Recensione Assassin’s Creed IV: Black Flag

Un nuovo tesoro ci attende!

Versione testata Playstation 3 [per la nostra prova della versione next-gen clicca QUI].
In un mondo videoludico dominato sempre più da zombie, guerre e giochi sportivi, ci può essere spazio anche per una storia di pirati? I ragazzi di Ubisoft e di Abstergo Entertainment pensano di sì e per questo è nato un titolo come Assassin’s Creed IV: Black Flag.
Alla fine del ciclo di avventure di Desmond Miles, che ci ha accompagnato per i cinque capitoli della trilogia pubblicati finora su console domestiche, pur non senza qualche problema matematico, ci apprestiamo dunque a salpare verso i mari caraibici protagonisti di questo quarto episodio della serie.
Riuscirà Ubisoft a trasformare in oro anche un action/adventure marinaresco?
{media load=media,id=7593,width=700,height=354,align=left,display=inline}

Benvenuto in Abstergo Entertainment

Sezione dedicata alla creazione di videogiochi delle Abstergo Industries, l’Abstergo Entertainment ha visto in Assassin’s Creed: Liberation il suo primo prodotto immesso sul mercato videoludico. Gli sviluppatori, forti della collaborazione di Ubisoft Montreal e dei finanziamenti pressoché illiminati dei Templari, vogliono ora creare un nuovo prodotto da distribuire su larga scala e decidono di puntare forte su Edward Kenway, padre di Haytan e sanguinario pirata del mar dei Caraibi. La storia cornice prende dunque le mosse circa un anno dopo gli eventi dei precedenti Assassin’s Creed: ci troviamo tra i fortunati giocatori selezionati da Abstergo per estrarre sequenze da antenati “commercializzabili” di un generoso donatore di DNA, il soggetto 17.

Il giocatore viene così introdotto negli uffici futurustici della software house e si accomoda alla sua postazione Animus, una versione surrogato dell’Animus creato da Warren Vidic ed utilizzato da Desmond: grazie a questa console è ora possibile rivivere ed estrarre ricordi di antenati non facenti parte del proprio albero genealogico. Saremo perciò chiamati a rivivere le avventure di un pirata, il capitano Kenway, alla ricerca di ricordi interessanti che potrebbero venire utilizzati (e manipolati) per il nuovo videogame Abstergo in cantiere. La storia nel presente, però, ci è sembrata ancora più che in passato semplice cornice agli eventi che si svolgeranno nel XVIII secolo e, a parte qualche collegamento all’attualità dei programmi videoludici di Ubisoft, non presenta attrattiva oltre quella di collezionare file di un certo interesse ma talvolta, inspiegabilmente, senza doppiaggio italiano: non siamo riusciti a capire, infatti, perché l’audio venga tradotto nelle registrazioni di un personaggio piuttosto che in quelle di un altro, pur trovandoci di fronte a voci di parlanti inglesi già doppiati nei titoli precedenti.

Molto interessante invece il personaggio oggetto dei nostri studi, ricco di contraddizioni, difetti e, senza alcun dubbio, non proprio l’archetipo di Assassino al quale siamo stati abituati nei videogiochi precedenti: Edward Kenway è infatti un sanguinario pirata, assetato di fama e bottini, pronto a tutto pur di ottenere ciò che vuole. Nel corso della sua vita non ha mai seguito una bandiera che non fosse la propria ambizione, approfittando di ogni situazione per ottenere un vantaggio personale e ricchezze. La sua figura, con il suo agire veloce e impulsivo, tiene in piedi, da sola, l’intero impianto narrativo del videogioco, che sente non poco la mancanza dei Miles, di un antagonista di spessore e di un Mentore dotato di una caratterizzazione forte. In James Kidd, nel mercante Bonnet ed in Bartholomew Roberts troviamo, è vero, dei buoni comprimari, ma nulla di più; piuttosto deludente, a nostro avviso, anche la figura di Barbanera, poco più di una comparsa quanto a carisma.
Ci aspettavamo qualcosina di più da questo nuovo capitolo della serie, che mantiene comunque il livello della trama su degli standard generali più che buoni.

Fregata nemica a babordo Capitano!

