Recensione Freedom Wars

Lotta per il bene comune, riscatta la tua libertà!

Versione testata PlayStation Vita.

Nel periodo più prolifico dell’anno per l’uscita di videogames anche PlayStation Vita riceve una nuova esclusiva che, nelle premesse, non sembra aver nulla da invidiare ai titoloni tripla A tanto pubblicizzati per fine anno sulle console next-gen. Parliamo di Freedom Wars, un action Rpg di stampo marcatamente nipponico, sviluppato in collaborazione tra Japan Studio (Gravity Rush), Dimps (Dragon Ball Xenoverse) e Shift (God Eater). Il titolo, prodotto da Sce (Sony Computer Entertainment), arriva in Occidente con qualche mese di ritardo rispetto al Giappone, dove è stato pubblicato il 26 giugno scorso, e ci fa vivere un’eccezionale avventura in un mondo distopico senza precedenti. O, almeno, questo è quanto offre nelle prime 10 ore, prima di perdersi nei meandri della sua stessa complessità.

{media load=media,id=9374,width=853,align=center,display=inline}

Diritti umani in vendita

Siete appassionati delle storie in stile “1984”? Bene, questo titolo ha nelle sue prime ore di gioco tutto ciò che desiderate: un pianeta, la Terra, che nell’anno 102.014 ha esaurito quasi tutte le risorse; un governo che controlla tutto e tutti, in continua lotta con le popolazioni vicine per le poche provviste e “menti” ancora presenti sul globo; libertà personali negate e diritti umani da riconquistare servendo la comunità per il “bene comune”. A ciò aggiungiamo anche un pizzico di paranormale, con (presunti) fantasmi ed un mondo situato al confine tra la vita e la morte. Non basta? D’accordo, mettiamoci anche un pupazzo adorabile quanto cinico (Percy Propa), che verrà a “farvi visita” in cella solo per darvi cattive notizie. In cella, sì, perché noi giocatori, nei panni del protagonista, siamo dei peccatori condannati ad un milione di anni di lavori forzati per l’orribile reato di “amnesia imprudente” e, per questo motivo, siamo controllati 24 ore su 24, da un automa antropomorfo oltre che da centinaia di telecamere.

Come venire a capo di questa situazione disperata? Di certo non passeggiando nervosamente avanti e indietro per la nostra piccola cella, oppure cercando conforto in un bel sonno ristoratore, perché questi sono diritti ancora tutti da riconquistare al nostro livello C.O.D. attuale. Usufruirne significherebbe incorrere in un ulteriore inasprimento della nostra pena. L’amnesia, cliché piuttosto classico del genere, ci ha infatti riportati al livello più basso nella gerarchia sociale dei prigionieri, il C.O.D. 1 appunto. Starà a noi risalire la corrente, cercando di limitare al minimo gli “errori”, come conversazioni inutili o un’eccessiva attività fisica, prima di aver eseguito un sufficiente numero di incarichi per portare vantaggi al nostro Panopticon (la città-stato in cui abbiamo deciso di vivere all’inizio del gioco).

Ma l’entusiasmo iniziale, per un concept di gioco intricato quanto affascinante, finisce per scemare da metà main quest in poi…

Il dovere prima di tutto

Un vero peccato perché la trama non è l’unico elemento che spicca fin dalle prime ore. Il sistema di combattimento che caratterizzerà tutte le nostre collaborazioni con il Panepticon, infatti, è indiscutibilmente il maggior punto di forza di Freedom Wars. Con una perfetta combinazione di elementi action ed rpg, il gameplay si fonda su scontri in tempo reale con tre categorie di armi principali (divise a loro volta in tre sottocategorie): armi bianche per il corpo a corpo, armi da fuoco per i combattimenti a distanza e “rovi”. A ciò si aggiungono una serie di strumenti secondari da equipaggiare prima delle missioni, come granate, medikit e altri gadget utili. Il tutto è completato da un sistema di crafting complesso, per la creazione e il miglioramento di armi e oggetti. Il nostro personaggio, così come l’automa che lo accompagnerà, è poi completamente personalizzabile, sia nell’aspetto che nei vestiti indossati, passando ovviamente per l’equipaggiamento da portare in battaglia.

Un accenno meritano poi le distinzioni delle tre tipologie di “rovi”, uno strumento magico in grado di farci arrampicare verso zone altrimenti inaccessibili, donando al titolo una verticalità che altri esponenti del genere possono solo sognare. Questi spinosi accessori possono, inoltre, essere utilizzati, con il tasto R, per colpire i nemici, curare gli alleati oppure creare degli “scudi” protettivi (rispettivamenti con i rovi rossi, verdi o bianchi). 

