Recensione: Ratshaker, un’esperienza satirica bizzarra e minimalista

Pochi giochi nella memoria recente hanno toccato corde così strane e indimenticabili come Ratshaker. Sviluppato dallo studio britannico indipendente Sunscorched Studios, questo breve titolo indie in prima persona è un mix di horror grottesco, commedia assurda e trame psicologiche. Riesce, in poco meno di un’ora di gioco, a lasciare un’impressione duratura, tanto affascinante quanto inquietante.

Il gioco è disponibile dal 28 maggio 2025 a 3,49 € su PlayStation 5 mentre a 2,99 € per la versione PC (pubblicata in precedenza).


Versione testata: PlayStation 5


Una breve e bizzarra discesa nella follia

Chi vi scrive non è insolito ai giochi horror sperimentali. Molti di questi, tuttavia, spesso non sono altro che walking simulator con poca offerta di contenuti e meccaniche. La maggior parte di questi progetti minori tende a essere interessante, ma non riuscendo a diventare un qualcosa di particolarmente memorabile in un genere – purtroppo – ormai saturo di proposte. Quando abbiamo sentito parlare di Ratshaker, non ci aspettavamo che il titolo fosse un vero e proprio gioco horror. Ci sbagliavamo, perché quello che sembrava un titolo comico e irriverente si è rapidamente trasformato in qualcosa di molto più inquietante e macabro.

Più lo agiti, più ti avvicini alla soluzione definitiva dei tuoi problemi. Rapido, facile da usare e altamente efficace, Ratshaker assicura che il tuo spazio rimanga libero da problemi in men che non si dica.

Ratshaker inizia con un protagonista senza nome in piedi in mezzo a un campo che tiene in mano un topo dei cartoni animati. Il topo può parlargli, e chiaramente pare che il protagonista abbia dei problemi con il roditore. Mentre inizia a scuotere violentemente e a soffocare l’animale (letteralmente), si ritrova ben presto e suo malgrado in una casa (o meglio in un fienile) dove al suo interno c’è più di uno scheletro nell’armadio…

SHAKE SHAKE SHAKE!

Scuotere il topo è la meccanica centrale del prodotto; si richiede di afferrare il topo con gli occhi spalancati e stridulo e scuoterlo violentemente ogni volta che viene richiesto. Il gioco non spiega mai perché è necessario farlo (se non per risolvere enigmi), almeno non in modo così diretto, e questo fa parte del suo “fascino” (se proprio vogliamo dirla così). Più si gioca, più ci si rende conto che lo scuotimento è una sorta di metafora. Di cosa? Questo è lasciato all’interpretazione, ma le possibilità spaziano dai meccanismi di difesa al senso di colpa, al trauma o persino alla pazzia. Ci sono parecchie teorie interessanti online, ma vi consigliamo di consultarle solo dopo aver completato il gioco. Da segnalare che su PlayStation 5 lo schema di controllo è stato aggiornato e permette di usare i controlli di movimento. In pratica, bisogna scuotere il controller per scuotere il topo nel gioco. In alternativa potete usare anche gli stick analogici. In realtà, abbiamo preferito i controlli di movimento, perché rendevano il controllo più semplice. A parte lo scuotimento, non c’è molto altro da dire, dato che si usano solo pochissimi pulsanti mentre si cammina.

Squit squit

La grafica è volutamente disorientante. Pareti ricoperte di carne, stanze che si susseguono in un loop infinito e un’architettura surreale – con immagini volutamente pixelate – conferiscono al gioco un’atmosfera volutamente opprimente e claustrofobica e decisamente non adatta agli schizzinosi. Non si tratta del classico horror con jumpscare e mostri; Ratshaker – invece – crea terrore attraverso il puro e crudo disagio. È disgustoso, certo, ma è anche profondamente efficace tant’è che la presentazione ci è piaciuta tantissimo e ci ha davvero tenuti con il fiato sospeso. Il sound design gioca un ruolo fondamentale: squittii di topi, voci distorte e rumori ambientali invadenti vi faranno andare quasi fuori di testa (le grida di agonia del roditore pestilenziale si conficcano nel cervello come una spada elettrica che ci sta trafiggendo il cranio). Le nostre risate iniziali si sono trasformate in risate nervose man mano che ci addentravamo all’interno della casa misteriosa. L’atmosfera si è creata rapidamente ed è rimasta intatta per tutta la breve esperienza di Ratshaker.

Ai confini della realtà

Nonostante la sua premessa rozza, Ratshaker ha un peso emotivo e tematico notevole. I giocatori noteranno sottili elementi narrativi che evocano temi di violenza domestica, malattia mentale e disprezzo di sé. Il gioco non offre mai una narrazione chiara, ma lascia dei frammenti interpretabili: Una famiglia distrutta, il rimpianto dei genitori, un incidente… tutti elementi che permettono al giocatore di ricostruire un retroscena e un passato inquietante. È una narrazione per implicazione, e funziona sorprendentemente bene.

L’umorismo è marcatamente orientato al “black humor” con tanto di simbolismo volutamente esplicito e dall’assurdo topo dei cartoni animati che blatera costantemente indizi criptici sulle azioni passate del protagonista. Il ratto stesso oltre al particolare stile cartoonesco ha dei comportamenti e uno stridio talmente esagerato e particolare che rasenta la parodia. Ma è proprio qui che Ratshaker dà il meglio di sé, nella sua capacità di far ridere, contorcere e – dopo pochi secondi – portarci a chiederci cosa diavolo stiamo facendo? L’assurdità diventa orrore. Non ci si trova semplicemente a scuotere un ratto ma in qualche modo è come se ci stessimo liberando dalla realtà.

Commento finale

Non è per tutti. Il contenuto è innegabilmente stimolante solo per alcuni, e il gameplay è minimale. Ratshaker non è “divertimento” in senso tradizionale, è una sorta di cortometraggio interattivo, un esperimento psicologico, una catarsi cruda. Al prezzo di un caffè e in meno tempo di un episodio di una serie televisiva, Ratshaker offre – con un tocco eccentrico – un’esperienza unica nel suo genere che vi resterà impressa ben oltre i titoli di coda. Consigliato a chi è amante di titolo sperimentali, intriganti, criptici e fuori da ogni logica!

8.0

Ratshaker 


Non è per tutti. Il contenuto è innegabilmente stimolante solo per alcuni, e il gameplay è minimale. Ratshaker non è "divertimento" in senso tradizionale, è una sorta di cortometraggio interattivo, un esperimento psicologico, una catarsi cruda. Al prezzo di un caffè e in meno tempo di un episodio di una serie televisiva, Ratshaker offre - con un tocco eccentrico - un'esperienza unica nel suo genere che vi resterà impressa ben oltre i titoli di coda. Consigliato a chi è amante di titolo sperimentali, intriganti, criptici e fuori da ogni logica!

PRO

Immagini sorprendenti e grottesche dense di simbolismo | Surreale e stupefacente | Finali multipli | Durata giusta

CONTRO

Velocità di camminata insopportabilmente lenta | Decisamente non per tutti

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