Benvenuti, finalmente, a Chicago.
Versione testata PlayStation 4.
Si è detto ormai quasi tutto dell’ultima fatica di Ubisoft Montréal. C’è chi lo ha esaltato, chi lo ha denigrato, chi, complice un marketing arrembante si è fatto convincere, chi, per lo stesso motivo, ne è rimasto infastidito. A qualche giorno di distanza dalla sua uscita, dopo averlo sviscerato in ogni suo aspetto, scrivendo e poi cancellando intere parti di questa recensione, vittime, come tanti che lo hanno acquistato al day one, di stati d’animo differenti, siamo pronti a darvi la nostra opinione definitiva, con un’unica grande precisazione: NOI Watch_dogs, lo abbiamo giocato davvero, completato e platinato. A buon intenditor, poche parole.
Viaggio in una Chicago distopica
In un futuro meno remoto di quanto ci si potrebbe aspettare, le società moderne sempre più vittime delle loro paure o, piuttosto, delle loro paranoie, hanno scelto di abdicare a parte delle libertà fondamentali, costituzionalmente garantite, in preda ad un desiderio di controllo che va ben al di là delle legittime esigenze di sicurezza. In questo scenario distopico, tanto comune ad una certa narrativa del ‘900 che annovera tra le sue fila capolavori assoluti quali “1984” di George Orwell o “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury, ed in cui Chicago è soltanto l’archetipo della smart city del futuro, si dipanano le vicende di Aiden Pierce. Aiden è un cracker informatico che trovatosi invischiato al centro di un piano per il controllo della città, inscenato da organizzazioni ombra e criminalità organizzata, si metterà alla ricerca della sua vendetta personale,
Senza voler scendere troppo nei dettagli di una trama che di originale ha poco o nulla e che quel quasi nulla riesce a raccontarlo piuttosto male, ci è d’obbligo risolvere preliminarmente un equivoco che corre lungo tutta la produzione e sul quale è impossibile non soffermarsi, visto anche il silenzio di tanti altri colleghi.
Aiden Pearce non è un hacker.
Il termine, coniato per la prima volta negli anni ‘50 da quei geniacci del M.I.T. per definire una persona che si impegna nell’affrontare sfide intellettuali o per aggirare o superare creativamente le limitazioni che gli vengono imposte dai sistemi di sicurezza informatici, ma mai per un vantaggio personale (fonte Santa Wikipedia) è usato a sproposito nella produzione Ubisoft per definire un criminale leggermente paranoico che utilizza le sue conoscenze informatiche esclusivamente per un tornaconto economico prima, e per vendetta poi. Aiden Pearce è un cracker che ha conosciuto sulla propria pelle quanto può essere pericoloso intralciare, anche solo per errore, i loschi affari della malavita.
Le premesse per una trama avvincente, nonostante il topos abusato e questo errore di fondo, ci sono tutte, tuttavia il personaggio di Aiden Pierce non riesce quasi mai a fare breccia nei cuori dei giocatori, restando piuttosto anonimo sebbene l’intera produzione sia basata sulla sua figura. Manco a dirlo i personaggi secondari restano sempre sullo sfondo, senza mai riuscire a conquistarsi uno spazio sull’enorme “braciere” (carne al fuoco ce n’è per un prossimo capitolo) che è il background di Watch_dogs. Siamo ben lontani purtroppo dalla mirabile caratterizzazione dei personaggi Rockstar, ma anche da quella a cui la stessa Ubisoft ci ha abituato con Altair o Ezio Auditore.
La carta vincente
Se Watch_dogs fosse un film, la nostra recensione potrebbe fermarsi qui e concludersi con una stentata sufficienza. Watch_Dogs è però un videogame ed è proprio nel gameplay che il titolo di Ubisoft trova il suo riscatto. Sfoderando un carattere originalissimo, cita altri masterpieces del genere open world e li rielabora creando uno stile del tutto personale.
La città di Chicago è interamente controllata dal sistema di sicurezza informatica ideato dalla Blume, il “ctOS”, un invito a nozze per il cracker informatico Aiden. Attraverso il suo fidato cellulare, una volta crackato il sistema, Aiden è diventato il vero padrone della città: telecamere, semafori, esplosivi, ponti, tubature e persino il sistema ferroviario cittadino sono tutti alla vostra mercè, tutti controllabili attaverso il display del vostro inseparabile smartphone. Le possibilità che si aprono per un gameplay che incentra tutto sull’ambiente di gioco, sono immense e vanno aumentando mano a mano che porterete a termine le missioni della campagna e delle numerosissime side quest. Ciascuna di queste, infatti, sbloccherà punti abilità che ci permetteranno di sviluppare particolari caratteristiche del protagonista, nuove tecniche di cracking e nuove strumentazioni come JamCom, IED ed esplosivi.
