In un momento storico in cui l’industria videoludica mostra segnali di difficoltà, la benaugurante controtendenza è quella incarnata da Spirit Mancer. Una piccola produzione coraggiosa, realizzata da un esordiente studio di sviluppo thailandese che tenta di affacciarsi al panorama mondiale per ritagliarsi uno spazio. Proprio il mondo orientale sembra infatti rappresentare il baluardo contemporaneo del gaming. Non solo grazie a produzioni di alto profilo che giganteggiano tra i migliori titoli dell’anno. Ma anche per merito di piccoli titoli dalla grande audacia, portati avanti con dedizione e passione.
Sviluppato da Sunny Syrup Studio ed edito da Dear Villagers ed OKJOY, la produzione è un interessante mix tra avventura bidimensionale, deck-building e monster taming. Scopriamo insieme perché si è rivelato come una piccola ed inattesa sorpresa proveniente dal mercato indipendente.
Spirit Mancer è disponibile dal 22 Novembre per PC (via Steam), Nintendo Switch e PlayStation 5.
Versione testata: PlayStation 5
Inferno sgargiante
Molto tempo fa l’ambizione portò l’umanità alla creazione di un particolare artefatto, capace di sbloccare l’accesso all’Inferno, una dimensione popolata da mostri e demoni. Una iniziale convivenza pacifica tra i due regni venne scossa dal tradimento della regina del mondo infernale. Dopo una lunga e sanguinosa guerra, gli umani emersero vittoriosi e riuscirono a bandire i demoni sigillando il portale. Per salvaguardare una pace ottenuta al costo di elevati sacrifici, venne istituito il corpo dei Soul Keepers per proteggere il mondo dalla magia oscura dell’Inferno. Nel corso di una delicata operazione, Sebastien ed il suo team concorrono ad aprire involontariamente un portale, finendo con il venire risucchiati nella dimensione demoniaca. Dovranno trovare un modo per tornare a casa e fermare la cospirazione che minaccia nuovamente l’intera umanità.
Il semplice antefatto narrativo immaginato da Sunny Syrup Studio crea un valido e piacevole contesto per raccontare un’avventura in un mondo in cui demoni e mostri convivono. Una realtà tuttavia decisamente distante dall’immaginario occidentale del tetro aldilà. Al suo posto troviamo infatti (anche) ambientazioni lussureggianti, nature incontaminate e piccoli villaggi.
La direzione artistica rappresenta una delle caratteristiche principali della produzione, capace di colpire grazie all’uso spregiudicato di una palette cromatica variopinta. Il merito è anche dei personaggi che popolano gli inferi di Spirit Mancer, altrettanto carismatici e caleidoscopici. Non tutto appare originalissimo e si notano alcune palesi fonti di ispirazione. Tuttavia nel complesso è impossibile non rimanere colpiti dal lavoro svolto dal team artistico, soprattutto sul versante della cura e dell’attenzione al dettaglio.
La carta giusta al momento giusto
La particolarità di Spirit Mancer risiede nel suo distintivo mix ludico, che fa convergere una infrastruttura in stile Mega Man, un immaginario che ricorda Le bizzarre avventure di JoJo ed una componente a metà tra deck-building e monster taming.
Nei panni di Sebastien (e Maria, laddove vogliate affrontare l’avventura in cooperativa locale), dovrete affrontare livelli autoconclusivi perlopiù lineari, tuttavia ricchi di strade alternative e segreti da rivelare. Se l’esplorazione in sé non regala particolari sussulti, è nei combattimenti che Spirit Mancer gioca… le sue carte. Ogni avversario dispone di una barra della salute nonché di una resistenza specifica a determinate tipologie di attacco. Il giocatore può puntare ad usare indistintamente i propri attacchi (fisici, a distanza e magici) per azzerare la vita del nemico, oppure farlo barcollare piegando le sue difese. Utilizzare le giuste manovre offensive per provare uno status di “stagger” permette anzitutto di liberarsi più velocemente degli avversari. Ma soprattutto concede la possibilità di catturare gli avversari all’interno di carte magiche. Queste diventeranno i mezzi di invocazione delle creature stesse, che combatteranno al vostro fianco con le loro abilità specifiche.
Le battaglie diventano dunque il centro focale di Spirit Mancer, che si presentano da subito un esercizio di abilità e tempismo. Il titolo incentiva ovviamente a sfruttare la meccanica legata alle carte, al fine di completare agevolmente i livelli. Inoltre collezionare creature sempre più potenti diventa fondamentale per gestire gli impegnativi boss del titolo, nonché le fasi finali dell’avventura.
Il flow dei combattimenti è dunque davvero divertente. Il vostro alter ego può spaziare da attacchi corpo a corpo ad un vasto (e variegato) armamentario di bocche da fuoco. Risulta altresì fondamentale evitare all’ultimo momento gli attacchi avversari, in modo da poter sferrare contrattacchi devastanti. L’utilizzo sapiente delle carte permette poi di gestire anche le situazioni più spinose ed articolate. L’impatto iniziale non è esattamente accomodante, vista la ricchezza delle possibilità presenti. Ma una volta assimilato il sistema di controllo e tutte le meccaniche, l’esperienza pad alla mano è indubbiamente gratificante.
Carta alta vince, carta bassa perde
Spirit Mancer si è rivelato una gradevolissima sorpresa, pur dovendo constatare qualche peccato di gioventù.
Parliamo perlopiù di un generalizzato problema di bilanciamento. I combattimenti all’inizio tendono ad essere articolati causa apprendimento delle meccaniche e del ritmo complessivo. Passano tuttavia ad essere molto presto piuttosto agevoli, salvo poi tornare ad essere giustamente impegnativi contro gli splendidi boss presenti. Nelle fasi finali dell’avventura, viene addirittura meno la necessità di gestire costantemente il proprio deck (tra l’altro, una funzione in cui è necessario l’uso della valuta ingame), visto che si punterà a sfruttare solo ed esclusivamente le carte migliori per fronteggiare le sfide finali.
La progressione non appare pertanto perfettamente ottimizzata, con l’intero comparto dedicato al deck-building che passa dall’essere una risorsa indispensabile e ritmica, ad un elemento imprescindibile solo nelle fasi più impegnative. Uno squilibrio che a tratti rende addirittura superflua l’attenzione sulle oltre 100 carte spirito presenti, finendo con l’essere una meccanica sfruttata non al meglio delle sue potenzialità.
In Spirit Mancer non manca infine un corollario di apprezzabili feature aggiuntive. Quando non sarete impegnati nei combattimenti, potrete gestire il vostro quartier generale. Da questo hub potrete far intraprendere spedizioni agli NPC del posto per il recupero di preziose risorse, migliorare abilità, acquisire potenziamenti. Tra le attività secondarie, segnaliamo anche l’immancabile pesca. Volendo completare al 100% il titolo saranno necessarie circa una dozzina di ore. Un ottimo traguardo per un’esperienza ludica convincente e soddisfacente.
Commento finale
Spirit Mancer rappresenta un convincente esordio per il team thailandese Sunny Syrup Studio. Una produzione intrigante nell’estetica quanto nel gameplay, che mescola con idee stimolanti concept ludici quali l’avventura hack & slash, il deck-building ed il monster taming. Il risultato finale è un indie divertente e gustoso, capace di coinvolgere grazie al loop avvincente dei combattimenti. Non tutte le meccaniche sono perfettamente calibrate e a volte ci sono piccole ingenuità di concetto, ma poco importa: la missione di Sebastien e Mary potrebbe conquistarvi.