Recensione Sniper Elite III

Il fantasma del deserto non perdona.

Versione testata: PlayStation 4.
Per diversi anni i giocatori hanno atteso titoli che si incentrassero prevalentemente sull’impersonare un cecchino, con tutto ciò che questo comporta: attendere pazientemente nella propria posizione, prendere la mira e… BUM! One shot, one kill. Finalmente, alcune software house hanno preso in considerazione le richieste dell’utenza e hanno sviluppato svariati giochi, ma che nella maggior parte dei casi si sono rivelati degli scarni “mira-e-spara” senza una trama solida.
 
Fra i pochi team di sviluppo che sono riusciti nell’intento spicca brillantemente Rebellion: fondata nel 1992, nel 2005 tenta l’impresa con Sniper Elite, che ha catturato l’attenzione di amanti del genere per diversi aspetti fedeli alla realtà. Il titolo riscosse un discreto successo, il che fece pensare che nemmeno i ragazzi di Rebellion fossero stati in grado di realizzare ciò che il pubblico richiedeva. In seguito, ben 7 anni dopo, il team ci riprova con Sniper Elite V2, e da lì la serie è subito schizzata in vetta ai migliori titoli di cecchinaggio principalmente per l’introduzione della balistica reale in ogni suo dettaglio: vento, distanza…
 
Dopo il successo più che buono del secondo capitolo, ecco arrivare Sniper Elite III con tanto di novità ed una trama più solida rispetto ad ogni suo predecessore, che svia dalle solite ambientazioni di Berlino e dintorni: Africa, signori. Il deserto non è mai stato così pericoloso.    
 
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Sotto il sole cocente del deserto africano

Come scritto nell’introduzione, non aspettatevi la solita storia ambientata in Germania durante il secondo conflitto mondiale in cui dovrete rovesciare il governo nazista, uccidere Hitler o cose simili. Anzi, l’unico aspetto che rimane uguale è il periodo della seconda guerra mondiale, ma tutto il resto è completamente nuovo, il che regala una ventata d’aria fresca rispetto alle solite ambientazioni.
 
Karl è un abilissimo cecchino americano che si unisce alla missione in Nord Africa proprio nel periodo in cui gli Stati Uniti entrano in guerra: il suo obiettivo è uccidere Vahlen e impedire la riuscita del suo progetto. Vahlen, un gerarca nazista, è stato spedito in territorio africano per realizzare segretamente il Ratte, un enorme carro armato che avrebbe ripercussioni globali disastrose se venisse ultimato e che mieterebbe milioni di vittime innocenti.
Scoprire l’ubicazione dell’hangar in cui viene costruito, però, è più difficile del previsto, dato che le truppe tedesche sono dislocate ovunque e trovare indizi o, meglio, Vahlen non è per nulla semplice. A questo punto entra in campo anche l’LRDG (Long Range Desert Group), una formazione della British Army pronta ad affiancare Karl per evitare che il Ratte venga completato e schierato in guerra. E’ una corsa contro il tempo: se il cecchino fallisce il suo obiettivo, il mondo si ritroverà ben presto sottomesso alla potenza tedesca.
 
Il bello della trama è proprio il fatto di essere ambientata durante la Campagna d’Africa, affrontata veramente pochissime volte nella storia dei videogiochi nonché ottima scelta da parte di Rebellion. Questo, pertanto, allontana i giocatori dalle ripetitive località tedesche con meta Berlino per far spazio a nuove ambientazioni e storie da raccontare. 
La campagna si aggira intorno alle 7 ore di gioco totali, le quali possono aumentare sensibilmente soddisfando ogni obiettivo secondario e ricercando tutti i collezionabili, tra cui diari di guerra e carte da collezione. A tutto questo, inoltre, fanno man forte la cooperativa, che permette di affrontare la storia insieme ad un amico, le sfide e il multiplayer, che pare buono in quanto a modalità di gioco ma che, almeno finora, non siamo riusciti a provare a causa di problemi tecnici riscontrati solo con la versione PlayStation 4 del gioco. Attualmente, perciò, non analizzeremo il multigiocatore in sede di recensione (NB: nel voto alla longevità viene comunque contato come giocabile). Brutta partenza per Rebellion sotto questo lato quindi, il che andrà ad influire sulla valutazione finale seppur non in modo pesante.
Piccola nota di riguardo: finalmente non avremo solamente più a che fare con soldati tedeschi, ma anche con italiani, pertanto sì: uccideremo anche i nostri connazionali. Con questo non intendiamo dire che siamo contro l’Italia, anzi, ci sentivamo in dovere di fare questa accortezza per un motivo, ovvero che il team di sviluppo ha curato nei minimi dettagli la Campagna d’Africa.

