Il celebre gioco a cubetti visto da un’altra prospettiva.
Versione testata: PC.
Oltre 200 milioni di copie vendute in soli dieci anni dal lancio, superando addirittura l’apparentemente imbattibile Tetris. Un’idea di fondo “semplice” e al contempo geniale nata dalla mente di Markus Persson, noto ai più come Notch, che inconsapevolmente ha creato uno dei giochi più influenti della storia videoludica. Non è difficile capire che stiamo parlando di Minecraft, quel titolo volutamente pixelloso su cui nessuno probabilmente avrebbe scommesso un centesimo, prontamente ingannato dall’impatto estetico anni ’90. Uno stampo che suggeriva l’ennesimo esperimento indie destinato al dimenticatoio di lì a poco.
Eppure, quell’universo a cubetti la cui versione alpha ha visto la luce su PC nel lontano 2009 (tra l’altro proprio in questo periodo) ha riscosso un successo inimmaginabile, rivelando nel tempo una natura che va ben oltre il videogioco. Minecraft è un vero e proprio strumento di creazione capace di dar vita a fenomenali opere d’arte digitali e tutt’oggi non smette di stupirci, merito anche dell’abilità e della pazienza di tantissimi giocatori. Fra i tanti capolavori, il più degno di nota è sicuramente l’ambizioso e mastodontico progetto che prevede la realizzazione di una città in scala 1:1 basata su Los Angeles, a cui stanno lavorando ben 400 persone. Se pensate che gli edifici siano vuoti, poi, vi sbagliate, dato che sono tutti appositamente arredati. Un lavoro titanico che, allo stato attuale, è solamente al 20% e conta già la bellezza di 20 milioni di blocchi, giusto per rendervi conto di ciò che permette di fare Minecraft.
Il lancio della versione definitiva avviene nel 2011, con il successivo approdo del gioco su console e dispositivi mobili per raggiungere praticamente tutto il pubblico. Il resto, come ben saprete, è storia.
Dopo tanti anni, Mojang ha deciso di cimentarsi nello sviluppo di un’esperienza totalmente inedita con il nuovo Minecraft Dungeons, un dungeon crawler con visuale isometrica che si rifà vagamente a titoli come Diablo, giusto per dare una visione più chiara a chi ne mastica poco.
Prima di darvi le nostre impressioni, vogliamo ringraziare Microsoft per averci fornito una copia del gioco ai fini della recensione.
L’ira dell’abitore
Minecraft Dungeons abbandona completamente lo stampo sandbox a favore di una storia definita seppur semplice nel contesto. Un abitore, leggasi villico per i puristi di Minecraft, viene rifiutato dal suo popolo, costringendolo a vagare senza meta per le terre circostanti. Questo fino a quando non si imbatte in un misterioso antro nascosto in una montagna, dentro al quale rinviene una potente reliquia che gli infonderà il male. Carico di ogni potere, l’Arci-abitore può così dare inizio alla sua vendetta, fondando il suo regno e mettendo a ferro e fuoco ogni luogo grazie al suo esercito. Nessun abitante è in grado di fermare l’ira dell’abitore abbandonato e questo arduo compito spetterà a dei veri eroi: noi, da soli o in buona compagnia.
Il gioco basa la campagna sul completamento di diversi dungeon ed aree, adottando una struttura dei livelli a metà fra lineare ed aperta che lascia comunque spazio ad una buona componente esplorativa. Da buon dungeon crawler, il punto cardine risiede nell’elevata rigiocabilità piuttosto che nella longevità dell’avventura in sé: per portarlo a termine la prima volta, infatti, abbiamo impiegato circa 6 ore di gioco, proseguendo con calma ed esplorando ogni angolo delle mappe. Se ci fossimo fermati qui, perciò, avremmo visto solamente una piccola parte dell’esperienza di Minecraft Dungeons, o comunque avremmo dovuto attendere l’arrivo dei DLC previsti.
Completando la prima run, sbloccheremo la seconda delle tre difficoltà dell’avventura disponibili, le quali non solo potenziano sensibilmente i nemici, ma incrementano anche la qualità delle ricompense oltre a darci accesso a nuovi equipaggiamenti. Inoltre, in base alla potenza della nostra “dotazione” avremo modo di rigiocare le varie aree ad ulteriori livelli di difficoltà crescenti per ottenere i premi migliori.
Nonostante un iniziale scetticismo, non abbiamo avvertito alcun senso di ripetitività, questo anche per merito di un level design dei dungeon sufficientemente articolato e a struttura variabile. Ciò significa che non ci ritroveremo sempre a percorrere le stesse strade e ad esplorare le stesse stanze, ma buona parte delle aree di gioco verranno diversificate ogni qualvolta le riaffronteremo.
Come accennato sopra, il gioco è affrontabile in solitaria o in cooperativa fino a 4 giocatori, possibile sia online sia in locale sullo stesso schermo semplicemente connettendo altri controller. Prevedibilmente, il titolo tira fuori il meglio di sé in multigiocatore, offrendo un divertimento assicurato in compagnia di altri amici. Tra l’altro è prevista l’implementazione del cross-play, permettendo così a chiunque di giocare insieme indipendentemente dalla piattaforma posseduta.
