A distanza di oltre trentacinque anni dalla prima volta in cui ha messo piede nelle strade di Detroit City grazie alla regia di Paul Verhoeven, RoboCop si prepara a fare il suo grande ritorno. Stavolta però non lo farà sul grande schermo – l’ultima pellicola dedicata al personaggio risale al 2014 – ma bensì direttamente su console current gen, PlayStation 5 e Xbox Series X/S oltre che su PC. Sviluppato da Teyon, già autore del non eccelso Terminator: Resistance e Rambo: The Video Game e pubblicato da NACON in collaborazione con Metro-Goldwyn-Mayer, RoboCop: Rogue City rappresenta, ad oggi, il progetto più ambizioso e coraggioso dello studio polacco.
Prendere in mano una saga così importante, è stato un compito tutt’altro che semplice; fortunatamente Teyon ha avuto (fra gli alti e bassi del franchise) una buona base da cui attingere: una trilogia, un reboot, una serie TV, diversi adattamenti fumettistici, un bel “parco” di titoli arcade pubblicati a partire dal 1988. Sarà quindi riuscito lo studio non solo ad omaggiare al meglio ma anche a dare un seguito di spessore al vigilante d’acciaio degli anni Ottanta? Scopritelo nella nostra recensione!
Versione testata: PlayStation 5
Vivo o morto, tu verrai con me!
Ambientato tra gli eventi di RoboCop 2 (1990) e del mediocre RoboCop 3 (1993), RoboCop: Rogue City – che rivede l’attore Peter Weller interpretare nuovamente il ruolo del “cyborg tutore della legge” costruito dalla OCP – condurrà i giocatori nuovamente in quel di Detroit con l’obiettivo di ripulire le strade della città dalla feccia criminale e ripristinare l’ordine. Ad accompagnare il buon Peter, c’è buona parte del cast originale fra cui Nancy Allen che riprende il ruolo dell’agente Lewis ed il serg. Warren Reed (interpretato dal compianto Robert DoQui). Oltre a riportare in auge i volti noti dei film, l’obiettivo della produzione è quello di mantenere una certa coerenza con la serie cinematografica; violenza sopra le righe, le note satiriche taglienti e il feroce cinismo, sono tutti elementi che caratterizzano Rogue City che – a conti fatti – rappresenta un sanguinoso sparatutto in prima persona che vi permetterà di indossare i panni (o meglio l’armatura luccicante) di Alex Murphy in un viaggio tra luoghi iconici, personaggi conosciuti, riferimenti ad eventi passati e nuove interessanti minacce.
Le prime battute di Rogue City, sono pressoché identiche – in termini di presentazione – alla controparte cinematografica. Ritroviamo l’attore Mario Machado che interpreta il giornalista televisivo Casey Wong, intento a condurre il “solito” notiziario a tinte satiriche; la trasmissione viene interrotta da un gruppo di teppisti dall’acconciatura punk (i Torch Heads). I criminali in questione sono legati ad una particolare droga chiamata Nuke, elemento cardine in RoboCop 2 (in cui il nostro poliziotto d’acciaio è alle prese con il delinquente Cain), e che – senza farsi alcun tipo di problema – hanno preso in ostaggio i giornalisti di Channel 9. La situazione è in stallo, e i poliziotti “comuni” non sanno davvero che pesci prendere. Ed è qui che entra in scena il poliziotto più temuto di Detroit: RoboCop e la sua impavida collega, l’agente Anne Lewis, il cui compito è non soltanto quello di intervenire per riportare la situazione alla normalità ma anche di dare la caccia al leader dell’organizzazione, Soot.
Seguitemi tranquilli o avrete… Problemi
Trattandosi di RoboCop, tuttavia, è lecito attendersi che il ripristino dell’ordine pubblico avvenga con metodi tutt’altro che pacifici. Armato con la sua leggendaria pistola Auto 9, il protagonista di Rogue City è in grado di farsi strada sistematicamente attraverso gli edifici – all’occorrenza sfondando anche i muri e le porte – facendo esplodere le teste dei nemici con un colpo ben assestato (talvolta sfruttando la meccanica di rallentamento del tempo/slow-motion che si paleserà in alcune circostanze: aprendo determinate porte o quando un gruppo di ostaggi è sotto torchio). Nonostante i movimenti flemmatici che richiedono un po’ di tempo per essere assimilati (il nostro cyborg è piuttosto lento; può si spostarsi più velocemente, tramite un breve scatto, ma non può né correre né tantomeno abbassarsi, il che è perfettamente in linea con il personaggio e il ritmo dell’azione), RoboCop è apparso – grazie alle piccole modifiche fatte dal team di sviluppo – ancora più devastante e indistruttibile. Essendo pesantemente corazzato non ha bisogno di trovare riparo dietro una copertura, con il protagonista che può attutire l’urto dei proiettili come una vera e propria spugna e, in caso di scarsità di munizioni, è comunque perfettamente in grado di prendere a pugni in faccia i criminali a portata di tiro e mentre lo stanno sparando o ancora, lanciargli contro taniche di benzina, monitor PC, sedie, estintori, motociclette.
