Recensione Metal Gear Solid V: Ground Zeroes

Snake è tornato. Per poco, ma intensamente.

Versione testata PlayStation.

Parlare di Metal Gear Solid V: Ground Zeroes è abbastanza semplice. Recensirlo è invece un’altra storia. Il gioco è stato negli ultimi tempi al centro di grandi discussioni e l’uscita del titolo e delle relative recensioni non ha fatto altro che incrementare il polverone. Per farvela breve, Ground Zeroes è in tutto eper tutto un antipasto, un piatto servito per aprire lo stomaco, non per chiuderlo. Eppure è un antipasto di pregevole fattura, che dura poco, si finisce e la fame è ancora pronta a consumare il giocatore, voglioso di passare ore o ore in compagnia del nostro eroe. 

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Tutto cambia, resta uguale.

Il nuovo contesto open world è il clou della trasformazione, vuole cambiare radicalmente il titolo, fatto in precedenza di livelli curati al dettaglio, con una logica ben studiata. Ci riesce, eppure il feeling è così diretto, familiare che sembra l’esatto opposto. Il tutto è probabilmente dovuto all’introduzione di meccaniche nel gameplay che trasformano in modo naturale quanto visto finora nella serie, adattandolo e plasmandolo al suo nuovo habitat con cura maniacale, generando l’effetto “home sweet home” nonostante il trasloco.

Parliamoci chiaro, pad alla mano Snake non è mai stato così bello a giocarsi. La fluidità dell’azione, il nuovo hud, gli interrogatori e lo slow motion della “last chance”, si adagiano perfettamente alla saga, elevando ancor più il livello qualitativo dell’intera produzione. E allora introduciamo un’altra grande novità, l’assenza della mini-mappa (e relativi nemici segnati su essa) per far spazio al visore. Quest’ultimo ci permetterà di osservare in lontananza, studiare la zona e targare i nemici. Si, targare i nemici. Una volta inquadrati i soldati, il visore li marcherà e sarà possibile seguire i loro spostamenti, anche attraverso le pareti. Si tratta di una feature che ha sempre alimentato il dubbio dei fan, convinti che una tale mossa potesse dare il colpo di grazia ad un capitolo già di per sé “snaturato”. E invece no, funziona alla grande. Si adatta perfettamente a quella che è la dualità action/stealth che il team ha voluto donare al gioco.

Ground Zeroes può essere effettivamente giocato in modalità stealth o affrontato come un vero e proprio sparatutto votato all’azione (con tutte le varianti del caso).  Questo però non ha minimamente inciso sulla performance dell’una o dell’altra facciata, entrambe sono ben studiate e altrettanto ben implementate. Il lato stealth, quello che più interessa ai fan, è davvero ragguardevole, reso ancor più coinvolgente grazie ad un’altra caratteristica introdotta in questo capitolo: la last chance. Praticamente una volta scoperti da un soldato nemico, partirà per qualche secondo una fase in “slow motion” durante la quale avremo tempo di stendere il nostro avversario prima che possa dare l’allarme. La difficoltà del titolo è sicuramente ben sopra la media rispetto a quanto proposto negli ultimi tempi (salvo qualche eccezione), specie qualora vogliate affrontare il tutto in maniera furtiva, senza farvi mai scoprire. D’altro canto, anche con un approccio action il gioco risulta essere appagante. I nemici comunicano e collaborano in maniera convincente, anche se con qualche piccola sbavatura che speriamo possa essere risolta in futuro.

Tornando a parlare della fase stealth, la componente open world viene apprezzata ancor di più grazie agli interrogatori ingame. Immobilizzando un nemico infatti, avremo modo di optare tra l’interrogatorio, lo stordimento e l’uccisione. Interrogare i vari soldati risulterà davvero utile poiché fonti di informazioni più o meno importanti. Alcuni di loro ci riveleranno la posizione dei nemici o di rifornimenti, altri quella di telecamere o la zona esatta di un particolare edificio. Insomma optate per l’interrogatorio, e poi agite come meglio credete.

Tutte queste feature vanno ad integrarsi poi con il nuovo gioiello tecnologico di Snake, un apparecchio capace di riprodurre una mappa dettagliata, di richiedere l’intervento di un aereo o ancora di poter ascoltare registrazioni audio e quant’ altro.

