Enigmatic Machines è un piccolissimo studio di localizzazione ceco-irlandese che sta cercando di trovare il suo posto al sole nello sterminato sotto-mondo degli indie. Expedition Zero è il titolo con il quale cercherà di portare a compimento l’impresa. Noi l’abbiamo giocato abbondantemente e scoprirete in questa nostra recensione di cosa si tratta e se ci è piaciuto.
Versione testata: PC
Che gioco è?
Expedition Zero è un survival horror nudo e crudo, ambientato da qualche parte nel cuore della Siberia. Lo schianto devastante di un meteorite ha completamente distrutto la zona, dando vita a terribili anomalie che hanno reso i cadaveri dei morti, viventi. Non solo, una sorta di piaga si sta diffondendo un po’ ovunque, sotto forma di orribili rampicanti, e degli spettri pericolosissimi si aggirano nella zona attaccando chiunque passi a tiro.
Il nostro protagonista sarà l’ultimo superstite di una sfortunata cordata di ingegneri sovietici inviati ad indagare nella zona del disastro. Dovrà inoltrarsi nelle zone più profonde e remote della gelida taiga siberiana, al fine di acquisire informazioni sulle anomalie presenti.
Ad ogni modo trattandosi di un survival horror, saranno diversi gli elementi che dovremo gestire al fine di sopravvivere: prima di tutto trovandoci nella foresta siberiana, ripararci dal freddo sarà uno dei nostri pensieri ricorrenti. Potremo farlo raccogliendo legna (merce rara) e accendendo falò o vecchie stufe o, più avanti, migliorando l’equipaggiamento.
Oltre al freddo, dovremo fare i conti con l’asfissiante oscurità della foresta: girando molto spesso di notte, dovremo fare in modo di utilizzare una torcia così da capire letteralmente dove stiamo mettendo i piedi, e renderci conto di cosa abbiamo attorno.
Il terzo fattore, che si collega intrinsecamente a tutti gli altri, è alimentare tutti gli strumenti che abbiamo attivi. Avremo costante bisogno di caricare delle batterie nei rifugi o in piccoli avamposti. Il problema si pone quando saremo lontani dalla civiltà, a quel punto dovremo utilizzare delle batterie portatili a consumo.
Più utilizzeremo oggetti che richiedono energia, più essa si scaricherà velocemente. Quindi, a prescindere dai nemici, che comunque sono presenti e stressanti, già la sola sopravvivenza richiederà un bell’impegno.
Considerate inoltre che la difficoltà del gioco è quella, non si può impostare da menù, per cui se alcuni passaggi vi risulteranno particolarmente ostici, non potrete fare altro che riprovare. Il consiglio in generale è di salvare il più spesso possibile, o da menù o dormendo nei vari letti che troverete in game. A noi è capitato spesso di non aver salvato, di morire per un motivo x e esser costretti a ripetere una parte consistente di gioco.
Oltre alla componente survival, in Expedition Zero è implementato anche il crafting anche se in maniera piuttosto superficiale: in sostanza potrete trovare delle stampanti 3D (funzionanti nonostante lo schianto del meteorite) attraverso le quali produrre degli oggetti utilissimi e potenziamenti, realizzabili raccogliendo materiali in giro per la mappa.
Perché giocarlo?
La cosa che più ci ha soddisfatti è l’atmosfera. Si percepisce costantemente il senso di smarrimento, nonostante la mappa sempre disponibile, nonché di inquietudine dovuta non tanto agli zombie, tutt’altro che temibili, quanto agli spettri. Questi ultimi compaiono spesso, e ce ne accorgeremo senza dubbio a causa delle loro urla terrificanti, che preannunciano il loro attacco.
La presenza di queste creature, aggressive ed instancabili inseguitrici in caso di fuga, sommata alle componenti survival, fa si che l’esperienza del giocatore sia pregna di tensione, a tratti di paura, in grado di tenerlo incollato allo schermo.
Anche l’equilibrio stesso delle componenti survival l’abbiamo trovato piuttosto ben bilanciato: i consigli sono di raccogliere qualsiasi cosa si trovi, e di stampare i nuovi progetti ogni qual volta si trovi una nuova stampante.
Il potenziamento dell’equipaggiamento consentirà di abbassare notevolmente la curva di difficoltà del gioco, per quanto riguarda soprattutto la sopravvivenza nella foresta.
Impostando così la propria esperienza, dopo poche ore saremo già ben equipaggiati e relativamente pronti per intraprendere viaggi più lunghi meno bisognosi di rifornimenti.
Perché no?
L’aspetto che meno ci ha convinti dell’intera produzione è il combattimento: ok, parliamo di un survival horror, dove sparare non è la principale attività in game, però nel momento in cui vengono fornite al giocatore delle armi, e ci sono dei mostri da uccidere, ci si aspetta di contro una certa soddisfazione nelle relative dinamiche.
Il combattimento corpo a corpo, effettuabile mediante una accetta, è veramente superficiale e legnoso. In pratica quando vi troverete a tu-per-tu con un mangia cervelli, si ridurrà tutto ad un festival della spammata, dove chi infliggerà danni per primo, probabilmente sarà il vincitore dello scontro. Non ci sono schivate, né rotolate, né altri modi alternativi per evitare i colpi, così da rendere la tenzone un minimo dinamica.
Anche il gunplay è giusto accennato: il fucile in dotazione risulterà piuttosto macchinoso da utilizzare e le hit box non ci sono sembrate sempre precise.
La gestione degli spettri l’abbiamo trovata terribile: quando si viene assaliti, anche da gruppi di 2-3, non ci capisce mai bene se li abbiamo sconfitti o no, poi tra nebbia, foschia velenosa lanciata da quest’ultimi, intendere come e perché si sta subendo danno è una gran fatica.
Oltretutto essendo piuttosto legnose le varie animazioni, il combattimento non darà mai l’impressione di scorrere fluido e senza intoppi.
Graficamente parlando, Expedition Zero soddisfa il minimo sindacabile per i tempi che corrono. Inoltre impostando tutti i dettagli a qualità “cinematografica”, nonostante un PC di fascia molto alta (3080TI), si assiste ad un consistente drop del frame rate.
Il tutto si risolve impostando ad Ultra, ma da un gioco così scarno e privo di elementi a video, ci si sarebbe attesi di massimizzarne i dettagli senza pensieri.
Compenetrazioni, piccoli bug visivi, sono spesso presenti, ma è chiaro che puntare su un titolo sviluppato da un piccolo team indipendente, equivale a scendere a compromessi.
A livello di lore e storia, facendoci piacere comunque un incipit piuttosto banale e privo di grandi sforzi a livello narrativo, quello che proprio non ci è andato giù è il diario: caotico, mai chiaro negli obiettivi da portare a termine e per forza di cose abbandonato a se stesso dopo le prime ore di gioco.
Ultimo elemento buttato là superficialmente, ma che potrebbe essere sistemato al D1, è la traduzione: accedendo al diario abbiamo trovato delle parti tradotte ma la maggior parte ancora in lingua inglese.
Commento Finale
Expedition Zero, è un survival horror piuttosto basilare sotto l’aspetto grafico, e contenutistico. La classica storia drammatica, fitta di mistero e pericoli, tutto però attorniato da una certa banalità di fondo. Tuttavia il titolo di TinyBuild è caratterizzato da un’atmosfera inquietante ed alienante, che riesce a tenere il giocatore sempre preso ed emotivamente coinvolto. I meandri della foresta siberiana, ammantanti da una coltre soffocante di gelida oscurità, costituiranno un buon terreno di caccia e ricerca per tutti gli amanti del genere.
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