Cos’è veramente The Phantom Pain?
Come di consueto nei miei articoli, anche in questo caso vi illustrerò brevemente ciò che vorrò trattare; se siete qui, comunque, avrete già una chiara idea dal momento che avrete inevitabilmente letto il titolo. La saga di Metal Gear, senza girarci attorno, è una delle serie videoludiche più longeve ed apprezzate di sempre, e il motivo è semplice: è estremamente evocativa. Nonostante non sia il mio gioco preferito in assoluto (bisogna sempre scindere preferenze da qualità), Metal Gear Solid 3: Snake Eater rimane tuttora senza alcun dubbio il titolo più bello e riuscito che abbia mai giocato. Ovviamente, mi sento in dovere di citare anche il primo leggendario capitolo, adorato praticamente da TUTTI i giocatori di vecchia data di Sony, oltre a Sons of Liberty, Peace Walker, l’epilogo visto in Guns of the Patriots e, infine, Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. Proprio di quest’ultimo andrò a parlare, forse il capitolo della saga con cui ho più empatia grazie ai temi trattati (assolutamente nuovi per la serie, che precedentemente abbracciava uno stile molto fumettoso) come la schiavitù, la crudeltà, la guerra in tutta la sua brutalità e la vendetta. Dopo aver quindi calibrato il mio format con i tre precedenti articoli (I Signori dei Tizzoni: Parte 1 e Parte 2 e Breaking Bad), mi sento finalmente pronto a trattare questo tema, molto più oscuro e crudo di quanto possa sembrare. Ovviamente, occhio agli spoiler dato che ce ne saranno in grande quantità. Senza indugiare oltre, ripercorriamo quindi i passi intrapresi da Big Boss (personaggio centrale e cardine che sostiene questo articolo) dagli avvenimenti di Peace Walker.
“Fall”
Dopo gli eventi di Peace Walker, Big Boss ottiene infine tutto ciò a cui ha sempre ambito, ovvero l’indipendenza, stabilendosi in una base nell’oceano denominata Mother Base, casa degli MSF (Militaires Sans Frontieres), milizia privata comandata appunto dallo stesso Big Boss e da Benedict “Kazuhira” Miller, secondo comandante e amico del nostro protagonista. Questo, ovviamente, scatena una guerra senza fine contro il vecchio superiore Cipher (conosciuto anche come maggiore Zero, anch’esso amico di Big Boss), protrattasi sin da Peace Walke, ed infiammatasi dopo la conquista della fortezza di Big Boss.
Grazie alla “polvere” alzatasi in seguito a questo conflitto, Skull Face, diretto sottoposto e comandante della forza privata agli ordini dello stesso Cipher, la XOF, diserta, affermandosi come pari nello scontro tra i frammenti di quelli che un tempo furono i Patriots (in questo caso si parla di di Boss e Cipher); a questo punto, distrugge completamente la Mother Base ed annienta quasi ogni soldato presente durante l’attacco.
Dopo aver assistito alla caduta del proprio “castello” e aver visto tutti i propri sogni sgretolarsi tra le sue stesse mani, Big Boss inizia a sviluppare una personalità nera, avvertendo i primi sintomi di ciò che realmente diventerà: “Un Demone da Outer Heaven”. Un incidente con l’elicottero che trasporta manda Boss in coma, togliendogli infine l’ultimo sprazzo di umanità rimastagli.
“Salutami il tuo Boss quando tornerai a casa” – Skull Face.
“Venom Awakens”
Sulle note di “The man who sold the world“, assistiamo in prima persona al risveglio di Big Boss da un coma durato nove lunghi anni, senza più il braccio sinistro e con una scheggia metallica conficcata a fondo nella corteccia cerebrale, ricordando molto il corno di un diavolo, demolito sia nella mente che nel corpo. Umiliato, mutilato e debole, Big Boss smette di essere Naked Snake, l’eroe che un tempo salvò il pianeta dall’olocausto nucleare, ed accetta la propria essenza, gettandosi in una voragine di rabbia e vendetta diventando V (Venom Snake), il primo stadio del “corno” che simboleggia la sua discesa nell’oscurità.