L’utilizzo di questi strumenti, in combinazione con una struttura stealth ben congegnata che non disdegna digressioni action, anche queste piuttosto divertenti e variegate, permettono al giocatore una sostanziale libertà d’azione: agire senza “sporcarsi le mani” o trasformare Chicago in un ultra tecnologico far west sarà, in sostanza, soltanto il frutto delle vostre decisioni.
Tra le due modalità crediamo che quella più interessante sia sicuramente quella stealth. Saltando da una telecamera di vigilanza all’altra sarà possibile, ad esempio, completare intere missioni di furto dati stando tranquillamente ad aspettare all’esterno della struttura di massima sicurezza, oppure eliminare gli avversari senza impugnare nemmeno una volta le proprie bocche da fuoco. La possibilità di sovraccaricare generatori, valvole, di azionare dissuasori o gru, rende infatti il vostro cellulare la più letale delle armi, molto più di un M16 o di uno shotgun. Naturalmente violare un sistema non è sempre così semplice come premere un pulsante, ed ecco perché molto spesso, una volta avuto accesso alla CPU del sistema da violare, sarà necessario superare il firewall, risolvendo alcuni semplici minigame in cui ci verrà chiesto di sbloccare la strada ai dati attraverso circuiti stampati. Non una trovata originalissima, ma che riesce a rendere bene l’idea di hacking.
La soddisfazione, poi, che concede il completare una missione senza aver toccato nemmeno una volta il grilletto della nostra automatica, esalta il nostro ego da nerd cresciuti a pane e “trojan” (il malware, si intende, ndr.) in maniera preoccupante.
Il meccanismo insomma si è rivelato originale e divertente, nonostante in qualche caso l’uso delle armi sia imprescindibile. Sotto questo punto di vista avremmo gradito ad esempio la possibilità di concludere tutte le missioni in maniera stealth lasciando nell’anonimato la figura di Aiden, e chi sa che nel prossimo capitolo Ubisoft non ci accontenti.
In Watch_Dogs è presente inoltre un sistema di reputazione, di cui francamente si sarebbe potuto fare decisamente a meno considerando la sostanziale inutilità rispetto alle dinamiche del gioco: per
la polizia infatti, al di là delle buone o cattive azioni compiute, continuerete ad essere un anonimo cittadino, vestito malaccio e con un cappotto che ha sicuramente conosciuto tempi migliori. Anche la possibilità che i passanti chiamino la polizia nel caso venga da voi compiuta una violazione della legge dinanzi a loro, è limitata ad alcune sporadiche eccezioni (nell’intera campagna ci sarà capitato un paio di volte la necessità di utilizzare un JamCom per bloccarne le chiamate al 911). Ben presto vi renderete conto che, anche in quelle missioni in cui la situazione degenera in inseguimenti e sparatorie stile “Gangs of New York”, la polizia è totalmente indifferente al vostro operato. La cosa è ancor più strana se si pensa che l’intera città è disseminata di telecamere di sorveglianza che dovrebbero garantire la sicurezza.
Il sistema di guida è, ovviamente, arcade, del tutto simile a quello presente nei titoli Rockstar, con l’unica differenza che in questo caso il nostro Aiden non sfascerà finestrini, ma, più elegantemente violerà il sistema di allarme dell’autovettura.
La longevità del titolo è comunque davvero ottima se si considerano anche le numerosissime missioni secondarie, 93 totali di cui 40 contratti da fixer e le classiche attività di svago proprie di qualsiasi open world che si rispetti, con qualche simpatica eccezione come la possibilità di giocare a poker. A quest’ultime si aggiungono anche i Trip Digital, mini giochi competitivi in cui ci verrà chiesto di saltare da un fiore all’altro o di cavalcare un mega ragno meccanico. Nel complesso il tempo necessario ad osservare i titoli di coda sarà all’incirca di 30 ore.
Hacking totale
Siamo poi rimasti piacevolmente sorpresi dal comparto multiplayer che ci mette in competizione con altri giocatori connessi. Questi potranno invadere la vostra partita (o viceversa) e, mascherati da semplici passanti, provare ad “hackerare” il vostro telefono, sfidarvi in una gara testa a testa o rubare informazioni. Nel caso la copertura dovesse essere scoperta, l’evento si trasformerà in un “uno contro uno” tra le strade di Chicago, combattuto a suon di armi automatiche e corse spericolate. Grazie ad una companion app finalmente utile, “ctOS Mobile”, Watch_dogs inoltre vi permette di mettervi dalla parte della polizia e di controllare le infrastrutture cittadine, quali semafori e dissuasori, ma anche volanti ed elicotteri della polizia, al fine di bloccare il criminale Aiden Pearce, impersonato da un altro giocatore in una reale partita, in maniera non dissimile da quanto sperimentato da DICE con il Commander mode di Battlefield 4.