Insomma, ci siamo sentiti pressoché onnipotenti (a difficoltà normale ma anche a quelle più elevate), potendo muoverci in mezzo ad ondate di proiettili e nemici, camminando e sparando senza che nessuno di essi – salvo alcune sezioni leggermente più ostiche e ragionate – ci abbia impensierito più di tanto (complice anche una IA non proprio brillante). RoboCop può – grazie anche alla possibilità di raccogliere armi di vario genere (sebbene l’opzione principale – considerate cadenza di fuoco, munizioni infinite e upgrade che consistono in schede stampate riempibili con appositi chip – resterà sempre e comunque la sua super-pistola di default), da pistole a mitra, passando per shotgun e altre armi pesanti – neutralizzare chiunque in una manciata di minuti. C’è da dire che questa metodicità nel combattimento (al netto di un ritmo un pochino troppo compassato), sebbene possa sembrare ripetitiva, a noi è piaciuta moltissimo.
Esempi di potenziamenti dell’Auto 9 includono la riduzione del rinculo per una maggiore precisione, il passaggio dalla modalità di fuoco a raffica a quella automatica completa e proiettili esplosivi
C’è da ammetterlo, grazie anche all’albero delle abilità (accessibile premendo il touchpad), il nostro vigilantes diventa davvero “over powered” riducendo drasticamente il tasso di sfida. Queste vanno dal combattimento, alla corazza, passando per vitalità, ingegneria (davvero interessante perché permette di sbloccare un’opzione di dialogo che consente di convincere qualcuno a non fare qualcosa), concentrazione, psicologia (che consente di convincere qualcuno a fare qualcosa senza usare la violenza e di prevedere anche le conseguenze di determinate scelte di dialogo) e altre. Alcuni di queste torneranno utili in specifiche occasioni, come ad esempio la vitalità al secondo livello che permette di accedere a delle “cabine elettriche” che andranno a ricaricare la batteria di RoboCop o deduzione (sempre a livello due) che permette di scansionare elementi e raccogliere indizi inaccessibili inizialmente. Quindi, più abilità otterrete (completando missioni e ottenendo un certo grado di valutazione e scansionando oggetti sparsi per Detroit) e maggiore sarà l’efficienza dell'”uomo-macchina”; è un qualcosa che inficia sull’esperienza di gioco? Be’ vi garantiamo che poter utilizzare così tante abilità (soprattutto quelle necessarie per abbattere meglio i nemici) – durante le 20 ore o poco più necessarie per concludere la campagna principale – ci ha divertito.
Analizza le tracce
Sebbene il fulcro principale di Rogue City sia incentrato sul combattimento violento e sanguinoso, un altro elemento che contraddistingue l’IP è la capacità di RoboCop di poter analizzare gli ambienti (grazie alla Robo Vision) alla ricerca di indizi, prove del reato ed elementi utili per l’indagine. Una volta giunti nel luogo obiettivo (purtroppo non è possibile guidare l’auto della polizia o muoversi in autonomia; il tutto è preceduto da un filmato), è possibile dedicarsi ad una serie di quest e ricerche secondarie che richiedono l’utilizzo delle abilità di scansione e di deduzione degli elementi raccolti. Ad esempio, analizzando le impronte di scarpe è possibile seguire le stesse per individuare un covo criminale o dove si è nascosto uno “street artist” che stava imbrattando a suon di graffiti un muro di un edificio, o ancora, utilizzare gli elementi raccolti (alcuni derivanti anche da dialoghi occorsi – in vero stile RPG – con cittadini, galeotti e altri NPC non proprio raccomandabili) per procedere ad un arresto (senza quindi utilizzare la violenza).
Inoltre, fra una missione e l’altra, il nostro super-agente può dedicarsi ad attività collaterali direttamente alla Centrale di Polizia e/o girando per i quartieri di Detroit (ognuno rappresenta un vero e proprio sandbox da esplorare). Nello specifico, il giocatore può allenarsi ad utilizzare la pistola Auto 9 al poligono di tiro (dove è possibile ottenere un punteggio ogni volta che si affrontano le “sagome” del poligono stesso), o ancora, aiutare gli altri agenti nella gestione dei cittadini che si presentano alla Centrale (incrementando – qualora farete la scelta di dialogo giusta – la fiducia dei cittadini stessi), o ancora far firmare un bigliettino di pronta guarigione per un agente “speciale” in convalescenza. Si tratta di piccole missioni – alcune evitabilissime a dire il vero – che potete anche evitare del tutto.
Sembra che ci sia ancora un uomo dietro la “maschera”, che usa il cervello tanto quanto il dito sul grilletto … Be’ quasi!
