Recensione AMY


Un’esperienza tremenda

Dopo un breve video introdutivo che fa sfondo all’inizio di questo particolare titolo, il livello iniziale ci vede vagare per una stazione ferroviaria non particolarmente accogliente, affrontando piccole sessioni di “tutorial” il quale ci permetterà di familiarizzare con il sistema di controllo. La sovrabbondanza di locations decisamente scure, ci mette di fronte a qualche imperfezione grafica: la mancanza della luce creerà forse quella cupa atmosfera claustrofobica che solitamente ogni videogiocatore si aspetta da ogni horror game (vedi Forbiden Siren, Silent Hill Homecoming), ma tuttavia l’assenza di effetti luminosi a schermo ed effetti particellari di livello, rende l’intera esperienza di gioco ed ogni ambiente piuttosto piatto a colpo d’occhio, eliminando cosi l’effetto paura che speravamo d’incontrare.

La modellazione poligonale dei personaggi risulta molto buona, si varierà spesso tra picchi di eccellenza da vera e propria produzione ad alto budget se ci soffermiamo a guardare i bei volti delle nostre protagoniste, riprodotti in maniera ottimale, qualche piccola incertezza è presente nei modelli secondari come nemici e personaggi non giocanti. Se il polycount ambientale è spesso sotto la media, ci pensano le texture sempre ben definite a compensare ciò che manca all’ambiente circostante. Le note positive al comparto grafico si possono soffermare qui, visto che il resto dell’ambientazione è un riciclo costante di elementi apparsi dal primo minuto di gioco presentando ad esempio elementi di arredo tutti identici, per non parlare poi di un fenomeno di “tearing” troppo evidente!

Se a tutto questo flagello andiamo ad aggiungere un lento, o meglio lentissimo refresh del framerate il ritmo e i movimenti sono talmente blandi da evidenziare le legnosità delle animazioni di Lana. Va aggiunta poi un’altra nota di demerito la quale è meritata dal level design, poco vario, poco curato e poco ispirato il quale indugia in mappe che nonostante la buona ampiezza faranno largo uso di aree superflue, porte chiuse e barriere invalicabili, limitando cosi il giocatore ad un percorso troppo lineare per l’ambiezza della mappa; insomma attraversare alcuni scenari desolanti ci lascerà più con l’amaro in bocca che incuriositi di andare avanti nella trama di gioco.

Se in un survival horror l’accompagnamento musicale è rilevante, in questo titolo è latitante, lasciando il giocatore vagare per tristi corridoi senza un sottofondo musicale o inserendo basi musicali che stonano in modo pieno con l’ambiente di gioco e l’avventura. Va precisato come il doppiaggio è imbarazzante, risultando uno dei peggiori titoli mai sentiti!

amy2

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