Pur già presenti in Assassin’s Creed III, in Black Flag le battaglie a bordo della Jackdaw acquistano un fascino tutto particolare. Grazie ad una grande quantità di potenziamenti, navi abbordabili ed un sistema di scontri migliorato, infatti, creare la nostra flotta personale e rendere la nostra ammiraglia sempre più potente è diventato ben presto uno dei motivi principali che ci ha spinto ad affrontare una grandissima varietà di missioni secondarie.
Un vero peccato quindi che, come al solito, un livello di difficoltà generale tarato verso il basso delle quest principali frustri quest’ambizione nei più, rendendo possibile raggiungere il finale del gioco con giusto qualche minimo potenziamento di livello basso. Un’occasione decisamente persa perchè, tra i soliti pedinamenti furtivi e le missioni in cui dobbiamo infiltrarci in accampamenti che pullano di nemici senza un briciolo di materia grigia, dover sostenere qualche missione secondaria per fare un po’ di sano grinding avrebbe permesso anche al giocatore più superficiale di apprezzare le nuove interessanti meccaniche di gioco, relegate in questo modo a leggero contorno che varia di tanto in tanto la solita portata principale.
La materia per migliorare il nostro arsenale c’è tutta: tra assalti alle fortezze, missioni Assassini, abbordaggi di mercantili in cerca di materie prime e missioni subacquee, non mancano certo le occasioni di conquistare qualche Real in più o di reperire abbastanza legname per accedere a questo o quel potenziamento. Perché, dunque, inserire tutto questo, quando solo i fanatici del completamento al 100% e una manciata di curiosi avranno modo di apprezzarlo?

Le missioni subacquee che abbiamo appena accennato, per esempio, introducono un mondo sottomarino tutto da scoprire, eppure nel corso della storia principale dovremo immergerci solo una volta in una missione che altro non è se non un breve tutorial. La caccia in alto mare, poi, è molto probabile che finisca per passare del tutto inosservata durante la maggior parte delle partite.

Assassin’s Creed IV: Black Flag, insomma, introduce un sistema di gioco di una certa profondità, con elementi di diverso tipo in grado di variare notevolmente l’esperienza complessiva; tutto questo però viene vanificato da un impianto generale che non riesce a staccarsi con coraggio dalle meccaniche classiche, afflitte ancora dai difetti storici nel controllo dei movimenti scriptati e da un’intelligenza artificiale che sembra sempre più tenere conto di queste difficoltà del giocatore, rendendo le fasi stealth non solo ripetitive ma anche dominate spesso dal caso e facilmente sostituibili da un approccio che, se non è di attacco diretto, poco ci manca.
Uscendo dall’Animus, poi, l’esplorazione nel presente avviene in soggettiva e ci vede affrontare tre tipologie di minigiochi senza troppo carisma; la ricompensa per questo sforzo mai eccessivo consiste in alcuni file segreti interessanti, a volte carichi di ironia per chi, come noi, sa esattamente come è andata “veramente” la storia, altre volte utili a fare luce su alcuni aspetti ancora un po’ oscuri del ciclo narrativo precedente.
La longevità del titolo torna infine su buoni livelli e, complici anche gli spostamenti in mare che richiedono un po’ di tempo per attraversare la vastissima mappa del Mar dei Caraibi, supera tranquillamente le 15 ore di media per lo svolgimento della storia principale e di pochissime missioni secondarie. Nel complesso, tra le varie tipologie di missioni ed il completamento delle sequenze al 100%, arrivare a giocare 30-50 ore non appare un miraggio.

Multiplayer? Giusto perché devo…

A che cosa serva il multiplayer in una serie come Assassin’s Creed è una domanda che continuiamo a porci fin dall’uscita sul mercato di Brotherhood. Non abbiamo ancora trovato una risposta definitiva, né Ubisoft è ancora riuscita a creare delle modalità online che ne giustifichino l’esistenza visto che, sinceramente parlando, non ci stanno molto simpatici i Templari e non abbiamo alcun interesse ad allenarci per combattere per loro. In Black Flag, tuttavia, abbiamo iniziato a scorgere qualche spunto interessante.

Partiamo dunque dal multiplayer classico, dove praticamente nulla è cambiato rispetto alle precedenti edizioni: Assassinio, Branco, Caccia all’uomo, Dominazione… Insomma le modalità di gioco sono sempre le stesse, poco più di un accessorio di lusso per un titolo che dovrebbe fare dell’esperienza in giocatore singolo la propria colonna portante esclusiva. Abbiamo anche l’aggiunta di un piccolo editor, il Laboratorio, che, partendo da mappe e modalità standard, ci permette di creare delle partite personalizzate agendo su alcuni modificatori. Nessuna battaglia navale, invece, che per motivi di tempo e risorse, a detta della stessa Ubisoft, rimane al momento elemento esclusivo della modalità storia.

