Viaggio nel passato con la remaster di Starcraft, il primo indimenticabile capitolo dell’epopea scifi
Anche nei videogames, inutile negarlo, esistono mode, stagioni, “ere”, se preferite, che influenzano il nostro modo di giocare e di scegliere i videogames a cui giocare. Imprigionati nell’era dell’open world a tutti i costi, abbiamo quasi dimenticato che in passato c’è stata l’era delle avventure grafiche, quella dei platform 2D poi quella dei platform 3D, l’era degli RPG a turni e poi c’è stata la gloriosa era degli RTS che per un certo periodo di tempo ha monopolizzato il gaming su PC.
Nella concezione ciclica del tempo di stoica memoria, così come in quella dell’eterno ritorno di Nietzsche, anzi, l’universo nasce e muore per poter poi rinascere ripetendo eternamente un certo corso e rimanendo sempre se stesso. E così anche i generi videoludici, nascono, influenzano il nostro modo di vedere il settore e poi scompaiono dai radar, ritornando magari a distanza di decenni.
Il paragone forzato con un caposaldo della filosofia per spiegare il ritorno in auge degli RTS vi sembrerà azzardato, ed in effetti lo è, ma è indubbiamente una intro ad effetto per annunciare, come merita, il ritorno di uno dei titoli che ha segnato per sempre il genere degli RTS e ha sancito l’affermazione definitiva dell’outsider Blizzard nel panorama dell’intrattenimento videoludico: stiamo parlando di Starcraft, primo capitolo della saga che oggi ritorna in versione remastered sfruttando l’effetto nostalgia e il rinnovato interesse occidentale verso un genere che sembrava oramai abbandonato ma che, anche con l’annuncio di un altro ritorno importante, quell’Age of Empires che ci ha insegnato la storia in maniera “alternativa”, segna definitivamente il ritorno della golden age degli strategici in tempo reale.
Il gioco che ci meritiamo o quello di cui avevamo bisogno?
Starcraft remastered potremmo definirlo un fan service a tutti gli effetti, nel senso buono del termine. Il gioco infatti lungi dall’introdurre meccaniche nuove nei rodatissimi ingranaggi che lo hanno reso celebre e che ancora oggi appassionano migliaia di giocatori, soprattutto in Corea del sud dove non più di due anni fa all’ultimo torneo organizzato sono stati messi in palio ben 4 milioni di dollari dall’emittente televisiva OGN, ripropone esattamente i contenuti che hanno reso tanto popolare il gioco originale e la sua espansione Brood War, aggiungendo a questi un comparto grafico adattato alle moderne risoluzioni.
Non pensate però che il lavoro sia stato facile, anzi; l’adattamento ai PC moderni ha causato più di qualche grattacapo agli sviluppatori di Blizzard, che hanno dovuto riscrivere integralmente alcune parti di gioco e, ovviamente, creare nuovi assets in alta definizione.
Il risultato è un’opera che è rimasta fedele a se stessa con tutti i pro e i contro del caso.
Nella Starcraft remastered è compresa anche l’espansione Brood Wars, per un totale di sei campagne. Le campagne non hanno una coerenza narrativa unitaria, come invece accade per Starcraft 2 e le tre campagne Wings of Liberty, Heart of the Swarm e Legacy of the Void, tuttavia già da questo capitolo è possibile individuare quella che poi sarebbe stata una caratteristica di tutti i giochi futuri di Blizzard, ovvero l’attenzione all’aspetto narrativo che, in futuro, ci avrebbe regalato giochi con lore incredibilmente vaste e dettagliate
Le meccaniche di gioco, allo stesso modo non sono cambiate, risultando un po’ macchinose per chi è abituato agli strategici moderni, ma accettabili per chi è rimasto ancorato ai vecchi classici per PC: manca per esempio la possibilità di selezionare più di 12 unità in contemporanea, quella di selezionare solo un particolare tipo di unità, o le unità inattive, così come la possibilità di automatizzare la raccolta delle risorse. Resta invece perfettamente calibrata la IA delle diverse razze, Terran, Zerg e Protoss, che agisce in modo diverso sfruttando le caratteristiche peculiari di ciascuna, la fanteria per i terran, il numero per gli Zerg, il fattore economico e tecnologico per i Protoss.
Le missioni, 50 in tutto, si susseguono con una buona progressività per quanto riguarda il grado di difficoltà, con le prime a fungere da tutorial delle varie razze; affrontandole dalla prima all’ultima vi permetteranno di (ri)prendere dimestichezza con il mondo di Starcraft per poi punirvi inesorabilmente in quelle dell’espansione BroodWar.
Prepararsi alla carneficina
Diverso il discorso per il comparto multiplayer. Dal punto di vista tecnico il gioco non si discute: matchamarking perfetto, varietà delle mappe, incredibile numero di giocatori già dai primi giorni di uscita del gioco, netcode praticamente perfetto. Il problema principale è che se non siete dei fan di vecchia data del gioco, le probabilità di vittoria in multiplayer sono praticamente pari a zero, rendendo l’intera esperienza piuttosto frustrante. Il gioco infatti è stato già colonizzato da semi pro-players che difficilmente vi lasceranno scampo relegandovi al ruolo di sparring partner. Questo è quello che è successo a noi nelle prime ore di gioco.
Un tuffo al cuore
Dal punto di vista grafico il lavoro è stato certosino nell’adattare il gioco alle esigenze dell’utenza moderna, senza snaturare il lato artistico del gioco originale. Oltre al supporto per il widescreen, gli sprite sono stati ridisegnati mantenendo lo stile originale, ma eliminando l’effetto scalettatura, che è comunque possibile riattivare in ogni momento attivando la grafica originale. I video di intermezzo in computer grafica non hanno avuto la stessa sorte, subendo solo un processo di pulizia che li ha resi sicuramente accettabili sui monitor moderni, ma non all’altezza del restante comparto grafico. Abbiamo molto apprezzato, invece, le nuove scene di intermezzo non animate tra una missione e l’altra, che sono state realizzate da zero con artwork originali.
Buono il comparto audio originale rimasterizzato con un doppiaggio che è ora diventato coerente con il secondo capitolo grazie all’utilizzo dei doppiatori di StarCraft 2
Commento finale
L’operazione nostalgia di Starcraft Remastered è sicuramente riuscita. Il gioco fa leva sui sentimenti di tanti vecchi giocatori che, rigiocando l’epopea sci-fi creata da Blizzard nel lontano 1998, sicuramente avranno modo di ripercorrere un momento spensierato della loro giovinezza.
Dal punto di vista ludico tuttavia il gioco non aggiunge nulla ad un genere che, con le tre campagne di Starcraft II, ha trovato una sintesi perfetta di narrativa e gameplay. In definitiva se siete dei nostalgici e volete ripercorrere la storia dell’RTS fantascientifico per eccellenza, 15 euro non sono un prezzo esagerato. Nel caso in cui, invece, foste alla ricerca solo di un buon RTS il consiglio è quello di lanciarvi sulle tre campagne di Starcraft II o, perché no, dare uno sguardo alla mod Mass Recall che vi permette di rigiocare alla campagna del primo capitolo con il motore di gioco di Starcraft II.