Osservate più da vicino
Accade sovente che ci si dimentichi di qualcosa d’importante. Qualcosa di inesistente e, tuttavia, onnipresente nella scansione d’ogni vita, imprescindibile da essa. Questo qualcosa è il tempo. Tempo sospeso, tempo trascorso, tempo perduto. Nulla di meglio per recuperarne una parte, che l’abbandonarsi ad una storia, donare ad un racconto attimi d’attenzione per riceverli in cambio moltiplicati in attimi d’emozione. Tempo della coscienza, amplificato dal silenzio arricchito da eventi estranei al nostro quotidiano. Certo, servono storie importanti, altrimenti non ci sarà nessuna magia. Storie come quelle che spesso sono veicolate dai videogames, la cui multimedialità può rendere tale esperienza ancora più totalizzante.
Difficile, però, riuscire ad essere originali, a non ripetersi, ad innovare, non a caso, il più grande cercatore di tempo perduto affermava che “i veri novatori son soltanto i classici”. Servono buone idee e, ancor prima di averle, il coraggio di andare dritti per la propria strada. Entrambe cose che i ragazzi di Frozenbyte hanno rivelato in passato di avere e che con il loro Trine 3 vogliono mostrare, ancora una volta, al pubblico. Partendo da spunti classici, il genere fantasy e quello prettamente videoludico del platform, da buone idee, ed i primi due capitoli della serie ne sono la conferma, e armati di una buona dose di fiducia in queste ultime, come dimostra la scelta di autofinanziarsi, l’ultimo capitolo della serie degli sviluppatori svedesi sembra voler semplicemente dimostrare l’intento di voler regalare ai suoi appassionati un’avventura in grado di lasciare il segno.
E Trine 3 ci riesce, credetemi, e lo fa con semplicità. Ecco perché sono qui per raccontarvi della mia esperienza.
Vi donerò un pò del mio tempo, ma non sentitevi in debito. Sarò io a ringraziare voi. Non mi sento mai fregato veramente, finchè ho una buona storia da raccontare e qualcuno curioso di ascoltarla.
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Uno e trino è il loro destino
C’era una volta un cavaliere…
C’era una volta una ladra…
C’era una volta un mago…
Già, c’erano una volta il prode Pontius, la scaltra Zoya e il lungimirante Amadeus. La semplicità del c’era una volta, l’immediatezza dell’incipit, il fascino sempreverde della favola. Trine 3 è tutto questo, dimostrando, sin dalle prime battute, complice come sempre una realizzazione artistica di primo grado ed un’atmosfera avvolgente, di poter lasciare, nel breve arco di tempo di un racconto, il cuore di ogni videogiocatore pieno di bei ricordi da portare con sè.
Vite diverse, estranee, quelle dei tre eroi protagonisti. Ancora una volta troveremo ognuno di essi alle prese con la routine quotidiana, la quale sembrerebbe per loro, a differenza di quanto accade a molti di noi, essere più che soddisfacente. Eppure, mentre Pontius è a caccia di un goblin ladro di pecore, Zoya si cimenta nella ricerca di una rara gemma in luoghi esotici e Amadeus attende con la famiglia di poter osservare la migrazione delle tartarughe, il destino capitanato da Trine, il manufatto dell’anima, decide che è giunto per essi il momento, volenti o nolenti, di reincontrarsi. L’Accedemia Astrale ha bisogno del loro aiuto ed il compito ad essi assegnato si rivelerà più che semplice da assolvere. I problemi reali arriveranno, però, quando i tre eroi cercheranno di liberarsi volontariamente dalle grandi responsabilità derivanti dai loro poteri. Sarà il loro desiderio a scindere l’artefatto in tre parti ed a liberare il malvagio spirito di Sarek l’Immortale racchiuso al suo interno. La morale è chiara: non bisogna mai tirarsi indietro e pensare di essere vittime di una concomitanza di eventi, molto meglio avere fede nelle proprie capacità e plasmare il proprio cammino tramite esse. Specie se parliamo di grandi eroi.
Sarà Trine a guidarne il cammino
E così mi sono ritrovato al loro fianco e ne ho viste di cose che voi umani… non sareste di certo in grado di fare. Ho visto Pontius scuotere il terreno con il solo impatto del suo scudo ed opporre la sua possanza all’assalto nemico, fendente dopo fendente. Ho visto Zoya volteggiare con la grazia degli uccelli tra mortali ostacoli e scagliare frecce con la precisione di un cecchino. Ho visto Amadeus sollevare casse di ferro generate dal nulla e le enormi sfere d’acciaio ostacolanti il suo cammino, pesanti 100 volte il suo esile corpo, con semplicità, come le formiche. Certo, non sono mancate occasioni in cui, nei livelli extra che hanno accompagnato parallelamente la storyline principale, ognuno di loro ha saputo prontamente mostrare di potersela cavare benissimo da solo, ma è stato nella combinazione dei loro poteri che sono riuscito a riscontare quella simbiosi entusiasmante di cui tanto parlano le storie passate che li riguardano. Persino di fronte alla novità, imposta in questo ultimo capitolo della loro avventura, concernente l’aggiunta della profondità dei livelli e con essa di una nuova dimensione al mondo che abitano, non si sono lasciati scoraggiare. Non sono mancate in effetti le incertezze nei movimenti, le titubanze di fronte ad un ambiente che si presentava loro come rinnovato, arricchito da una terza dimensione precedentemente sconosciuta ai tre prodi avventurieri.
