Recensione Killing Floor 2 – E' tempo di combattere

Disclaimer: videogioco ad alto contenuto di ignoranza.

Versione testata: PC.

Dite quello che volete, che ci sono troppi giochi di zombie, che le case produttrici non hanno più inventiva, che è la solita monotonia, ma alla fine tutti noi siamo affascinati da un’ipotetica apocalisse che si abbatte sul mondo umano, costringendoci ad impersonare l’eroe di turno super cazzuto con i cabbasisi quadrati, impavido e coraggioso come pochi. Poi in realtà siamo dei maledetti nullafacenti che di notte bagnano il letto, ma questa è un’altra storia. Qui signore e signori, ci troviamo davanti ad un gioco che unisce una qualità tecnica incredibile ad un gameplay mozzafiato, super-frenetico, velocissimo e teatrale, con degli effetti speciali curati in ogni minimo dettaglio. Walking Dead? Dying Light? Pff, sono questi gli zombie che vogliamo, quasi peggio di quelli di World War Z. L’acclamatissimo team che diede vita alla mod di Unreal Tournament 2004, Red Orchestra: Combined Arms, ha saputo in questi anni crescere e maturare, raggiungendo ad oggi un risultato che veramente pochi titoli vantano, e raccogliendo critiche positive ovunque.
Sebbene anche l’originario Killing Floor fu rilasciato come una mod di Unreal Tournament, nel 2009 gli sviluppatori lo riproposero come un gioco a se stante, iniziando così questa serie di successo. Con il nuovo capitolo, grazie alla vecchia conoscenza di Nvidia ed Epic Games (che organizzarono il famoso contest – Make something Unreal), l’Unreal Engine e le tecnologie Nvidia non sono mai state così in simbiosi. 

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“Gli zombie devono avere i nostri stessi diritti” – Animalista poco prima di diventare la cena dello zombie di turno.

Il gioco è sviluppato da Tripwire Interactive, che punta i riflettori su Londra, ma più nello specifico sulla Horzine Biotech, una compagnia specializzata in biotecnologia che, per volere del governo, inizia a condurre una serie di esperimenti come la clonazione e la manipolazione genetica a scopi militari. Inutile dire che “ops, oh cielo, cosa abbiamo fatto, ora ci tolgono gli incentivi” qualcosa (c’è sempre un qualcosa puntualmente non definito) va veramente storto, e le prime cavie subiscono un processo di mutazione spaventoso, divenendo ostili ed incontrollabili. Sfuggiti dai laboratori in cui erano tenuti prigioneri, neanche la polizia riesce a fermarli dallo sbranare alcuni poveri cristi che manifestavano contro questi esperimenti, e chissà perché. Nel mentre i grandi capi sono impegnati a creare un prototipo di Superman, alcuni gruppi di persone, militari, mercenari, che conosceremo dopo, si rimboccano le maniche e decidono di difendere la loro terra con i denti. In questo nuovo capitolo, ad un mese dalla diffusione dei così chiamati “Zeds” o “Specimens”, ci ritroviamo nel vecchio continente dove ormai questi mostri si stanno moltiplicando, gettando nel caos il mondo intero.

Telecomunicazioni in rovina, governi falliti, organizzazioni militari sconfitte; insomma, non ci si capisce più niente e sembra giunta l’ora per la razza umana. Ma anche senza essere stati chiamati con il bat-segnale, senza che davvero nessuno glielo chiedesse, alcuni pazzoidi (forse pensando di essere ad Hollywood) lanciano il contrattacco e partono alla riscossa (eh certo, tanto c’è il respawn, pezzenti). Niente di nuovo, solita trama apocalittica ma vogliamo mettere? Ha sempre il suo fascino, specialmente quando affiancata ad un gameplay che rende bene l’atmosfera, e Killing Floor 2 ci riesce più che bene. 

E questi dovrebbero salvarci le natiche? 

Nel panico più assurdo e nella disperazione, molti fuggono, molti muoiono, molti rimangono a giocare al pc, ma altri sono la fuori a combattere per noi. Di chi parliamo? Di una banda improbabile come le notizie di Mistero, composta da una serie di personaggi più o meno disturbati:

Ana Larive, un cliché fatto persona, una disadattata con la mania per la fotografia ed i gruppi Death Metal (come darle torto?). Questa giovincella ama fotografare posti desolati, quindi, dopo la quotidiana disinfestazione di zeds, coglie l’occasione di scattare qualche foto ai vari paesaggi. No, non ha una pagina su Facebook con i suoi scatti, grazie al cielo. 

