Recensione YS: Memories of Celceta

The Adventurer sbarca sulla portatile Sony.

Versione testata PS Vita.
Chi sapeva dell’esistenza di Ys, la serie di action RPG nata in Giappone nel lontano 1987 che racconta le perigrazioni dell’avventuriero Adol Christen? Alzate la mano: due, tre.. te non barare, lo so che l’hai letto ora su Wikipedia!
Scherzi a parte, la pubblicizzazione e, soprattutto, la distribuzione dei molti episodi della saga sviluppata da Falcom in Occidente è stata negli anni piuttosto scadente (per usare un eufemismo), rendendone spesso difficilissimo il reperimento. Con Memories of Celceta si è così cercato di riallacciare i contatti con il selvaggio West, proponendo per la quarta volta il quarto capitolo della serie, già uscito in Giappone con tre titoli, sviluppatori e storie diversi (Mask of the Sun, The Dawn of Ys e A New Theory) ma mai arrivato in Europa: questa volta però Falcom ha voluto riappropriarsi della serie in tutti i sensi, riprendendosi i diritti e lo sviluppo, per narrarci finalmente ciò che è successo veramente nella foresta di Celceta e quando il nostro Adol ha iniziato a riferirsi a se stesso come un “adventurer”. 
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Chi è Adol Christin?

La domanda non è affatto banale ed i neofiti avranno difficoltà a capirlo nelle prime battute del gioco: il nostro protagonista dai capelli rossi, infatti, ha completamente perso la memoria ed arranca barcollando tra le vie della piccola cittadina di Casnan, dove sia le forze di occupazione Romun (che vengono da Romn, ndr) che i cittadini sono in fermento per l’arrivo del nuovo governatore, una giovane e avvenente donna di nome Griselda. Crollato in seguito ad un colpo subito da un passante cui era finito contro, Adol si risveglia così nella locanda locale, dove avviene il “primo” incontro con un veterano della serie, Duren (il Dogi delle versioni precedenti?): egli avrà il compito di ricordare al protagonista chi egli sia e prospettargli come possibile causa dell’amnestia l’essersi avventurato incautamente nella pericolosissima Grande Foresta di Celceta, un luogo dal quale solo in pochi tornano vivi per raccontare la propria avventura.
Senza farsi trarre in inganno da questo incipit in medias res non proprio originalissimo, la trama di Memories of Celceta, che si estende in circa 25 ore di gioco, ci ha permesso invece di immergerci completamente nelle avventure del nostro Adol attraverso le regioni più interne dell’inesplorata foresta (che, come già sottolineato, nella localizzazione inglese è facile associare a qualche regione vicina alla nostra Europa, visti gli accenni a popoli come quelli della Gllia e della Garmanitan). L’espediente narrativo della perdita di memoria si inserisce perfettamente all’interno del plot narrativo, svelando molti punti altrimenti oscuri del background dell’avventuriero e facendo sentire perfettamente a proprio agio anche tutti coloro che lo incontrano ora per la prima volta. Ottima la caratterizzazione dei personaggi principali, ognuno con una propria storia ed una forte personalità, con dialoghi sempre interessanti e che ci hanno strappato in alcune circostanze anche qualche sorriso (soprattutto dopo l’entrata in scena di Frieda); è quindi un peccato che alcuni elementi delle loro storie vengano lascati un po’ in sospeso da un finale sì soddisfacente, ma non del tutto all’altezza del lungo viaggio regalatoci da Falcom.
Mai come in questo caso, però, è il viaggio ad essere al centro di tutto e sarà un paicere riprendere l’avventura dall’inizio (magari a difficoltà Nightmare con i nostri personaggi già vicini al level cap e con armi potenziate) per esplorare con una nuova consapevolezza la foresta ed arrivare a conquistare l’ambito trofeo di Platino. 

Un action RPG alla portata di tutti

Ys: Memories of Celceta ha tutte le caratteristiche del buon action RPG: il gameplay si fonda su un solido sistema di combattimento in tempo reale in cui il giocatore ha a disposizione l’alternanza di attacco/guardia per fronteggiare i nemici che gli si parano di fronte, i combattimenti fanno guadagnare esperienza per incrementare il livello dei personaggi e si può contare su un buon numero di armi, armature e accessori, che possono essere a loro volta potenziati e alla creazione dei quali si può concorrere grazie ad un classico sistema di crafting. Tutto in apparenza molto semplice e lineare. 

Per rendere più vario e profondo tale sistema, però, gli sviluppatori hanno pensato bene di inserire alcuni importanti accorgimenti, i quali permettono di diversificare le strategie di attacco in base al nemico che si ha di fronte ed al personaggio che si intende utilizzare. Abbiamo innanzitutto la possibilità di creare un party composto da massimo tre personaggi, dei quali controlleremo direttamente solo il leader mentre gli altri due membri del team verranno guidati da un’ottima IA e dalle indicazioni da noi fornite interagendo con il touchscreen posteriore (unica implementazione di questa feature della nostra console, di scarso rilievo visto che in realtà la scelta si limita all’alternativa tra azioni di attacco ed azioni evasive). Ciascun personaggio da noi reclutato nel corso della storia disporrà inoltre di armi e Skills specifiche: queste ultime sono abilità peculiari da assegnare ai tasti frontali, che si attivano premendo R più il tasto scelto al momento dell’equipaggiamento dell’abilità stessa e che consumano SP, a loro volta ricaricabili eseguendo uccisioni perfette, combo oppure equipaggiando determinati oggetti; con il tasto L si può attivare anche una skill speciale, che si ricarica più lentamente di quelle standard e che colpisce il nemico con una potente raffica di attacchi. Entrambe le tipologie di skills (da notare che quelle standard non si limitano ad abilità esclusivamente offensive) possono essere potenziate con l’esperienza: più le useremo, infatti, più esse aumenteranno di livello divenendo via via più efficaci. Le armi invece si dividono in tre classi (Slash, Strike e Pierce) ed i vari nemici potranno essere deboli o resistenti ad una o più di queste tipologie: starà quindi a noi decidere di volta in volta come approcciare gli scontri, cambiando all’accorrenza, anche al volo, i membri della squadra (attenzione perché non sempre saranno possibili sostituzioni dalla “panchina” durante la battaglia).

