Figli di lupa
Versione testata PC
Onore, Gloria, Vendetta, Intrigo: una storia già vista
Il contesto narrativo in cui le vicende di Marius Titus, centurione della XIV legione, figlio di un padre e di una madre assassinati, fratello di una sorella uccisa, in cerca della vendetta, in questa o nell’altra vita (ora ditemi che non avete riconosciuto questa citazione ndr.), corrispondono in maniera pedissequa allo stereotipo a cui più o meno ogni film, racconto, documentario, ambientato nel medesimo periodo storico, ci hanno abituati. Onore, Vendetta, Gloria, Tradimenti e relativa, scontata, catarsi finale, sono inseriti in un contesto storico meno fantasioso di quel che si pensi che prova a dare, seppure con tutte le concessioni del caso, uno spaccato di una Roma impegnata nelle sanguinose guerre contro i barbari di Britannia. Il gioco si apre con il nostro Marius Titus che, trovatosi a tu per tu con l’imperatore Nerone, ripercorre le vicende che lo hanno portato sin lì, dallo sterminio della sua famiglia fino alle gloriose, ma sanguinose, campagne di Britannia.
I fatti e le parti giocate si susseguono per la verità piuttosto meccanicamente in una serie di flashback che ripercorrono le varie fasi della campagna nella terra di Albione e che, seppure scontatissimi, riescono grazie anche all’apporto di cutscenes meravigliosamente realizzate con il motore di gioco, a tener viva la concentrazione del giocatore per le circa 6 ore di gioco necessarie a vedere scorrere i titoli di coda (Livello di difficoltà Normale) .
Ave, Caesar, morituri te salutant
Così come per la versione Xbox One, anche su PC, il vero tallone d’Achille della produzione Crytek è il gameplay. Divertente hack and slash nelle prime ore di gioco, il titolo diventa, con l’avanzare del tempo, piuttosto ripetitivo. Il gioco infatti si riduce a massacrare orde di barbari con routine di attacco sempre uguali, 5-6 modelli in tutto che possono essere sconfitti nello stesso identico modo. Ogni scontro si conclude con una esecuzione, una interessante animazione QTE, truculenta quanto esaltante, che, se eseguita con la giusta tempistica ci permetterà di ottenere ricompense di varia natura da selezionare di volta in volta con un semplice comando. I bonus sono quattro e si distinguono in: bonus XP che ci permetterà di ottenere più punti esperienza utili per aumentare l’abilità del nostro centurione, bonus salute, che ci permetterà di recuperare l’energia persa in combattimento, bonus danno, che aumenta l’entità dei danni provocati dal nostro gladio, ed infine un bonus furia, che contribuirà a caricare la mossa speciale “Furia” in grado di rallentare tutti i nemici vicini e di eliminarli in brevissimo tempo. Dopo ciascuna uccisione otterremo dei punti valore che potranno essere spesi poi per potenziare il personaggio. In realtà ben poche sono le differenze generate da questi potenziamenti (aumento barra salute, barra furia, aumento bonus esecuzioni) tant’è che all’esaltazione delle ore iniziali, si sostituisce una certa frustrazione che vi spingerà spesso anche a saltare le animazioni QTE per concludere il più velocemente lo scontro e avanzare nella campagna.
Neppure l’armamentario viene in soccorso della latitante varietà del titolo, il nostro Marius infatti, oltre al gladio, la tradizionale spada corta romana, potrà usare il Pilum (una sorta di giavellotto utile per abbattere arcieri e nemici lontani) e interagire con pochi altri elementi ambientali fissi, quali enormi balestre e catapulte. Tale preoccupante ripetitività è forse anche il frutto di un mancato focus su alcuni elementi solo accennati in alcune fasi del gioco e che, se sfruttati in maniera più estesa, avrebbero potuto sicuramente rendere l’esperienza più appagante. Ci riferiamo ad esempio alla possibilità di impartire ordini ai nostri soldati scegliendo tra due o più strategie d’attacco o difesa. Tali sequenze pur presenti sono limitate a brevissime sequenze di gioco e scarsamente utili nella determinazione delle sorti della battaglia. Si sente inoltre la totale mancanza di una modalità stealth che sarebbe potuta tornare molto utile in alcune sequenze che paiono essere scritte proprio per questo.
