La fine dei tempi
Esclusiva PlayStation 4
Recensire la versione remastered di un gioco non è mai cosa semplice: il rischio è quello di farsi coinvolgere da ciò che si è scritto e detto della versione originale oppure, in caso di giochi più datati, farsi condizionare dai ricordi e dalle emozioni provate in quel particolare momento della nostra vita.
Nell’approcciarci alla versione rimasterizzata di The Last of Us, capolavoro dei Naughty Dog rilasciato per PS3 nel giugno 2013, quando oramai le console old gen sembravano aver già dato tutto e gli occhi e le menti di giocatori e sviluppatori erano proiettate verso l’attuale generazione di console, eravamo convinti di poter mantenere un granitico distacco. Armati della nostra fidata moleskine sulla quale, punto per punto, appuntiamo gli elementi che, in positivo e in negativo ci colpiscono di un gioco, eravamo convinti di poter giudicare l’ennesimo remake di questa generazione di console con fredda oggettività. I nostri buoni propositi però, come avrete di certo capito, si sono sciolti come neve al sole e, una volta avviato il disco fornitoci da Sony, siamo stati nuovamente rapiti dalle vicende umane di Joel ed Ellie.
Alla grande emozione provata nel reincontrare personaggi e storie da cui non ci siamo mai realmente staccati da quando, sgomenti, in quel caldo giugno osservavamo scorrere sotto i nostri occhi i titoli di coda, si aggiunge oggi quella di riscoprire dettagli andati perduti e nuovi scorci di un paesaggio a metà strada tra la devastazione di una civiltà che sta finendo e il verde lussureggiante di una natura che si sta, a poco a poco, riprendendo ciò che le era stato sottratto.
Cosa c’è di nuovo?
Dal punto di vista del gameplay non ci sono grosse novità. Il titolo conserva i tre livelli di difficoltà originali, a cui si aggiunge il livello “Sopravvissuto”, giocabile sin dall’inizio (nella versione originale tale livello era sbloccabile soltanto dopo aver completato l’avventura originale e soltanto selezionando uno per uno i singoli capitoli) e il livello “Realismo”, introdotto nella versione PS3 tramite l’ultimo DLC omonimo.
In modalità Realismo il gioco si trasforma in un survival horror degno dei più blasonati esponenti del genere. Oltre ad una resistenza e ad una aggressività maggiore dei nemici, che si traduce anche in una maggiore capacità dei Clicker di accorgersi della vostra presenza, questa modalità riduce drasticamente anche la resistenza di Joel e il numero dei medikit che è possibile incontrare negli ambienti di gioco. A tutto ciò si aggiunge l’eliminazione di ogni forma di aiuto al giocatore, come la modalità “Ascolto” tanto contestata dai puristi del genere, che vi permette di scoprire la posizione dei nemici anche attraverso le mura. Queste introduzioni, manco a dirlo, modificano in maniera netta il vostro modo di giocare, mettendovi di fronte ad una sfida che siamo sicuri in tanti preferiranno non intraprendere.
Il gioco comprende oltre al già citato DLC Realismo, anche tutti gli altri DLC comparsi sino ad ora, tra cui “Territori Abbandonati”, rilasciato su PS3 il 16 ottobre 2013 e quello per il single player “Left Behind”, di cui vi invitiamo a leggere la nostra recensione qui: Recensione The Last Of Us: Left Behind. C’è da sottolineare che, a parte il già citato “Left Behind” e “Realismo” i DLC del gioco sono tutti principalmente orientati al multiplayer e, pertanto, per chi come vi scrive non ha ritenuto particolarmente rilevante per un gioco come questo tale modalità, possono non costituire un grande surplus.