Skull Face, dopo essere venuto a conoscenza del suo risveglio e aver scoperto l’ospedale dove era rimasto nascosto durante tutti gli anni di assenza, lo attacca con l’intento di concludere ciò che aveva iniziato nove anni prima: la distruzione di Big Boss. Il custode di Boss, Ishmael (stando a quanto detto da lui, ha vegliato sul comatoso Big Boss per tutti gli anni), avrà il compito di condurlo al di fuori dalle “fiamme” e dalla crudeltà di Skull Face, disposto a qualsiasi cosa pur di riuscire nel suo compito, a tal punto da ordinare il massacro senza ritegno di ogni paziente presente nell’ospedale. Boss riesce comunque a fuggire dall’edificio, ma Skull Face non alcuna intenzione di sprecare questa occasione: “The Man on Fire”, ovvero ciò che resta del corpo bruciato del colonnello Volgin, principale antagonista di Snake Eater, viene sguinzagliato affinchè finisca Boss. Ad un passo dal baratro, Revolver Ocelot, storico rivale di Boss diventato in seguito uno dei suoi più fidati alleati, lo salva, fuggendo a cavallo da Volgin evitando così una brutta fine. Non vi è più nulla a cui credere, nessuna ideologia, pace, amore, libertà o giustizia, ora conta solo la vendetta… Comincia la discesa nel buio.
“I’m already a demon” – Big Boss
“Not your kind of people”
Arrivati in Afghanistan, Ocelot e Boss pianificano la riunione e l’ascesa dei Diamond Dogs, esercito fondato sulle ceneri dei MSF da Kazukira Miller negli anni di coma di Boss. Miller, tuttavia, è stato catturato e gettato in pasto alle milizie russe, perciò la sua salvezza dipende solo ed unicamente da come Boss riuscirà nella missione di salvarlo.
All’arrivo nel luogo di prigionia, Boss assiste ad una scena terribile: ciò che rimane del suo amico Kaz è un uomo devastato dalle torture, senza più una gamba ed un braccio, completamente pervaso dalla rabbia, dal desiderio di vendetta e dal dolore fantasma, sensazioni che Boss stesso conosce molto bene. Ad impedire infine la riuscita della missione, ci sono gli “Skull”, esseri che un tempo furono umani, ora dotati di poteri sovrumani grazie a dei “parassiti” (ci torneremo più avanti) che li ricoprono. Boss riesce comunque a fuggire da questa nuova letale minaccia, portando Kaz sull’elicottero che lo trasporterà alla loro nuova base. Tuttavia, il salvataggio non fa altro che accentuare l’ira di Kaz verso il nemico che un tempo cancellò ogni sua speranza e conquista; ormai rimane il
buio e solo la vendetta conta.
“Just for revenge”
“I have no country, no language, I have no face, but I haven’t lost my skull” – Skull Face, Ground Zeroes
L’attacco alla Mother Base nove anni prima venne pianificato da Skull Face nei minimi dettagli, affinchè Boss e Kaz attribuissero la colpa dell’accaduto a Cipher, puntando i riflettori sopra di lui e aizzandogli contro Boss ed il suo esercito. Questo fu possibile grazie ad un’ispezione nucleare alla vecchia Mother Base: alla fine di Peace Walker, infatti, Big Boss entrò in possesso del Metal Gear ZEKE, arma bipede in grado di scagliare testate atomiche a lunga distanza e da qualunque terreno. Ovviamente, il Metal Gear doveva rimanere un segreto, poiché la sua rivelazione avrebbe causato una tensione fortissima tra gli MSF di Big Boss e le Nazioni Unite, permettendo a Skull Face di fare la sua mossa. Così dovvettero inabissarlo temporaneamente per evitare che venisse scoperto, privando di conseguenza la Mother Base del deterrente più pericoloso a loro disposizione, rendendo il luogo esposto all’attacco della XOF di Skull Face che segnò così la loro sconfitta, fino alla loro resurrezione almeno. La “Guerra Fantasma” che potrebbe scatenarsi tra Boss e Cipher non sarà altro che una parte del piano progettato da Skull Face per vederli distruggersi l’un l’altro, senza una reale ragione dietro alla nascita di questo conflitto.
