Recensione Pro Evolution Soccer 2015

Il re è morto. Lunga vita al re!

Versione testata PlayStation 4.

Ricordo un episodio della mia fanciullezza che segnò indelebilmente il mio rapporto con i giochi di calcio. Era l’inizio del millennio, quando ancora i modem facevano un casino infernale e a calcio, su console, si giocava da soli o, al massimo, con uno degli amici venuti a casa dopo una partita di calcetto. Facevo le medie. Un mio compagno di classe in quel periodo continuava a parlare di un titolo per PlayStation che spaccava “il culo a Fifa” e di una modalità strana, dove si avevano giocatori con dei nomi altrettanto particolari. Un bel giorno, allora, avviso mia mamma di mettere da parte le 10.000 lire del “gioco mensile” e vado in bici dal nostro tecnico della televisione. Gli chiedo, con tanto di bigliettino per non sbagliare, Pro evolution soccer. Passa qualche giorno e, finalmente, il gioco è pronto… per essere ritirato (originale eh, ndr). Quando arrivo a casa, però, mi accorgo che qualcosa non va. La mia console carica infatti la schermata iniziale di un videogame che conosco bene (e che ho già giocato fino alla noia): Iss Pro 98. Tra l’incazzato e il deluso per il madornale errore, torno dal tecnico fiducioso di poter sistemare la situazione. Invece la sua reazione mi lascia allibito: inizia a dare di matto e a dire che l’unico gioco di calcio con Pro nel nome è quello. Così, per avvalorare la sua tesi, spezza il cd davanti ai miei occhi e mi restituisce il denaro.

Nonostante la sua convinzione, tuttavia, da quel momento io non ho più giocato a Fifa.

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Vecchie sensazioni

Questo almeno fino a quando la mia PlayStation 2 non ha fatto spazio all’Xbox 360… Smettiamo però di divagare e veniamo al punto: Pes 2015 mi ha ricordato, subito, dalla prima partita, ciò che ho provato quasi tre lustri fa. Alla ricerca di qualcosa di diverso, ho (ri)trovato nell’ultimo lavoro di Konami, la mia passione per il football “da salotto”. E non è stato per via della Master League o delle orecchie da elfo di Abbiati. Pad alla mano, Pro evolution soccer è tornato ad essere divertente, fluido ed impegnativo. Che sia merito del Fox Engine o del team di Windsor, i giocatori sotto il nostro controllo si muovono sul campo da squadra, sentono l’avversario e si preparano di conseguenza. Il gioco è ragionato, le difese controllate dalla Cpu vanno aperte con delicatezza e poi infilate con il passaggio giusto per mettere il nostro attaccante a tu per tu con il portiere. Nella fase di non possesso occorre poi rimanere concentrati e pressare con criterio, perché i nostri compagni, pur non essendo infallibili, si muovono bene e sta a noi guidarli alla riconquista della palla. L’intelligenza artificiale, per farla breve, è ottima sia ad alti livelli che a quelli inferiori (seppur più permissiva). I portieri non si esibiscono in papere colossali nè, in talune partite, sembreranno insuperabili come per una qualche volontà divina.

Le abilità del giocatore, così, contano davvero, all’interno di un gameplay che, mentre da un lato richiede applicazione per poter essere sfruttato in ogni suo aspetto (la modalità allenamento serve proprio a questo), dall’altro non pretende di sottoporre “i figliol prodighi” a lunghe sessioni di riabilitazione per padroneggiare le basi. Non manca poi la componente strategica, anch’essa calibrata a dovere e fornita di un menù di schemi in grado di mettere a dura prova le lezioni apprese da Ancelotti o Mourinho. Dalla selezione del modulo (di base, in fase di possesso e di non possesso) fino alle tattiche più avanzate, tutto è messo nelle nostre mani. Nello stesso tempo, però, possiamo decidere di affidarci alle impostazioni automatiche e contare soltanto sui nostri riflessi per superare l’avversario di turno. Ma anche in questo caso, non bisogna sottovalutare la stanchezza ed il cambio giusto, al momento giusto, può davvero fare la differenza.