Diverso il discorso invece per altre due innovazioni che faranno la gioia di tanti: il “Making Of” del gioco, con i commenti dei produttori e degli attori, e la modalità Photo di cui vi abbiamo già parlato nei giorni scorsi in questa news: The Last of Us: Remastered, dettagli sul Photo Mode
Un remaster coi fiocchi
Dal punto di vista tecnico il lavoro di Naughty Dog è certamente encomiabile: la pulizia del dettaglio grafico, resa possibile dalla risoluzione 1080p e dall’utilizzo di texture non compresse o, come lo stesso Neil Druckman ha confermato più volte, interamente ricreate per l’occasione, è sicuramente un lavoro non da poco. Non bisogna dimenticare infatti che The Last of Us è stato uno dei titoli che più ha sfruttato l’hardware PlayStation 3 e che il motore di gioco, stante l’incompatibilità tra le due piattaforme hardware, una volta passati a PS4 ha dovuto essere riscritto per adattarsi all’architetturae X86 dell’ammiraglia Sony. Il già eccellente sistema di illuminazione della versione old gen, inoltre, pare essere stato ancora migliorato nella versione PS4, con contrasti ancora più marcati e chiaroscuri ancora più impressionanti. A tutto ciò si aggiungono inoltre miglioramenti per quanto riguarda gli effetti particellari di acqua e fuoco e texture per il fogliame molto più realistiche e varie. La buona ottimizzazione dell’engine è sottolineata inoltre dai 60 frame per secondo stabili raggiunti dai Nauthy Dogs anche con numerosi elementi animati a schermo (molto meglio che in un altro celebre remaster… qualcuno ha detto Tomb Raider?). A tal proposito, dopo un primo momento di spaesamento dovuto ai 60 fps, dobbiamo dire che l’innovazione ci ha decisamente convinto rendendo più realistiche soprattutto le favolose cutscenes. Tuttavia per chi proprio non dovesse riuscire ad abituarsi, il team di sviluppo ha introdotto la possibilità di bloccare il tutto a 30fps, cosa che aumenta anche la qualità di alcune ombreggiature e favorisce un look and feel più cinematografico.
Non ci sono particolari novità per quanto riguarda i tempi di caricamento del titolo al primo avvio, identico alla versione PS3 (circa 2 minuti dal momento in cui cliccherete per la prima volta su Avvia), mentre per continuare la storia i tempi sono quasi dimezzati rispetto alla versione PS3.
Sebbene le innovazioni dal punto di vista tecnico siano sicuramente evidenti, dal punto di vista grafico il prodotto non puo’ di certo eguagliare le vette raggiunte con Infamous: Second Son. A nostro parere l’operazione di riportare su PS4 il gioco principe di PS3 non puo’ però essere etichettata come pura operazione di marketing; oltre alla volontà di accontentare i vecchi giocatori di Xbox 360, siamo sicuri che il team di sviluppo approfitterà del lavoro di adattamento al nuovo hardware di PlayStation 4, facendo del titolo una sorta di “prova generale” per le prossime IP sviluppate in maniera nativa su questa console.
Anche dal punto di vista audio sembra essere stata apportata qualche modifica (anche nei menù delle opzioni), con un livello del doppiaggio ora più alto e comprensibile e qualche trick per sfruttare le caratteristiche del nuovo pad PlayStation 4 (una chicca, in questo senso, il click di accensione della torcia proveniente dal pad). Indimenticabili, ma non è una novità, le musiche di Santaolalla.
Commento finale
Vale la pena passare alla versione next gen di The Last of Us? A nostro modo di vedere la risposta è sicuramente sì se avete amato il gioco originale o vi siete persi il bellissimo, ma sin troppo breve e costoso “Left behind”. Qualche dubbio in più se invece avete già spolpato a fondo il titolo su PS3: le novità dal punto di vista grafico infatti, sebbene interessanti, probabilmente non giustificano a pieno i 49 euro necessari per acquistare la versione PS4. Per tutti coloro che invece provengono da altre piattaforme, o colpevolmente non hanno ancora giocato ad uno dei titoli sicuramente più rappresentativi degli ultimi 10 anni di videogames, il consiglio, da gamer a gamer, è quello di fiondarsi il 30 luglio dinanzi al primo spacciatore di videogames disponibile e accaparrarsi una copia di questo straordinario capolavoro. (Il voto finale riguarda questo remaster e non il gioco nel suo complesso che abbiamo recensito qui)