Divertente, ma con qualche riserva
Al primo avvio del gioco, avremo modo di scegliere il nostro primo eroe fra un “roster” piuttosto ricco in cui, ovviamente, non manca il classico protagonista di Minecraft. In un’ottica di immediatezza del gameplay, i vari personaggi si differenziano solamente dal punto di vista estetico, lasciando in disparte statistiche base e alberi delle abilità tipici del genere. Già dall’inizio, però, traspare la natura del grinding game, in quanto abbiamo la possibilità di creare diversi eroi ed alternarli per farli salire di livello.
La potenza del nostro alter ego viene determinata dal livello medio del nostro arsenale, che si suddivide in tre tipologie: arma da mischia, arma da distanza e armatura. L’equipaggiamento può contare su una buona varietà, mettendo a disposizione spade, martelli, picconi, archi, balestre e quant’altro, ognuno con un diverso grado di rarità. Armi ed armature, poi, potranno essere migliorate grazie agli incantamenti, rendendole più efficaci con dei bonus passivi, e talvolta riciclate per recuperare i punti incantamento spesi. Inoltre i manufatti, oggetti speciali attivabili per un tempo stabilito, ci daranno ulteriore supporto in battaglia, non di rado salvandoci dalle situazioni più critiche. I vari equipaggiamenti possono essere ottenuti sia dal loot di forzieri nascosti e nemici sia acquistandoli dai mercanti nel nostro accampamento. Quest’ultimo, purtroppo, risulta praticamente privo di qualsiasi altra funzionalità, fungendo da semplice luogo di transizione fra una missione e l’altra senza alcuna meccanica di sviluppo.
Ciò che potrebbe far storcere abbastanza il naso ai fan di Minecraft è la totale assenza del sistema di crafting. Nonostante vada a favore di un gameplay, come già detto, più immediato ed intuitivo, la ricerca di materiali più o meno comuni per creare equipaggiamento sempre migliore avrebbe dato maggior spessore all’esplorazione. E’ stata anche eliminata l’usura di armi ed armature, decisione tuttavia condivisa dato che, diversamente, il ritmo di gioco ne avrebbe risentito.
Il sistema di combattimento si è rivelato semplice e basilare ma perfettamente azzeccato con l’esperienza di gioco proposta. Il grado di sfida, infine, è piuttosto soddisfacente, con nemici in grado di metterci in seria difficoltà soprattutto quando veniamo accerchiati in luoghi angusti. A questo proposito, ci sono tutti i “cattivi” classici, dagli zombi ai creeper fino all’Enderman, ai quali si aggiungono figure inedite e mini boss carichi di aggressività.
Un titolo alla portata di tutti
Sotto il profilo tecnico, Minecraft Dungeons si appoggia all’Unreal Engine 4, traducendosi in animazioni migliori e una resa grafica più levigata negli spigoli senza però rinunciare al tradizionale stile cubettoso. Con le poche impostazioni grafiche al massimo, il titolo si è comportato egregiamente sulla nostra configurazione, senza mai mostrare cali di fps o fenomeni di stuttering:
- CPU: Intel Core i7-5820K @ 4.0 GHz
- GPU: Gigabyte NVIDIA GeForce GTX 1070 8 GB
- RAM: G.Skill Ripjaws V 16 GB DDR4 @ 3200 MHz
- Monitor: Acer Predator 1920×1080 144 Hz con G-Sync attivo
Tuttavia, la relativa leggerezza e la buona ottimizzazione lo rendono adatto anche a PC di fascia medio-bassa, permettendo alla maggior parte dei giocatori di goderselo in modo fluido senza dover soddisfare requisiti hardware esagerati.
Quanto alla localizzazione, il gioco è doppiato in inglese ma i testi sono completamente in italiano; dati i pochissimi dialoghi, comunque, non si sente il bisogno di un doppiaggio nostrano. Infine, di buona fattura le musiche che ci accompagneranno nell’avventura e gli effetti sonori, riponendo attenzione anche a suoni secondari come il vento che smuove gli alberi.
Commento finale
L’esperimento di Mojang di condire l’universo minecraftiano con gli elementi di un dungeon crawler si è tradotto in un buon risultato, senza avere particolari pretese. Minecraft Dungeons offre un’esperienza di gioco decisamente godibile e rigiocabile, soprattutto se giocato in compagnia di amici. L’immediatezza del gameplay lo rende adatto a qualsiasi pubblico, sebbene l’assenza delle tradizionali meccaniche di crafting siano un’importante mancanza, lasciando un po’ l’amaro in bocca a chi si aspettava di esplorare più volte le aree in cerca dei materiali per creare il proprio equipaggiamento. E’ indubbio che non riscuoterà nemmeno lontanamente il successo del suo fratello maggiore, ma nel suo piccolo riesce comunque a difendersi discretamente tenendo impegnati per decine di ore. Questo, ovviamente, a patto di vederlo per la sua vera natura, ovvero un grinding game incentrato su un’elevata rigiocabilità e non sul semplice completamento della storia.