The Adventurer sbarca sulla portatile Sony.
Versione testata PS Vita.
Chi è Adol Christin?
Un action RPG alla portata di tutti
Per rendere più vario e profondo tale sistema, però, gli sviluppatori hanno pensato bene di inserire alcuni importanti accorgimenti, i quali permettono di diversificare le strategie di attacco in base al nemico che si ha di fronte ed al personaggio che si intende utilizzare. Abbiamo innanzitutto la possibilità di creare un party composto da massimo tre personaggi, dei quali controlleremo direttamente solo il leader mentre gli altri due membri del team verranno guidati da un’ottima IA e dalle indicazioni da noi fornite interagendo con il touchscreen posteriore (unica implementazione di questa feature della nostra console, di scarso rilievo visto che in realtà la scelta si limita all’alternativa tra azioni di attacco ed azioni evasive). Ciascun personaggio da noi reclutato nel corso della storia disporrà inoltre di armi e Skills specifiche: queste ultime sono abilità peculiari da assegnare ai tasti frontali, che si attivano premendo R più il tasto scelto al momento dell’equipaggiamento dell’abilità stessa e che consumano SP, a loro volta ricaricabili eseguendo uccisioni perfette, combo oppure equipaggiando determinati oggetti; con il tasto L si può attivare anche una skill speciale, che si ricarica più lentamente di quelle standard e che colpisce il nemico con una potente raffica di attacchi. Entrambe le tipologie di skills (da notare che quelle standard non si limitano ad abilità esclusivamente offensive) possono essere potenziate con l’esperienza: più le useremo, infatti, più esse aumenteranno di livello divenendo via via più efficaci. Le armi invece si dividono in tre classi (Slash, Strike e Pierce) ed i vari nemici potranno essere deboli o resistenti ad una o più di queste tipologie: starà quindi a noi decidere di volta in volta come approcciare gli scontri, cambiando all’accorrenza, anche al volo, i membri della squadra (attenzione perché non sempre saranno possibili sostituzioni dalla “panchina” durante la battaglia).
L’inventario di oggetti a nostra disposizione, poi, non è esageratamente vasto, ma è comunque abbastanza complesso: si va dagli oggetti curativi (pozioni, medicine per gli stati alterati, ecc.) agli accessori per potenziare determinate statistiche, passando ovviamente per un gran numero di minerali, vegetali e parti di nemici da utilizzare per il crafting ed il potenziamento delle armi, nonchè ad artefatti in grado di darci poteri speciali come la possibilità di miniaturizzarci o di nuotare sott’acqua. Durante la prima run a difficoltà standard (quella facile, priva di qualsiasi senso di sfida, è consigliabile solo a chi è alle primissime armi con il genere e a chi vuole passare velocemente ad una seconda run a difficoltà Hard o, soprattutto, Nightmare, che sarebbe masochistico affrontare senza un equipaggiamento adeguato) non abbiamo sentito grande bisogno di visitare spesso fabbri e artigiani, ma il level cap fissato al livello 60 li rende invece indispensabili già nelle prime battute
di una nuova partita ad un livello superiore di difficoltà. Segnaliamo poi che, una volta scelto, non si potrà aumentare il livello di difficoltà, ma solo diminuirlo; valutate quindi con attenzione la scelta, anche qualora decideste di abbassarlo in corso d’opera, perché non si potrà tornare indietro se non caricando un salvataggio precedente.
Non memorabili, infine, gli enigmi, ambientali e non, inseriti qua e là nei dungeon e nella foresta stessa: eccetto nella sala oro verso la fine del gioco, dove l’esplorazione completa richiede un po’ di impegno, non abbiamo mai impiegato più di qualche secondo per capire meccanismi e strade da seguire nelle zone labiritintiche, a causa di indizi spesso un po’ troppo palesi per rischiare anche solo lontanamente di non essere notati.
Su PS Vita si può fare di più…
E’ vero che l’azione si mantiene sempre fluida anche nelle fasi più concitate e che il livello artistico e di character design è molto buono; è però altrettanto vero che, con una modellazione poligonale più curata e meglio definita, il comparto grafico e la valutazione complessiva sul titolo avrebbero potuto fare un netto balzo in avanti. Le potenzialità di PS Vita, lo sappiamo bene ormai, sono ben altre e, per un titolo venduto a 40€, è doveroso aspettarsi e pretendere qualcosa di meglio sotto questo punto di vista. Gli ampi scenari e gli spettacolari scorci che la regia cerca di evidenziare nel corso del gioco sarebbero infatti potuti essere veramente qualcosa di meraviglioso sfruttando l’hardware al 100%.
Commento finale
Ys: Memories of Celceta si pone come un buon titolo per PS Vita, penalizzato nel giudizio complessivo soprattutto da un comparto tecnico in ogni caso discreto per gli standard dei giochi su console portatile, i cui difetti abbiamo appena evidenziato nel capitolo precedente. Una narrazione avvincente ed un sistema di combattimento divertente e vario ne fanno un must have per tutti i possessori della console Sony appassionati del genere. Trama e gameplay non sono ovviamente esenti da difetti, quali, per esempio, un finale non troppo convincente ed enigmi ambientali che incidono poco sull’esperienza complessiva, ma questo quarto capitolo rappresenta comunque una delle migliori occasioni per avvicinarsi ad una saga che meriterebbe sicuramente maggior rilievo nel panorama videoludico.
Pro | Contro |
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– Un viaggio memorabile…
– Gameplay immediato e profondo
– Un livello di difficoltà per tutti i gusti
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– … ma il finale non convince del tutto
– Enigmi troppo poco impegnativi
– Hardware non sfruttato a dovere
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Voto Globale: 80 |