I server, nonostante il boom di utenti connessi in questi primi giorni di commercializzazione, stanno reggendo benissimo e mai ci è capitato una qualche forma di disconnessione dovuta ad un sovraccarico, segnale questo di un net code davvero solido.
Ansia da prestazione
Dal punto di vista tecnico il titolo risente fortemente della sua natura cross-gen. L’impatto visivo decisamente buono con i suoi 900p e 30fps stabilissimi in qualsiasi condizione, resta però piuttosto anonimo, soprattutto quando in alto splende il sole, mentre migliora al calar della sera, quando alcuni buoni elementi di riflessione donano fascino all’ambientazione cittadina.
Nonostante la vastità della mappa di Chicago e il numero di passanti da cui è popolata, l’impressione è che alla città manchi un’anima e che il tutto sia piuttosto “piatto”. Neppure il tentativo degli sviluppatori di inserire informazioni dettagliate per ciascuno degli abitanti di Chicago, da raccogliere attraverso il profiler del nostro smartphone, pare riuscire nell’impresa ed anzi, in alcuni casi, le informazioni raccolte, non è ben chiaro se per scelta o causa di un abbinamento random ai modelli poligonali, restituiscono situazioni piuttosto paradossali. Vi capiterà così di incontrare uno stimabile professionista vestito da rapper mentre si esibisce in strada rappando o un affiliato a gruppi razzisti, di colore.
Il motore di gioco è naturalmente quello di Assassin’s Creed IV e ciò è chiaramente visibile dalle movenze del nostro personaggio, che, se si esclude la possibilità di scalare pareti, sono del tutto simili a quelle di Edward Kenway. La natura open world del titolo, tuttavia, ha costretto a scendere a compromessi dal punto di vista del dettaglio e della profondità di campo, davvero povera per un titolo next-gen e solo parzialmente mascherata dall’introduzione di condizioni atmosferiche variabili.
L’illuminazione ambientale non fa di certo gridare al miracolo e nel complesso ci è addirittura parsa inferiore a quella di Grand Theft Auto V, un titolo old gen. Buoni invece gli effetti particellari e quelli delle esplosioni, molto realistici.
Anche la modellazione poligonale dei personaggi è piuttosto semplice, con texture piatte e poco realistiche che si differenziano da quelle presenti nella versione old gen in maniera piuttosto limitata. Diversi sono poi i bug che stanno affliggendo il titolo, legati in particolare alla fisica del gioco. Sono oramai divenuti virali su youtube gli episodi di compenetrazione poligonale e quelli relativi alla distruttibilità di alcuni elementi, che crollano ancor prima di essere toccati dal vostro veicolo.
Ma Watch_Dogs è un gioco brutto da vedere? Assolutamente No.
Watch_Dogs è piuttosto vittima della stessa fama che lo ha preceduto: aspettative altissime si erano infatti addensate sul titolo dopo la presentazione all’E32012 ed il rinvio di Ottobre 2013, generando un hype esagerato verso l’IP. Questo com’era largamente prevedibile si è poi ritorto contro il gioco e tradotto in lodi o critiche entrambe esagerate.
Ottimo il comparto audio con un doppiaggio credibile ed una colonna sonora dai toni cupi e in stile Cyber punk; interessante e varia la playlist ascoltabile attraverso le stazioni radio e lo smartphone con brani che possono essere aggiunti violando la sicurezza dei cellulari dei passanti.
Commento finale
Nella nostra review abbiamo cercato di essere quanto più possibile imparziali, elencando impietosamente gli elementi che non ci sono piaciuti, quanto quelli che invece ci hanno divertito. Alla domanda “ma questo gioco vi è piaciuto?” non potremmo che rispondere con un convinto sì. Watch_Dogs è un titolo tutto sommato originale e, nonostante sia il frutto di una commistione di elementi tratti da tanti altri titoli, open world e non solo, riesce ad sviluppare un mix interessante. Resta il grande rammarico per una trama raccontata davvero male e per un comparto tecnico che non ci è parso al livello delle potenzialità già espresse dalla nuova generazione.
Se si guarda insomma a quello che Watch_Dogs avrebbe dovuto o potuto essere, restano grandi rimpianti; se lo si gioca invece scevri da ogni altro condizionamento mediatico e commerciale, la nuova ip Ubisoft risulta in un buon open world che siamo sicuri riuscirà a divertirvi.
Pro | Contro |
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– Gameplay innovativo ed originale
– Buone fasi action/stealth </d iv> – Ottimo comparto sonoro
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– Comparto grafico leggermente anonimo
– Trama priva di carisma
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Voto Globale: 80 |