In un mercato videoludico in cui il genere FPS è ormai saturo, distinzione e unicità sono le due parole d’oro per tentare di spiccare tra i colossi che, volenti o nolenti, tracciano ancora le fila in questo campo. Prime fra tutte le serie di Call of Duty e Battlefield, ma anche Halo, Far Cry, Doom e compagni vari. Tutti giochi che, nell’evolversi per stare al passo coi tempi ed offrire sempre nuovi spunti, pare abbiano mostrato praticamente ogni combinazione possibile nelle formule di gameplay, tanto da renderli spiritualmente simili. Tendenzialmente, due sono gli aspetti che dettano la scelta di un titolo rispetto ad un altro: uno è la notorietà, che ormai ha definito quali siano i punti di riferimento nel genere. L’altro è ciò che chiamerei “effetto abitudine“, ossia cimentarsi in esperienze che, da sempre, siano nelle proprie corde. Una sorta di comfort zone dove ci si sente sicuri delle proprie abilità e si conoscano gran parte dei cliché. La verità è che, in fin dei conti, ci si ritrova sempre davanti alla stessa formula, solo condita con storie e personaggi differenti.
Da parecchi anni ormai sembra mancare la volontà di distinguersi, limitandosi a fare il “compitino” che soddisfi quanti più giocatori possibili a scapito di un’identità ben delineata. Probabilmente il timore è proprio quello di perdere la popolarità universale, quella che raggiunge anche chi mastica poco di videogiochi e che, inevitabilmente, si traduce in maggiori introiti. Forse è proprio questo che ha portato molti FPS a divenire dei “more of the same“, puntando alla quantità piuttosto che alla qualità. Fortunatamente, esiste ancora qualche errante solitario che non ha piegato la propria personalità alla standardizzazione, fidelizzando quella “ristretta nicchia” di giocatori che è riuscito a conquistare proprio con l’unicità. In questo caso, si parla dello studio ucraino GSC Game World, che con l’attesissimo S.T.A.L.K.E.R. 2: Heart of Chornobyl ha sensibilmente migliorato quel sapiente mix di immersività, giusta complessità e componente survival che ha contraddistinto i predecessori.
Nonostante la gestazione del gioco sia stata piuttosto travagliata, in primo luogo a causa della guerra scoppiata nel pieno dello sviluppo, i ragazzi di GSC sono riusciti a confezionare un prodotto capace di strizzare l’occhio alle produzioni più blasonate. Mi sento solo in dovere di fare un appunto: o amate le esperienze “spietate” oppure non fa per voi, non esiste una via di mezzo.
Versione testata: PC (Steam)
Benvenuti nella Zona
S.T.A.L.K.E.R. 2 non si perde in troppi convenevoli prima di catapultarci nel vivo del gioco. Dopo un’introduzione che lascia un senso di disorientamento, scopriremo l’obiettivo del personaggio di cui vestiremo i panni. Skif, questo il suo nome, deve recuperare i sensori che gli sono stati rubati durante un assalto imprevisto mentre svolgeva il compito affidatogli da un certo Hermann. Descritta così, la storia appare piuttosto debole e priva di ispirazione, ma è proprio quando iniziamo a muovere i primi passi nel mondo di gioco che questa sensazione si dilegua rapidamente.
La Zona, una vasta area intorno a Pripyat circondata da un muro perimetrale invalicabile, è una landa desolata e ostile che cela tanti segreti e pericoli quante storie da raccontare. Il nostro obiettivo primario assumerà presto degli intrecci articolati, così come le missioni secondarie si riveleranno più di semplici compiti da portare a termine per racimolare risorse. Il team di sviluppo ha riposto una grande cura narrativa in S.T.A.L.K.E.R. 2, creando tante piccole ma curiose storie parallele che catturano l’attenzione al pari della trama principale. Ed è proprio qui che si nota la dedizione nel voler rendere veramente interessante un mondo di gioco che fa dell’esplorazione il suo cavallo di battaglia.
