, trovare collegamenti nascosti e sbloccare nuovi filmati. L’esperienza ludica, a tutti gli effetti, tenta di replicare l’operato di un vero e proprio archeologo della celluloide, che con pazienza e perizia tenta di fare ordine in un numero imprecisato di pellicole di tempi diversi… tentando al contempo di cogliere indizi su un mistero più grande che, man mano, diventerà sempre più angosciante e pulsante.
Il grosso delle interazioni possibili passa attraverso un’operazione esatta. Fermando infatti una specifica immagine, potremo usare una funzione di ricerca sfruttando l’IA del software, capace di “ricercare” tra tutte le pellicole quelle ad essa concettualmente legate. Ad esempio, potremo bloccare la riproduzione di una scena di Ambrosio per inquadrare un attore appena entrato in scena e chiedere al software di cercare, tra tutti i segmenti disponibili, altri in cui compare la stessa persona. Il risultato potrebbe aprire, a sua volta, ulteriori approfondimenti dello stesso film o di interviste o… altro.
Se quello che vi abbiamo descritto vi ha intrigato, beh, potreste anche smettere seduta stante di leggere la nostra recensione e fiondarvi ad acquistare Immortality. Il titolo è estremamente magnetico nella sua unicità ed il mix tra gameplay originale e trama affascinante ne fanno sostanzialmente un must have. Tuttavia, quanto appena detto potrebbe non essere un diktat valido per tutti. Se infatti quanto vi abbiamo raccontato vi ha lasciati perplessi beh… allora continuate a leggere. Le cose, purtroppo per voi, non miglioreranno granché.
Il diavolo è nel dettaglio
Se siete arrivati a questo paragrafo, significa che Immortality sostanzialmente non ve la racconta giusta e siete dubbiosi sul tipo di prodotto che avete di fronte. Ed è nostro compito essere brutalmente sinceri al riguardo.
Immortality è un’opera estremamente autoriale, firmato dallo stesso autore di avventure FMV quali Her Story (per mobile e Steam) e Telling Lies (uscito anche per PC, Nintendo Switch, PlayStation 4 ed Xbox One). Tutti titoli accumunati da un minimo comune multiplo: raccontare una storia per mezzo di filmati recitati da attori in carne ed ossa, lasciando al player una funzione perlopiù di interazione blandamente attiva se non squisitamente mentale. Sam Barlow chiede infatti di farsi trasportare dalla storia e di scendere a compromessi con un gameplay volutamente ridotto all’osso. Questo è il peso della sua cifra stilistica ed è oggettivamente indubbio che l’autore sa bene quello che fa. La vera domanda è: Immortality rappresenta un prodotto per tutti?
La nostra risposta intellettualmente onesta non può che essere cristallina: no, Immortality non è un prodotto per tutti.
Non è consigliabile infatti a tutti coloro che in un videogioco non possono (o non vogliono) soprassedere sulla presenza di un gameplay quantomeno minimo. Neppure a chi preferisce vedersi un film o una serie TV piuttosto che godersi un’avventura FMV (per quanto magnifica come questa, sia chiaro). Non è neanche consigliabile a tutti coloro che non hanno una genuina curiosità di abbracciare qualcosa di davvero diverso dalla quasi totalità del panorama videoludico contemporaneo.
Tuttavia, una cosa è altrettanto chiara. Immortality è un progetto unico nel suo genere. E la sua validità è direttamente proporzionale al suo essere di estrema nicchia. Se anche solo avete un briciolo di interesse o di sano desiderio di provare qualcosa di anomalo ma bellissimo… beh, dategli una chance. Potrebbe nascere un nuovo ed improbabile amore.
Commento finale
Immortality è un progetto difficilissimo da valutare, da far comprendere e, soprattutto, da consigliare. Preso come videogioco, presenta evidenti limiti al punto da poterlo difficilmente comparare alla stregua del 99,9% di ciò che offre il mercato. Tuttavia, è proprio nel suo essere esponente di questo ridotto 0,1% che afferma la sua unicità. Un’avventura FMV nei panni di un restauratore, alle prese con un mistero che potrà trasportarvi in una storia magnetica. Indubbiamente non un prodotto per tutti, ma per quei pochi potrebbe essere essere indimenticabile.