Recensione Layers of Fear

Con Layers of Fear, possiamo senza fatica affermare che Bloober Team attrae su di sé, ancora una volta, una certa attenzione da parte degli amanti dell’horror. Dal canto suo, il giovane team polacco fondato nel 2008 non si è mai sottratto di fronte alle sfide. Nel corso degli anni ha infatti affrontato con intraprendenza una costante strada verso il perfezionamento nel campo della paura. Lo ha fatto con un fiorire di progetti, da Observer a Blair Witch fino al recente The Medium (qui la nostra recensione, anche in versione PS5) che ne hanno dimostrato l’attitudine al brivido. Non dello stesso avviso parte del pubblico, che ha invece sempre contestato un’eccessiva carenza sul versante strettamente ludico. In vista dell’agghiacciante esame di maturità rappresentato dal remake di Silent Hill 2, Bloober Team decide di rimettere mano al titolo che ha originato il proprio cammino nel genere: Layers of Fear.

Sviluppato col supporto di Anshar Studios (collaborazione rinnovata dopo Observer: System Redux), il nuovo capitolo della serie percorre una strada particolare. Né sequel né remake in senso stretto, la produzione intende essere, citando gli sviluppatori, “la pennellata finale, la chiusura del sipario e il capitolo conclusivo della serie“. Cosa significa questa dichiarazione? Ve lo spieghiamo.

Il titolo è disponibile per PlayStation 5, Xbox Series e PC (via Steam) a partire dal 15 Giugno.


Versione testata: PlayStation 5


Once More, with Feeling

Layers of Fear rappresenta al contempo remake e reimagining della serie horror di Bloober Team, con un nuovo impianto tecnico ed un inedito scheletro espositivo. Il titolo intende infatti calare gli eventi narrati nel primo (con annessi DLC) e nel secondo capitolo della serie in una nuova cornica narrativa.

In un faro buio e tetro, una scrittrice tenta di completare il suo romanzo. La strada per realizzarlo, tuttavia, la porterà a dover fare i conti con sé stessa e con un’oscura presenza. Attraverso suggestioni soprannaturali, ella si troverà a rivivere le storie di diversi personaggi. Un pittore ossessionato dall’idea di completare un dipinto, all’interno di un vecchio maniero dell’epoca vittoriana, ed il suo lento declino nella follia. La medesima vicenda, vista anche attraverso gli occhi della giovane figlia e della moglie musicista. L’attore protagonista di una produzione cinematografica girata a bordo di un transatlantico, tra inquietudini e misteri.

Apprenderete presto che non tutto è come appare.

Al contempo coronamento della raccolta e miglior modo per provare i titoli dell’acclamata serie, il titolo include dunque Layers of Fear con relativi DLC (Inheritance e The Final Note) e Layers of Fear 2 assieme alla storia inedita della scrittrice, che congiunge ogni elemento. Un progetto creato sfruttando le possibilità dell’Unreal Engine 5, che ha permesso al team di sviluppo di svecchiare la serie aggiungendo, tra gli altri, il ray tracing, l’HDR, le tecnologie Lumen e Niagara, nonché la risoluzione in 4K.

Proprio l’ammodernamento tecnico è il più visibile biglietto da visita della produzione. In particolare, la magione vittoriana è un autentico capolavoro di direzione artistica, in cui dettagli e luci si incastrano in un gioco turbinante e sorprendente. Una presentazione a tratti imponente, che sfrutta altresì una colonna sonora ipnotica, cupa ed affascinante a cura dell’acclamato compositore Arkaiusz Reikowski, premiato ai NAVGTR Award del 2022 (proprio per The Medium).

L’Unreal Engine 5 è sfruttato in maniera ottima in tutte le circostante, sempre in ossequio al materiale originale.

La paura corre sul filo

Layers of Fear vuole dunque essere l’esperienza definitiva dell’intera serie cult di Bloober Team.

In qualità di racconto psicologico incentrato sulla narrativa, il titolo ci mette, di volta in volta, nei panni di vari personaggi. Ciascuno di essi, nelle storie loro riservate, si troverà ad affrontare i propri orrori, in ambientazioni e contesti narrativi differenti. Il pittore si muoverà all’interno di una villa vittoriana progressivamente più decadente, lottando disperatamente contro una velenosa ossessione. L’attore si troverà tra gli angusti e claustrofobici corridoi di un transatlantico, in bilico tra recitazione ed autoanalisi. La scrittrice affronterà le proprie paure in un faro abbandonato, in cui forse non si trova davvero sola.

Ciascuna di queste storie (DLC compresi) preservano un leitmotiv di fondo, basato sulla linearità dell’esperienza ludica. Ne deriva tuttavia un viaggio terrificante perfettamente a fuoco, che poggia le sue basi sull’alchimia tra interazioni concise e funzionali allo svolgimento narrativo. La stessa raccolta di oggetti nel corso dell’avventura, seppur apparentemente opzionali, è visceralmente legata alla comprensione della storia e dei suoi passaggi più oscuri. Si tratta di una presa di posizione che lega il game design allo storytelling, per un risultato tanto affascinante quanto spaventoso.

Scorci come questo saranno frequenti…

Il filo conduttore di Layers of Fear si rivela progressivamente, andando ad affrontare una ricca varietà di tematiche nel corso della dozzina di ore necessarie per raggiungere i titoli di coda (che diventano molte di più per inseguire i finali multipli). Lo fa con una opulenza di linguaggi dell’orrore, facendo leva di volta in volta su ansie e timori umani, portati tuttavia alle loro più tragiche conseguenze. L’abilità di Bloober Team nel “giocare” con la mutevolezza di prospettive e scenari regala un’esperienza imprevedibile ed angosciante.

