Un viaggio di sopravvivenza verso Marte.
Versione testata: Switch.
Da sempre l’universo è avvolto da un fitto alone di mistero per ognuno di noi. Uno spazio che da tempo immemore alimenta fortemente la curiosità dell’essere umano, tanto da portarlo a chiedersi come spingersi fisicamente oltre i confini della Terra. La svolta epocale avviene soltanto nel 1961, quando il sovietico Jurij Gagarin “rompe le barriere dell’atmosfera” e diviene il primo uomo a volare fuori dal nostro pianeta, segnando così un nuovo traguardo per l’umanità nonché la possibilità di esplorare fisicamente quell’affascinante, misteriosa ed infinita immensità.
Da quel momento seguirono svariati viaggi spaziali, tra cui il celebre sbarco sulla Luna nel 1969, oltre ad alcune missioni tuttora in corso di perfezionamento per renderle adatte all’essere umano. La più famosa è sicuramente l’esplorazione di Marte ed è proprio su questo che si basa Tharsis, videogioco sviluppato da Choice Provisions ed originariamente uscito nel 2016 su PC e PlayStation 4. A distanza di quattro anni, Tharsis (che non a caso è il nome attribuito ad una zona montuosa del pianeta rosso) è sbarcato anche su Switch e siamo pronti a dirvi cosa ne pensiamo di questa versione semi-portatile.
Questione di fortuna
La ricezione di un misterioso segnale di possibile origine extraterrestre porta una squadra di astronauti ad intraprendere un lungo viaggio verso Marte per fare luce sulla reale fonte. Durante il tragitto, però, una tempesta di micrometeoriti danneggia la navicella Iktomi, costringendo l’equipaggio a proseguire la missione facendo i conti con intemperie spaziali e pericolosi guasti che potrebbero far fallire tutto o, peggio, portare alla morte l’intero gruppo.
E’ innanzitutto da specificare che si tratta di uno strategico a turni che segue sostanzialmente l’impostazione di un gioco da tavolo virtuale, in quanto il gameplay è prettamente basato sul lancio di dadi. L’obiettivo, come intuibile, è quello di raggiungere il pianeta rosso sopravvivendo agli “eventi” che si presentano nelle varie settimane di viaggio, riparando vari moduli della navicella spaziale appoggiandosi ai vari membri dell’equipaggio ma, al contempo, tenendo anche d’occhio salute e stress di questi ultimi.
La probabilità di successo di ogni singola nostra azione dipende, quindi, dal risultato dei dadi lanciati, il cui numero varia da un massimo di cinque fino a zero in base alla barra della “fame” dei personaggi, corrispondente appunto ai dadi disponibili. La risoluzione dei problemi che si presentano sulla Iktomi (che generalmente sono riparazioni di vari compartimenti) richiede il raggiungimento del risultato riportato, e va da sé che un membro con un maggior numero di dadi a disposizione nel suo turno abbia una maggiore probabilità di ottenere la cifra necessaria, risparmiando il prezioso intervento degli altri astronauti per altri compiti.
Per riparare i vari guasti, infatti, è possibile utilizzare anche più di un personaggio se uno solo non riesce a raggiungere il risultato richiesto, ma bisogna tenere bene a mente che ogni membro può essere chiamato all’azione solamente una volta in ogni turno (equivalente ad una settimana nel tempo di gioco). Ciò significa che è di fondamentale importanza ponderare accuratamente le azioni, in quanto la temporanea “eliminazione” dal turno in corso di un aiuto umano extra potrebbe rivelarsi devastante per la navicella o addirittura fatale per alcuni personaggi. Lo stesso vale per i rilanci limitati dei dadi: se non siamo soddisfatti dal risultato, possiamo migliorarlo (o peggiorarlo) lanciandoli nuovamente per un paio di volte, mettendo in conto che l’intero sistema è lasciato al caso.
