L’ultra tecnologica sonda Nasa potrebbe aver fatto una scoperta senza precedenti ma l’ente nazionale americano per lo spazio continua ad esser cauta
E’ di qualche giorno fa la notizia sensazionale della scoperta da parte di Curiosity – la sonda inviata con successo sul pianeta Marte il 6 Agosto scorso – di tracce biologiche sul pianeta rosso. Da quel momento si sono rincorse sul web e sulla stampa notizie ed ipotesi tutte riconducibili all’esistenza di forme di vita passate o presenti sul pianeta dei “marziani”.
La sonda Curiosity, un “rover”, ossia un veicolo in grado di camminare su di un corpo celeste, fa parte del più ambizioso Mars Science Lab Project, costato alla NASA ben 2,5 miliardi di dollari e che già nei primi giorni è riuscito ad individuare l’ancestrale presenza di un fiume ed a determinare la possibilità di sopravvivenza in astratto, nonostante le radiazioni presenti, di astronauti sul pianeta.
In questa serie di importanti scoperte si è inserita la dichiarazione del geologo John Grotzinger del Caltech, scienziato inserito nel progetto Curiosity, il quale, riferendosi all’attività svolta dai moduli tecnologici su Marte, ha dichiarato che sarebbero emersi dati straordinari dall’analisi di un campione del terreno marziano da parte del ‘Sample Analysis at Mars’, un modulo (si tratta di un vero e proprio laboratorio in miniatura) in grado di eseguire l’analisi dei campioni di terra al fine di determinarne la presenza di elementi quali il carbonio, l’ossigeno e l’azoto.
La dichiarazione di Grotzinger sul punto: “Questo dato entrerà nei libri di storia. Appare davvero buono”, coeva all’annuncio di una conferenza stampa NASA sullo stato della ricerca che si terrà a San Francisco dal 3 al 7 Dicembre prossimo, ha fatto subito pensare che si fosse in presenza dell’annuncio del rinvenimento di prove in merito all’esistenza della vita su Marte. In queste ore è però tornato sulla questione Charles Elachi, direttore del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, il quale, al termine di un convegno organizzato dall’Università La Sapienza di Roma ha dichiarato di non essere a conoscenza dei dati a cui si riferisce Grotzinger ed ha altresì aggiunto che si tratta sicuramente di dati preliminari da verificare, ma che comunque il rover (Curiosity ndr) non è dotato di strumenti per trovare tracce biologiche bensì di strumenti in grado di riconoscere molecole organiche. D’altra parte, ha aggiunto, lo stesso Elachi, la conferenza stampa agli inizi di Dicembre era in programma già dal momento del lancio del modulo spaziale e quindi non è legata ad un motivo particolare.
La differenza a cui fa riferimento Elachi – tracce biologiche/molecole organiche – non di immediata comprensione per il lettore “medio” sta tutta nel fatto che le tracce biologiche sarebbero le uniche in grado di testimoniare una presenza effettiva, anche in un lontano passato, della vita su Marte, mentre le molecole organiche sarebbero semplicemente la testimonianza che ci sono sul pianeta rosso gli elementi primordiali necessari alla vita anche perchè le molecole biologiche sono molecole organiche, ma non tutte le molecole organiche sono biologiche.
In entrambi i casi si tratterebbe di una scoperta degna di nota e quindi non ci resta che attendere cosa annuncerà la NASA durante l’appuntamento dell’American Geophysical Union che riunirà i maggiori esperti del settore a San Francisco a partire dall’inzio della prossima settimana.
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