Tuttavia Pontius non si lascerà scoraggiare tanto facilmente, dimostrando di saper sfruttare le proprie capacità anche nei momenti in cui, la fisica del motore di gioco, da sempre rinomata, vorrebbe veder crollare anche un tipo grosso come lui. E così eccolo planare nell’aria grazie al sostegno del proprio scudo, dimentico della propria mole. Zoya dimostrerà parimenti di sapersi adattare alle difficoltà quando tramite l’utilizzo del suo rampino e delle corde riuscirà a creare leve per aprire anche le porte di pietra più spesse. Ultimo, ma non ultimo, Amadeus, il quale nonostante l’esile corporatura sarà in grado di partecipare alle risse più concitate scaraventando le casse da lui stesso create sulle teste dei suoi aguerriti nemici.
Vederli impiegare le proprie capacità, alternandosi, ogni qualvolta ce ne è stato il bisogno, assistere alla risoluzione degli enigmi più articolati attraverso l’apparente semplicità della loro cooperazione, credetemi, vi ricorderà di quanto sarebbe possibile, se gli elementi migliori mettessero da parte ogni divergenza, realizzare progetti in grado di rendere il mondo un posto migliore.
Ai tre nostri amici, una tale esperienza, credo abbia invece dimostrato che avrebbero fatto meglio ad accettare le proprie responsabilità e le avventure divertenti che da quest’ultime derivano.
Sempre meglio che rinchiudersi nella sempre sicura, ma alla fine noiosa, routine quotidiana.
A testa alta segneranno il terreno
Ed al sottoscritto cosa resta di tutto ciò? Cosa resterà, invero, a tutti voi?
Posso assicurarvi che di sicuro avrete recuperato un pò di quel tempo perduto di cui vi ho parlato all
‘inizio della storia. La forza di Trine 3, dell’intera serie, risiede proprio nella sua capacità di lasciare impresso un segno nei videogiocatori amanti del genere platform, ma soprattutto affezionati alle ambientazioni fantasy. Si, perché la verità è che continuo ancora a riportare alla mente tutti i meravigliosi luoghi visitati in compagnia di Pontius, Zoya ed Amadeus e sono convinto che, una volta messo piede nelle località suggestive che gli sviluppatori sono riusciti a creare attraverso un calibratissimo miscuglio dei clichè del genere e di panorami visionari, il tutto reso visivamente più avvolgente grazie a pennellate dai colori ricercati, non potrete che conservare un bel ricordo del mondo di gioco.
Commento finaleOnirico, è questo il termine giusto per descrivere Trine 3. In primo luogo per gli scorci da sogno che sarà in grado di donarvi anche solo quando sarete immersi nella visione di un tramonto durante un momento di pausa, o magari quando apprenderete delle origini stesse di Trine attraverso gli antichi scritti che correrano sullo schermo accompagnando i movimenti dei nostri tre eroi, i quali saranno a loro volta impegnati in una corsa contro il tempo per uscire dallo stesso Libro del Guardiano nel quale sono stati imprigionati. Cosa ancora più importante, però, è che titoli come Trine 3 sono in grado di risvegliare anche nel più pragmatico dei videogiocatori quella capacità di sognare che spesso la vita ci costringe a mettere da parte. Un sogno che genera sogni, così come un libro che scrive di se stesso, questo è il significato ultimo di Trine. Il voler ricordare a tutti, pur nella brevità che ne caratterizza la storia, che spesso è possibile viaggiare per tutto il globo semplicemente stando fermi, proprio come spiegava Salgari. Ed il Libro del Guardiano ve ne darà la conferma. Tempo perduto, tempo recuperato, dicevamo. E se proprio non dovesse bastarvi quello che avete raccolto, potrete sempre tornare a far visita ai tre avventurieri grazie all’editor dei livelli inserito dagli sviluppatori. Amadeus, Pontius e Zoya sono lì che vi attendono. E voi cosa aspettate? Chi ha tempo, non aspetti tempo. E’ così che si dice in fondo, no?
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Pro | Contro |
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– Level design eccezionale
– Atmosfera che lascia il segno
– Storia coinvolgente…
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– … ma potrebbe sembrare breve per qualcuno
– Alcuni problemi nella gestione della profondità in particolari livelli
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Voto Globale: 80 |