Il Dark Souls giapponese?
Versione testata: PlayStation 4.
Inizialmente annunciato nel 2004, l’attuale Nioh ha avuto uno sviluppo a dir poco travagliato, il che ha comportato uno slittamento della data di lancio di ben 12 anni. Il gioco, infatti, doveva basarsi sul film Oni e il debutto era previsto su PlayStation 3 nell’Estate 2006, ma come avrete immaginato non fu così. Koei Tecmo, nel 2009, affermò che il titolo era ancora in fase di sviluppo ed in seguito l’intero progetto passò nelle mani dell’attuale sviluppatore Team Ninja. Rielaborando l’idea di base e realizzando una storia che girasse intorno alla figura del samurai anziché del ninja, nel 2014 viene annunciato che l’ennesima versione è in fase di sviluppo e nel 2015, finalmente, viene mostrato un trailer seguito da un annuncio ufficiale di lancio nel corso del 2016, in esclusiva su PlayStation 4.
Ora, per un periodo di tempo limitato, tutti i giocatori possono provare la creatura definitiva di questo lungo viaggio grazie alla alpha demo di Nioh. Dato che da tempo si vociferava che potesse essere una sorta di Dark Souls del Sol Levante, ovviamente non potevo mancarlo e in questa anteprima vi racconterò la mia esperienza di gioco.
L’erede al trono della serie targata From Software
Ve lo dico sin da subito: Nioh ha tutte le carte in regola per affermarsi come erede – giapponese – di Dark Souls e, molto probabilmente, andrà a colmare il vuoto che lascerà l’acclamata serie di From Software, in quanto il terzo capitolo va a chiudere la trilogia. Detto ciò, ecco cosa ha da offrire Team Ninja a tutti gli hardcore gamers che adorano le sfide.
La demo ci catapulta nel 1600 sull’isola di Kuroshima e, senza alcun video introduttivo, ci mette immediatamente nei panni di William Adams, il protagonista del gioco ritenuto il primo samurai occidentale della storia. E’ un attimo accorgersi come Nioh ricalchi palesemente la filosofia e lo stile dei Souls, già riconoscibile dall’interfaccia di gioco: in alto a sinistra trovano posto la barra della salute e quella del Ki (o Vigore, per capirci meglio), mentre in basso a sinistra troviamo il menu di scelta rapida per armi, pozioni e quant’altro. Diversamente dai titoli di From Software, però, qui è presente una minimappa che permette di orientarsi nell’ambiente circostante.
Ma voglio parlarvi degli elementi che mettono in risalto la cultura giapponese e che, effettivamente, fungono da nuove features: innanzitutto, il sistema di combattimento è basato su tre impugnature d’attacco differenti (Cuore, Forza e Abilità) che possono essere intercambiate liberamente ed offrono diverse tipologie di mosse. Selezionando quella che più si addice al nostro approccio di gioco o alla battaglia in corso, possiamo sferrare attacchi più lenti ma potenti o, viceversa, più veloci ma dai danni ridotti; inoltre, la scelta dell’impugnatura va ad influenzare anche il tipo di schivata del personaggio. Oltretutto, è presente un albero delle abilità per le diverse tipologie di armi, come la katana e la lancia, che permette di sbloccare nuove mosse o caratteristiche molto utili in combattimento.
La difficoltà riprende senza dubbio la scia di quella dei Dark Souls, infatti nei primi scontri sono morto senza quasi accorgermene con 3-4 colpi ben assestati. Se quindi inizialmente ero scettico sul fatto che potesse vantare un alto grado di sfida, dopo qualche minuto ho già imparato a bestemmiare in giapponese (e poi dicono che i videogiochi non insegnano). Riprovando con la grinta e l’attenzione richieste, i nemici sono stati un po’ meno ardui da abbattere, anche se le schivate e le eventuali parate rimangono il miglior modo per sopravvivere o difficilmente si esce illesi. Ciò che bisogna tenere sempre d’occhio è la barra del Ki, che a seconda dell’impugnatura scelta, della frequenza degli attacchi sferrati e della loro potenza scende più o meno velocemente fino a sfiancare il protagonista per un brevissimo – ma potenzialmente letale – lasso di tempo. Lo stesso, fortunatamente, vale anche per gli avversari che ci troveremo di fronte.
