StarVaders potrebbe rappresentare l’archetipo perfetto delle produzioni indipendenti. Realizzato da una manciata di sviluppatori? Si. Fresche meccaniche di gameplay che attingono da alcuni dei generi favoriti dagli amanti del vivace sottobosco di Steam? Certamente. Passione che trasuda dalla cura riposta nella seppur modesta presentazione estetica? Presente.
Dallo sforzo di Pengonauts, piccolo studio di sviluppo composto da tre persone con sede a Montreal, nasce questa gagliarda fusione tra deckbuilding, roguelike e tattico basato su griglie. Un melting pot intrigante (soprattutto perché sono alcuni dei generi preferiti di chi vi scrive, NdR), tanto immediato nell’approccio quanto profondo nelle proprie strategie, che potrebbe diventare una piccola perla nascosta. Della quale oggi abbiamo il piacere di parlarvi.
StarVaders è disponibile dal 30 Aprile per PC (via Steam).
Versione testata: PC
Alieni contro robottoni
In una realtà alternativa non meglio precisata, la Terra è stata messa al centro delle spiacevoli attenzioni di extraterrestri bellicosi. Le difese del nostro pianeta sono state stracciate dalla superiorità tecnologica aliena, mettendo a repentaglio il futuro stesso della specie. Tuttavia, non tutto è perduto. Nei panni di alcuni coraggiosi piloti, i giocatori saliranno a bordo di portentosi mech per combattere l’invasione. E respingere gli ostili visitatori da dove sono venuti.
StarVaders offre un classico pretesto narrativo per mettere i giocatori al centro di un canovaccio utile a giustificare le battaglie tra alieni e robot. Un evergreen intramontabile nella fantascienza cinematografica e videoludica, che vanta invero una buona ramificazione. Con dieci diversi piloti da interpretare, ciascuno dotato di una storia personale, ed una campagna articolata in sezioni multiple che nascondono un finale segreto, gli sviluppatori di Pengonauts sono riusciti a rendere attraente e stuzzicante anche un incipit altrimenti poco brillante.

Dal punto di vista estetico, StarVaders propone un art design prettamente bidimensionale con un’estetica che richiama tratti occidentali ed asiatici realizzati con il contributo dell’artista freelance DeadSlug. Ammiccante e colorato, il risultato convince e garantisce un appeal carismatico e fresco alla produzione.
Un titolo che gode altresì, oltre che di una presentazione di buon livello, anche di un comparto tecnico estremamente accomodante. In attesa di scoprire se StarVaders supporterà anche Steam Deck (che potrebbe rappresentare la sua dimensione ideale), la produzione chiede requisiti di sistema davvero modesti. Parliamo di un processore da almeno 2.0 GHZ, una memoria che disponga almeno di 4 GB di RAM ed una scheda video da 1 GB. Specifiche che al giorno d’oggi non rappresentano di certo un problema, anche per chi dispone ancora di limitati PC preassemblati (si, lo sappiamo che qualcuno c’è, non vi nascondete).

Pesca la carta, distruggi l’invasore
StarVaders è quello che accade quando si decidere di creare uno strategico mettendo insieme solidi roguelike deckbuilder come Slay the Spire ed Inscryption e concept intramontabili presi da Tetris e Space Invaders.
La produzione Pengonauts pone infatti il giocatore nei panni di uno dei tre mech impiegati in battaglie di difesa della Terra. I combattimenti si svolgono tuttavia attraverso un’avvincente simbiosi di meccaniche ludiche. Anzitutto, le lotte avvengono all’interno di livelli suddivisi in caselle. Sul lato basso ci sarà l’area da difendere, presieduta dal vostro alter ego robotico. Dal lato opposto gli invasori alieni, che col passare dei turni scenderanno avvicinandosi sempre di più. Compito del giocatore è sconfiggere le creature ostili prima che raggiungano la parte inferiore dello schermo, che può tollerare solo una minima quantità di attacchi (contraddistinti dall’indicatore Doom) prima di decretare il vostro fallimento difensivo.

