Recensione Lords of the Fallen

Un team polacco e uno tedesco alle prese con spade e scudi.

Versione testata: Xbox One.

Pochi anni fa c’era una folta schiera di utenti che credeva saldamente ad uno stereotipo riguardante il mondo GdR: che fosse soltanto l’ideale per l’accoppiata mouse/tastiera. Con l’arrivo sul mercato di un discreto numero di titoli in grado, invece, di armonizzarsi con il controller delle console e lo spostarsi dell’attenzione degli sviluppatori verso nuovi assetti per potenziare i gameplay, lo stereotipo non ha potuto più convivere nella mente dei suddetti videogiocatori. Già Risen nel 2009 aveva logorato il muro di pregiudizio, portando lo stile dei Piranha Bytes su console. Poi nel 2011 è apparso il nuovo The Elder Scrolls V: Skyrim, e poi come dimenticare i The Witcher, Risen 3 e così via, proseguendo, senza tralasciare l’enorme influenza data dai Dark Souls.

Negli ultimi anni, quindi, l’intero genere di Ruolo ha subito dei notevoli cambiamenti, consolidando nuovi stili e preferenze per gli sviluppatori e resuscitando quella voglia di sfida e di novità nell’utenza rimasta orfana del gaming style anni ’90: purista e in cerca dell’imprecazione facile. Categoria affiancata da una più incline ad un gameplay più dinamico e personalizzabile in tutto, compreso nella difficoltà.

Un doppio pubblico da soddisfare quindi.

E Lords of the Fallen? Dove possiamo inserire quest’opera dei ragazzi di CI Games e Deck13 Interactive che hanno lavorato fianco a fianco?

Sicuramente le intenzioni che sono alla base della produzione sono buone e mirano a proporre il titolo a chi cerca di redimere il proprio stile di gioco attraverso un serio allenamento e a riempire circa 15 ore di gioco con una buona dose di sfida. Il tutto, inoltre, cucito in una trama dai sentori medievali e imperlata da quel rozzo e brutale da richiamare Dark Souls e un pizzico di Ryse: Son of Rome.

Dopo il ripensamento per il lancio nel mondo old-gen e l’impegno di potenziare il motore grafico per portarlo all’attenzione di PlayStation 4, Xbox One e PC, gli sviluppatori avevano promesso un gioco solido, ottimo per sfidare la concorrenza e collocarsi in un piccolo posto nel paradiso dei GdR, soprattutto quelli apripista della generazione attuale di console. Progetto che, come vedremo nel proseguimento della chiacchierata, è riuscito solo in parte, ma nonostante ciò riesce comunque a richiamare l’attenzione degli appassionati del genere. 

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Bene e male in un nuovo scontro

La voglia di rimarcare il medievale nell’impetuosa scintilla di colori scuri, un clima ostile, un’ambientazione che rimarca come in passato il genere umano si ergeva glorioso e che ora, nuovamente, deve lottare per sopravvivere coadiuvato da un manipolo di eroi, impegnati in una dura battaglia contro i Rhogar, nemici che faranno da sfondo a ogni nostro combattimento. La storia di Lords of the Fallen è, ovviamente celata agli inizi della nostra sanguinosa avventura. Harkyn è un uomo dal volto segnato da esprienze passate: peccati, vizi, gioie e dolori. Il fisico statuario protetto da un’armatura solida e scintillante nasconde invece un animo triste, riflessivo e in cerca di risposte.

Parlare di trama è abbastanza difficile perché la vicenda, con i suoi risvolti e finali multipli, verrà scoperta dal giocatore man mano che le ore passano intensamente sull’orologio. Basti sapere che ormai, come anticipato, il genere umano sta affrontando una nuova battaglia e come in ogni grande sfida potremo fidarci di pochi. Harkyn è in cerca di redenzione e verrà usato dalle forze del bene per affrontare dei nemici provenienti da un mondo a parte, i Rhogar appunto. 

Euforia… ma solo all’inizio.

Nella prima oretta di gioco si apprendono i rudimenti del sistema di combattimento, il movimento dei personaggi, l’uso della magia, gestione della videocamera e ovviamente si va a conoscere il primo retroscena della trama. 

Harkyn ricorda in maniera molto evidente il fisico statuario e “forgiato dal fuoco di mille battaglie” (cit.) dei valorosi eroi incontrati in Gears of War. Sembra, inoltre, non avere carattere ed essere soltanto un guerrafondaio ma, in realtà, ogni sfaccettatura del suo carattere e della sua vita ricca di tribolazioni risulterà chiara soltanto nel corso dell’avventura. 

Tra le prime cose da fare c’è una delle poche scelte che hanno programmato gli sviluppatori: la scelta dell’inclinazione magica che daremo al personaggio e il primo equipaggiamento. Niente che costringa i neofiti del genere a riavviare il gioco dopo qualche ora per aver creato un personaggio squilibrato. Gli sviluppatori hanno volontariamente creato un gameplay guidato e con poche possibilità di scelta per spostare l’attenzione degli utenti sulle vicende narrate a schermo. Scelta meditata e sicuramente condivisibile, ma che risulta davvero limitante da un certo punto di vista. La prima area di gioco funge da tutorial e impareremo praticamente tutto quello che c’è da imparare. Muovere Harkyn risulterà sempre più facile conoscendo le meccaniche di combattimento, quest’ultime davvero ben costruite e che ricordano anche Dark Souls, offrendo combattimenti (solo per le prime ore di gioco) intensi e che premiano l’attenzione più che la forza bruta. Peccato che la telecamera non venga gestita molto bene negli spazi chiusi, costringendoci a stringere i denti per un’imperfezione che potrebbe risultare fastidiosa a molti. Niente che però non si possa risolvere con un aggiornamento tecnico. 