L’inventario di oggetti a nostra disposizione, poi, non è esageratamente vasto, ma è comunque abbastanza complesso: si va dagli oggetti curativi (pozioni, medicine per gli stati alterati, ecc.) agli accessori per potenziare determinate statistiche, passando ovviamente per un gran numero di minerali, vegetali e parti di nemici da utilizzare per il crafting ed il potenziamento delle armi, nonchè ad artefatti in grado di darci poteri speciali come la possibilità di miniaturizzarci o di nuotare sott’acqua. Durante la prima run a difficoltà standard (quella facile, priva di qualsiasi senso di sfida, è consigliabile solo a chi è alle primissime armi con il genere e a chi vuole passare velocemente ad una seconda run a difficoltà Hard o, soprattutto, Nightmare, che sarebbe masochistico affrontare senza un equipaggiamento adeguato) non abbiamo sentito grande bisogno di visitare spesso fabbri e artigiani, ma il level cap fissato al livello 60 li rende invece indispensabili già nelle prime battute
di una nuova partita ad un livello superiore di difficoltà. Segnaliamo poi che, una volta scelto, non si potrà aumentare il livello di difficoltà, ma solo diminuirlo; valutate quindi con attenzione la scelta, anche qualora decideste di abbassarlo in corso d’opera, perché non si potrà tornare indietro se non caricando un salvataggio precedente. 

Non memorabili, infine, gli enigmi, ambientali e non, inseriti qua e là nei dungeon e nella foresta stessa: eccetto nella sala oro verso la fine del gioco, dove l’esplorazione completa richiede un po’ di impegno, non abbiamo mai impiegato più di qualche secondo per capire meccanismi e strade da seguire nelle zone labiritintiche, a causa di indizi spesso un po’ troppo palesi per rischiare anche solo lontanamente di non essere notati.

Su PS Vita si può fare di più…

Con non poco rammarico dobbiamo constatare che dal punto di vista tecnico i ragazzi di Falcom si sono purtroppo limitati al compitino. Non che il titolo sia brutto da vedere, considerando che siamo su console portatile… ma su questa console in particolare abbiamo visto molto di meglio. 

E’ vero che l’azione si mantiene sempre fluida anche nelle fasi più concitate e che il livello artistico e di character design è molto buono; è però altrettanto vero che, con una modellazione poligonale più curata e meglio definita, il comparto grafico e la valutazione complessiva sul titolo avrebbero potuto fare un netto balzo in avanti. Le potenzialità di PS Vita, lo sappiamo bene ormai, sono ben altre e, per un titolo venduto a 40€, è doveroso aspettarsi e pretendere qualcosa di meglio sotto questo punto di vista. Gli ampi scenari e gli spettacolari scorci che la regia cerca di evidenziare nel corso del gioco sarebbero infatti potuti essere veramente qualcosa di meraviglioso sfruttando l’hardware al 100%. 

Nulla da dire invece sul comparto sonoro, complessivamente buono, con una colonna sonora orecchiabile e qualche rara (troppo rara) battuta doppiata che rende più espressive alcune seguenze narrative. Come avrete capito da alcuni accenni in inglese nel corso della recensione poi, il titolo, come da tradizione NIS, manca completamente di localizzazione in italiano; l’inglese utilizzato è tuttavia piuttosto semplice e non richiede affatto una conoscenza avanzata della lingua.
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Commento finale

Ys: Memories of Celceta si pone come un buon titolo per PS Vita, penalizzato nel giudizio complessivo soprattutto da un comparto tecnico in ogni caso discreto per gli standard dei giochi su console portatile, i cui difetti abbiamo appena evidenziato nel capitolo precedente. Una narrazione avvincente ed un sistema di combattimento divertente e vario ne fanno un must have per tutti i possessori della console Sony appassionati del genere. Trama e gameplay non sono ovviamente esenti da difetti, quali, per esempio, un finale non troppo convincente ed enigmi ambientali che incidono poco sull’esperienza complessiva, ma questo quarto capitolo rappresenta comunque una delle migliori occasioni per avvicinarsi ad una saga che meriterebbe sicuramente maggior rilievo nel panorama videoludico.

Pro Contro 
– Un viaggio memorabile…
– Gameplay immediato e profondo
– Un livello di difficoltà per tutti i gusti
– … ma il finale non convince del tutto
– Enigmi troppo poco impegnativi
– Hardware non sfruttato a dovere
  Voto Globale: 80 
 
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PRO


CONTRO

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