Per il giocatore medio, il primo impatto è indubbiamente quello dell’ennesimo, noioso “simulatore di camminate”. Chi decide di vedere oltre e di addentrarsi per qualche ora nella Zona, invece, si ritrova in poco tempo a fare i conti con un mondo denso e vivo che nasconde risorse, segreti e pericoli di ogni genere. Esatto, a fare i conti, perché S.T.A.L.K.E.R. 2 offre un’esperienza di gioco ormai rara nel suo genere, che non prende per mano il giocatore insegnandogli come sopravvivere in un mondo che si rivela spietato sin dall’inizio. Il tutorial è abbastanza risicato, la difficoltà è tarata verso l’alto e le meccaniche di gioco non sono rapide ed intuitive come ci si aspetta da un classico FPS. Al contrario, calma, sangue freddo e azioni ponderate sono la chiave per uscire vivi dalle situazioni complicate che molto spesso si presentano. Sostanzialmente, ci troviamo di fronte alla stessa formula di gioco che ha contraddistinto i capitoli precedenti, ma potenziata e inasprita sotto ogni aspetto.
La calma è la virtù dei forti
La componente survival è ancora più marcata in questo nuovo capitolo, mettendo a dura prova le nostre abilità ma mai in modo eccessivo e frustrante. La generosa varietà di armi che troveremo durante il gioco offre diversi approcci per ogni situazione; inoltre, è possibile montare accessori e potenziare il nostro arsenale per migliorare varie caratteristiche come danno, precisione e cadenza di tiro. Ma attenzione: ogni arma si usura con l’utilizzo, presentando inceppamenti sporadici che diventano sempre più frequenti fino ad arrivare all’inevitabile rottura se non riparata.
L’usura può avvenire più o meno rapidamente e dipende dalla frequenza di utilizzo, dai combattimenti (i proiettili, ad esempio, possono colpire le armi) e anche dalla tipologia di munizioni equipaggiate. Buona parte di pistole, fucili e mitragliatori, infatti, può essere caricata sia con proiettili standard sia con versioni potenziate. Queste ultime, ovviamente, infliggono danni maggiori, ma al contempo dispongono di una potenza esplosiva superiore che rovina la canna più in fretta. È importante perciò controllare spesso le condizioni del proprio arsenale così come quelle dell’armatura equipaggiata, che si deteriora a seconda dei danni ricevuti in ogni scontro. Uscire a viso scoperto e sparare all’impazzata contro gruppi di nemici non è poi così una buona idea, in fondo.
A proposito di nemici, S.T.A.L.K.E.R. 2 offre una buona gamma di ostilità disseminate in tutta la Zona. I meno temibili ma comunque ugualmente aggressivi sono gli umani, soprattutto se affrontati in gruppo, poichè tenteranno spesso di aggirarci e colpirci di sorpresa sfruttando il fuoco incrociato. Nel gioco sono presenti fazioni con ideologie e “modi di fare” differenti, e molte azioni e scelte che compiremo potranno ripercuotersi non solo sulla nostra reputazione verso determinati gruppi, ma anche sui singoli personaggi che incontreremo. Ad esempio, potrebbe capitare di fallire una missione perché abbiamo profanato il cadavere di un loro compagno caduto. Oppure potremmo decidere di risparmiare la vita di qualcuno che avremmo dovuto eliminare, per poi ritrovarlo in seguito pronto a tornarci utile per risolvere una situazione spinosa. Le varianti possono essere parecchie, ma solo proseguendo scopriremo il peso delle nostre azioni.