Donovan Neal, capo della  sicurezza di alcuni wrestler prima di decidere di mettersi in proprio. Un omone 2 metri x 100kg di peso, anche gli specimens gli stanno alla larga dopo tutte quelle proteine.

Hayako Tanaka, probabilmente il più squilibrato di tutti. Nato a Okinawa, senza però avere legami con il maestro Miyagi, tra le forze dell’ordine americane, non riuscendo ad integrarsi nella cultura giapponese, si trasferisce a Los Angeles per continuare la sua passione per il teatro. Non riesce però a sfondare nel campo, nemmeno in Europa dove guadagna qualche parte infima in film di poco conto. Una storia più commovente di quella di Billy Elliot. In ogni caso, in piena apocalisse, lui a volte tende a confondere la realtà, scambiandola per alcune delle parti che aveva recitato nella sua carriera. Sempre detto che gli acidi fanno male.

Bill Masterson, tenente dell’esercito per la sicurezza della regina e del paese. Un tontolone che pur di essere considerato un eroe aveva organizzato blitz in varie parti del mondo non concludendo niente. Ora vuole riscattarsi, divenire l’eroe che aveva sempre sognato.

Foster, un ormai ricco uomo d’affari che deve la sua fortuna al Day Trading. Nessuno credeva in lui (forse per via della maschera antigas che indossa perennemente, ma tant’è) eppure è riuscito a mettere da parte un bel gruzzolo. Il suo hobby preferito è passare con il rosso e insultare le autorità, acab di quà, acab di là. 

Rob Brian, un agente di polizia sin dai 17 anni (forse aveva preso troppo seriamente le pressioni dei genitori di trovarsi un lavoretto estivo). Durante l’invasione degli specimens, spacciata dai suoi capi per una protesta di attivisti anarchici, si è ritrovato come un pollo in mezzo a decine di umanoidi assetati di sangue. Dopo aver maledetto se stesso ed i suoi capi, riesce a sopravvivere, grazie anche alla sua esperienza nel prevenire attacchi terroristici. 

Reverendo Alberts, un uomo di chiesa che dopo aver visto crollare il lavoro di una vita (aiutava i disagiati come Ana ad integrarsi), gli sono presi i 5 minuti. Che però durano ancora. 

Dopo aver fatto la conoscenza di questi tipetti molto sobri, andiamo ad analizzare il sistema di gioco e le varie classi, ognuna FONDAMENTALE in una squadra che si rispetti:

Berserker, classe melee che si fa largo tra le orde di zombie a colpi di pala e attrezzi vari. E’ un pò il tank della situazione, si prende tutti i calci in bocca, funge da cavia per proteggere i suoi alleati.
Commando, un pò il Legolas del team, che grazie alla sua abilità speciale, l’intera squadra è in grado di vedere gli Stalkers (tipologia di zed invisibile) e la barra di vita dei nemici.
Supporto, colui che gestisce il crowd control, in grado di tenere a bada molteplici mostri.
Il medico da campo, insomma, è il medico da campo. Grazie a delle speciali armi, riesce a curare i propri alleati evitando loro di vedere le proprie
budella volare nell’alto dei cieli.
Demolitore, esperto di esplosivi e BOOM! Siete circondati da decine di zeds? E che problema c’è! 
Firebug, classe per giovani piromani che crescono, esperto in… beh, fuoco. Incendiare gli zombie non è mai stato così bello.

Grazie alla varietà di classi presenti nel gioco, il gameplay risulta veramente molto più tattico, impegnativo, strategico e completo. Non c’è una classe più forte dell’altra, c’è invece un equilibrio importante da mantenere per sopravvivere alle varie ondate di specimens. E’ presente un sistema di perk diviso e differenziato per classi veramente numeroso ed intelligente con degli effetti che non ti rendono Dio sceso in terra, ma danno quel piccolo bonus di partenza o alle armi che può risultare davvero essenziale in alcuni casi. Il sistema di progressione dei perks  è anch’esso ben organizzato e decisamente soddisfacente in quanto a ricompense.
Il menù di gioco è chiaro e diretto e tutto è facilmente intuibile. Da una parte ci sono le modalità di gioco che comprendono le partite online o quelle offline; quest’ultima è fondamentalmente una sorta di “modalità zombie” di Black Ops, qui però su un livello decisamente superiore. Si possono scegliere le ondate di zeds (4-breve, 7-media, 10-lunga), il livello di difficoltà (Normale, Difficile, Suicida, Inferno sulla terra) e la mappa su cui si preferisce giocare. Inferno sulla terra non ho neanche avuto il coraggio di provarlo, troppo timore già dal titolo. Non dimentichiamoci del fatto che il nostro personaggio può essere personalizzato scegliendo il suo outfit (Reverendo Alberts con cappellino, occhiali da sole in piena notte e abito da prete nero, non è mai stato così affascinante.) Questi piccoli accessori però non influiscono sulle statistiche del personaggio.

