Non tutti i giochi nascono per sorprendere. Alcuni arrivano in punta di piedi, senza clamore, e ti chiedono soltanto di restare un po’ con loro. Trash Goblin è uno di questi: un titolo che non urla, non corre, non spinge. Si limita a esistere, con la calma di chi ha tutto il tempo del mondo e la grazia di chi trova bellezza nei gesti più semplici.
Nel suo negozietto nascosto tra le pieghe di un villaggio qualunque, un piccolo goblin si prende cura di oggetti dimenticati. Li scova, li pulisce, li assembla e li rimette al mondo sotto forma di trinket colorati e strampalati. Non c’è fretta, non c’è sfida, non c’è nemmeno una vera e propria trama a spingerti avanti: solo il desiderio, giorno dopo giorno, di aggiustare qualcosa.
Trash Goblin è un gioco che si accontenta – e proprio in questo trova la sua forza. È una pausa gentile, una parentesi quieta nel caos del quotidiano. E forse, in fondo, è proprio quello che serve ogni tanto.
Versione testata : PC/Steam
Gameplay – Mani che curano, tempo che scorre lento
Giocare a Trash Goblin è un po’ come passare un pomeriggio d’inverno davanti al banco di un vecchio rigattiere: osservi, scegli, pulisci, e poi aspetti. Non c’è ansia, non c’è rumore, solo un ritmo lento che invita a restare. Nei panni di un piccolo goblin gentile, il giocatore si ritrova a gestire una bottega di cianfrusaglie, trasformando oggetti sporchi e malandati in piccoli tesori da vendere.
Il cuore dell’esperienza ruota attorno a tre gesti fondamentali: scolpire, pulire, e assemblare. Un cliente arriva al bancone con una richiesta precisa. Tu torni al banco da lavoro, prendi lo scalpello e dai forma alla materia. Poi una passata di spugna, magari un’aggiunta creativa, un dettaglio che unisce due oggetti in uno solo. Non è complicato, non vuole esserlo. È semplice, quasi meditativo.
Non ci sono penalità, non ci sono pressioni. Se un oggetto non è pronto, puoi rimandare il cliente. Se hai bisogno di dormire, il gioco ti invita a farlo. Le giornate scorrono placide, mentre la tua bottega prende lentamente forma con nuove mensole, utensili e decorazioni.
Nel tempo, si aprono nuove zone, compaiono clienti più esigenti e strumenti sempre più curiosi. Ma il tono non cambia mai. Trash Goblin non accelera, non si agita. Ti chiede solo una cosa: prenderti cura di qualcosa, un oggetto alla volta.

Atmosfera e direzione artistica: un piccolo mondo fatto a mano
Non serve molto per creare un mondo accogliente. Basta una musica dolce in sottofondo, qualche disegno fatto con cura, una palette che scalda lo sguardo e fa sentire a casa. Trash Goblin non ha bisogno di stupire: lo fa con la sua tenerezza visiva e con la gentilezza di ogni dettaglio.
I modelli 3D dei trinket – gli oggetti che restauriamo – sono semplici ma affascinanti, scolpiti con una sensibilità che ricorda il lavoro artigianale. I personaggi che bussano alla nostra finestra sono strambi, affettuosi, curiosi. Ciascuno porta un po’ di colore, una battuta bizzarra, una richiesta particolare. Alcuni sembrano usciti da un albo illustrato per bambini, altri da un sogno fatto d’argilla.
La resa grafica non cerca realismo: cerca coerenza. E la trova. Così come il sonoro, discreto ma avvolgente. La spugna che gratta, lo scalpello che incide, i piccoli grugniti dei clienti: ogni suono accompagna il gesto, rafforza il senso di intimità che pervade tutta l’esperienza.
Accessibilità e durata : senza fretta, senza paura
Trash Goblin non ha timer da battere, non ha punteggi da inseguire, non ha nemici da combattere. È un gioco che rispetta il tempo del giocatore e, forse ancor di più, il suo bisogno di rallentare.
Anche nei controlli si percepisce questa cura: le azioni manuali – come pulire o scolpire – sono semplificate da opzioni accessibili, pensate per chi non vuole o non può affaticarsi. Il mouse e tastiera funzionano alla perfezione, con una navigazione intuitiva tra finestra, banco e registro.
La campagna principale dura circa dieci ore, ma non esiste un vero “finale”. Dopo i crediti si può continuare a giocare, a creare, a vendere, a decorare. La longevità è quindi nelle mani di chi gioca: chi ama questo tipo di esperienza ci potrà tornare ancora e ancora, come a un rito quotidiano. Chi cerca varietà, ritmo o sfida invece potrebbe trovare presto un senso di ripetitività.

Personalizzazione e gestione del negozio: il piacere delle piccole cose
In Trash Goblin, ogni giornata trascorsa al banco porta con sé qualche moneta in più, e con quelle monete arriva la voglia di rendere il proprio spazio un po’ più bello. Si può allargare il negozio, aggiungere scaffali, acquistare piante, cambiare il copriletto o scegliere una nuova carta da parati. È una personalizzazione senza fronzoli, ma proprio per questo autentica: non serve impressionare nessuno, basta comporre l’ambiente che ci somiglia di più.
Anche gli strumenti di lavoro possono essere migliorati, rendendo le attività quotidiane più semplici e gratificanti. Ogni nuovo oggetto – come la macchinetta del caffè o la vasca per pulizie notturne – aggiunge un piccolo tassello all’efficienza del negozio, senza mai rompere il delicato equilibrio del gioco.
Non c’è un sistema economico da padroneggiare né una curva di difficoltà da scalare. Solo una lenta, serena crescita, che trasforma un banco spoglio in un laboratorio pieno di personalità.
Commento finale
Trash Goblin non è un gioco che punta in alto, ma sa esattamente dove vuole arrivare. È una carezza videoludica, un piccolo rifugio da aprire quando si cerca pace più che stimoli. Non sorprende, non accelera, non scuote. Ma accompagna. Con la sua routine fatta di chiselli e spugne, di clienti bizzarri e minuscoli gesti quotidiani, costruisce un’esperienza che non pretende nulla e che proprio per questo riesce a rilassare. Non tutti lo apprezzeranno: chi cerca sfida, varietà o profondità rimarrà inevitabilmente in superficie. Ma per chi ama prendersi il proprio tempo, tra una personalizzazione e un oggetto da lucidare, Trash Goblin offre un mondo gentile, dove l’unica pressione è quella del pollice sul mouse.
Un titolo onesto, costruito con cura, che fa della semplicità la sua forza più grande.