Più feroci e letali sono invece le varie creature che bazzicano nelle terre desolate, frutto di mutazioni dovute alle radiazioni rilasciate dall’esplosione del reattore della centrale nucleare di Chernobyl. Data la natura impietosa del gioco, ci troveremo molto presto faccia a faccia con uno dei mutanti più temibili del gioco. Istintivamente, la prima cosa che viene in mente è quella di fuggire sperando di seminarlo velocemente, salvo poi scoprire la sua capacità di diventare invisibile e muoversi velocemente. Non aggiungerò altro, ma S.T.A.L.K.E.R. 2 non la manda di certo a dire in quanto a situazioni da panico.
Se pensavate che fosse tutto qui, mancano ancora le cosiddette anomalie. Queste “trappole” elementali di vario tipo sono sparse per tutta la Zona e sono individuabili sia ad occhio nudo sia ascoltando il suono emesso dal nostro rilevatore. A primo impatto non sembrano particolarmente pericolose, e di fatto così è, ma possono diventarlo in situazioni specifiche. Ad esempio, se ce la stessimo dando a gambe levate senza prestare attenzione all’ambiente che ci circonda. Essere colpiti dai nemici può portare alla morte in un paio di colpi, e lo stesso vale finendo in un’anomalia. Alcune possono anche applicare degli effetti temporanei, rallentandoci o avvelenandoci. Ma in quanto trappole, possono anche rivelarsi dei game changer se sfruttate a proprio favore attirandovi, ad esempio, un mutante, risparmiandoci fatica e preziose munizioni.
Vivere la quotidianità
La vivacità della Zona è resa possibile da A-Life 2.0, una versione evoluta del sistema di gestione dell’I.A. già presente nei capitoli precedenti. Sebbene necessiti ancora di qualche aggiustamento, non è raro incontrare altri stalker come noi intenti ad esplorare qualche luogo oppure imbatterci in sparatorie tra fazioni e scontri tra creature. O ancora, ritrovarci alle strette durante un combattimento e ricevere supporto inatteso da tizi temerari che non si faranno troppi problemi ad aprire il fuoco. Può capitare anche di dover prestare attenzione al nostro “modo di presentarci”: talvolta, entrare in un accampamento con un’arma in mano potrebbe generare scompiglio.
L’esplorazione della Zona è indubbiamente l’elemento chiave su cui si erge tutta la struttura di gioco. La mappa ha un’estensione di quasi 65 km2 e si rivela piuttosto ricca di luoghi da scoprire e segreti da scovare. La ricerca di risorse è un aspetto fondamentale per la sopravvivenza: non avremo solo bisogno di medikit e bende per curarci e fermare eventuali emorragie, ma anche di bevande e cibo per recuperare più rapidamente la resistenza e mantenerci in salute. Anche il sonno farà capolino qualora non riposassimo dopo circa 24 ore, andando ad inficiare sulla nostra concentrazione.
Avventurarsi in un mondo così ostile non è di certo una passeggiata e bisogna valutare attentamente ciò che può tornarci utile per gestire al meglio il nostro inventario. Lo spazio nello zaino è limitato e il peso trasportato gioca un ruolo determinante per la mobilità di Skif: logicamente, essere dei bazar ambulanti non è una scelta saggia. Ogni risorsa ha un peso, incluse le munizioni, perciò occorre decidere la quantità da portarsi dietro in ogni “spedizione”. Tutto ciò che troviamo può comunque essere riposto in un capiente baule all’interno dei rifugi sparsi per la mappa oppure venduto ai vari mercanti per racimolare buoni, la valuta del gioco.
Vagando per la Zona potremo recuperare i cosiddetti artefatti, strani detriti e oggetti che fanno gola a qualsiasi stalker principalmente per il loro grande valore. Oltre a poterli rivendere, potremo equipaggiarli nei relativi slot dell’armatura per beneficiare di determinati effetti in base alla tipologia e alla rarità. Gli artefatti leggendari, nascosti in zone che pullulano di anomalie mortali, richiedono un maggiore impegno per essere individuati ma forniscono dei bonus che possono fare la differenza in combattimento.
