Recensione in pillole PROJECT ZERO: Mask of the Lunar Eclipse

Se c’è un titolo della settima generazione di home console che è circondato da un’aura di mistero, quello è PROJECT ZERO: Mask of the Lunar Eclipse. Pubblicato nel 2008 per Nintendo Wii, il titolo appartenente alla saga di FATAL FRAME (nome giapponese e statunitense) raccolse uno stupefacente successo di critica e di pubblico… ma non arrivò mai in Occidente. Per motivi tutt’oggi nebulosi (forse qualche ruggine a suo tempo tra Tecmo e Nintendo), la produzione Grasshoper Manufacture non venne mai formalmente considerata per il rilascio fuori dal Sol Levante. La stessa Nintendo confermò, candidamente, di aver unicamente ponderato il rilascio in Europa, ma di averlo cancellato senza troppi complimenti.

A quindici anni di distanza (*gasp*) Koei Tecmo ha deciso di porre rimedio, con la realizzazione di una rimasterizzazione dell’acclamato survival horror con una veste grafica migliorata e qualche piccola novità. Ma sarà stato un lavoro sufficiente per far giustizia ad uno dei migliori capitoli di questa spettrale serie?

PROJECT ZERO: Mask of the Lunar Eclipse è disponibile in versione digitale dall’8 Marzo su PC (via Steam), per Nintendo Switch nonché per console Xbox e PlayStation.

Dopo 15 anni, direttamente dal Giappone… Mask of the Lunar Eclipse è qui! (semicit.)

Versione testata: PlayStation 5


Che gioco è?

PROJECT ZERO: Mask of the Lunar Eclipse è un survival horror vecchio stile, che preserva le caratteristiche salienti della serie di appartenenza: uno spaventoso setting orientale, popolato da fantasmi aggressivi.

Nel corso di un rito cerimoniale di un festival sull’isola di Rogetsu, un gruppo di cinque bambine scompare misteriosamente. Ritrovate poco tempo dopo in una caverna nascosta dal detective Chōshirō Kirishima, nessuna di loro ha memoria dell’accaduto dell’accaduto. Passano gli anni, le bambine crescono ma qualcosa di sinistro inizia a verificarsi. Due delle cinque ragazze muoiono in circostanze misteriose, spingendo le altre due sopravvissute Misaki Asō e Madoka Tsukimori a tornare sull’isola di Rogetsu per far luce sul loro passato dimenticato. Quando anche loro scompariranno senza lasciare traccia, anche la quinta ragazza, Ruka Minazuki, partirà per l’isola per salvarle. Le strade si incroceranno con il detective Chōshirō, anch’egli tornato a Rogetsu.

La storia vi terrà in costante tensione.

Mask of the Lunar Eclipse colpisce ancora oggi per trama ed atmosfera eccellenti, come all’epoca della release per Wii. Il ritmo costruisce con lentezza una tensione progressiva che poggia le sue basi su una regia inquietante, nonché su una narrazione che prosegue tramite filmati inquietanti e tetri documenti. Proprio questi ultimi raccontano storie di dolore e disperazione, fornendo un background a personaggi che si muovono all’interno di una trama opprimente che segue i canoni dell’horror orientale, non senza il gusto per il colpo di scena e l’inversione di prospettiva.

Se le buone storie raramente perdono appeal col tempo (anzi…), è il comparto tecnico ad essere stato principalmente oggetto del lavoro di rimasterizzazione.

I protagonisti della vicenda hanno subito un restyling (anche nell’abbigliamento) coerente con il materiale di partenza, rendendo il colpo d’occhio generale piacevole, anche grazie ad un uso sapiente dei filtri grafici e delle fonti di luce. Un buon traguardo estetico, che tuttavia poggia solide basi sulla originaria release, tra i migliori prodotti dell’era Wii (provare per credere). Paradossalmente, spiace vedere che la cura riposta nello svecchiamento visivo non sia stata del tutto omogenea. Fin troppo spesso infatti assisteremo a texture in bassissima risoluzione su oggetti ed ambientazioni, creando un fastidioso gap tra aree più e meno curate. Buona invece la stabilità tecnica, con un framerate stabile, nonché lo sfruttamento di alcune caratteristiche tecniche del DualSense, come la possibilità di controllare la Camera Obscura con i movimenti del giroscopio interno.

Spazio anche a qualche piccola novità contenutistica. La riedizione contiene infatti una inedita Snap Mode per creare le vostro foto preferite, nonché un nuovo assortimento di costumi sbloccabili.

Gli spettri sanno essere molto inquietanti.

Perché giocarlo?

Mask of the Lunar Eclipse rappresenta non solo l’episodio perduto di una saga di culto, ma altresì uno dei suoi migliori capitoli.

Il titolo vi porterà ad esplorare ville in stile orientale e strutture abbandonate con rimandi all’era Meiji, per far luce (in tutti i sensi) sul mistero dell’isola di Rogetsu. L’esplorazione svolge un ruolo fondamentale come in tutti i capitoli della serie, spingendo i giocatori ad un’attenta analisi degli ambienti per il recupero di documenti ed oggetti chiave che permettono l’avanzamento nella storia. Spazio anche ad un buon numero di enigmi, che vi impegneranno nella ricerca di indizi in sinistre ambientazioni (mai troppo estese). Una struttura ludica decisamente classica, che si inserisce a pieno titolo nel filone della tradizione del genere, religiosamente rispettata dagli sviluppatori Suda51 e Grasshopper Manufacture. Un’attenzione riposta anche nel rispetto di una feature fondamentale della serie, legata al sistema di combattimento.

Alcuni personaggi avranno differenti risorse a loro disposizione, soprattutto Chōshirō.