Apprese le basi, dovremo farci spazio tra la prima schiera di nemici per incontrare poi anche il primo dei tanti, e ben fatti, boss di gioco. Ognuno di essi ci costringe a cambiare tattica, ad affrontare tutto con calma e a gestire l’equipaggiamento che, se risulta essere troppo pesante, potrebbe renderci la vita molto più difficile. A contornare questa prima parte, inoltre, c’è la raccolta di alcuni oggetti che servono per approfondire la trama di gioco molto simili agli “audiodiari” visti in BioShock.

Fatto ciò, avremo già un personaggio molto più forte e le porte dell’ambiente esterno si apriranno per una seconda fase più caotica e in grado di mostrare anche le potenzialità del motore grafico. Purtroppo la I.A. dei nemici “normali” risulta stancante, poiché ripetitiva, e quindi l’approccio ai combattimenti risulta essere pressoché lo stesso. 

Si intraprende, inoltre, qualche dialogo con la possibilità in alcuni di questi di “scegliere” e influenzare, di conseguenza, la trama. 

Finita la fase “scolastica”, la mappa di gioco generosa, ma non troppo, di spazi aperti e quindi zone da visitare e ripulire dai nemici farà da sfondo alla nostra ric
erca, che si divide giusto a metà tra necessità psicologica di riscoprire sé stessi e necessità di sangue che si colma nei combattimenti furiosi al fine di rendere la vita difficle ai Rhogar. 

Esplorando sotto il cofano

Sì, se continuassimo a parlare del gameplay finiremmo per fare spoiler o rendere il discorso ridondante. C’è poco da sapere su Lords of the Fallen, niente più che imparerete durante il gioco. Si tratta di un GdR molto classico, che premia chi ha pazienza soltanto nelle prime fasi, le quali spingono inevitabilmente il giocatore a studiare l’equipaggiamento e le scelte che farà. La produzione inizia a scricchiolare quando si mostra, snocciolando il tutto, una struttura sostanzialmente incompleta, abbellita da qualche bug fastidioso e una ripetitività generale che non viene neanche spezzata dalla trama, il che risulta essere espressione di una sceneggiatura non proprio originale.

Siamo lontani dal definire il titolo insufficiente o un prodotto da evitare, ma l’euforia delle fasi iniziali, la difficoltà di gioco e la voglia di scoprire la vera natura del personaggio vanno via via dissipandosi nella delusione. Dopo 15 ore di gioco, numerose quest secondarie, le varie scelte compiute e ovviamente la fine del gioco ci siamo sentiti di dire che potrebbe attirare tranquillamente (soprattutto per i boss) gli appassionati del genere, ma senza aspettarsi quello che ci era stato promesso. Nonostante ciò, la Xbox One si è comportata molto bene: nessun rallentamento e una grafica impostata in modo da compiere il suo lavoro e farci brillare gli occhi alla presenza di alcune armature e alcune location davvero ben costruite. 

lords of the fallen image

Commento finale

Lords of the Fallen è un titolo che attira gli appassionati del genere GdR, che verranno premiati da alcuni scontri memorabili e un’ambientazione generale che ricorda il rozzo e guerriero Medioevo. Peccato che l’euforia iniziale e la sensazione di trovarsi davanti ad un nuovo Dark Souls vada scemando a ogni level up di Harkyn, personaggio misterioso ma che cerca un’identità durante una vicenda più grande di lui. I combattimenti risulteranno ripetitivi e sempre più facili. La trama principale non attira più di tanto e risulta essere un condensato di vicende adornate da qualche colpo di scena ma che non farà brillare gli occhi a nessuno. La produzione, purtroppo, sfuma le aspettative iniziali. Il gioco non appassionerà i neofiti del genere e non andrà di certo ad occupare un posto nel paradiso dei GdR. Il comparto tecnico va limato ed epurato da alcuni bug fastidiosi e la gestione della telecamera non precisa, soprattutto negli spazi chiusi, potrebbe infastidire diversi giocatori. Gli sviluppatori andranno sicuramente ad appuntare il tutto per rinforzare il gioco con future patch e prepararsi a produzioni che, speriamo, siano in  grado di esprimere a pieno il talento di chi, nascondendosi nelle fila dei team, ha anche partecipato allo sviluppo di un The Witcher. 

Pro Contro 
– Boss ben ideati e renderizzati
– Sistema di combattimento ben costruito
– Può piacere agli appassionati del genere
– Sotanzialmente ripetitivo
– Bug e imperfezioni, tra cui la gestione della telecamera imprecisa
– Sfuma le aspettative dopo poche ore
  Voto Globale: 75  
 
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