Recensione The Bureau: XCOM Declassified

XCOM, l’ultimo baluardo dell’umanità.

Versione testata Playstation 3.

Dopo una travagliata gestazione, l’ultima incarnazione dell’acclamata serie XCOM torna a far capolino sulle console e i pc di milioni di appassionati.

Abbandonato lo schema dello strategico a turni, tanto caro alla serie, The Bureau, dapprima pensato come FPS, è poi diventato un Third Person Shooter infarcito di elementi tattici e schemi di combattimento tipici più di un Mass Effect che di un Gears of War.

Sviluppato da 2k Marine, gli stessi dell’apprezzato Bioshock 2, “The Bureau” è ambientato nel 1962, quando una neonata organizzazione governativa clandestina creata per fronteggiare la minaccia sovietica e nota semplicemente come the bureau, l’ufficio, si trova ad essere l’ultimo baluardo dell’umanità contro una minaccia aliena che ha improvvisamente messo fuori uso gran parte dell’apparato bellico statunitense.

Nei panni di William Carter ci troveremo quindi a controllare una squadra di tre uomini, che avrà il compito di sventare l’invasione aliena.

Invasione aliena, ordinaria amministrazione.

La trama non è sicuramente il punto di forza del titolo. Gli stereotipi si sprecano: Carter, l’agente che vi troverete ad impersonare, è il classico agente CIA tormentato dai ricordi e messo in disparte per il suo alcolismo cronico; chiamato a difendere la terra da uno spietato attacco alieno, diventerà ben presto un eroe senza macchia e senza paura. Gli altri membri del team sono poco più che comparse, con scarso appeal.

Persino l’invasione aliena, cataclisma finale per il pianeta terra, risulta decisamente scontata nei motivi e nelle modalità; se non fosse per la straordinaria ambientazione anni ’60 che contribuisce ad aumentare il fascino della narrazione, l’effetto soporifero sarebbe massimo. In generale, però, ciò che lascia sconcertati della struttura narrativa è la sensazione di trovarsi di fronte ad una serie di missioni solo flebilmente legate l’una all’altra, quasi si accavallassero senza il benchè minimo pathos.

In due minuti di gioco gli alieni invadono il nostro pianeta, distruggono il grosso delle forze americane, quasi ammazzano il nostro protagonista (poi miracolosamente guarito); eppure il nostro Carter sa già cosa fare, impartisce ordini a colleghi che utilizzano armi futuristiche (senza aver capito bene perchè) e non sembra affatto sorpreso, impaurito, sconcertato da avvenimenti che avrebbero lasciato di stucco anche il miglior Bruce Willis nella serie Die Hard.

Screen3

Un gameplay di alto livello

Se la trama non è decisamente il punto forte della produzione 2kMarine, non si puo’ dire altrettanto del gameplay: profondo, tattico e difficile al punto giusto.

Attingendo a piene mani dal sistema di gioco di Mass Effect, il titolo richiede una pianificazione tattica attenta alla conformazione del “campo di battaglia” e alle abilità specifiche degli altri due membri del team. Affrontare un nemico puntando soltanto sulla propria potenza di fuoco o, peggio ancora, affrontarlo direttamente, significherà andare incontro a morte certa.

Necessario sarà perciò imparare sin da subito a familiarizzare con il Battle Focus. Premendo il tasto cerchio il tempo sarà rallentato e avremo modo di impartire ordini di posizione, di attacco o di utilizzo di armi e abilità speciali agli altri membri del team, attraverso l’apposito menù radiale che ricorda molto da vicino quello del più volte citato Mass Effect.

Attraverso il battle focus saremo anche in grado di analizzare con una certa precisione il terreno di gioco e pianificare in questo modo, anche a seconda della posizione dei nostri alleati, le azioni da intraprendere. Dal breafing iniziale impareremo a capire quale classe scegliere per accompagnarci, ingegnere, assaltatore, cecchino o soldato, e quali abilità potenziare. Il tutto contribuirà a variare in maniera determinate il nostro modo di approcciare ciascuna battaglia.

A complicare le cose si aggiunge anche il permadeath, che ci costringe a valutare con attenzione lo schieramento dei nostri uomini. Forzare un membro del nostro team ad affrontare uno scontro senza adeguata copertura o indirizzarlo verso una posizione senza coprirgli le spalle, significherà indirizzarlo verso una prematura dipartita, per scongiurare la quale, ed evitare che lo stesso non sia più utilizzabile con tutti i relativi potenziamenti nelle missioni successive, dovremo esporci noi stessi, rischiando il game over.

I controlli, piuttosto standard e per questo anche abbastanza rodati, sono buoni e trovare riparo dietro delle coperture, o spostarsi da una copertura all’altra, non è mai operazione difficile o snervante.

Buono il numero delle armi disponibili nel gioco: oltre che di quelle umane sarà difatti possibile servirsi di armi aliene, le quali, unite alle abilità da sbloccare durante il gioco, offriranno modalità d’attacco piuttosto esaltanti.

Ottima l’IA nemica che tenderà in ogni momento ad accerchiarvi e si concentrerà, di volta in volta, anzichè sempre sul personaggio da voi controllato, su quello che rappresenta la maggiore minaccia in quel particolare momento. Tutto ciò unito ad un level design curato, spalanca le porte ad interessanti tattiche di gioco che vi vedono, a seconda delle vostre preferenze, o esca per il fuoco nemico o predatore.

 Screen7

Gli anni sessanta non moriranno mai

Dal punto di vista tecnico è da rilevare il grande fascino dell’ambientazione anni ’60, che risulta piuttosto realistica, impreziosita com’è anche da un filtro granulare molto cinematografico e l’ottima realizzazione dei modelli poligonali dei personaggi. In linea con altre produzioni simili le animazioni facciali dei protagonisti.

Il motore è piuttosto stabile e non manifesta problemi di frame rate o glitch evidenti anche in condizioni di gioco molto concitate.

Graficamente non grideremo certo al miracolo, ma texture che si attestano su un buon livello e, come detto, l’ambientazione anni 60 rendono il colpo d’occhio piuttosto gradevole.

Buono il comparto sonoro, con un doppiaggio italiano davvero ben fatto.

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Commento finale

The Bureau: XCOM Declassified è, nel complesso, un buon titolo, che si fa apprezzare soprattutto per un gameplay profondo e mai scontato che vi terrà occupati per molto tempo (circa 15 le ore di gioco necessarie a completare la quest principale) e che lascia un po’ d’amaro in bocca soltanto per una trama piuttosto disarticolata, che avrebbe potuto rendere invece questo titolo un best buy per gli amanti del genere e della serie XCOM.

Voti

Giocabilità 88
Grafica 79
Sonoro 80
Longevità 79
Globale 80

Pro

– Grafica anni ’60 accattivante

– Gameplay solido e profondo

– Buon doppiaggio italiano

Contro

– Trama slegata e piena di stereotipi

– Le missioni si susseguono senza un reale collegamento

Il titolo è disponibile dal 23 Agosto 2013 su piattaforma PC, PlayStation 3 e Xbox 360.



PRO


CONTRO

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