Una decisione perentoria da parte del team di sviluppo, che tralascia (volutamente) un gameplay stratificato in favore di una formula più asciutta e scorrevole. Il risultato è un’esperienza horror magnetica, capace di catturare il player nel proprio vortice fino ai titoli di coda. In questo senso, dunque, la produzione Bloober Team continua a preservare il fascino e l’inquietudine che han reso la serie un piccolo cult tra gli appassionati.

Va dunque esplicitato un punto fermo: con Layers of Fear, lo studio di sviluppo realizza un atto di amore verso la propria creazione. Lo fa regalando al pubblico non solo il modo migliore per recuperare, in un colpo solo, tutta la serie. Ma altresì ricostruendo l’esperienza un mattone digitale alla volta, grazie alle possibilità offerte dall’Unreal Engine 5. Il tutto impreziosito da una ciliegina sulla torta: il price tag, di appena 29,99 euro.

… ma anche questi, di ben altro tenore.

L’eterno ritorno dell’uguale?

La particolare natura del progetto, a metà tra rifacimento e reinterpretazione, porta con sé, inevitabilmente, lo stesso grande problema dei titoli originali.

Puntando quasi esclusivamente sull’aspetto narrativo della produzione, Layers of Fear si dimostra, oggi come allora, molto povero sul versante ludico. Pur con minime differenze tra ciascun capitolo e l’altro, Bloober Team pone infatti il player in un contesto perlopiù lineare, senza possibilità di interazioni particolari. Tutto si riduce al proseguire lungo una strada e confrontarsi con qualche oggetto specifico ai fini della narrazione. Anche gli enigmi, pur presenti, si risolvono spesso in azioni monotone e banali all’interno di ambienti molto limitati. Persino le nuove piccole digressioni (blandamente) action non influiscono sul ritmo della produzione, che resta piuttosto lento. Ne deriva un’esperienza più vicina a quella di un walking simulator o di un racconto interattivo, più che di un survival horror in senso lato.

Molto spesso gli enigmi si riducono a trovare l’oggetto X da usare nel punto Y… all’interno della stessa stanza.

Ne deriva dunque un’annessa e naturale riflessione: quanto questa interpretazione dell’horror può essere in linea con le proprie corde. Davanti ad un gameplay ridotto all’osso, è dunque nell’impostazione prettamente narrativa che Layers of Fear gioca tutte le sue carte. Un progetto maggiormente accostabile dunque alle produzioni firmate Supermassive Games, come Until Dawn o la serie The Dark Pictures. Inevitabile pertanto la delusione per chi si aspetta un horror con una struttura maggiormente contemporanea, colma di interazioni ed opportunità.

L’ulteriore aspetto che ci ha lasciato un pò di amaro in bocca è nella pulizia della regia, nonché nella stabilità dell’esperienza ludica. L’occasione del rifacimento in Unreal Engine 5 poteva essere l’occasione per migliorare alcuni passaggi dei prodotti originali, andando a ritoccare soprattutto la regia. In alcuni frangenti, infatti, Layers of Fear da la sensazione di avere fin troppo “movimento suggestionabile” a schermo, finendo con il depotenziare alcuni jumpscare che spesso passano sotto silenzio e senza il necessario risalto per svolgere la propria funzione. In questo quadro (ehm…), ci ha sorpreso constatare un framerate saltuariamente titubante, perlomeno nella versione da noi testata. Si tratta di episodi sporadici che speriamo vengano sistemati tramite patch: ad ogni modo, non pregiudicano in alcun modo l’esperienza ludica.

I momenti più tesi sono, probabilmente, quelli in cui il gioco abbandona gli eccessi visivi.

Commento finale

Bloober Team riprende in mano il proprio titolo di esordio nel panorama degli horror psicologici con una nuova consapevolezza. Layers of Fear non si limita a riproporre, in una veste tecnica moderna, il titolo originario, bensì tutta la serie (e relativi DLC) in un nuovo contesto narrativo, per un progetto a metà tra remaster e remake. Un pacchetto dunque capace di regalare suggestioni ed inquietudini, pur preservando il gameplay estremamente ridotto delle versioni originali. Proprio questa è la chiave di lettura che vi potrebbe portare ad apprezzare (o meno) la produzione: se amate il brivido psicologico, il progetto saprà conquistarvi. Se, viceversa, apprezzate qualcosa di maggiormente concreto e palpabile (sia ludicamente, sia narrativamente), il titolo potrebbe non centrare il bersaglio.

7.6

Layers of Fear


Bloober Team riprende in mano il proprio titolo di esordio nel panorama degli horror psicologici con una nuova consapevolezza. Layers of Fear non si limita a riproporre, in una veste tecnica moderna, il titolo originario, bensì tutta la serie (e relativi DLC) in un nuovo contesto narrativo, per un progetto a metà tra remaster e remake. Un pacchetto dunque capace di regalare suggestioni e brividi, pur preservando il gameplay estremamente ridotto delle versioni originali. Proprio questa è la chiave di lettura che vi potrebbe portare ad apprezzare (o meno) la produzione: se amate il brivido psicologico, il progetto saprà conquistarvi. Se, viceversa, apprezzate qualcosa di maggiormente concreto e palpabile (sia ludicamente, sia narrativamente), il titolo potrebbe non centrare il bersaglio.

PRO

A metà tra remake e reinterpretazione, è il modo migliore e completo per approcciarsi alla saga | Suggestivo ed intrigante, anche grazie al rinnovato impianto tecnico | Finali multipli |

CONTRO

Ludicamente è povero quanto i titoli originari | Non si avverte mai una reale minaccia | Qualche sporadico singhiozzo nel framerate |

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