Se strutturalmente vi abbiamo praticamente descritto una rilettura dell’intramontabile titolo sviluppato da Tomohiro Nishikado, StarVaders tuttavia gestisce i combattimenti stessi non come uno shooter in tempo reale bensì come una partita a scacchi regolata dal deck che vi costruirete gradualmente. Il mech infatti si muove e sferra attacchi a seconda delle carte che compongono il vostro mazzo. Le stesse andranno giocate non solo considerando le sortite avversarie, ma anche il costo della singola azione (esagerare porta al surriscaldamento del mech, con spiacevoli conseguenze), le urgenze da gestire con priorità e le possibilità di predisporre combinazioni letali.
Dopo ogni scontro portato a termine, potrete ottenere nuove carte o potenziamenti con i quali migliorare il deck e renderlo sempre più adatto alle crescenti sfide del gioco. Studiare le combinazioni ottimali per sviluppare il mazzo passa anche attraverso i test sul campo di battaglia. Realizzare combo con le abilità del vostro robot è la chiave per uscire dalle situazioni più disperate, realizzando alchimie devastanti e spettacolari. Grazie ai Chrono Token è anche possibile riavvolgere brevemente il tempo per cancellare un azzardo eccessivo e trasformare una disfatta in una nuova sfida. Il culmine dei duelli sono gli scontri contro i boss, avversari ostici che dovranno essere affrontati non solo con la forza delle vostre armi, ma anche e soprattutto con l’acume delle vostre scelte tattiche.

Strategia gestionale
Sebbene infatti a prima vista possa sembrare un titolo piuttosto scanzonato, StarVaders rivela una piacevole profondità strategica legata alla gestione generale delle meccaniche ludiche.
Come ogni deckbuilder, ovviamente il primo pensiero sarà sempre quello di costruire gradualmente il mazzo migliore a seconda delle caratteristiche del vostro mech e del playstyle prescelto per affrontare le minacce. Tuttavia, son proprio queste ultime che garantiscono una pregevole stratificazione all’esperienza. I nemici non saranno infatti mere spugne per danni, ma risponderanno attivamente alle offensive, si doteranno di scudi e manovre evasive, chiederanno rinforzi e molto altro. Il player dovrà quindi studiare le tattiche migliori in ogni scontro, tenendo in debita considerazione anche e soprattutto il piazzamento sulla scacchiera rettangolare di gioco. Alcuni attacchi si propagheranno infatti in diagonale. Altri potranno essere gestiti in maniera simile agli ordigni della saga di Bomberman. Ci sarà addirittura anche la possibilità di chiamare bot che mimeranno le vostre azioni.

StarVaders è dunque un titolo capace di regalare ore ed ore di divertimento, grazie ad una rigiocabilità elevatissima ed un buon numero di contenuti. Tra i diversi personaggi giocabili, i tre mech che garantiscono approcci alle battaglie molto diversi, le Challenge Mode, le sfide del giorno ed oltre quattrocento carte ed artefatti, c’è davvero di che sbizzarrirsi.
Al contempo, i portentosi mech del team canadese mostrano qualche piccola ruggine sulle loro scocche lucenti. Sebbene sia stato progettato dichiaratamente per prediligere “chiarezza ed accessibilità“, senza un esubero di tutorial e spiegazioni, StarVaders tuttavia risulta molto più profondo di quanto non voglia apparire. In linea generale questo è in realtà un aspetto davvero positivo. Tuttavi, dall’altro lato alcune meccaniche e finezze di gameplay tendono ad essere poco valorizzate dal game design e relegate alla sperimentazione da parte del giocatore. Il rischio è di trovarsi ad affrontare l’esperienza ludica senza i giusti presupposti conoscitivi. Un peccato, visto che ci si può perdere davvero molto di quanto StarVaders ha da offrire.

Commento finale
Con StarVaders, il modesto team di sviluppo Pengonauts si presenta con personalità nel panorama delle produzioni indipendenti. Dopo aver mescolato con gusto Star Invaders agli strategici basati su griglie, il deckbuilder roguelike realizzato dalla software house di Montreal è stato in grado di coinvolgerci e divertirci. Semplice da approcciare e difficile da padroneggiare, la lotta ai visitatori extraterrestri offre un gameplay loop magnetico e gustosamente variegato e profondo. Se siete amanti delle sue fonti di ispirazione, StarVaders è l’esatta definizione di “ancora una partita e poi smetto… forse…. forse no”.