Nonostante la mappa di Ground Zeroes non sia poi tanto vasta (anzi…) avremo la possibilità di poter guidare un veicolo. Purtroppo la modalità di guida non è tra gli aspetti meglio riusciti del titolo, complice proprio l’area di gioco limitata. Utilizzare un veicolo renderà praticamente nullo il feeling con la saga e con la componente stealth. Ovviamente è una caratteristica implementata in vista di The Phantom Pain, il cui mondo di gioco dovrebbe essere abbastanza vasto rendendo dunque praticamente necessario l’utilizzo di veicoli per gli spostamenti.

Nove anni prima

Finora abbiamo analizzato il gameplay del titolo, senza soffermarci sul comparto narrativo. Lo abbiamo fatto perché Ground Zeroes dura poco, diciamocelo chiaramente. In meno di due ore si finisce la main quest. Questo preclude la possibilità di gustarsi a pieno le novità di questo nuovo metal gear, che però riesce comunque a dimostrare come la regia di Kojima sia ancora al top, il tutto grazie a due cut-scene realizzate magistralmente. Si tratta di un preludio questo, ambientato nove anni prima dei fatti che andremo a giocare in The Phantom Pain.

Il Fox Engine riscalda i muscoli

E cosa dire invece del comparto tecnico? Anche in questo caso la valutazione non è per nulla semplice. Il gioco su PS4 gira a 1080p e 60FPS, in un’area limitata e dunque non propriamente ideale per dare una valutazione decisiva. In questo contesto comunque, il Fox Engine svolge bene il suo lavoro, regalando all’occhio quello che merita. Ovviamente parliamo di un accampamento fatto di poca roba e non vediamo l’ora di poter ammirare il lavoro dell’engine sui paesaggi di The Phanotm Pain, che dovrebbero essere di tutt’altro tenore. Se è questa la tendenza, non possiamo che essere fiduciosi del risultato finale.

Si torna a casa

A conti fatti ci troviamo a dover recensire un titolo che può essere analizzato da varie angolature: la prima come titolo a se stante, ed in questo caso non potremo non far incidere pesantemente la longevità sul voto finale. Dall’altro lato abbiamo invece quella che riteniamo la scelta più opportuna, valutare Ground Zeroes come riflesso di The Phantom Pain, giocarlo sapendo che quello che stiamo facendo è di per se collegato indiscutibilmente con quanto faremo tra un anno o poco più. E’ come se, arrivati ai titoli di coda, dovessimo mettere in pausa il ricordo di questa avventura e poi farlo ripartire all’uscita completa, generando così un’esperienza unica e totale. Ma sappiamo che vederla in questo senso è davvero difficile, poiché ci sono di mezzo interessi materiali quali i soldi spesi per l’acquisto.

Metal Gear Solid: Gorund Zeroes com’è allora? È tutto e niente. E’ una demo tecnica, che vuole mostrarci il nuovo volto della saga, che ci introduce alle nuove meccaniche, ci avvicina cautamente a quello che ci aspetta. E’ l’immagine scelta come anteprima ad un video, che poi è quella che spesso attira i visitatori. E’ allo stesso tempo un pasto fugace, una sensazione che inonda e va via nella manciata di qualche ora. E’ anche un titolo che viene proposto a 40€, ma che potrebbe benissimo essere venduto alla metà del prezzo. Eppure c’è qualcosa di unico, personale, che rende queste ore di gioco evocative, come a voler sottolineare che conta “la qualità, e non la quantità”.

Noi vi diamo appuntamento all’uscita di The Phantom Pain, sperando che quanto visto finora, nonostante sia egregio, risulti essere solo la proverbiale punta dell’iceberg di una produzione ancor più magistrale.

Pro Contro 
– L’open world si adatta a dovere
– Gameplay studiato al dettaglio
– Il Fox Engine promette grandi cose
– La regia di Kojima è sempre al top
– Dura solo due ore
– Qualche imprecisione nell’IA
– Il sistema di guida va analizzato meglio in futuro
  Voto Globale:  75
 
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