Ma il barlume di speranza per un multiplayer davvero coerente con la serie non è qui; lo abbiamo intravisto invece, paradossalmente, proprio nella modalità singleplayer ed è stato il motivo che ha portato nei giorni scorsi la software house franco-canadese ad eliminare il costo dell’Uplay Passport. Durante le partite in singolo, infatti, coloro che hanno una connessione ad internet vedranno attivarsi degli eventi a tempo nel corso dell’esplorazione della mappa di gioco: caccia di animali particolari, ricerca di scrigni nascosti, navi da catturare ed aggiungere alla nostra flotta; insomma delle cose da fare durante i ricordi estratti grazie alla nostra postazione Animus principale. Nulla di stratosferico al momento, ma chissà che nel prossimo capitolo non diventi qualcosa di più articolato e meglio integrato nel gameplay: sperare, dopotutto, non costa nulla.

Aspettando la next-gen

Pur essendo netta la migliore ispirazione delle location caraibiche dopo l’anonimato delle città americane, a livello tecnico il nuovo Assassin’s Creed non arriva a spingere al 100% le potenzialità della current-gen. Quest’ultimo capitolo, infatti, rifinisce a livello grafico un po’ tutti gli aspetti che compongono l’impatto visivo, ma non riesce comunque a mantenere un framerate sempre stabile nemmeno rinunciando ancora una volta alla risoluzione in Full HD.
Un grosso limite per Black Flag appare quindi essere un motore grafico ormai decisamente datato, che non permette al titolo di eccellere in nessun settore visivo. L’asticella della grafica si è infatti molto alzata in questo ultimo scorcio di attuale generazione e l’Anvil Engine, con ormai sei anni d’evoluzione tecnologica sulle spalle, semplicemente non riesce più a tenere il passo della concorrenza. Alcune ambientazioni sono tuttavia decisamente suggestive e rendono le fasi esplorative sempre piacevoli e sorprendenti.
Il comparto sonoro è, infine, di buon livello, con doppiaggi generalmente azzeccati ed una colonna sonora adeguata alle situazioni e generalmente piuttosto varia. Ottimo l’accompagnamento musicale durante la navigazione, con i canti della ciurma che diventano una sorta di radio ante litteram. Misteriose, come anticipato in apertura, alcune scelte di lasciare il doppiaggio originale di qualche documento recuperato nel presente, senza inserire inoltre dei sottotitoli automatici per rendere comprensibili alcuni spezzoni di registrazioni che non sono nemmeno in lingua inglese.

20131103195053

Commento finale

Assassin’s Creed IV: Black Flag è un buon titolo che non riesce, tuttavia, a sfruttare completamente tutte le potenzialità di un gameplay mai stato così profondo. Relegando le novità ad un mero contorno, l’ultimo capitolo di Assassin’s Creed spinge così il giocatore a concentrarsi sulle meccaniche di gioco più logore e afflitte sempre dai soliti difetti, e affida la scoperta delle innovazioni più interessanti solo ad un ristretto numero di giocatori. Peccato perché, nel momento in cui a livello grafico la serie inizia a non essere più il meglio sulla piazza, si sarebbe potuta raggiungere un’esperienza di gioco completa e davvero vicina ai canoni dell’eccellenza. Il risultato è comunque nel complesso buono e si vedono dei leggeri miglioramenti rispetto allo scorso anno; siamo però sempre più convinti che un anno sabatico, pur alleggerendo per dodici mesi le tasche di Ubisoft, porterebbero freschezza e nuovo entusiasmo ad una serie che ha ormai iniziato ad accusare un po’ di stanchezza anche a livello narrativo. Urgono scelte coraggiose.

Pro Contro 
– mappa di gioco immensa
– ambientazione più ispirata rispetto alla precedente
– tanti approcci di gioco…
– … ma poco integrati alla storia principale
– motore grafico che ha fatto il suo tempo
– trama un po’ sottotono rispetto agli standard dlla serie
  Voto Globale: 82

{vsig}games/multi/AssassinsCreedIVBlackFlag/Review/{/vsig}

Rispondi

Ultimi Articoli