Ragazze assetate di sangue, ed è subito RPG.
Gli sviluppatori della serie di Hyperdimension Neptunia non riescono proprio a restare con le mani in mano per più di dieci minuti, ed ecco arrivare anche in occidente un nuovo RPG dalle meccaniche dungeon crawler. D’accordo, ce ne sono già troppi in circolazione, ma se per una volta abbiamo tra le mani non soltanto mostri tutti uguali e battaglie ripetitive, ma anche qualche meccanica interessante e un po’ di carisma, c’è davvero bisogno di fare gli schizzinosi?
Mary Skelter è stato inizialmente rilasciato solo in Korea e Giappone, dove il fandom per la serie (anche animata) è naturalmente più consistente. Per di più il genere è prettamente orientale, e i costi di localizzazione per un team del genere sicuramente non sono indifferenti: nulla da obiettare sul fatto che da noi, come sempre, sia arrivato in ritardo. E’ già tanto che sia arrivato, tutto sommato, dal momento che per quanto il pubblico continui a paragonarlo ad un Persona dark, Mary Skelter non è un Persona, è solo dark.
Abbiamo trascorso parecchie ore in compagnia delle ragazze succinte e assetate di sangue di Mary Skelter, e siamo pronti a raccontarvi qualcosa del titolo. Benvenuti nel vostro peggiore incubo.
Sangue, vampirismo e incubi
Volevate l’ennesimo RPG dove i protagonisti sono tutti felici e contenti e combattono contro il male esplorando ridenti praterie? E invece no: Mary Skelter è un gioco di ruolo atipico nelle atmosfere, nei luoghi e per certi versi anche nella caratterizzazione dei personaggi. Per questo, una volta tanto, siamo stati più che felici di avere tra le mani qualcosa di palesemente “diverso” dal solito, che ovviasse con un po’ di varietà alle solite riproposizioni stereotipate in cui purtroppo è caduto il genere negli ultimi anni. Con le dovute eccezioni, naturalmente e fortunatamente.
Le protagoniste di Mary Skelter sono quasi tutte ragazzine in abiti succinti, e questo è uno stereotipo comune, d’accordo, viva il fan service. Ma sono anche degli esseri estremamente particolari, in virtù della loro provenienza e di alcune caratteristiche fisiche… particolari. Innanzitutto sin dai nomi e dall’abbigliamento richiamano subito i personaggi delle favole classiche: Cappuccetto Rosso, Cenerentola, La bella addormentata e Pollicina, per citarne solo alcune (e sono parecchie, sia le figure delle favole che i personaggi). E poi, hanno la strana abitudine di andare fuori di testa se non si nutrono periodicamente di sangue variamente mescolato ad elementi magici. In combattimento hanno la capacità, in base alla gestione proprio del fluido sanguigno, di entrare in modalità Berserk in cui assumono tratti tipicamente vampirici. Da spiegare non è semplicissimo, ma le foto con cui abbiamo corredato l’articolo vi aiuteranno.
Eccezione su tutte, il protagonista è un maschio, si chiama Jack, e sembra non soffrire di particolari disturbi psicotici a differenza delle sue compagne. La trama di Mary Skelter è particolarmente complessa e vedrà lui in compagnia della co-protagonista Alice districarsi e cercare di fuggire da un regno popolato esclusivamente da incubi, mostri pericolosi e creature agghiaccianti. Ogni luogo è pericoloso, ogni passo potrebbe essere quello falso, e i dungeon di gioco sono incredibilmente cupi e angoscianti se paragonati ad altre produzioni del genere. Tutto questo concorre alla realizzazione di un prodotto in buona parte originale.
A parole sembra difficile, ma vedrai che… no niente, è difficile.
Mary Skelter è un titolo enormemente complesso da padroneggiare, ancora di più nella fasi iniziali di acquisizione delle meccaniche. In sè, a parole, faremo sempre le stesse cose che richiede un buon dungeon crawler che si rispetti: esplorare i dungeon in lungo e in largo orientandoci con una mappa abbozzata degli ambienti, raccogliendo tutti i materiali utili, trovando tra i vari piani quello finale dove poter sfidare il boss. Tutto ciò permetterà di sbloccare il dungeon successivo e così via per i circa 7 ambienti diversi (tutti cupi, tutti macabri) che compongono il titolo.
Altrettanto canonica la gestione dell’inventario di gioco, dove ogni singolo oggetto rientra in precise categorie: armi, bonus, speciali, consumabili, oggetti da regalare alle ragazze per aumentare il loro “affetto” nei nostri confronti, funzionalità ai limiti della poligamia e del buon gusto (siamo ironici, ma neanche tanto) dal momento che potremopalesemente regalare di tutto a tutte, fino ad avere un harem di coprotagoniste a nostra disposizione. Ma la personalizzazione investe tutti gli aspetti di gioco, skills e abilità varie comprese: la tipologia di sangue varia da personaggio a personaggio e può essere modificata così come gli effetti e i bonus in battaglia che ne derivano. Le abilità speciali, come i colpi ad area nei confronti dei nemici vengono potenziate o scambiate con altre più o meno utili, e molto altro ancora.
Il più grande problema di Mary Skelter è però la difficoltà nella curva di apprendimento delle meccaniche di battaglia. Bene o male l’esplorazione dei dungeon è lineare così come il ritorno al quartier generale, ma apprende come si combatte e come affrontare determinate tipologie particolarmente resistenti di nemici non è semplice. La grande componente strategica del titolo è dunque anche il suo principale elemento pericoloso: dovremo gestire anche più di 4 personaggi contemporaneamente, cui indicare cosa dovranno fare e come, mentre teniamo sotto controllo una folla di nemici che potrà essere composta da due soli pipistrelli ma anche da sette avversari. Per non parlare delle boss battle dove la strategia sarà semplicemente fondamentale per poterne uscire vivi, e comunque mai incolumi.
Commento finale
Mary Skelter è un titolo che va premiato, perchè parte da determinati standard, fissi, di un genere in cui innovare è sempre estremamente difficile. E tuttavia innova, proponendo personaggi originali, ambienti estremamente caratterizzati e atmosfere dark/fantasy davvero invitanti. Il sistema di combattimento e le meccaniche di gioco in generale possiedono una lunga e brusca curva di apprendimento, e i dialoghi da leggere a volte sono davvero troppi (e ricchi di clichè). Ma a parte questo, è un titolo con una sua dignità. Che ci sentiamo di dover premiare con una promozione più che discreta.