One shot, one kill 

Quanto al gameplay, Sniper Elite III mostra i denti mettendo in risalto ciò che lo rende, almeno a parer nostro, il miglior titolo di cecchinaggio tattico disponibile sino ad’ora. Andando per ordine, partiamo parlando dell’armamento, che ha subito diverse migliorie molto care anche a chi ama personalizzare, almeno in minima parte, il proprio fucile di precisione. Avremo la possibilità, infatti, di modificare canna, azione, cassa, mirino e reticolo, ovviamente dopo aver sbloccato le varie opzioni di scelta. Per evitare di cambiare sempre le nostre armi in base al tipo di missione, oltretutto, avremo a disposizione quattro classi diverse da equipaggiare a piacimento.
Il nostro arsenale vedrà le seguenti armi, sbloccabili man mano che si procede nella campagna principale e salendo di livello: 
 
FUCILI DI PRECISIONE
– M1 Garand
– Carcano
– Gewehr 43
– Lee-Enfield Mk. III
 
ARMI SECONDARIE
– Sten Mk. II
– MP 40
– Thompson
– Panzerschreck
 
PISTOLE
– Welrod
– Luger P08
– Webley Mk. IV
 
Per quanto riguarda l’equipaggiamento, potremo scegliere fra bende, kit medici, granate M24, dinamite, mine di terra, mine ad inciampo, S-Mine e proiettili perforanti, anche qui in base alla missione che dovremo affrontare.
 
Predefiniti nel nostro inventario, invece, troveremo il binocolo, molto importante per poter segnalare i nemici e farsi un’idea delle loro posizioni (da NON sottovalutare), e l’acciarino, utile per attirare l’attenzione o per far esplodere la dinamite. Essendo un titolo stealth, “essere un fantasma” è tutto: specialmente alla difficoltà più elevata, dimenticatevi completamente del vostro lato casinista, armatevi di pazienza e agite in perfetto silenzio, con uccisioni ravvicinate o spari solo in presenza di rumori tali da coprire il vostro, o in men che non si dica vi ritroverete sotto tre metri di terra, se capite cosa intendiamo dire. Usare la tattica, quindi, è la chiave per godersi al meglio il gioco e sfruttarne tutte le potenzialità immedesimandosi realmente in un cecchino.
 
Il pezzo forte del titolo, così come nel suo predecessore, è sicuramente la balistica reale: per chi ancora non lo sapesse, prima di sparare ad un bersaglio a 200 metri di distanza, per dire, dobbiamo calcolare la traiettoria del proiettile e la nostra posizione, aggiustando la mira a seconda del punto che vogliamo colpire. Inoltre, se i nostri battiti cardiaci sono elevati, prendere la mira sarà più complicato e ci converrà attendere qualche istante per recuperare un po’ di fiato al posto di rischiare di mancare il colpo. Per agevolare i tiri dalla distanza, comunque, è sempre possibile svuotare i polmoni per avere una mira più precisa anche sui nostri bersagli più lontani, a patto che la nostra frequenza cardiaca sia al di sotto degli 80 battiti al minuto.
 
Anche in Sniper Elite III ritornano le amatissime kill-cam, le quali sono state migliorate e offrono altri organi interni a cui sparare ed assistere alla loro implosione, anche se si sa: il cervello va sempre per la migliore. Anche le ossa, in particolar modo quelle facciali, si distruggono quando il proiettile impatta su di esse.
La vera novità, in ogni caso, sta nelle “kill-cam” dei veicoli, che sarebbe più lecito chiamare destroy-cam o qualcosa del genere: ora sparando in direzione del serbatoio o del motore di un veicolo potremo assistere alla spettacolare visione del proiettile bucare uno di questi e fare letteralmente esplodere carri armati, camion e quant’altro. Una feature che aggiunge un piccolo tocco di classe al titolo, per come la vediamo noi.
 