Per difendersi dai pericoli dei luoghi infestati, i protagonisti potranno far ricorso alla particolare macchina fotografica nota come Camera Obscura. Purtroppo infatti gli spettri non possono essere combattuti con metodi tradizionali, bensì con questo esoterico strumento che permetterà di esorcizzarli imprimendone l’immagine su pellicola.

Gli scontri, carichi di tensione, richiederanno dunque di inquadrare, con una visuale in soggettiva, i fenomeni paranormali e scattare fotografie per sconfiggerli. Attendere il momento giusto vi permetterà di ottenere un Fatal Frame, uno scatto fatale che vi permetterà di infliggere danni enormi al fantasma di turno. Un sistema che darà luogo a scontri impegnativi, in cui dovrete muovervi con attenzione per evitare gli attacchi dei fantasmi, che potranno uscire letteralmente da qualsiasi (fottuta) parete. Nel corso dell’avventura, la Camera Obscura potrà essere potenziata con speciali upgrade che vi concederanno nuove abilità, nonché tramite particolari pietre per migliorare le caratteristiche della vostra arma non convenzionale.

Indovinare il Fatal Frame vi permetterà di fare enormi danni, ma se sbagliate sarete voi a subirli.

Perché no?

Sfortunatamente, Mask of the Lunar Eclipse arriva in Occidente portando in dote qualche problema di troppo.

Il lavoro svolto in fase di rimasterizzazione, fin dalle prime fasi piuttosto blando, con texture in bassa qualità che provengono direttamente da quindici anni fa. Ma al di là di questo, l’esperienza ludica risulta aggravata da atavici problemi legati alla gestione della torcia nonché nel sistema di controllo.

Fin dalla release originaria infatti, assai controverse furono le fasi esplorative, connesse alla necessità di utilizzare una torcia per rivelare le zone di interesse. Nella versione Wii, il controllo della torcia era demandato al sensore di movimento del Wiimote e non all’assai più preciso e gratificante sensore ad infrarossi. Un risultato ben lontano da quello raggiunto con Silent Hill Shattered Memories, per restare in tema. Ne risultavano fasi piuttosto macchinose e scomode.

Sfortunatamente, la situazione non è poi così migliorata in questa riedizione. La torcia viene affidata alla levetta analogica destra ma, tolta una maggiore ergonomia legata alla natura del controller, i problemi sono rimasti fondamentalmente gli stessi. Capiterà dunque di non riuscire ad illuminare efficacemente gli elementi dello scenario, provocando inavvertitamente i movimenti del personaggio che si girerà in modi imprevedibili. Si tratta di un problema legato alla scelta di gestire contemporaneamente la telecamera generale e il fascio di luce della torcia, con esiti estenuanti.

Più che la modalità Snap, ci sarebbe piaciuto un lavoro migliore sulla gestione della torcia.

Il peso degli anni mostra tutta la sua triste rilevanza anche nel sistema di controllo.

Sia chiaro, la serie non ha mai brillato per reattività, demandando spesso al giocatore di cavarsela al comando di personaggi goffi e pesanti. Una scelta precisa, in ossequio ad una rigida scuola di pensiero in campo survival horror. Tuttavia, i quindici anni trascorsi pesano in maniera evidente sull’esperienza ludica, mettendo a dura prova i giocatori meno smaliziati. Se nel combattimento possiamo comprendere talune scelte (soprattutto coi potenziamenti della Camera Obscura), il tasto dolente è ancora una volta rappresentato dalle fasi esplorative. Sfortunatamente, abbiamo sudato più nell’inquadrare correttamente un elemento dello scenario e raccogliere un oggetto, che nell’esorcizzare lo spettro di turno. Tra personaggi agili come paracarri e controlli legnosi, la sensazione è stata purtroppo simile a quella di guidare un tir sulla Salerno – Reggio Calabria. Davvero da brividi insomma, per i motivi sbagliati.

I nuovi costumi faranno la felicità dei fan, ma non vi distoglieranno dai sudori del sistema di controllo.

Commento finale

Quando oramai le speranze erano tramontate da lungo tempo, ecco che Koei Tecmo realizza una rimasterizzazione di PROJECT ZERO: Mask of the Lunar Eclipse per tutte le principali piattaforme. La gioia di poter finalmente giocare uno dei migliori capitoli della celebre saga survival horror deve però fare i conti con un lavoro di ammodernamento piuttosto blando. Se tuttavia si può chiudere tranquillamente un occhio su una presentazione estetica non esaltante, i problemi al sistema di controllo ed alla telecamera sono un segno indelebile dei quindici anni trascorsi e della poca cura riposta in fase di adattamento. Parafrasando una celebre canzone: chi s’accontenta gode così così.

7.4

PROJECT ZERO: Mask of the Lunar Eclipse


Quando oramai le speranze erano tramontate da lungo tempo, ecco che Koei Tecmo realizza una rimasterizzazione di PROJECT ZERO: Mask of the Lunar Eclipse per tutte le principali piattaforme. La gioia di poter finalmente giocare uno dei migliori capitoli della celebre saga survival horror deve però fare i conti con un lavoro di ammodernamento piuttosto blando. Se tuttavia si può chiudere tranquillamente un occhio su una presentazione estetica non esaltante, i problemi al sistema di controllo ed alla telecamera sono un segno indelebile dei quindici anni trascorsi e della poca cura riposta in fase di adattamento. Parafrasando una celebre canzone: chi s'accontenta gode così così.

PRO

Finalmente è possibile godere del capitolo perduto della serie | Un'avventura terrificante | Il gameplay loop funziona ancora oggi come allora |

CONTRO

Molte texture in low res e tanti caricamenti | La gestione della torcia è quantomeno controversa | Il sistema di controllo è invecchiato piuttosto male |

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