Boss, dopo un lento “rientro in carreggiata”, viene inviato a recuperare un’arma denominata Honey Bee in mano ai russi, sospettata di essere la prima di una nuova e lunga generazione di armamenti che rivoluzioneranno completamente l’idea di come combattere una guerra. Chiaramente, quest’ultima potrebbe rappresentare un’enorme passo in avanti nella guerra contro Cipher, e sarebbe un boccone troppo prelibato per farselo sfuggire, in fin dei conti. All’uscita dal tempio in rovina da dove è stata recuperata l’arma, Boss viene afferrato da qualcosa di gigantesco composto di metallo, avvolto nella nebbia.
“You look well-rested, Big Boss… My, my, how you’ve changed. You became a demon for such little weapons as that?” – Skull Face
Attraverso la nebbia, Skull Face compie il suo rientro in scena.
“Well, I’m sure you’ll see the bigger picture eventually. If you can get out of here alive. Rest in peace, this time. I’ll see you in Hell! Boss!” – Skull Face
Intenzionato più che mai a uccidere Big Boss, Skull Face gli scaglia contro l’unità nebbia, gli Skull (stessa unità che nove anni prima attaccò la Mother Base). A Boss non resta altro che utilizzare il prototipo d’arma appena ottenuto, riuscendo così a decimare l’esercito e a portarsi in salvo; purtroppo, però, avendo esaurito i proiettili dell’arma non si è più in grado di utilizzarla o riprodurla.
Dopo questa parziale sconfitta, Big Boss, Revolver Ocelot e Kazuhira Miller vengono a conoscenza del luogo in cui è nascosto Huey Emmerich, vecchio membro dei MSF, sospettato di aver cospirato con (quello che ancora credono essere il vero colpevole) Cipher. Boss si appresta quindi a portarlo alla Mother Base per interrogarlo sul disastro verificatosi alla vecchia base. L’unico vero ostacolo tra Boss ed il suo obiettivo viene allo scoperto poco prima di raggiungere la base di Skull Face: Quiet. Questa letale e silenzionsa (come suggerisce il suo stesso nome) cecchina è a tutti gli effetti uno Skull ed è in grado di rendersi invisibile, percorrere lunghe distanze a gran velocità ed è particolarmente resistente anche contro delle armi da fuoco. Boss riuscirà infine a sconfiggerla dopo uno scontro lento e preciso (che ricorda molto quello visto in Metal Gear Solid con Sniper Wolf), ponendoci dinanzi ad una scelta: ucciderla per via della sua pericolosità come consigliato da Kaz, o risparmiarla per studiarla o, addirittura, sfruttarla come alleata sul campo di battaglia secondo Ocelot (chiaramente, per motivi piuttosto ovvi, sceglieremo la seconda opzione). Un “caloroso” benvenuto attende la silenzionsa cecchina alla Mother Base: fucili, visori termici e persino la squadra d’élite di Ocelot (poco preoccupati del suo arrivo insomma). Questa burrascosa situazione viene fortunatamente placata nel momento in cui Boss stesso parla a Quiet, quasi come se lei si fidasse unicamente di lui. Ora, dopo questa breve (ma anche no) deviazione, torniamo a Emmerich.
Il recupero di Huey viene intralciato ad un passo dalla riuscita: poco prima di salire sull’elicottero, l’essere metallico visto durante l’operazione Honey Bee si mostra nella sua totalità: è il Metal Gear Sahelanthropus, carro armato bipede ispirato ad un ominide progettato dallo stesso Emmerich, pertanto è il Metal Gear definitivo, più potente di tutti gli altri che abbiamo visto durante i capitoli della serie. Con Emmerich sulle spalle ed IL Metal Gear che si oppone alla riuscita della missione, Boss è costretto a fuggire, cercando di seminare il gigante di metallo ed evitando di attirarne l’attenzione. A fuga riuscita, Boss scorta Huey alla Mother Base per interrogarlo sulla sua influenza durante gli avvenimenti di Ground Zeroes e sulla progettazione del Sahelanthropus. Questo a qualsiasi costo pur di ripagare i nemici con loro stessa moneta.