Per terminare la nostra analisi del gameplay, spendiamo due parole sull’I.A. nemica e sulle difficoltà disponibili. L’intelligenza artificiale dei nemici è stata visivamente migliorata, dato che ora i soldati non si limitano più ad ascoltare da dove provengono gli spari, ma utilizzano binocoli per capire dove siamo esattamente per poterci raggirare e attaccare da ogni punto possibile.
Per quanto concerne le difficoltà, ce ne sono quattro disponibili: Cadetto, Marksman, Elite e Autentico. Bene, mentre la prima è l’unica esente da balistica e i nemici sono veramente poco attenti, le seguenti complicano le cose, mentre l’ultima è una sfida davvero ardua. Volete sapere perché? Nemici che si comportano come nella realtà e reagiscono ad ogni minimo rumore o movimento sospetto, balistica reale e… nessun salvataggio. Esatto. Hardcore gamers, fatevi avanti: Sniper Elite III ne ha anche per voi!

Ottime ambientazioni… e veicoli che scompaiono

Non fatevi venire subito le paranoie per quanto scritto sopra, andiamo per ordine. Il comparto grafico è più che buono, in particolar modo per quanto riguarda le texture e i dettagli di Karl e delle armi. L’ambiente circostante è ricco di abitazioni diroccate, accampamenti, montagnole e via dicendo che permettono anche di trovare decine di postazioni per poter avere una visione più ampia possibile sul territorio nemico… o per nascondersi in caso di incontri indesiderati.

Purtroppo, non possiamo dire che la grafica sia ottima per la presenza di alcuni bug (sebbene siano rari) e di una pessima scelta da parte di Rebellion: quando esplodono, i veicoli scompaiono magicamente nel nulla, si polverizzano. Ammettiamolo, è una brutta cosa da vedere nei titoli odierni, peggio ancora se sono su console next-gen!
 
Il comparto audio, invece, è di ottima fattura per quanto riguarda le armi e le musiche di sottofondo, sebbene alcune siano fuori luogo. Il doppiaggio in italiano è buono, sebbene lasci a desiderare in alcune occasioni: ben realizzato il briefing pre-missione, ma alcuni discorsi che richiedono enfasi o particolari tonalità di voce sono semplicemente letti e basta. In generale, comunque, nulla di particolarmente frustrante e pessimo. 
 
Sniper-aiming

Commento finale

Sniper Elite III ha mantenuto le aspettative e ha saputo mantenere la formula vincente del predecessore apportando svariati miglioramenti. Le migliorie apportate alle già apprezzate kill-cam giovano sicuramente al gameplay così come la possibilità di modificare il proprio fucile. Anche se l’armamento consta di una decina di armi, inoltre, sono più che sufficienti, dato che utilizzeremo il fucile di precisione nella maggior parte dei casi e il resto dell’equipaggiamento svolge il suo dovere. Il fattore stealth è all’apice in questo capitolo ed è l’unico modo per poter completare gli obiettivi evitando di incappare in scontri a fuoco, in special modo se state giocando a difficoltà Elite o, peggio, Autentico, che è molto ben accetta dato che soddisfa anche i giocatori più “masochisti”. La scelta della Campagna d’Africa regala una boccata d’aria fresca rispetto alle solite ambientazioni. In generale, quindi, Rebellion ha saputo sviluppare un terzo capitolo degno di nota, parecchio longevo e con una trama solida che consigliamo vivamente a tutti gli appassionati del genere e a coloro che, invece, si avvicinano per la prima volta.

Pro Contro 
– Balistica dei proiettili realistica
– Ottime ambientazioni
– Fucile di precisione modificabile
– Modalità cooperativa
– Finalmente si cambia ambiente: Africa! 
– Veicoli che scompaiono dopo l’esplosione
– Doppiaggio in italiano non sempre spiccato
– Multiplayer inaccessibile su PlayStation 4
  Voto Globale: 82 
 
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Simone Rinaldi
Simone Rinaldi
Meglio conosciuto come "Ping" per gli amici e online, gioco dall'ormai lontano 2000. Cresciuto a pane e videogiochi a partire dalla prima PlayStation, nel tempo ho esteso i miei interessi anche all'ambito della tecnologia in generale, scoprendo un certo feeling con l'hardware PC. Le mie grandi passioni si sono poi trasformate in qualcosa di più concreto con l'entrata in 4News, grazie a cui ho avuto modo di vedere il mondo videoludico-tecnologico da una nuova prospettiva ed affrontarlo in modo più serio e professionale.

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