Come se non bastasse, il buon RoboCop durante le sue interazioni o quando dinanzi gli si pone un ragazzino che ha commesso per la prima volta una bravata, deve dar fondo anche alla sua anima umana. Insomma, ce ne è da fare per il nostro poliziotto, sia in termini di azione (nuda e cruda) e sia in termini di moralità. Comminare una sanzione o dare un avvertimento?, Lasciar consegnare l’auto rubata direttamente all’NPC che ha fatto una scelta sbagliata o mandarlo al fresco? Far fare una denuncia ad una madre preoccupata per il figlio maggiorenne scomparso da poche ore o attendere le canoniche 48h?
Una componente umana evidenziata anche attraverso i ricordi che pervadono la sua mente e relativi alla sua vita passata, ed in particolare a sua moglie e suo figlio. Questo lato, emerge come una sorta di malfunzionamento che – proprio come accade nelle pellicole cinematografiche (sebbene non approfondito a dovere) è un qualcosa che la OCP vuole risolvere (anche modificando le direttive di RoboCop), senza pensarci su due volte. In combinazione con le opzioni di dialogo (che abbiamo dimenticato di dirvi, avranno un peso sul finale del gioco) e le decisioni che andrete a prendere, danno un impatto maggiormente significativo alla storia e al personaggio principale.
Grafica e tecnica
RoboCop: Rogue City è stato sviluppato utilizzando il motore grafico Unreal Engine 5. Selezionando fra le due modalità grafiche disponibili: Qualità (l’altra predilige le performance), siamo rimasti sbalorditi in particolar modo dai riflessi (su vetri e pozzanghere d’acqua), davvero notevoli, dal livello di cura riposta in ogni oggetto di contorno e dal livello qualitativo dei modelli poligonali dei personaggi principali, non fotorealistici come alcune produzioni AAA, ma comunque piuttosto convincenti. Meno dettagliati i nemici, un po’ troppo simili in aspetto e fattezze (si poteva sicuramente fare uno sforzo in più e differenziali a dovere). Detto questo, lo stesso RoboCop è a dir poco fantastico. Teyon ha ricreato meticolosamente ogni elemento dell’armatura di Murphy che letteralmente brilla quando viene colpita dalle luci al neon (tralasciando alcune sequenze in cui l’illuminazione non è del tutto corretta) di Detroit City. Passando a quest’ultima, sembra davvero la stessa città in difficoltà vista nei film. Gli edifici sono diroccati e in disordine e le strade sporche sono frequentate dai delinquenti più disparati che interagiscono fra loro e alla vostra presenza. Ascoltando abbastanza attentamente le conversazioni, sarà possibile ottenere utili frammenti che, una volta messi insieme, forniscono indizi su dove condurre la prossima indagine o potrebbero dare nuovi e interessanti spunti per gli obiettivi secondari. In termini tecnici, ci saremmo aspettati qualcosina in più. I caricamenti in RoboCop: Rogue City sono davvero eccessivi; ogni volta che si interagisce con una porta, parte un caricamento di circa 8/10 secondi; che si ripercuote sull’immersività del prodotto; davvero inammissibile considerando che si tratta di un titolo più volte rinviato ed in uscita praticamente a fine anno 2023. Evidenti anche i cali di frame (fortunatamente non frequentissimi). Ottimo invece il sonoro, sia in termini di effetti e sia per quanto riguarda i dialoghi, davvero ben curati. Superlativa l’interpretazione di Peter Weller. Il gioco non è localizzato in italiano ma è soltanto sottotitolato.
Commento finale
RoboCop: Rogue City, rappresenta un fedele omaggio e una giusta prosecuzione alle peripezie del cyborg tutore della legge. Il gioco cattura egregiamente i principali elementi che contraddistinguono il franchise avviato nel 1987 da Paul Verhoeven, ovvero violenza sopra le righe, note satiriche taglienti e feroce cinismo non disdegnando all’occorrenza anche alcuni richiami cinematografici che i fan coglieranno e apprezzeranno. In termini di combat system – sicuramente sbilanciato a favore di “Robo”, non possiamo – al netto di una IA non brillantissima e ad un ritmo a tratti troppo compassato, lamentarci troppo. E’ possibile utilizzare non solo l’iconica pistola Auto 9, insieme ad un nutrito arsenale recuperabile dai nemici abbattuti, ma anche – man mano – sbloccare nuove abilità e potenziamenti (utili sia per il combattimento ma anche per le scelte di dialogo e le analisi ambientali di indizi e prove). Aggiungeteci anche la possibilità di poter svolgere quest e ricerche secondarie e avrete un prodotto, sicuramente non perfetto, ma che vale la pena di sperimentare. Peccato per alcuni problemini tecnici, caricamenti eccessivi e lievi cali di frame rate, che riducono l’immersività dell’azione. Per il resto, Rogue City è altamente consigliato a chi ha guardato soprattutto i primi due RoboCop; per i novizi, potrebbe rappresentare comunque un buon inizio per indossare i panni (o meglio l’armatura) del più temuto Agente di Polizia di Detroit!