Il ritorno del survival targato Deep Silver.
Uscito quasi due anni fa, dopo aver incantato pubblico e critica con un trailer in CG magistralmente girato e confezionato, Dead Island (pur non racchiudendo in se tutta quell’ atmosfera che si respirava nel filmato) è riuscito a ritagliarsi uno spazio nel panorama videoludico moderno e una fan base abbastanza consistente, nonostante fosse un prodotto tutt’altro che perfetto.
Decisi a ribadire la bontà della propria creazione, Techland e Deep Silver hanno lavorato su di un seguito diretto della loro prima fatica e denominato Dead Island: Riptide; che si appresta a raggiungere gli scaffali dei negozi questo 26 Aprile.
Noi di 4news.it ci siamo recati alla presentazione prima della sua uscita, per fornirvi le nostre impressioni su questo titolo survival-horror.
Quali sono le effettive potenzialità del titolo?
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Restate su queste pagine per scoprirlo.
Squadra che vince non si cambia
Gli eventi di Riptide prendono il via direttamente dalla conclusione del primo capitolo: scelta lodevole da parte del team di sviluppo, deciso a marcare il filo continuo della narrazione tra i due capitoli della saga e che pone l’accento sul fattore sopravvivenza tanto caro alla produzione, legando così i protagonisti del gioco e giustificando le loro azioni.
I protagonisti in questione sono gli stessi (più la new entry John Morgan, ex-marine e capo cuoco della nave) che abbiamo imparato a conoscere nel primo capitolo, che scampati per miracolo all’apocalisse zombie del primo capitolo, verranno nuovamente sottoposti a delle durissime prove per riuscire -di nuovo- a portare a casa la pelle.
“Se qualcosa può andare male, sicuramente lo farà”
Così afferma la Legge di Murphy, ed essa è perfetta per riassumere l’incipit (non eccezionalmente originale ma comunque coinvolgente) narrativo con il quale inizia Riptide.
Scampati per miracolo alla devastante epidemia che ha colpito l’ isola fittizia di Banoi, i nostri quattro sopravvissuti (Sam B, Xian Mei, Logan e Purna) vengono tratti in salvo da una nave militare americana, iniziando così il tanto sperato viaggio di ritorno.
Ma l’universo si sa, è sempre in agguato. Una tempesta costringe la nave ed il suo equipaggio ad un naufragio sulla vicina isola di Palanai: basterà poco ai nostri eroi, per capire che una nuova partita; la cui posta è la vita o la morte è appena iniziata, visto che l’epidemia non è circoscritta alla precedente location.
Scegli l’eroe e comanda il tuo destino
Dopo aver parlato del background narrativo che farà da struttura portante per lo svolgersi di eventi è giunta l’ora di parlare del gameplay del titolo; impressioni che provengono da una prova diretta del titolo di circa un’ ora riguardante le fasi iniziali dell’ avventura. Continuate quindi la lettura se volete conoscere pregi e difetti dell’ ultimo nato in casa Techland Avviato il gioco scegliamo subito di iniziare una nuova avventura: Fatto ciò, il gioco ci indirizza verso la selezione del nostro alter-ego virtuale.
Ogni personaggio ha le proprie caratteristiche e le proprie abilità peculiari, così che il giocatore scelga il suo avatar in base al proprio stile di gioco. Scegliamo Xian Mei ( utilizzata da chi scrive nel titolo precedente ) la bella orientale specializzata in armi da taglio. Fatta la fatidica scelta, Il gioco ci chiede ora di impostare la “natura” del nostro sterminatore di non morti.
Tre le opzioni: Combattimento, il quale implica una maggiore potenza offensiva a scapito della resistenza; Sopravvivenza che alza i valori di difesa e vita a patto di rinunciare ad infliggere danni maggiori durante la lotta contro i non morti ed Equilibrato, che parifica le due statistiche. Scegliamo Combattimento e ci lanciamo all’ avventura!
La dura vita del sopravvissuto
Dopo un breve filmato iniziale che ci racconta il salvataggio avvenuto e la conseguente catastrofe e che fa da introduzione al gioco, abbiamo finalmente il controllo diretto del nostro personaggio. Siamo da soli nelle viscere della nave e il nostri istinto ci fa capire immediatamente che qualcosa è andato storto: Prima priorità; capire cosa. La sessione inizale a bordo del natante funge da tutorial per far prendere confidenza al player con il control scheme e le feature che il gioco ci offre.
Notiamo fin da subito che i comandi principali sono gli stessi del Dead Island originale: L’analogico sinistro deputato al movimento (di primo acchito risultano un po impacciati, sensazione dovuta alla natura del titolo ed alla quale ci si abitua subito), mentre il destro assegnato alla telecamera.
Tramite i dorsali invece si gestiscono l’attacco, la parata è l’utilissimo calcio in mischia, indispensabile per sbilanciare i non morti standard e rallentare quelli più grossi: mentre i grilletti aprono i menù di scelta rapida dell’ inventario.
