Recensione Yu-gi-oh! Legacy of the Duelist

Chi è il duellante più forte al mondo?

Versione testata PlayStation 4.

Se conoscete il Drago Bianco Occhi Blu, il Mago Nero e le Carte delle Divinità Egizie complimenti: siete cresciuti bene. Il mondo di Yugi e compagnia si è ormai inserito abbondantemente nella memoria collettiva, complici le ottime iniziative mediatiche di cui è stato protagonista diversi anni fa. Le carte da gioco Yu-gi-oh! sono ormai famosissime a livello planetario e quasi chiunque, anche se non partecipa a tornei ufficiali e non ha mai visto l’anime nè letto il manga al sentirlo nominare, a sentire quelle tre sillabe nipponiche ricorda confusamente qualcosa, evoca l’immagine di mostri e carte e punti vita da ridurre a zero. La produzione di Other Ocean Interactive, tuttavia, non è riservata a tutti ma esclusivamente a chi ha dimestichezza col gioco o è desideroso di apprenderne le basi. E una buona dose di amore da parte dei fan è assolutamente richiesta per resistere più di un paio d’ore.

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“Tu giochi già a Duel Monsters e lotti fra due misteriose realtà”

Se l’avete letta cantando vuol dire che avete dimestichezza con la sigla italiana dell’anime in cui compaiono le famose carte da gioco, protagoniste anche di questa produzione omonima. Sarete dunque felici di sapere che Legacy of the Duelist dopo tanto tempo offre una modalità storia degna di questo nome, ed è una vera e propria sorpresa all’interno di un gioco in fondo di simulazione, la cui esistenza sarebbe dopotutto giustificata semplicemente dalle mere carte e dal campo da gioco (come è accaduto troppe volte in passato). A partire dalle avventure di Yugi Muto, Tea, Tristan e Joey contro Pegasus e Marik, il gioco ripercorre con un alto livello di fedeltà tutte e cinque le principali serie animate che si sono susseguite negli anni, offrendo un numero considerevole di duelli ed ore di gioco, nonchè la possibilità per coloro che magari si sono fermati alla seconda o terza serie animata di conoscere i principali protagonisti, nemici e mostri di quelle più recenti. Figurano nell’ultima anche i mostri pendulum, aggiunti solo recentemente alle regole di gioco, e utilizzabili qui per la prima volta in un contesto videoludico.

La storia viene raccontata da un ipotetico narratore-bot che legge un libro, salvo poi cedere rapidamente la parola ai personaggi stessi: non ci sono doppiaggi, tutto è scritto a schermo e va letto in caratteri microscopici, in un italiano talmente sgrammaticato da far aborrire anche un bambino di prima elementare. Sarebbe stato meglio lasciare tutto in inglese, ma per fortuna almeno le descrizioni delle carte sono corrette (per quanto non sia stato possibile per noi leggere le descrizioni di tutte le 6.600 carte contenute nel gioco, anche se avremmo tanto voluto farlo nonostante una seppur minima vita sociale). Le immagini a schermo sono bidimensionali ma in elevata definizione, nulla che faccia gridare al miracolo insomma o che sprema troppo il motore grafico del gioco: come è giusto che sia, l’attenzione va rivolta ai duelli in sè, che del resto arrivano presto, dopo un paio di battute dei personaggi. E poi, se mancassero perchè staremmo giocando a Yu-gi-oh! sul televisore di casa? No, non vale la risposta secondo la quale “non ci sono amichetti che ci giocano ancora dopo tanti anni”. Oggigiorno basta entrare in una fumetteria con un deck vuoto in mano per essere assaliti da voraci collezionisti.

Offro il mio mostro come tributo

Le regole alla base di Yu-gi-oh! non sono oggetto della nostra trattazione, ma non devono spaventare chi voglia accostarsi al titolo per la prima volta in assoluto e per qualche strano motivo non abbia vogia di apprenderle fisicamente sul campo: sostanzialmente bisogna evocare dei mostri e attaccare l’avversario per ridurre a zero i suoi punti salute, magari utilizzando delle magie per potenziarsi o delle trappole per evitare le sue ovvie contromosse. Fine. Non è come giocare a briscola, ma finchè tutto il complesso non viene approfondito non è neanche così difficile come potrebbe sembrare a uno spaesato novizio. Legacy of the Duelist comunque pensa anche a loro, offrendo nel menu opzioni tutta una serie di pagine e capitoli e prove con cui istruirli al gioco a partire da zero, passo passo dagli elementi più semplici a quelli più difficili.

Il titolo offre essenzialmente quattro modi di duellare: il primo giocando la modalità storia e utilizzando il deck di un certo personaggio contro quello di un certo altro personaggio (ad esempio quello di Yugi contro Kaiba, o di Joey contro May; ma un simpatico bonus permette anche di rigiocare tutti i duelli “al contrario”, interpretando i panni dell’avversario). Volendo potete anche costruire il vostro deck personale e usarlo nella modalità storia. Il secondo modo è ovviamente la modalità contro l’intelligenza artificiale: proseguendo nella storia si sbloccano vari avversari che è possibile sfidare a duello quando più vi piace. Il terzo è la modalità multiplayer online (è assente quella locale) e l’ultimo è il battle pack mode, in cui bisogna costruire il proprio mazzo improvvisando tra una serie di carte del tutto casuali a disposizione. In ogni momento è possibile recarsi nella modalità editor ovvero di “costruzione del proprio mazzo” per modificarlo a piacimento, anche a partire da liste di carte e deck appartenenti ad avversari sconfitti nella modalità storia.