Ma questo grande potenziale viene in parte sprecato per colpa di una ripetitività di fondo di missioni e scenari: i nostri incarichi si limitano, in sostanza, a missioni del tipo “salva il/i cittadino/i in difficoltà” (i cittadini sono le menti del Panopticon, coloro in grado di sfruttare le risorse), “sconfiggi questi nemici” o “abbatti questo o quel robot gigante”. Durante l’espolazione del “carcere”, poi, non abbiamo una maggiore differenziazione, finendo alla fine a cercare sempre qualcosa in una parte particolare di un luogo dalle mille forme detto “giardino”. Tutto ciò diluisce l’esperienza di gioco e la trama, costrigendo il giocatore ad un grinding eccessivo e spesso poco stimolante, in un mondo veramente poco diversificato. La trama stessa, poi, finisce dopo circa 25 ore di gioco, lasciando in parte insoddisfatti e con ancora più di 800 mila anni di pena da scontare attraverso dell’altro grinding. Dopo i titoli di coda Freedom Wars ha così, in teoria, ancora tonnellate di contenuti da offrire, ma a questo punto della nostra prova non siamo riusciti a capire perché dovremmo continuare a ripetere le missioni, in un loop di situazioni veramente poco avvincenti.  

Anche il sistema di crafting, a dispetto di una varietà di risorse incredibile, non è esente da difetti: ci troveremo spesso, infatti, a potenziare armi o creare strumenti senza capire esattamente la differenza tra l’utilizzo di grafite o di rottami di ferro o di un altro materiale qualsiasi. Le descrizioni e i nomi sono così poco esplicative da richiedere uno sforzo immane per venirne a capo e, detto sinceramente, il gioco probabilmente non vale la candela. Viste le numerose ricompense ottenibili a fine missioni, offrire una maggiore chiarezza avrebbe potuto innalzare notevolmente il livello dell’esperienza di gioco.

Se da soli Freedom Wars pecca poi anche nell’intelligenza artificiale dei nostri compagni di battaglia, tale problematica può essere superata attraverso una modalità multiplayer davvero ricca per un titolo portatile. La connettività della nostra console ci permette, infatti, di accedere sia ad un multiplayer competitivo 4 vs 4, dove sfidare giocatori di altri Panopticon (Roma, Berlino, Hong Kong…), sia ad una modalità cooperativa, ad hoc e online, che ci permette di affrontare con gli amici anche le missioni della campagna principale. Sebbene il matchmaking non sia impeccabile, la connessi
one durante le nostre partite si è mantenuta piuttosto costante e, nella seconda metà di gioco, avere a che fare con alleati umani può rivelarsi decisamente utile (a patto che questi sappiano giocare in maniera decente, ovviamente).

Poligoni spigolosi

Il team di sviluppo, infine, pare essersi limitato al compitino nell’affrontare il comparto tecnico del gioco. Freedom Wars presenta infatti personaggi dall’aspetto curato anche se pieni di cliché, accompagnati da un level design che lascia piuttosto a desiderare. Gli scenari risultano così, oltre che piuttosto ripetitivi, anche spogli e spigolosi. Le scene in CG e gli spazi chiusi restituiscono al contrario un ottimo effetto, aumentando così il rammarico per quello che questo gioco sarebbe potuto essere con più cura (e risorse?) a disposizione. Anche i robot mostrano poi un certo stile nella loro maestosità.

Nota di merito per il comparto audio, che mantiene i doppiaggi originali in giapponese e presenta una colonna sonora orecchiabile e idonea all’atmosfera calustrofobica e inquietante di molte ambientazioni. Meno bene la localizzazione in italiano, con sottotitoli non sempre precisi e afflitti anche da diversi errori di battitura.

Freedom Wars Screenshot03

Commento finale

Freedom Wars è un prodotto che riesce a distinguersi, nonostante i difetti, soprattutto grazie ad un sistema di combattimento veramente divertente e ben realizzato. Nella prima metà della storyline, l’esperienza è poi ottima sotto tutti i punti di vista, con una trama avvincente, che però tende con il tempo a venire diluita da missioni ripetitive e da un grinding eccessivo. Tecnicamente discreto, il gioco finisce per sprecare molto del suo potenziale, passando dal rango di possibile capolavoro a quello di occasione sprecata. Un titolo da provare se si ama il genere, che vi terrà incollati alla console per qualche ora prima di iniziare a perdere man mano il suo appeal iniziale.

Pro Contro 
– Concept fantastico…
– Gameplay in combattimento appagante
– Moltissime personalizzazioni
– Multiplayer divertente
– Eccezionale vastità di contenuti post end-game
– … non sfruttato del tutto
– Trama che si esaurisce troppo presto
– Sistema di crafting ingarbugliato
– Grinding infinito con missioni ripetitive
  Voto Globale: 80 
 
{vsig}games/sony/Freedom_Wars/Review{/vsig}



PRO


CONTRO

Rispondi

Ultimi Articoli

Related articles