The Dark Pictures – Man of Medan, la recensione

Dagli autori di Until Dawn!

All’avvio di Man of Medan, il primo nell’antologia horror di Supermassive Games, The Dark Pictures, a catturare la nostra attenzione c’è un’opzione presente nel menu principale: “Non giocare solo“. Cosa sta a significare? Gli sviluppatori sapevano esattamente come i giocatori avevano approcciato il titolo precedente Until Dawn, passandosi il controller con gli amici in una stanza buia, urlando e ridendo per i jump scared in una sorta di grande B-movie videoludico. Man of Medan, mantiene le caratteristiche di condivisibilità, ma lo fa con modalità realizzate ad hoc. Sotto diversi aspetti è sicuramente realizzato meglio di Until Dawn e presenta situazioni più “spaventose” ma purtroppo qualcosa nel gioco non ha funzionato così come doveva.

A partire da un plot narrativo significativamente meno impattante di quello di Until Dawn, il che ha portato Man of Medan ad essere una sorta di successore spirituale che fa un passo in avanti e due indietro rispetto al precedente titolo dello studio. Inoltre, i tanti problemi tecnici, che abbiamo riscontrato anche durante la nostra prova a Colonia, speravamo che sarebbero stati risolti dall’enorme patch correttiva rilasciata con il lancio del gioco. Alla fine, così non è stato e questi problemi sono diventati a dir poco debilitanti rendendo almeno in parte, frustrante giocare a Man of Medan. Per un gioco che valorizza la rigiocabilità con molteplici scelte e conseguenze, le lacune in termini tecnici (e la legnosità dei personaggi) non invogliano di certo il giocatore a riprendere il pad e rimettersi a giocare nuovamente.

Dalla capanna nei boschi ad una nave fantasma

Mentre Until Dawn rappresentava il sottogenere dell’horror che potevamo considerare come “capanna nei boschi“, Man of Medan si va a collocare invece, in un genere diverso, in quanto alla base dell’intera struttura narrativa, abbiamo una grande “nave fantasma“. La trama coinvolge alcuni giovani che prendono una barca per un’immersione esplorativa quando le loro dis-avventure li portano a una nave misteriosa e piuttosto inquietante. Come Until Dawn, Man of Medan abbraccia completamente gli horror di serie B, con un’enfasi sulla personalità dei personaggi e sugli archetipi.

C’è il simpatico Alex, il suo fratello minore “nerd” e socialmente imbarazzante Brad, l’avventurosa Julia, e il fratello piuttosto arrogante di Julia, Conrad, interpretato da Shawn Ashmore, l’attore più riconoscibile del gruppo. A loro si unisce Fliss, il capitano un po’ misterioso che hanno assunto per la loro spedizione esplorativa. Si tratta di personaggi che abbiamo già visto nei film appartenenti al genere e come nei film, la maggior parte dei loro comportamenti probabilmente vi irriteranno come non mai. In aggiunta, troviamo la figura del Curatore (Pip Torrens), che svolge il ruolo di voce narrante e interviene commentando l’andamento della partita e offrendo alcuni consigli su quale sarebbe la mossa giusta da fare.

Tutte le performance di voice e motion capture sono certamente passabili e in fin dei conti convincono abbastanza bene. Fra jump scared a basso costo e qualche esilarante linea di dialogo mista alle reazioni dei personaggi, talvolta, piuttosto che avere uno spavento, ci faremo una grassa risata, anche se nulla di tutto ciò era stato pensando per essere divertente. Ci chiediamo se la caratteristica da B movie sia sostenibile nelle produzioni future. Oggigiorno l’utenza, ricerca horror più coinvolgenti e intelligenti (Jordan Peele o Ari Aster insegnano)). Con angoli di ripresa cinematografici e un persistente letterbox widescreen, Invece, Man of Medan sembra uno di quei film che vengono distribuiti direttamente in DVD.

Gameplay

Le meccaniche di gioco sono pressoché identiche a quelle di Until Dawn sebbene cambiano per quanto riguarda nome e estetica. Tutto si basa sui dialoghi ed ogni decisione/scelta potrebbe avere conseguenze importanti e diametralmente opposte rispetto ad altre. Ogni conversazione dà accesso a due diverse alternative, e una terza opzione che prevede di rimanere in silenzio. Accedendo al menù di gioco si può tenere traccia della relazione che intercorre tra i personaggi, che si andrà a modificare a seconda delle decisioni prese. Attraverso la “bussola morale“, saranno evidenziate le decisioni più rilevanti e le mutevoli relazioni tra i cinque membri principali del cast (rappresentate da una barra nel menu). Le immagini anziché i totem daranno ai giocatori suggerimenti e premonizioni per il futuro. Attraverso questi indizi sarà possibile ricevere suggerimenti che se capiti, ci permetteranno di valutare meglio la scelta da compiere. L’esplorazione degli ambienti dà quella sensazione di punta e clicca,  il che consente ai giocatori, fra un jump scared e l’altro, di interagire con gli oggetti e cercare indizi.

