Delle decine di gloriosi e storici JRPG anni ’90 firmati Squaresoft, forse Romancing SaGa 2 era quello che ci aspettavamo meno di veder tornare sugli scaffali. Una curiosa coincidenza condivisa da un altro imprevedibile remake dal nome ironicamente simile, quel Romance of the Three Kingdoms 8 del quale vi abbiamo parlato pochi giorni fa. Una sorpresa ancora più significativa se si pensa che il titolo è arrivato solo pochi anni fa in una versione remastered sviluppata da ArtePiazza per mobile, PC ed home console.
Perché la Square Enix odierna ha deciso di dare una nuova rilettura proprio ad un titolo poco risonante come Romancing SaGa 2? Magari per tentare il rilancio di una serie mai così fortunata in territorio occidentale (ancora ricordiamo l’atroce tonfo di Unlimited Saga). Forse per proseguire nella politica di progetti remake dedicati a classici del passato (come nel caso dell’eccellente Star Ocean: The Second Story R). O magari per dare l’opportunità, soprattutto ai giocatori moderni, di apprezzare le caratteristiche uniche e le idee avveniristiche che nel 1993 resero SaGa 2 un prodotto irripetibile.
Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven è disponibile dal 24 Ottobre per PC (via Steam), Nintendo Switch, PlayStation 4 e PlayStation 5.
Versione testata: PlayStation 5
Dinastia di guerrieri
Tanto tempo fa, in un’epoca remota, sette impavid eroi hanno combattuto il male per salvare l’umanità dalla minaccia spaventosa delle Termiti. I leggendari combattenti, passati alla storia come Seven Heroes, sparirono tuttavia misteriosamente, banditi nell’oblio di una dimensione sconosciuta a causa del timore verso il loro grande potere. Secoli più tardi, gli eroi riappaiono ma drammaticamente corrotti: il lungo esilio li ha trasformati in sette piaghe, che bramano vendetta nei confronti di chi avevano giurato di proteggere. Il glorioso ed eroico impero di Avalon dovrà opporsi alle minacce demoniache dei Sette, nel tentativo di rendere il mondo un posto nuovamente sicuro.
La particolarità assoluta di Romancing SaGa 2 e del suo remake è proprio nella sua figura protagonista. Non un singolo personaggio né un canonico manipolo di eroi. Bensì una vera e propria dinastia di imperatori, con passaggi di mano da una generazione all’altra: antenati e discendenti, tutti uniti nell’obiettivo comune di preservare l’impero e sconfiggere ciascuno dei Sette, uno alla volta.
Questa è probabilmente la caratteristica regina che rende Romancing SaGa 2 così incredibilmente affascinante ed al contempo atipico. Se la sceneggiatura è godibile e l’intreccio svolge bene il compito di coinvolgere e divertire, dall’altro lato il focus incentrato su una lunga dinastia (all’interno della quale potrete decidere chi, di volta in volta, eleggere nuovo sovrano/a) mette in secondo piano la caratterizzazione dei personaggi. Tolto il capitolo introduttivo, infatti, la libertà sarà nelle mani del giocatore e, per diretta conseguenza, anche i personaggi che vi troverete a controllare.
L’assenza di un grande cast memorabile potrebbe allarmare gran parte del pubblico e non nascondiamo che per molti appassionati questa circostanza potrebbe essere un deal breaker. Tuttavia, Revenge of the Seven riesce a trasformare ogni sua teorica debolezza in rilevanti punti di forza.
Una poltrona per… uno, nessuno, centomila?
Il livello di libertà concesso nel remake di Romancing SaGa 2 fa percepire, oggi più che mai, quanto fosse innovativo e sperimentale il titolo originario del 1993.
Superato il citato capitolo introduttivo, tutto sarà nelle mani del nuovo imperatore (o imperatrice). La progressione diventa completamente non lineare e potrete decidere in che direzione andare. Non solo dovrete occuparvi del vostro impero, curandone espansione e sviluppo, circostanze indispensabili per trasmettere alla discendenza un benessere maggiore e migliori chances contro le forze nemiche. Ma anche e soprattutto decidere come opporsi ai Sette, decidendo in quale ordine affrontarli e come farlo. Si tratta di una discrezionalità che avvicina il titolo più alle caratteristiche di uno strategico rispetto a quelle di un classico JRPG. Ed è sorprendente vedere quanto il sistema possa essere profondo, anche a distanza di oltre trent’anni.