DOVE DIAVOLO E’ IL MEDICO? 

Il titolo è uscito solo da pochi mesi e il team lo tiene costantemente aggiornato e speriamo che presto si inventino qualche altra modalità dato che c’è solo sopravvivenza. Questa è l’unica pecca che il titolo presenta, almeno per il momento. Una volta entrati in partita, dopo aver dato uno sguardo al server e scelto quello migliore, siamo pronti a dare spettacolo. Ovviamente per l’evenienza scegliamo Tanaka, vogliamo il massimo della teatralità e della demenza senile già da subito. Le squadre sono composte da un minimo di 1 giocatore ad un massimo di 6. Che classe abbinare a questo squilibrato se non il Demolitore? Facciamo schizzare questi effetti speciali (e anche qualcos altro). La partita inizia, ci ritroviamo in uno scenario cupo, desolato e si può chiaramente sentire la paura nell’atmosfera. Sappiamo che la nostra vita è affidata agli altri come la loro a noi, quindi da grandi poteri, derivano grandi responsabilità (semi cit).
Eccoli che iniziano ad uscire fuori quei vermi schifosi che una volta potrebbero essere stati nostri parenti, ma a noi non importa niente, iniziamo a distruggere ogni minima cosa che si muove. Le wave di nemici diventano sempre più dure e difficili. I comandi sono davvero ben realizzati, reattivi e fluidi, immediati ma allo stesso tempo molto realistici; non pensate che il vostro personaggio sia snodabile e veloce come in Dirty Bomb o chi per lui, qui si fatica. Iniziamo così i primi headshot che ci fanno entrare nello “zed time”, dove il tempo rallenta drasticamente e veniamo abbagliati da parti del colpo saltellanti e dettagli precisi e incredibilmente chiari. Attraverso questo trip a rilento, possiamo anche pianificare la nostra prossima strategia, fare un respiro profondo, individuare i nemici e tornare all’azione. Non c’è tempo per distrarsi neanche un secondo, l’azione è tanta, l’adrenalina alle stelle e la vena horror-teatrale onnipresente. Uccidendo gli zeds riceviamo esperienza (più o meno rispetto a come il mostro viene ucciso ed al tipo di mostro – l’headshot da più punti ad esempio come un mini-boss ne da più di uno normale) e soldi, spendibili alla fine di ogni ondata in uno store che si attiva solamente per poco più di un minuto. Terminato il tempo a disposizione, si ricomincia. Nello shop si possono acquistare munizioni, armi più potenti (in quanto si inizia la partita con le armi basilari), armature, esplosivi e ancora munizioni, non bastano mai. Una davvero non indifferente fornitura di arsenale. Per tutta la durata della partita veniamo allietati anche da musica degna di nota, una sountrack esplosiva! Nessun genere oltre il Metal sarebbe stato più adatto per farcire di ulteriore potenza il gioco. Massacrare orde di mostri a ritmo di headbang con la musica sparata nelle orecchie a massimo volume è una sensazione impagabile. Finalmente arriviamo all’ultima ondata, in questo caso la decima, in cui bisognerà affrontare il boss, Hans Volter, che a primo impatto sembra un vecchietto terminale tenuto in vita da qualche macchinario. Invece è un vecchietto replica di Iron Man tenuto in vita da qualche macchinario. La quantità di danni che fa è molto alta, quindi concentrazione massima e strategia sono il minimo per sconfiggerlo. Come se non bastasse iniziano a spawnare centinaia di specimens, tra cui una miriade di mini-boss. Non essendo sicuramente dei cuor di leone, ce ne stiamo belli belli in seconda fila, sguinzagliando berserker e supporto contro tutti. Non si ha un attimo di tregua, fallire anche solo un passo può risultare fatale. Tutti ci vediamo impegnati in quest’ultimo eroico gesto ma più di tutti è il povero medico che viene costantemente insultato se non tiene in vita chiunque. Al termine della partita possiamo tirare un sospiro di sollievo con orgoglio, anche se magari siamo ultimi in classifica, morti una volta per round. Questo non importa, importa il fatto che è stato terribilmente e spaventosamente divertente. Raccogliamo soddisfatti i nostri progressi di gioco, la nostra esperienza accumulata e ci prepariamo per un’altra partita. 

KillingFloor2 3

Nvidia + Unreal Engine = squadra che vince non si cambia.