Qualsiasi sia il nostro approccio, difficilmente si resterà delusi per colpa di partite “telecomandate” o ripetitive.

Pes ultim… ops, myClub

La rinascita di Pes dopo anni di buio non può di certo non fare i conti direttamente con le armi migliori degli avversari: così, se le licenze di Premier League e seconde divisioni ci vengono proposte con il contagocce, spostarsi a giocare tornei internazionali fa cambiare letteralmente musica (na na na… these are the Chaaaampions… nana na na… the Champions…). Dall’ex Coppa campioni, all’Europa league, Libertadores e, chi più ne ha più ne metta, tutti i maggiori tornei continentali sono perfettamente licenziati e sì, ne ho approfittato per far vincere al Milan l’ottava coppa in memoria dei bei tempi andati. Ma la Uefa non è una novità, così come decisamente classica, quasi amarcord, è la Master League. Giocabile solo contro la Cpu, questa storica modalità beneficia ovviamente del ritrovato appeal delle partite in singolo anche se non propone delle vere e proprie innovazioni. Personalmente non ho nulla da ridire su questa scelta: è bello tornare a casa dopo anni di esilio e trovare ogni cosa al proprio posto. Capisco però che chi non ha mai “tradito” possa sentire il bisogno di qualcosa in più e magari un maggior controllo sull’aspetto economico-dirigenziale del club avrebbe aiutato (sponsor e botteghino, ad esempio, sono settori preclusi al nostro controllo).

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Minandinho in azione: figlio d’arte?

Ma inutile lamentarsi, perché comunque qualcosa in più c’è già e si chiama myClub. Si tratta dell’erede spirituale della sfortunata Master League online, che non ha mai veramente convinto gli appassionati. Ed è un modo elegante per far sentire a proprio agio anche chi per anni si era trasferito in Canada. Senza troppi giri di parole, il myClub è una palese imitazione dell’Ultimate Team di casa Ea, con tanto di squadra dei sogni da costruire “random” e microtransazioni con cui fare i conti (attivo da ieri, insieme al primo Live Update settimanale, lo store per le monete myClub, con l’aggiornamento del 20 novembre: 100 monete = 0,99 euro). Dopo un tutorial invero poco chiarificatore, entriamo nella gestione vera e propria del nostro club, che si basa principalmente sull’ingaggio di manager ed allenatori sempre migliori: attraverso i manager, dunque, possiamo accedere ad una sorta di ruota della fortuna dalla quale attingere a singoli giocatori (ogni agente è specializzato in determinati ruoli). Maggiore la qualità dell’intermediario, più alte le possibilità di mettere a segno un buon colpo di mercato.

Manca purtroppo una casa d’aste in cui acquistare i giocatori che vogliamo (ma si possono prendere in prestito in cambio di Gp e monete), ma anche così la modalità mantiene una certa profondità. Entrare nel meccanismo però non è così semplice come sembra all’inizio e l’ingaggio di nuovi giocatori, passando per la loro gestione, risulta piuttosto confusa. Il problema principale di myClub e della serie stessa, comunque, rimane proprio la partita online. Avviare un’incontro in questi giorni è stato tutt’altro che rapido e molte partite sono state afflitte da lag decisamente fastidiosi. In netcode Konami continua così ad essere lontano dalla perfezione e afflitto da continue manutenzioni. Non che lo sia quello della concorrenza, tutt’altro, ma almeno in quel caso c’è la parziale giustificazione di una base di giocatori online sicuramente più corposa. Un peccato, perché le divisioni online sono veramente interessanti e combattute, con una varietà di squadre impressionante grazie al sistema di punteggio che premia la vittoria in base al team scelto.