Forse è questo il neo più grosso di Tharsis, ovvero la casualità che accomuna ogni elemento del gioco. Nonostante si tratti di uno strategico a turni, il fatto di racchiudere totalmente il gameplay in una manciata di dadi che non possiamo in alcun modo controllare nel risultato (se non tenendo “in panchina” qualche numero interessante fra un rilancio e l’altro) può far storcere il naso, soprattutto agli amanti del genere. Ciò che viene principalmente chiesto al giocatore, quindi, è di effettuare scelte teoricamente migliori di altre e sperare che la dea bendata non abbia la luna storta, pena dei malus all’equipaggio o l’impossibilità di riparare guasti in grado di danneggiare anche considerevolmente l’integrità della Iktomi. Perdere, inoltre, significa ricominciare da capo il viaggio, con nuove varianti che vanno a rimescolare la strategia utilizzata nella partita precedente se si gioca la “modalità sandbox”.
A questo proposito, in questa modalità è possibile scegliere i membri dell’equipaggio (a scelta fra 9 totali, alcuni dei quali sbloccabili completando i requisiti richiesti) e la difficoltà ogni qualvolta inizieremo una nuova partita. Più che sulla longevità, il gioco punta sulla rigiocabilità, in quanto la durata di una singola partita è relativamente breve indipendentemente dalle opzioni selezionate, con il cambiamento dei vari eventi come unica ma solida variabile.
Diversamente, è possibile affrontare una decina di missioni in cui inizieremo in condizioni più o meno critiche e dovremo sopravvivere il tempo richiesto per completare l’obiettivo. Queste sfide, dobbiamo dirlo, risultano essere abbastanza toste, poiché le azioni a nostra disposizione per evitare che vada tutto in fallimento sono veramente risicate ed un singolo errore può farci perdere immediatamente la partita.
Mors tua vita mea
Le condizioni della navicella spaziale non sono il solo problema di cui dovremo occuparci. La gestione dei singoli membri è essenziale per la riuscita della missione ed è importante tenere d’occhio la loro sanità fisica e mentale.
Le varie azioni di riparazione, infatti, non sono prive di rischi. E’ necessario essere consapevoli, infatti, che ottenendo risultati specifici durante il lancio dei dadi (ad esempio un 2 o un 4) potremo incorrere in tre penalità: danno alla salute di un membro, annullamento di un dado o impedimento di ottenere nuovamente un preciso numero rilanciando i dadi. L’unico aiuto che avremo saranno gli assist, che fino al loro esaurimento ci salveranno dalle penalità.
Oltre a quanto già descritto, i dadi possono essere impiegati in altri modi differenti, sempre mettendo in conto le possibili conseguenze. Possiamo utilizzarli nei progetti di ricerca, i quali permettono di ottenere dei bonus piuttosto utili in grado di facilitare la sopravvivenza e che non verranno resettati nei prossimi turni, così come nell’abilità specifica di ogni astronauta, ad esempio l’incremento di un punto salute per tutti i membri all’interno di un modulo stabilito. Questo fa capire ulteriormente come siano indispensabili le nostre mosse e la minuziosa gestione delle risorse in nostro possesso in ogni turno.
Ogni qualvolta sopravviveremo ad una settimana del gioco, verremo introdotti a quella seguente da una breve scena di intermezzo in stile fumetto che varia sulla base delle azioni intraprese. Subito dopo, prima di ritrovarci nuovamente di fronte alla visuale esterna della Iktomi, dovremo confrontarci con una sorta di briefing che ci porrà di fronte a due “strategie” per il turno in arrivo, proposte da uno o più membri della squadra. In base al livello di stress e all’umore del nostro equipaggio, queste due opzioni risulteranno più o meno impattanti sia positivamente che negativamente, pertanto aggiungeranno nuove variabili nel proseguimento del viaggio verso Marte. Tra queste, nei momenti più disperati potrebbe comparire la decisione di darsi al cannibalismo, riducendo la salute degli astronauti ed aumentando lo stress ma, al contempo, guadagnandoci nel cibo e, di conseguenza, nel numero di dadi a nostra disposizione.
Nelle situazioni più estreme, a volte può essere necessario sacrificare qualcuno per salvare il resto dell’equipaggio e la navicella spaziale, mentre a volte è ammissibile la perdita di un modulo della Iktomi per mantenere l’integrità di altri. In ogni caso, il numero di membri sopravvissuti una volta raggiunto Marte dà accesso a finali multipli. Infine, ciò che potrebbe far desistere alcuni giocatori dall’acquisto è la totale assenza dell’italiano come lingua, e data la presenza piuttosto ricca di informazioni sullo schermo potrebbe non essere così intuitivo imparare velocemente tutte le meccaniche.