Un particolare merito per quanto riguarda il successo del gioco è dato sicuramente a questi due colossi della tecnologia grafica che, fornendo il loro supporto e le loro tecnologie all’avanguardia, hanno reso possibile questo piccolo capolavoro. Inutile dire che il team, amalgamando il tutto, è riuscito in un’impresa veramente stupefacente.
Gli sviluppatori, quando definirono “Bullets, Blades, Swords” le basi di Killing Floor, decisero che queste sarebbero dovute risultare epiche e maestose, da qui l’idea di M.E.A.T.

Massive Evisceration And Trauma è il nome dato al sistema che si occupa di rendere il più realistico possibile tutte le parti splatter, gore e violente. Tutto ciò grazie alla piattaforma Gameworks di Nvidia, che attraverso un vasto supporto, cerca sempre di rendere versatili le sue librerie dedicate agli sviluppatori. Il titolo è infatti il primo ad usufruire della nuova tecnologia Nvidia FleX, una libreria specifica in grado di creare effetti visivi in tempo reale. Ciò vuol dire che questi effetti vengono definiti da alcuni risolutori specializzati che, attraverso la combinazione di diversi elementi, sono responsabili della fluidità e dell’interazione (grazie all’utilizzo di una particella unica per tutti gli oggetti) di tutti gli effetti tra di loro.

In parole povere? Se prima i moduli di particelle delle diverse tecnologie PhysX erano differenti tra l
oro, ora con FleX è possibile utilizzare un sistema di particelle unificato in grado di, appunto, far interagire corpi rigidi, liquidi, abbigliamento, eplosioni e via discorrendo, tra di loro. «Un palloncino di acqua in gomma, può essere realisticamente distrutto da un proiettile e, l’acqua esplodendo, può far sì che il palloncino distrutto galleggi sulla sua superficie.» Nel gioco dunque, effetti come la bile, il sangue, le interiora sono interattivi con la geometria degli oggetti. Questi ultimi sono evidenti una volta entrati in partita: gli headshot, le parti interne, il sangue ed i vari mutilamenti reagiscono perfettamente con le armi, i tipi di proiettili e gli esplosivi e ne viene influenzata la dinamica. Per far gioire gli occhi di tutta questa scena, c’è almeno bisogno di una GTX 770 e, se si pretende la qualità massima con il FleX alle stelle, una GTX 980 è d’obbligo. Unreal Engine 3 è il motore grafico che fa girare il tutto, ma come possiamo notare, è stato altamente modificato e migliorato. Tripwire, ai tempi dello sviluppo, aveva ormai troppo materiale per decidere di utilizzare Unreal Engine 4 che era uscito da poco ai tempi, ma grazie ad un ottimo lavoro di integrazione tecnologica e ottimizzazione, Killing Floor 2 ne è uscito a testa alta. Textures molto definite, ombre importantissime che donano quel tocco di oscurità in più (sempre grazie a Nvidia con ShadowWorks) e sistema di illuminazione dinamica eccezionale. Molte impostazioni per regolare i vari settaggi video mentre quasi nessuno per quello audio, che rimane però ben calibrato ed ogni azione è accompagnata dalla sua relativa onomatopea. 
Un comparto tecnico quindi davvero ben fatto, che è il frutto della grande attenzione e dedizione del team che ha saputo amalgamare alla delizia per gli occhi un gameplay validissimo ed esilarante, così da accontentare tutti.

Commento finale

Killing Floor 2 è dunque un gioco che stupisce, in ogni ambito. C’è ancora la scarsità di modalità e qualche articolo in più, però è un gioco che offre al meglio ciò che vuole offrire, divertimento puro. E’ un progetto ambizioso a livello tecnico di un team tutto sommato giovane, che però ha saputo giostrarsi e mettersi in mostra attraverso la grande abilità di integrare delle così importanti tecnologie grafiche. Personaggi strampalati, scenario apocalittico, classi e perk interessantissimi e genitali volanti, cosa si può volere di più da un gioco del genere? Siamo stati veramente contenti finalmente, di provare un gioco che meriti sotto ogni aspetto, che sia supportato da forti legami di partnership e da aggiornamenti costanti da parte del team. Un’organizzazione logistica lodevole, questi ragazzi ci sanno proprio fare. L’acquisto è consigliato a tutti, è un titolo duraturo, difficilmente stanca, è esaltante ad estremi livelli. 

Pro Contro 
– Comparto tecnico eccezionale
– Gameplay frenetico ed eccitante
– Skill based
– Una sola modalità di gioco
– Se vogliamo essere pignoli, qualche articolo in più poteva esserci
  Voto Globale: 85 
 
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