Tenendo sempre bene a mente che si tratta ancora di una versione alpha, ho notato che il sistema di combattimento deve ancora essere rivisto e migliorato, perchè non di rado si è rivelato essere impreciso facendomi spudoratamente mancare il bersaglio senza che quest’ultimo schivasse. Al contrario, però, ho apprezzato il ritmo delle battaglie, generalmente veloce e movimentato, che richiede sangue freddo e reazioni rapide per non farsi trasformare in carne da macello.
Se comunque all’inizio la potenza degli attacchi nemici potrebbe sembrare abbastanza sbilanciata, proseguendo è possibile reperire armi e armature con statistiche migliori che contribuiscono a rendere l’esperienza di gioco più malleabile. Anche se ammetto di averlo trovato ancora più punitivo di un Souls, e tirare troppo la corda su questo aspetto potrebbe anche avere un risvolto negativo sul gioco finale. L’I.A., comunque, necessita di qualche aggiustamento, perché a volte i nemici stanno quasi a guardarci, mentre altre siamo già morti ancor prima di sfoderare l’arma. Ci tengo anche a fare un breve cenno ai luoghi di morte degli altri giocatori: oltre a permettere le richieste di aiuto ad altri utenti, essere connessi online comporta anche la visualizzazione di punti simili alle chiazze di sangue dei vari Dark Souls. In questo caso, però, attivando questi “segnali” si va ad evocare il fantasma del giocatore ucciso (controllato dall’I.A.) e possiamo affrontarlo per ottenere ricompense utili.
Un elemento interessante del gameplay è la presenza degli spiriti guardiani: questi protettori che da sempre fanno parte della tradizione giapponese permettono al nostro protagonista di beneficiare di diversi bonus alle statistiche e possiamo alternarli ogni qualvolta ci troviamo nei pressi di un santuario. In caso di morte, il nostro spirito rimarrà nel luogo in cui la nostra anima si è divisa dal corpo e dovremo recuperarlo per godere nuovamente della sua protezione.
Per salire di livello e, presumibilmente, potenziare ed acquistare equipaggiamenti vari, ancora una volta Team Ninja attinge dai Souls inserendo gli Amrita, delle pseudo anime da spendere nei vari santuari per i fini poco fa riportati.
Per finire, qualche parola sul comparto tecnico: seppur si tratti sempre di una alpha che verrà sensibilmente migliorata, si può già comprendere che la grafica di Nioh sarà molto buona ma non pompata al massimo. E questo non è un male, poiché questa scelta andrà tutta a favore dei veri protagonisti della produzione, ovvero il gameplay e le (speriamo) vaste ambientazioni. Oltretutto, dal menu principale è possibile scegliere fra due modalità di visualizzazione: l’opzione Cinema va a stabilizzare maggiormente la risoluzione, mentre l’opzione Azione va a stabilizzare il frame rate.
Commento finaleNioh parte molto bene e Team Ninja ci ha già permesso di aver un’idea chiara e precisa del suo progetto, che definirei senza ombra di dubbio il Dark Souls giapponese. Lo sviluppatore, infatti, prende in prestito la formula di gioco inaugurata da From Software anni fa e la rielabora in un contesto basato su samurai e creature della mitologia nipponica inserendo anche elementi esclusivi. Il risultato è un titolo che convince e ha un grande potenziale: se prosegue su questa strada senza intoppi, probabilmente quest’anno i fan dei Souls avranno altro pane per i loro denti, anche se sotto una veste differente. |
Aspettative | Perplessità |
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– Un Dark Souls in Giappone? Aggiudicato!
– Sistema di combattimento vario e appagante
– Mondo di gioco vasto
– Nemici e boss impegnativi
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– I.A. a volte poco brillante… e a volte troppo
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