Recensione in pillole The Beast Inside

Dopo aver conquistato il popolo di Steam, The Beast Inside arriva anche su console. Un successo commerciale importante per il team di sviluppo Illusion Ray, con circa settecentomila download che hanno permesso al titolo di essere uno dei migliori best seller della piattaforma Valve in ambito survival horror. Una vera e propria acclamazione popolare che ha parzialmente compensato un orientamento, da parte della stampa, inizialmente forse troppo freddo nei confronti del titolo.

Pubblicato originariamente su Steam il 17 Ottobre 2019, The Beast Inside è un interessante combinazione tra un racconto thriller ed un horror di sopravvivenza. Un titolo che salta subito all’occhio, grazie ad un attento utilizzo della fotogrammetria per la scansione 3D della ambientazioni, in cerca di un realismo funzionale ad un racconto teso e sostenuto.

Il titolo è disponibile digitalmente dal 29 Novembre per PlayStation 5, Xbox Series ed Xbox One, con una versione per PlayStation 4 prossimamente in arrivo.

Ecco a voi la tenuta Blackstone.

Versione testata: PlayStation 5


Che gioco è?

The Beast Inside è un interessante survival horror, a metà tra le suggestioni da thriller di spionaggio e le atmosfere da inquietante film del terrore.

Boston, 1979. Adam è un cripto-analista della CIA incaricato dai suoi superiori di decifrare un complesso codice militare che potrebbe alterare il corso della Guerra Fredda. Nonostante le preoccupazioni per l’incolumità dell’agente, Adam decidere di ritirarsi in una tenuta di campagna assieme alla moglie Emma. La speranza del giovane è che la quiete di un posto isolato possa essere la chiave per riuscire a risolvere l’enigma. Tuttavia, curiosando in soffitta, l’analista trova un vecchio diario appartenente a Nicholas Hyde, un giovane vissuto nel XIX secolo. Le tremende verità racchiuse al suo interno metteranno in serio pericolo le vite di Adam ed Emma in modi del tutto inattesi.

La trama riserva interessanti risvolti.

The Beast Inside colpisce il player per il magistrale uso della fotogrammetria per la scansione 3D delle ambientazioni. L’uso di questa tecnologia, che è valsa al titolo il prestigioso Webby Award, permette di vivere all’interno di ambientazioni ricche di dettagli e vicine al fotorealismo. Un colpo d’occhio che conquista e rapisce, calando i personaggi nelle oscure ed intriganti vicende raccontate. In questo senso, spiace che a rovinare la percezione generale siano proprio i modelli (e le animazioni) dei protagonisti, che mettono in risalto gli aspetti più modesti della produzione. Ottimo invece l’accompagnamento sonoro, perfettamente coerente nel creare la giusta tensione, con effettistiche accurate. Preparatevi a saltare sulla sedia spesso e volentieri (?).

Non siamo soli? Grazie dell’avviso!

Perché giocarlo?

The Beast Inside sfrutta la possibilità di interpretare due personaggi, concessa dal presupposto narrativo, per rendere incredibilmente varia non solo l’atmosfera generale ma anche l’esperienza ludica.

Nei panni di Adam, ci ritroveremo ad esplorare la tenuta Blackstone del 1979. Inizialmente preso dalle tipiche faccende domestiche legate ad un trasloco, l’analista si ritroverà ben presto a dividere il suo tempo tra la risoluzione di enigmi e la raccolta di indizi nelle ambientazioni. Il giovane si ritroverà dunque ad usare le sue peculiari abilità lavorative per decifrare codici segreti, attingendo alle risorse disponibili e prestando attenzione agli scenari. Si tratta di enigmi spesso legati all’uso di particolari apparecchiature, che rimandano alla delicata partita giocata dalla CIA nel periodo della Guerra Fredda. Il titolo si prende in questi frangenti anche qualche licenza poetica, mettendoci tra le mani apparecchiature a metà tra la scienza e l’esoterismo, come il localizzatore quantico. Tale dispositivo ci permetterà di seguire le tracce residue degli individui, mostrandoci addirittura le loro ultime azioni scannerizzando le ambientazioni.

Alcuni strumenti virano verso suggestioni fantascientifiche.