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Gli agenti top in myClub ci hanno fatto scendere un lacrimuccia di nostalgia

Resta infine da trattare la modalità “Diventa un mito”, anch’essa ormai un pilastro del brand: la creazione del giocatore tiene in considerazione tutta una serie di fattori, con buone opzioni di personalizzazione (esagerata, in senso buono, quella delle esultanze: più di 100 fin da subito). Si parte da giovane promessa per diventare un top player, specializzando l’alter ego in un ruolo oppure decidendo di farlo diventare un jolly adatto ad ogni occasione (ma occhio ai punti abilità limitati!). A ciò si aggiunge la possibilità di “esportarci”, così da poter entrare nella nostra squadra nel Campionato Master.

N.B. Piccolo avviso di servizio: se riscontrate problemi a riscattare il bonus D1 (sul forum ufficiale Psn molti utenti se ne lamentavano), sappiate che esso è legato alla modalità myClub e non richiede download. E’ sufficiente terminare il tutorial per vedersi accreditati i “premi” tramite la casella messaggi myClub. Fateci sapere nei commenti se il problema persiste.

Furbo come una volpe…

Pur non esente da difetti, a livello tecnico il Fox Engine mostra buone capacità d’espressione next-gen, con una riproduzione pressoché perfetta dei giocatori coperti dal Player ID, non solo nelle fattezze ma, soprattutto, nel loro modo di muoversi in campo (anche se in alcuni casi si sarebbe potuto fare di più). Stupisce la totale assenza di aliasing ai bordi dei giocatori, nonché la rapidità di passaggio da una scena all’altra: bandite le animazioni superflue, se non vogliamo vedere un replay è sufficiente premere il tasto “Options” per saltarlo velocemente. Il pubblico mostra poi una buona varietà, mentre la telecronaca del duo Caressa-Marchegiani richiede ancora molto lavoro: poca varietà, asettica, fa rimpiangere non poco l’addio di Pierluigi Pardo.

Qualche appunto sulla fisica, che in alcune occasioni non risponde in maniera perfettamente realistica, con scontri poco coerenti ed alcuni giocatori che finiscono a terra con troppa facilità. In linea generale, però, anche in questo settore il motore di Kojima fa il suo lavoro più che bene. Peccato per alcuni rallentamenti durante le partite offline che, pur non pregiudicando l’esperienza, fanno perdere qualche punto in termini di fluidità. Ottimo il comparto audio nella navigazione, con una soundtrack di qualità (ma i brani sono un po’ pochi).

Importante limitazione da segnalare sulla versione Ps4 per i fan di lunga data PlayStation: a causa dell’impossibilità di importare immagini, al momento non è prevista la creazione di un File Opzioni (FO) completo per “sistemare” squadre e giocatori non licenziati. Su PlayStation 3, invece, alcuni team hanno già rilasciato il FO v.1.

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Commento finale

Pes 2015 torna finalmente nella contesa per il Trono di miglior gioco calcistico dell’anno. Pur arrivato in ritardo di un paio di mesi, il titolo Konami ha messo a frutto quanto imparato a Windsor per dare in mano al giocatore un prodotto divertente e appagante, con un’ottima profondità di gameplay anche in singolo. Tallone d’Achille della produzione rimane un’online ancora ballerino e una modalità myClub ad oggi un po’ acerba, che difficilmente, per come è strutturata, potrà diventare quella macchina da soldi che oggi è l’Ultimate Team di Fifa (ma cosa ce ne frega, mica li intaschiamo noi, ndr). Speriamo intanto in un passo indietro di Sony per riavere quei File opzioni che tanto gioverebbero al titolo.

Nel frattempo però, il Re, dopo una generazione a leccarsi le ferite, è tornato in grande spolvero ed è pronto a dare battaglia. L’usurpatore è avvisato!

Pro Contro 
– Gameplay divertente, immediato e profondo allo stesso tempo
– Le competizioni continentali sono una certezza
– Player ID
– Intelligenza artificiale eccellente 
– Alcuni rallentamenti offline
– Poche licenze e niente FO su PlayStation 4
– Netcode ancora instabile
– Telecronaca povera
  Voto Globale: 80 
 
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