Recensione Cloud Atlas

cloud-atlas_thumbTra delitto e castigo, tra gentilezza e redenzione.

Realizzare un film sulla base di un romanzo complesso come Cloud Atlas di Mitchell era una impresa titanica: morte, vita, nascita, e ancora paura, fede, amore, anime che viaggiano nello spazio e nel tempo, ma che scontrandosi sanno di essersi già incontrate, già amate, sono emozioni che a volerle rappresentare su carta o celluloide, fanno tremare i polsi.

Eppure tre dei più visionari registi degli ultimi dieci anni sono riusciti nell’impresa: Tykwer (Profumo) e i fratelli Wachowsky (Matrix) hanno centrato l’obiettivo, realizzare un film godibile dal primo all’ultimo minuto anche per coloro che, sebbene con più difficoltà, non sono già stati trasportati nelle atmosfere magiche del romanzo.

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I 172 minuti della pellicola volano via infatti in un nulla grazie ad un montaggio superbo, opera di Alexander Berner, che qualche volta fa innervosire per i continui stravolgimenti di fronte, ma che alla fine si rilassa e lascia godere le sei storie, avvincenti e appassionanti una più dell’altra. Tra il serio e il faceto, si consumano le vicende dei 6 personaggi principali, tutti in un modo o nell’altro coinvolti nella lotta per la libertà, tutti legati l’uno all’altro dall’Amore che vince il tempo, dalla paura, dalla morte e ancora dalla vita che, nel ciclo continuo del tempo, si ripete ossessivamente, facendoci compiere spesso gli stessi errori, ma avanzando inesorabile un passo alla volta modifica per sempre la storia collettiva.

Sicuramente apprezzabile la fedeltà quasi totale al libro, anche nei dialoghi più significativi e le divergenze narrative rispetto al romanzo, create per non appesantire eccessivamente il discorso, si rivelano, narrativamente, quanto mai azzeccate, in alcuni casi, anche più rispetto al libro ( lobby del petrolio etc. )

In un’ ipotetica sfida tra i Wachowsky e Tykwer sulla più abile regia – i 3 registi si sono infatti divisi il compito di narrare ciascuno a suo modo le 6 diverse avventure – potremmo dire che la stessa si è risolta in un sostanziale pareggio, senza cioè che la mano di uno prevalesse sull’altro. L’amore per il colpo di scena, per l’azione al cardiopalma, sono evidenti nella regia dei fratelli Wachowsky a cui è affidata la narrazione delle avventure dell’avvocato Ewig, in viaggio sulla nave mercantile Prophetess, dell’artificio Sonmi 451 e del selvaggio Zachry in un mondo post apocalittico. Alla mano più delicata ed “europea” di Tykwer invece è affidata la narrazione degli ultimi giorni del musicista Robert Frobisher, compositore del sestetto “L’Atlante delle nuvole”, delle avventure della giornalista Luisa Rey e dell’editore Timoty Cavendish. Le punte più alte dello stile registico di questi autori, cosi’ diversi l’uno dall’altro, sono raggiunte rispettivamente nella narrazione delle avventure dell’artificio Sonmi 451 e di Luisa Rey, sicuramente quelle maggiormente in grado di tenere incollato allo schermo lo spettatore.

Purtroppo parte del messaggio di fondo del libro in questa trasposizione è andata perduta. La lotta contro la schiavitù, la paura del diverso e persino il viaggio dell’anima nello spazio e nel tempo, fanno solo da sottofondo alle sei avventure narrate. In particolare quest’ultimo aspetto, trasposto su pellicola attraverso le magistrali interpretazioni dei sei attori principali, ciascuno impegnato a recitare la parte di 6 diversi protagonisti, genera spaesamento distraendo dal messaggio centrale. In molti in sala sembravano più attenti a scoprire chi ci fosse dietro quel volto deformato dal tempo o a ricercare collegamenti tra i personaggi interpretati dallo stesso attore nei sei diversi frammenti temporali, che non all’evolversi degli eventi, tra delitto e castigo, tra gentilezza e redenzione.

Tutto questo non inficia la godibilità del film che va premiato indubbiamente per l’ardimentosa impresa, trasportare su celluloide uno dei romanzi culto della narrativa contemporanea inglese.

Commento finale

Il film non straccerà di certo ogni record d’incasso al botteghino, ma siamo sicuri rimarrà nel cuore di molti e diventerà, come il libro, un cult.

Voto Globale 89

Citazioni

“Quando esalerai l’ultimo respiro capirai che la tua vita altro non è stata che una piccola goccia in un oceano sconfinato”.

“Ma cos’è l’oceano se non una moltitudine di gocce?”

Il film è nelle sale dal 10 Gennaio 2013.

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Arturo D'Apuzzo
Arturo D'Apuzzo
Nella vita reale, investigatore dell’incubo, pirata, esploratore di tombe, custode della triforza, sterminatore di locuste, futurologo. In Matrix, avvocato e autore di noiosissime pubblicazioni scientifiche. Divido la mia vita tra la passione per la tecnologia e le aride cartacce.

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