I tasti frontali del pad invece sono dedicati al classico salto (combinabile con gli attacchi in mischia per incrementarne gli effetti) all’ interazione con gli oggetti scenici ed all’ utilissima modalità furia: una sorta di invulnerabilità temporanea che aumenta a dismisura il potere offensivo del nostro personaggio. Tale abilità consuma un’apposita barra che andrà riempita massacrando le orde di zombie che il gioco schiererà in continuazione contro di noi.
A fare la fortuna del primo capitolo è stato l’impianto free-roaming/ GDR, che torna in Riptide ulteriormente perfezionato ed implementato. Uccidere non-morti non sarà l’unica strada da percorrere per cercare di sopravvivere, bensì anche l’esplorazione delle location giocherà un ruolo fondamentale nell’ economia del titolo: girovagare per la mappa ci permetterà di scoprire nuove parti di essa, interagire con nuovi PNG in grado di fornirci compiti secondari, con i quali ottenere punti esperienza extra; andare alla ricerca di equipaggiamento, denaro aggiuntivo e di potenti armi nascoste.
Avendo provato solo le fasi iniziali, non possiamo fare una stima precisa sulla vastità della mappa, che sarà rivelata man mano che si procede con l’avventura. Le armi rappresentano un fattore molto rilevante all’ interno del titolo, perché come accadeva nel primo capitolo, esse sono soggette all’ usura. Questo costringerà il giocatore a cercarne sempre di più potenti e resistenti. Legato al discorso dell’ arsenale c’è poi il fattore crafting: anche in Riptide avremo la possibilità di combinare vari componenti per creare, presso i banchi da lavoro, versioni potenziate ed uniche delle armi, in gradi di infliggere danni maggiori ed effetti secondari ( come la capacità di incendiare o elettrificare ). Ultimo -ma non per importanza- è il fattore di crescita del nostro eroe: Qualsiasi azione da noi intrapresa fornirà i esperienza con la quale sarà possibile aumentare il nostro livello ed acquisire punti abilità da investire in skill attive e passive, per rendere il nostro personaggio l’ ammazza zombie definitivo.
Da notare inoltre, una presenza maggiore delle armi da fuoco rispetto al titolo precedente e soprattutto un livello di sfida sensibilmente maggiore, visto che si tratta di un seguito diretto: i nemici appaiono fin da subito decisamente coriacei e complicati da affrontare in gruppo senza il giusto equipaggiamento. Trattandosi di un seguito diretto, Riptide offrirà delle ricompense a chi conserva un salvataggio del primo capitolo.
Bellezze (non) morte
Se l’impianto ludico del titolo appare fin da subito solido e ricco di spunti interessanti, il lato tecnico purtroppo non brilla di luce propria. Così come Dead Island non era l’apice della potenza grafica, Riptide non è da meno.
Techland per questo seguito, ha optato per un miglioramento marginale dell’ engine utilizzato nel primo capitolo: Il colpo d’occhio generale è molto gradevole, soprattutto per quel che concerne i paesaggi esterni; grazie ad una pregevole realizzazione dell’ acqua, ad una palette cromatica molto accesa e corposa e ad un uso intelligente del sistema di illuminazione, ben gestito e ricreato.
Quando si osservano da vicino i particolari però, si notano spesso texture sgranate e poco definite, oltre ad un marcatissimo effetto di aliasing persistente. Migliorate di poco le ombre, con meno scalettature ma realizzate con un fastidioso effetto di riflessione superficiale, che le rende poco realistiche ad una vista ravvicinata. Buona la complessità poligonale di comprimari e nemici (che si presentano con buona varietà di modelli). Inutile aspettarsi un miglioramento da questo punto di vista, in quanto la versione provata era quella finale. Molto ben realizzate invece le animazioni degli zombi, sempre credibili nel loro fatidico arrancare verso la preda. Ai minimi termini invece l’ interazione ambientale: salvo gli oggetti con i quali interagire, gli scenari (tranne in alcune fasi scriptate) sono semplici pareti naturali ed artificiali.
Il sonoro presenta buone campionature ambientali, mentre il doppiaggio sarà in inglese (molto marcato) con la possibilità di utilizzare sottotitoli. Nulla da dire sull’ IA dei nemici: La loro pericolosità è direttamente proporzionale al loro numero, piuttosto che alla loro capacità tattica e strategica.
Commento finale
Dead Island: Riptide è un buon titolo. Al di là di qualche imperfezione tecnica, possiede meccaniche solide e ben collaudate. La sua natura a metà tra il survival-horror e il GDR open world, lo rende un prodotto appetibile ad una vasta gamma di utenti. Se avete amato il primo capitolo, troverete in Riptide un degno successore. Se invece siete fan dei film di Romero e siete alla ricerca di un’ esperienza di gioco gratificante, non lasciatevi scappare questo titolo non certo perfetto, ma decisamente interessante. Ne approfittiamo per ricordarvi che Dead Island Riptide sarà disponibile nei negozi a partire dal 26 Aprile 2013 per PC, PS3 ed X360. Per ulteriori dettagli ed una valutazione più accurata attendete la nostra recensione, che non tarderà ad arrivare sulle pagine di 4news.it, entro la fine del mese.
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