La fase esplorativa è praticamente azzerata, con percorsi obbligati e ostacoli ambientali che, nel 2014, appaiono francamente un po’ ridicoli (un tronco basso o un piccolo cumulo di macerie, ad esempio, potrebbe impedirci di addentrarci in un boschetto evitando le trappole disseminate dai barbari. I collezionabili sparsi in giro per la mappa inoltre, sono tutti segnalati da una evidentissima colorazione verde, e se si aggiunge a questo elemento la citata impossibilità di esplorazione libera delle aree, capirete che il grado di sfida rappresentato dalla ricerca di tutti gli item “nascosti” è piuttosto basso.
Sangue e arena
Interessante modalità è quella multiplayer che permette di affrontare in compagnia di un altro giocatore, diverse sfide all’interno del Colosse; tra queste: orde agguerritissime di barbari, l’abbattimento di messaggeri o navi nemiche, la difesa di avamposti. La modalità online cooperativa insomma vi terrà impegnati per diverso tempo, ben più di quanto non faccia la campagna giocatore singolo. Il sistema di crescita e di personalizzazione del nostro gladiatore online poi è analogo a quella offline, con la differenza che in coop guadagneremo oro anziché valore.
Nihil Admirari
Dove Ryse dà il meglio di se è però nel comparto tecnico. I ragazzi di Crytek non hanno sicuramente bisogno di presentazioni, ma di certo il lavoro svolto con Ryse: Son of Rome rappresenta uno dei più bei biglietti da visita per il team teutonico e per il motore Cry Engine. Grazie ad un avanzato sistema di gestione del comparto grafico, il titolo è capace di adattarsi alla gran parte delle configurazioni PC moderne, tuttavia è innegabile che soltanto con soluzioni avanzate si potrà godere a pieno della bellezza visiva di questo. Anzi la nostra configurazione di gioco, che potremmo definire medio/alta (AMD FX8350 – Geforce 780 Ti), ha necessitato di qualche aiutino (leggasi overclock) per poter far girare il gioco con tutte le impostazioni grafiche al massimo e con un frame rate stabile a circa 40 fps (frame rate, questo, decisamente consigliato sia rispetto ai 30 bloccati che ai 60 ballerini che potrebbero infastidire qualcuno)
A voler trovare qualche difetto nel comparto grafico si potrebbe accennare a qualche rallentamento di troppo nella fase di salvataggio, qualche texture, soprattutto quelle del fuoco, piuttosto antiquata e una ottimizzazione non perfetta, che forse, con qualche sforzo in più, avrebbe potuto rendere meno esoso il gioco in termini di richieste hardware.
Il comparto sonoro è al livello di quello grafico, con musiche esaltanti ed adeguate alle diverse situazioni di gioco e un doppiaggio italiano davvero perfetto.
Conclusioni e giudizio
Ryse Son of Rome è, come detto, un titolo che non ha di certo nel gameplay, comunque divertente per le prime ore di gioco, la sua arma migliore. Il limitato numero di armi e la disarmante assenza di varietà dei nemici e di modalità di gioco, in altri casi avrebbero sicuramente determinato se non una bocciatura quanto meno una energica tirata d’orecchie. Tuttavia il comparto grafico esorbitante, da riferimento prima per le console next gen e ora anche per PC, è un elemento che non può essere, almeno a parere di chi scrive, ignorato nella valutazione di un videogame e che contribuisce a salvare, nella valutazione finale, “capra e cavoli”. Ci auguriamo che l’arrivo di Todd Papy , già creative director di God of War Ascension, possa portare quel quid pluris che manca alla serie e farle fare il balzo in avanti che merita anche considerando il periodo storico di riferimento, tra i più fecondi per l’intera industria dell’intrattenimento.
Pro | Contro |
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– Comparto grafico e sonoro da riferimento
– Cutscenes da Accademy
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– Longevità limitata
– Gameplay alla lunga ripetitivo
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Voto Globale: 80 |