Quando passeremo al controllo di Nicholas, il titolo cambierà drasticamente toni ed ambientazioni, passando dalle soleggiate mattine del 1979 alle tenebrose notti del 1864. Ci ritroveremo dunque ad esplorare lugubri scenari, procedendo a tentoni nell’oscurità muniti di una manciata di fiammiferi ed una vecchia lampada ad olio. Si tratta di sezioni che rievocano la tradizione horror resa famosa nell’ultima decade da prodotti come Outlast ed Amnesia. Un ottimo sound design restituirà ad ogni rumore un’aura di inquietudine, presupposto essenziale per mettere in risalto i molteplici jumpscare pronti dietro ogni angolo. Nicholas dovrà esplorare le ambientazioni per venire a capo di strani omicidi e presenze inspiegabili, aiutandosi anche con strumenti quali un utile grimaldello ed un pratico revolver.

Un continuo alternarsi di situazioni ed atmosfere che permette a The Beast Inside di essere sempre fresco ed interessante per tutta la sua generosa durata di circa 8/10 ore. Una longevità ulteriormente estendibile grazie all’opportunità di prendere scelte in punti chiave che andranno ad influire sull’epilogo delle vicende narrate.

Una locanda abbandonata… oppure no?

Perché no?

Consapevoli di quello che il titolo propone, ci sono in realtà pochi motivi per sconsigliare The Beast Inside… e tutti legati semplicemente alla natura della produzione.

Se la presentazione visiva è ancora oggi, a distanza di anni, assolutamente piacevole con scenari finemente dettagliati, dall’altro lato il titolo palesa evidenti limiti strutturali. Le ambientazioni, sebbene piuttosto estese soprattutto in alcuni frangenti, sono in realtà abbastanza aride sotto il punto di vista della interattività, scoprendo la natura di sostanziale walking simulator delle parti con Adam. Anche le sezioni con Nicholas ospitano meccaniche piuttosto semplici, con un particolare focus sulla raccolta di risorse (presenti sempre in gran numero) ed una esplorazione sostanzialmente legata al recupero dell’oggetto giusto da usare al momento giusto. Per non parlare della gestione dello shooting, sfortunatamente fin troppo arcaica. Ne deriva dunque una sostanziale linearità concettuale solo apparentemente mascherata da una varietà situazionistica.

Le ambientazioni sono a tratti di ampio respiro, ma in realtà restano ludicamente sempre piuttosto lineari.

Inoltre, la scelta di alternare due personaggi distanti nel tempo porta con sé aspetti che potrebbero scontentare alcuni player. Le sessioni con Adam infatti tendono a rompere in maniera netta la tensione costruita dai segmenti ambientati nel 1864. Da un lato abbiamo infatti atmosfere tipicamente horror ottimamente ricreate in un contesto ottocentesco denso di personalità, dall’altro lato luminose sessioni esplorative con una suspense propria del cinema spionistico. Si tratta di due anime in netto contrasto tra loro che allontanano The Beast Inside dall’essere considerato un survival horror puro. Proprio questo motivo, le vicende del 1979 potrebbe lasciare i fan delle emozioni forti con un po’ di amaro in bocca.

Non possono mancare le fasi di… corsa.

Commento finale

The Beast Inside arriva finalmente su console portando con sé l’innegabile fascino che ne ha decretato il successo su Steam. Un appeal figlio di una presentazione che aspira al fotorealismo, con una storia avvincente a metà tra il thriller e l’horror attraverso due epoche storiche diverse. Un’ottima varietà di situazioni ed una buonissima longevità sono ulteriori elementi vincenti di una produzione che al contempo non riesce a nascondere una semplicità di struttura e meccaniche. Si tratta di una piccola perla di un piccolo team di sviluppo, che consigliamo ai fan del genere e a chi vuole provare qualcosa di diverso e genuinamente coinvolgente.

7.5

The Beast Inside


The Beast Inside arriva finalmente su console portando con sé l'innegabile fascino che ne ha decretato il successo su Steam. Un appeal figlio di una presentazione che aspira al fotorealismo, con una storia avvincente a metà tra il thriller e l'horror attraverso due epoche storiche diverse. Un'ottima varietà di situazioni ed una buonissima longevità sono ulteriori elementi vincenti di una produzione che al contempo non riesce a nascondere una semplicità di struttura e meccaniche. Si tratta di una piccola perla di un piccolo team di sviluppo, che consigliamo ai fan del genere e a chi vuole provare qualcosa di diverso e genuinamente coinvolgente.

PRO

Fotogrammetria ottima | Storia affascinate a metà tra thriller ed horror | Ottima longevità e varietà di situazioni |

CONTRO

Le meccaniche sono un po' acerbe | Le fasi con Adam spezzano molto la tensione e questo potrebbe non piacere ai fan dell'horror puro | Avrebbe beneficiato di una traduzione in italiano |

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