E la carte, dove le prendete? Dal negozio ovviamente: quello del gioco, in cui utilizzando le monete vinte nei duelli potrete prima sbloccare e poi acquistare dei vari pacchetti, ordinati secondo la stagione della serie animata e secondo i vari personaggi. Quindi comprando il pacchetto di Kaiba potrete “sbustare” e sperare di fare vostro un Drago Bianco Occhi Blu, con quello di Joey un Drago Nero Occhi Rossi, ma ovviamente non viceversa. Se desiderate le Carte delle Divinità Egizie si trovano in quello di Yugi, e sono come sempre devastanti se utilizzate in modo intelligente.

Duellanti di tutto il mondo, unitevi

Una delle modalità più divertenti di Legacy of the Duelist è sicuramente quella online, in cui potrete sfidare un amico che possiede il gioco o avviare una partita (veloce o classificata) contro chiunque, proveniente da qualsiasi parte del mondo: uno dei pochi pregi della rete di connessione globale. I server sono abbastanza stabili, al momento naturalmente non vi sono moltissimi giocatori ma col tempo il loro numero è destinato ad aumentare, almeno fintanto che questo resta l’unico titolo di Yu-gi-oh! disponibile su console di nuova generazione. Potrete creare una partita tutta vostra con condizioni specifiche: numero di turni, tempo per eseguirli, restrizioni più o meno pesanti; o semplicemente avviare una “partita veloce” contro un avversario casuale. Anche nella modalità battle pack è possibile giocare online, sempre con un mazzo costruito al momento con carte casuali. Siate psicologicamente preparati: il mondo è pieno di chi non sa proprio perdere con onore e preferisce disconnettersi mandando tutto a quel paese, e il gioco non prevede “punizioni” o perdite di punteggio di sorta. Se l’avversario scappe, resta impunito. Ma voi siete onesti, vero? Vero?

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La fiera della solitudine

Tecnicamente parland
o il gioco non soffre di difetti palesi, e sarebbe difficile anche il contrario dal momento che l’unico sforzo richiesto al software è calcolare le mosse possibili in campo ed eseguire quelle richieste dal giocatore, senza aggiunte di sorta. Graficamente parlando, infatti, non c’è quasi nulla: gli scenari sono quattro in tutto, con altri quattro elementi in croce. Va bene che l’attenziona vada rivolta alle carte, ma se vi dovesse venire in mente di godervi cosa c’è sotto di esse ripensateci: non c’è nulla, la desolazione totale. Si aggiunga a questo che i caratteri di scrittura sono stati impostati da Ant-man, e quindi risultano visibili solo alle formiche, il che non aiuta chi soffre di miopia accentuata.

Nota negativa: non sono presenti animazioni dei mostri, quindi se vi aspettate di vedere materializzarsi dal nulla ciò che andate ad avocare, preparatevi a restare delusi. Kuriboh non sbucherà dalla sua carta, una magia attivata non lancerà legami magici, una trappola non farà sprofondare i cattivi in una buca. Ciò che dovrebbe essere prerogativa di un gioco pubblicato su sistemi di nuova generazione, ma che era dopotutto possibile anche nei vecchi, avviene solo in caso di battaglie che coinvolgono determinati tipi di mostri. Per capirci: potete vedere davvero combattere il Drago Bianco Occhi Blu, il Mago Nero e qualche altra bestia, punto. E solo quando attaccate una carta mostro avversaria, non quando lo attaccate direttamente. E anche quando li vedete, non fanno nulla: escono e spariscono. Paradosso dei paradossi bizzarri, in questi unici frangenti talvolta i frames diminuiscono.

Accettabile il comparto sonoro, con musichette orecchiabili ma estremamente ripetitive, tra l’altro palesemente riciclate dai vecchi titoli: i più attenti ci faranno sicuramente caso. Quasi mai infastidiscono, ma dopotutto siamo sinceri: giocare col volume o senza volume non fa proprio la differenza. I vostri life points non aumenteranno per qualche strano fenomeno acustico.

Commento finale

Yu-gi-oh! Legacy of the Duelist è un prodotto destinato agli amanti del celebre gioco di carte, a cui sarà in grado di offrire anche parecchie ore di divertimento se giocato con la giusta prospettiva, ovvero quella di un titolo che sa offrire solo un simulatore di carte virtuali e poco altro. Tra questo poco altro una modalità storia di tutto rispetto e particolarmente gradita. Tuttavia, se non avete mai avuto prima d’ora occasione di giocare a Yu-gi-oh!, vi sconsigliamo di cominciare adesso e soprattutto in questo modo: molto meglio farlo dal vivo o sperare in un seguito che includa davvero combattimenti con i mostri che hanno fatto la fortuna dell’intera produzione. Tra l’altro la loro mancanza si fa sentire anche a fronte del prezzo di 20 euro, che non saranno tanti ma neppure uno scherzetto per un prodotto simile.

Pro Contro 
– Modalità storia longeva e interessante
– Tante modalità di gioco
– Online è ancora più divertente
– Alla lunga ripetitivo
– Graficamente ridotto all’osso
– Una maggior cura per la traduzione era doverosa
  Voto Globale:  70
 
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