Il sistema ereditario si lega a doppio filo ad ogni elemento del gameplay. Le abilità apprese da un regnante si trasmettono infatti ai suoi discendenti, garantendo il senso di avanzamento ed intrecciandolo con la scelta delle classi presenti. Proprio quest’ultimo è un elemento fondante dell’esperienza di SaGa 2, che vanta un robusto job system basato sulla ibridazione tra abilità e caratteristiche specifiche di ciascuna classe. Con un ulteriore twist rispetto ai tradizionali RPG: non esistono i punti esperienza. I personaggi progrediscono e migliorano in circostanze specifiche, lottando contro determinati avversari all’interno di un sistema di combattimento a turni, utilizzando con frequenza talune armi e capacità.
Si tratta di una delle peculiarità più note di SaGa, che spesso viene vista con sospetto al pari della questione narrativa. Piaccia o no, si tratta di un elemento di assoluta personalità della serie e non possiamo che ammirarlo anche nel 2024. Il tutto viene ulteriormente apprezzato grazie a tanti piccoli miglioramenti alla quality of life che rendono il funzionamento di alcune meccaniche meno fumoso rispetto al passato, nonché alcune intelligenti aggiunte. Si tratta, ad esempio, dell’introduzione della timeline durante le lotte. A seconda delle azioni del party, è possibile avere un riscontro sulla proiezione dei turni futuri in modo da poter pianificare al meglio le proprie azioni anche alla luce della formazione scelta per scendere in campo. Un’idea vista in molti JRPG, sia chiaro, ma sapientemente introdotta in Revenge of the Seven. La sperimentazione diventa una necessità non solo nei combattimenti, ma anche nella gestione delle quest, spesso legate a condizioni determinate e tempistiche esatte.
Uniti stiamo in piedi, divisi cadiamo
Dove il remake compie un ulteriore, rilevante, passo avanti è nella rielaborazione del comparto visivo. Chiariamoci, tuttavia. Tecnicamente il titolo non fa gridare al miracolo e potrebbe essere considerato non all’altezza delle soluzioni adottate in altri lavori simili firmati Square Enix. Se questo è un dato poco discutibile, dall’altro lato bisogna contestualizzare il rifacimento di Romancing SaGa 2.
Si tratta infatti di una totale rielaborazione in 3D che ha permesso agli sviluppatori altresì di espandere ambientazioni e dimensioni di ogni location. Ciascun villaggio è adesso visibilmente più dettagliato rispetto al passato, con molti più punti di interesse ed NPC coi quali parlare. Persino i dungeon ne hanno beneficiato esponenzialmente, con l’introduzione di nuove opzioni di traversal che strizzano l’occhio ad alcuni concept da metroidvania. Senza poi dimenticare il lavoro svolto sui nemici e sui personaggi giocabili, che appaiono non solo rispettosi dei concept originali di Tomomi Kobayashi, ma altresì in linea con il gusto contemporaneo. Insomma, un lavoro forse tecnicamente non al passo coi tempi, ma parimenti assolutamente encomiabile per passione e risultato d’insieme.
Anche il comparto audio è stato oggetto di molte attenzioni. Oltre a tutta una nuova serie di campionature, è stato infatti introdotto un doppiaggio completo nonché un totale riarrangiamento della soundtrack. Kenji Oto ha infatti reinterpretato orchestralmente i brani originali, per un risultato finale assolutamente da applausi. Senza poi dimenticare una chicca: sono presenti anche le tracce originali. All’interno del menù vi è la specifica opzione per cambiare in qualsiasi momento la propria preferenza musicale. Davvero un bell’omaggio per i fan del titolo originale.
Dove siamo rimasti spiazzati, invece, è nell’assenza della localizzazione in italiano. Una scelta che, sinceramente, non riusciamo a comprendere. Non tanto per la circostanza in sé e per sé, quanto alla luce del fatto che Romancing SaGa: Minstrel Song Remastered International conterrà invece la nostra lingua. Si tratta di una riedizione della rimasterizzazione del 2022 riguardante il primo Romacing SaGa del 1992, in arrivo ad inizio 2025. Ci sfugge sinceramente il motivo per cui riservare tale trattamento per il titolo in arrivo mentre ignorare l’impegno indubbiamente più complesso di Revenge of the Seven, che avrebbe beneficiato di un supporto migliore.
Commento finale
Revenge of the Seven è l’inatteso remake che permette al pubblico contemporaneo di godere di uno dei JPRG più particolari ed avveniristici del suo tempo. Romancing SaGa 2 torna in questa nuova veste in forma smagliante, merito di un’operazione che migliora e chiarisce le meccaniche più raffinate e complesse del titolo originario. Le sue particorità lo rendono imperdibile per i fan del genere, che non potranno non apprezzarne l’audacia. Attenzione però: chi cerca un’esperienza tradizionale (ludicamente e narrativamente) potrebbe trovarsi davanti un titolo complesso da decifrare ed apprezzare.