Completare la missione principale richiede decine di ore di gioco, ma passerà facilmente in secondo piano dato che verremo travolti dalla curiosità di esplorare ogni anfratto di una Zona meravigliosamente cupa quanto Considerando il ritmo di gioco e la miriade di attività, missioni e luoghi da visitare, spolpare per bene S.T.A.L.K.E.R. 2 richiederà almeno un centinaio di ore. La dinamicità del mondo, in ogni caso, non lascerà mai spazio a tempi morti e senso di noia, mantenendo sempre alta l’attenzione del giocatore.
Il peso del fascino
La recensione prende in esame la versione PC, che ho giocato con la seguente configurazione:
- CPU: AMD Ryzen 7 5800X @ 3.8GHz
- GPU: NVIDIA GeForce RTX 3080 10GB
- RAM: 32 GB DDR4 @ 3.600MHz
- Risoluzione schermo: 2560×1440 (2k)
Partiamo dal presupposto che S.T.A.L.K.E.R. 2 si è rivelato subito un titolo piuttosto pesante da reggere, considerando che i requisiti consigliati richiedono la bellezza di 160 GB di spazio libero su SSD, 32 GB di RAM e CPU e GPU non più vecchie di 3-4 anni. Non è difficile capire il motivo una volta che si esplora la Zona, essendo viva, ricca di dettagli e priva di caricamenti. Il doppiaggio, disponibile in inglese e in ucraino, è ben realizzato così come le animazioni dei personaggi. Una nota di merito va indubbiamente alla grande attenzione che gli sviluppatori hanno dedicato alle animazioni di Skif, soprattutto quando si tratta di ricaricare un’arma o di bere e mangiare qualcosa. Ogni azione è stata realizzata con un livello di precisione e realismo sorprendente al punto da indurci spesso spesso ad ammirare le animazioni.
Con tutti i settaggi impostati su Alto e il DLSS su Qualità, il frame rate oscilla tra i 35 e i 90 fps con una media che si aggira sui 60 fps. Una resa sicuramente accettabile per giocare fluidamente, ma simbolo di un’ottimizzazione acerba che necessita di patch correttive. In diverse occasioni ho storto il naso quando, in ambienti chiusi e abbastanza ristretti, il frame rate calava drasticamente a 35-40 fps senza apparente motivo. Lo stesso è capitato visitando determinati insediamenti con più di una decina di NPC, sebbene non si trattasse di grosse città. Inoltre, non mancano alcuni bug grafici, fenomeni di stuttering (seppur sporadici) e problemi con l’illuminazione, in particolar modo al tramonto e di notte. Nel complesso, comunque, la resa visiva è ottima e non soffre di gravi problemi che minano la giocabilità.
Commento finale
S.T.A.L.K.E.R. 2: Heart of Chornobyl è uno di quei titoli che va provato almeno una volta per carpirne l’essenza. Non è sicuramente adatto a chiunque perché richiede tempo, dedizione ed abilità per padroneggiare una formula di gameplay che si basa principalmente sulla sopravvivenza e sull’esplorazione. La Zona è un’area ostile e spietata che non fa sconti a nessuno, dove un’arma inceppata nel momento sbagliato, una mossa troppo istintiva o una distrazione possono rivelarsi fatali. La componente narrativa è uno dei punti forti del gioco, non solo per la storia principale ma anche per le tante missioni secondarie che tessono vicende altrettanto articolate ed interessanti. Inoltre, buona parte delle nostre azioni influenzeranno la reputazione con fazioni e personaggi, aprendo nuove strade o chiudendo portoni. Al netto di alcune incertezze dal punto di vista tecnico, S.T.A.L.K.E.R. 2 offre un’esperienza impegnativa, appagante e dinamica perfettamente in grado di soddisfare i giocatori che amano le sfide.
S.T.A.L.K.E.R. 2: Heart of Chornobyl è disponibile su ENEBA a prezzo scontato.