Musou: ti odio e ti amo
Come già detto precedentemente, One Piece: Pirate Warriors sfrutta la varietà del manga per proporre un gran numero location che faranno la gioia dei fan. Il team di sviluppo ha svolto l’ottimo compito di ricreare fedelmente (per quanto possibile in una trasposizione “manga-videogioco” ndr.) i principali scenari sotto forma di “episodi” che ci porteranno ai vari boss di livello. E’ qui che dobbiamo ancora una volta lodare il lavoro svolto. Le boss fight sono congegnate davvero splendidamente. I boss riprodotti come mai prima (ancor meglio di quel che si vede nell’anime ndr.) e in gran numero. Alla difficoltà massima selezionabile inoltre, risulteranno davvero complicate, ma mai frustranti. Ognuno di questi scontri inoltre sarà dettato da tecniche personali, che renderanno il duello con il boss di turno sempre originale e unico e soprattutto ci impegneranno nel trovare continuamente nuove strategie. I boss presenteranno la classica barra di energia suddivisa in più parti, ad ogni parte corrisponde un aumento nella difficoltà, con nuove tecniche e movenze che ci metteranno sempre alle strette. Insomma, ci sarà da menar calci e pugni a volontà e in tutti i modi possibili. L’implementazione inoltre dei Quick Time Event (da ora QTE ndr.) durante queste battaglie è realizzata ad hoc, mai invasivi e sempre belli da vedere.
Questa volta abbiamo iniziato a mangiare la torta dalla sua ciliegina… questo perché le boss fight sono il meglio per quanto riguarda il gameplay del titolo. Durante le sessioni pre-battaglia finale infatti ci troveremo a dover affrontare i vari livelli di gioco, ed è “qui che casca il Musou”. Durante “l’esplorazione” infatti oltre a dover far fuori le ondate di nemici che incontreremo, tutte troppo facili, troppo simili e troppo stupide ad onor’ del vero, dovremo far fronte a piccoli enigmi e sezioni platform. Uno spunto quanto mai interessante e atipico per questo genere, purtroppo è un progetto riuscito a metà. Infatti a farla da padrona in queste sessioni sono i famosi QTE. Abbiamo parlato delle ondate di nemici, classiche per questo genere di gioco, ma in Pirate Warriors avremo modo di conoscere anche le ondate di QTE! Si, quasi tutte le sessioni platform e gli enigmi non sono altro che un susseguirsi di QTE, anch’essi davvero troppo semplici e mai diversi, tranne che per qualche spunto qua e la.
Come dimostrazione di quanto il team di sviluppo si sia posto l’obiettivo di creare un Musou originale, ecco arrivare qualche elemento dalle sfumature “GDR”. Durante il corso della nostra avventura infatti potremo potenziare a fine livello il nostro personaggio, il tutto grazie a delle monetine nascoste in alcuni forzieri, ovviamente starà a noi trovarle. Il sistema se pur molto semplice è comunque ben piazzato. Gli effetti dei potenziamenti saranno concreti con il passare del tempo, anche grazie ad un sistema di “linkaggio” con il quale determinate monetine poste l’una vicino l’altra daranno ulteriori bonus. Potremo inoltre potenziare anche gli altri membri della ciurma e non solo Rufy, questo grazie alla modalità “Diario Secondario” nella quale rivivremo determinate missioni con i restanti personaggi (nove, più ulteriori 5 speciali che starà a voi scoprire ndr.).
Andiamo adesso a dare un’occhiata alla parte tecnica del titolo. Prima però dobbiamo soffermarci su un dettaglio al quale ci tengo particolarmente: il doppiaggio. In One Piece: Pirate Warriors avremo i sottotitoli italiani con un superbo doppiaggio in lingua giapponese. Ai tanti magari non cambierà molto, ma in fan san
Chiusa questa parentesi, parliamo del comparto grafico. Omega Force, come già detto in precedenza, stupisce per quanto riguarda la realizzazione dei modelli poligonali sia dei personaggi che degli ambienti di gioco (di solito lasciati “a marcire” nei Musou ndr.). Lo stile utilizzato (Cel Shading ndr.) inoltre riprende perfettamente il tratto del manga, dando ai fan ancor più la gioia di vedere il manga tanto amato realizzato così splendidamente anche sotto forma di videogames. Anche per quanto riguarda le animazioni della varie tecniche e mosse speciali (e ne son davvero tante ndr.) non c’è nulla da ridire. Le varie cut scene inoltre, svolgono il ruolo di ciliegina sulla torta.
L’unica pecca segnalabile sotto l’aspetto tecnico del titolo risulta essere un frame rate un po’ ballerino, specie in vista di situazioni con decine di personaggi a schermo.