Il CTO di Ready at Dawn parla anche del futuro del franchise.
Nel corso della presentazione ufficiale del gioco, all’interno del suggestivo museo Bagatti Valsecchi di Milano, il co-founder e Responsabile allo Sviluppo Tecnologico di Ready at Dawn, Andrea Pessino, si è soffermato a discutere con i presenti alcuni aspetti del gioco e della sua carriera.
Dagli esordi su PlayStation Portable ai primi passi mossi dal nuovo progetto su PlayStation 4, Andrea ha ripercorso anche alcune tappe della sua formazione: «Non so se posso consigliare di iniziare come ho fatto io: non ho nemmeno finito le scuole superiori perché alla fine del secondo anno mi sono scocciato (nostra libera parafrasi dell’espressione usata da Andrea, ndr). Io ho semplicemente sempre fatto quello che volevo. Non penso allora di poterlo dare come consiglio. “Fai quello che vuoi!”. Non voglio dare l’impressione di non aver studiato, semplicemente non studiavo a scuola. La cosa principale è avere ben chiaro qual è la tua passione, cosa si vuole fare, perché oggi, tramite Internet, è facile reperire tutte le informazioni necessarie».
«La parte più difficile nel creare un gioco così importante – ha poi detto tornando a parlare di The Order 1886 – è la logistica. Non è la tecnologia, non è l’arte… in questi campi siamo ferrati. La vera difficoltà è crescere, perché la quantità di persone che possono realmente contribuire a questo tipo di progetti, contrariamente a quello che si possa pensare, è piccola».
E ancora: «Spero veramente che The Order 1886 possa modificare le prospettive dei giocatori verso questo medium. Tutto quello che volevamo fare è un gioco che fosse divertente da giocare, ma che avesse anche un impatto dal punto di vista narrativo. Un esperimento per vedere se è possibile integrare storia e gameplay, che siano entrambi interessanti e soddisfacenti. Un evoluzione dell’approccio di Naughty Dog, che, nell’accezione che voglio utilizzare, non implica necessariamente un miglioramento, bensì un esperimento che porti l’utilizzo di narrazione e tecniche cinematografiche a fondersi con un gioco divertente, rendendo così entrambe le cose migliori».
In chiusura anche una battuta su un possibile sequel: «Se va bene la storia è già tutta scritta!».
Segue il video dell’intervista completa.
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