Recensione in pillole: The Uncertain: Light at the End

The Uncertain: Light at the End è il secondo capitolo dell’omonima saga, segue Last Quiet Day, sviluppato da  ComonGames LLCVertex Studio per Nintendo Switch, PlayStation 4, Microsoft Windows, Linux, Classic Mac OS, Xbox One.


Versione testata: PC


A differenza del prequel, dove il nostro alter ego era il robot RT, questa volta vestiremo i panni di Emily, in un mondo comandato ed oppresso dagli automi, con la razza umana ridotta ormai allo stremo.

La volontà della nostra protagonista, per la verità, un po’ troppo somigliante a nostro avviso ad un’altra famosa eroina, di un altro famoso survival post-apocalittico (qualcuno ha nominato The Last of Us?), sarà quella di scoprire la verità dietro a questa drammatica situazione.

Che gioco è?

Il gameplay è per lo più accostabile ad un puzzle game: sostanzialmente dovremo recarci dalla nostra base a luoghi di interesse, dove per avanzare sarà necessario risolvere puzzle logici, piuttosto che matematici, a volte anche un po’ snervanti.

Dovremo essere attenti a raccogliere oggi preziosi al fine di poter arrivare al rompicapo finale e solitamente una volta risolto faremo ritorno da dove siamo partiti.

Le rare fasi di shooting sono ridotte a cinematiche e i nei piccoli ambienti dove potremo interagire, il percorso è sempre pressoché strettamente scriptato.

Perché giocarlo?

Cominciamo col dire che, nonostante non si tratti di una produzione molto grande, per quanto ci riguarda, un punto a favore è la localizzazione dei sottotitoli in italiano, mentre per il parlato avremo a disposizione l’inglese.

Per quanto The Uncertain: Light at the End non spicchi certo per originalità, l’ambientazione è fatta con dovizia di particolari e si nota una certa attenzione per il dettaglio.

Durante le nostre pericolose sortite, potremo trovare diversi oggetti, foto, scritti, ecc., i quali ci riportano al mondo come era prima, fornendo dettagli a volte malinconici a volte struggenti, sui protagonisti di questi reperti.

I puzzle game tutto sommato scorrono senza particolari intoppi, fatta qualche piccola eccezione e sono per la verità abbastanza variegati, fantasiosi e coerenti con l’ambientazione nella quale viviamo.

La stessa realizzazione grafica di tutti i vari ambienti è molto piacevole da vedere e scoprire e scorre fluida senza incertezze o problemi di sorta.

Perché no?

Il gioco soffre principalmente di una forte sensazione di dejà-vù con altre famose ed inflazionate produzioni a tema post-apocalittico. Come accennato sopra, le similitudini tra Emily ed Ellie di The Last of Us, sono molte: a partire dai nomi, per finire con l’aspetto fisico e in parte anche caratteriale.

Il gameplay non aiuta molto a risollevare la situazione, tutto sommato scorrevole e piacevole di per sé, diviene ripetitivo dopo poco; ad ogni modo bisogna precisare che in circa 5 ore si potrà portare a compimento la storia.

L’ambientazione per quanto ben fatta cade troppo spesso in un more of the same abbastanza evidente.

Graficamente, se la realizzazione degli ambienti ci ha soddisfatti, non possiamo dire altrettanto di quella dei personaggi: le animazioni dei movimenti sono goffe e sgraziate e la resa dei volti è plasticosa e molto poco espressiva (in alcuni dialoghi i personaggi sono perfino ventriloqui).

Commento finale

The Uncertain: Light at the End si limita ad essere uno spin-off di se stesso. Puzzle game discretamente ispirato, in un ambientazione ben riuscita e ricca di particolari, ma troppo spesso ridondante e perdente nei confronti di altre più blasonate. Il gioco cade sin da subito in una routine che ci accompagnerà fino al finale, senza mai spiccare il volo. Vista l’esigua durata, vi consiglieremmo di prenderlo quando in offerta.

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6.0

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The Uncertain: Light at the End si limita ad essere uno spin-off di se stesso. Puzzle game discretamente ispirato, in un ambientazione ben riuscita e ricca di particolari, ma troppo spesso ridondante e perdente nei confronti di altre più blasonate. Il gioco cade sin da subito in una routine che ci accompagnerà fino al finale, senza mai spiccare il volo. Vista l'esigua durata, vi consiglieremmo di prenderlo quando in offerta.

PRO


CONTRO

Stefano Taccari
Stefano Taccari
Gamer dal 1987, padre di due piccoli gamers, griller, Dungeon Master e batterista hardcore. "I VG sono uno strumento che ci permette di entrare in contatto con altri universi".

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