Anche il gameplay è assolutamente simile ad Until Dawn, seppur non risulti essere così complesso, avendo meno personaggi e fattori con cui giocare; ciò non vuol dire che sia meno divertente; essere un gioco più breve (durata complessiva circa cinque ore) potrebbe, in effetti, rendere Man of Medan ancora più rigiocabile, a patto che sappiate che i personaggi si muovono più lentamente. I movimenti rigidi ricordano vagamente gli ultimi giochi Rockstar. Anche qualcosa di semplice come selezionare un oggetto o magari qualcosa che dobbiamo trovare è a tratti una seccatura quando non riusciamo nemmeno a portare il personaggio nel punto esatto dove dovrebbe essere, e questo presuppone che si sappia dove andare, data la telecamera statica e limitata in stile “cinematografica”.

Alla staticità e lentezza dei personaggi, si contrappongono situazioni più veloci e frenetiche. I Quick-Time Event sono tornati e richiedono la pressione al momento giusto di una serie di pulsanti e al posto del sistema di “non muoversi” di Until Dawn è stato inserito un minigioco ritmico “Mantieni la Calma” pensato per emulare i battiti cardiaci; Presumiamo che il cambiamento sia dovuto al passaggio dall’esclusività PlayStation 4 con Sony a una versione multipiattaforma.

Modalità cooperativa

Bisogna dare credito allo sviluppatore che le due diverse modalità di cooperazione risultano essere state ben concettualizzate e generalmente ben implementate. Sicuramente sarebbe stato meglio rendere il gioco più intuitivo, lasciando che gli spettatori votassero sulle decisioni o qualcosa del genere, ma Supermassive invece ha fornito due modi altamente interattivi per giocare insieme ai nostri amici “Serata al Cinema” e “Storia Condivisa“. La modalità ” Serata al Cinema ” consente a due e fino ad un massimo di cinque giocatori di selezionare i personaggi di cui prenderanno il controllo. Ciò è una sorta di evoluzione di quanto visto in Until Dawn e che abbiamo citato in apertura di recensione, ovvero il passarsi il controller fra gli amici, in quanto a schermo avremo delle comode istruzioni che dicono ai giocatori di farlo.

Ma è la modalità “Storia Condivisa”, per due giocatori che apre molte strade interessanti ed è qualcosa che abbiamo trovato particolarmente affascinante. Invece di fare a turno, i due giocatori giocano contemporaneamente come due personaggi distinti. Le loro decisioni si influenzano a vicenda e, con il gruppo di solito diviso, vedranno punti di vista totalmente diversi in qualunque situazione si trovino. E con la natura della trama, soprannaturale, a volte i personaggi si troveranno a condividere lo stesso spazio ma vedranno cose totalmente diverse, il che ha senso e va ad aggiungere quel tocco in più alla trama. Ci vorrà meno tempo per completare il gioco in Storia Condivisa, ma con nuove prospettive e alcuni segreti interessanti che verranno a galla.

Salvare la nave che affonda

L’esperienza sarebbe stata sicuramente più godibile se tecnicamente il gioco avesse funzionato meglio. Che si trattasse di single-player, Serata al Cinema o Storia Condivisa (versione provata Xbox One S). Il motore grafico è l’Unreal Engine 4. I volti dei personaggi sono finemente modellati ma è tutto il resto che delude. Fastidiosi i cali di framerate e i lunghi caricamenti che hanno interrotto frequentemente l’azione di  gioco. Le stesse problematiche hanno afflitto la versione provata alla Gamescom. Ciò ci ha lasciati un po’ perplessi sul perché il gioco, a pochi giorni dal lancio, si trovasse ancora in questo stato. Purtroppo l’aver fallito alcuni Quick Time Event, per via dei problemi di performance, rallentamenti e ritardi nei comandi, specialmente nei momenti essenziali fra la vita o la morte di alcuni personaggi, ci ha fatto davvero storcere il naso. Per finire, dal punto di vista dell’accessibilità, il gioco ha dei sottotitoli minuscoli, senza possibilità di ingrandirli mentre il doppiaggio in italiano è nella media.

The Dark Pictures - Man of Medan
7.2 / 10 4News.it
Acquista suAmazon.it
Disponibile suPS4, XBOX One, PC
Pro
    - Atmosfera inquietante
    - Modalità cooperativa convincente
    - Tante decisioni da poter prendere
    - Rigiocabilità elevata...
Contro
    - ...a patto di sorvolare sui problemi tecnici
    - Dialoghi poco incisivi
    - Qualche dubbio sulla tematica B movie
Riassunto
Man of Medan è stato realizzato sulla falsa riga di Until Dawn, ma la scrittura ha perso un po' di fascino lungo la strada e le prestazioni tecniche ostacolano notevolmente il gioco. Dopo diversi playthrough, ci rimangono ancora alcune domande: non sulla storia o su ciò che verrà per The Dark Pictures, ma sulla sostenibilità di questo progetto. Otto titoli complessivamente. Un gioco ogni sei mesi è un carico di lavoro eccessivo? Ci sarà abbastanza varietà nella trama e nel gameplay? E queste raffinate modalità cooperative si adatteranno bene a qualunque storia debba venire? Non possiamo saperlo, ma per quanto riguarda il primo degli otto progetti, ci sentiamo di consigliare l’acquisto soltanto se siete fan degli horror e delle meccaniche proposte dai ragazzi di Supermassive Games.
Gameplay
Grafica
Sonoro
Longevità
Giudizio finale



PRO


CONTRO

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