“Language”
Le ripetute e pesanti torture attuate su Emmerich hanno infine portato ad un risultato: Africa. Sembra infatti che Cipher stia vendendo armi a milizie private e sia interessato ad un certo materiale presente, appunto, sul suolo africano, forse impiegato nello sviluppo di una nuova generazione di testate nucleari in grado persino di superare i Metal Gear. Tuttavia, la situazione è ben più oscura (come se già non lo fosse): quando Boss riesce a sabotare la fabbrica occupata da uno dei principali acquirenti di armi di Chiper e letteralmente togliere i clienti al suo nemico, vengono a galla dall’acqua inquinata di petrolio cadaveri di persone morte, con il torace deformato nella zona dei polmoni. La fuga di Boss dalla fabbrica impedisce un accurato sopralluogo delle vittime, ma è piuttosto evidente che qualcosa si muove silenzionso nell’ombra. Non avendo alcuna traccia da seguire riguardo questi cadaveri deformi, Boss, Ocelot e Miller si dedicano ad altro, non credendo che presto le tracce sarebbero venute da loro. Dopo aver recuperato dei bambini sfruttati per l’estrazione di diamanti, scopriranno che il loro capo è stato portato in un edificio chiamato “la casa del diavolo”, ove si sospetta vengano svolti esperimenti crudeli ed insoliti sulle persone. Senza esitare, Boss parte per questo luogo. Al suo arrivo, assiste ad una visione in grado di gelare il sangue persino a chi è in grado di mantenere la calma in ogni situazione: persone infette da quello che sembrerebbe un parassita che porta alla deformazione della cassa toracica. Ovviamente, il peggio deve ancora arrivare: il capo dei bambini salvati dai Diamond Dogs, infatti, è irreversibilmente contagiato; inoltre, la parte peggiore è che nell’edificio compare ancora una volta Skull Face, rivelando definitivamente la sua identità di principale nemico e fautore sia di questa malattia che del Metal Gea
r Sahelanthropus visto in Afghanistan. Ora i Diamond Dogs hanno un chiaro nemico davanti agli occhi.
“Burn with the rest of them” – Skull Face
Boss riesce a fuggire dall’attacco dell’uomo-in-fiamme, inviato dallo stesso Skull Face ancora una volta affinché concludesse il suo obiettivo, ma fallendo. Quando la situazione sembra volgere al meglio, il parassita delle corde vocali attecchisce sulla Mother Base; la trasmissione via aerea facilita ulteriormente questa piaga, decimando molti dei soldati dei Diamond Dogs, ma con una morte selettiva: infatti, il parassita attacca inaspettamente solo i soldati che parlano il kikongo. Sembra che questo “virus” sia in grado di devastare una razza in base alla lingua parlata dall’ospite, che innesca la sua attivazione e conduce la vittima alla morte. Questa è la VERA arma di distruzione di massa definitiva, e se usata con precisione può cancellare un’etnia dal pianeta per sempre; di gran lunga una delle armi più devastanti viste in tutti i capitoli della serie.
Mentre si svolgono ricerche per fermare questa nuova letale calamità che sta mettendo in ginocchio il potente esercito di Boss, quest’ultimo viene inviato a recuperare il “White Mamba”, capo di una piccola milizia di bambini soldato. Eli, questo il vero nome del “leader”, è uno dei sospetti di Ocelot, Miller e Boss, poiché pensano che si possa trattare di uno dei tre cloni di Big Boss creati per volere di Cipher tempo addietro. Boss è quindi determinato a portarlo alla Mother Base il prima possibile. Nonostante la riuscita del recupero del ragazzo, la Mother Base si avvicina sempre più alla propria fine, in quanto il ceppo kikongo del parassita ha infettato una buona parte dei soldati e fermarlo, ormai, è diventato l’unico obiettivo dei Diamond Dogs. La disperata ricerca di una soluzione a questo enorme problema li porta infine a scoprire l’identità dell’ideatore e creatore di questa distruttiva arma biologica: Code Talker, scienziato nativo americano inizialmente al servizio dei Philosophers. Quest’ultimi furono i predecessori dei Patriots e i primi a voler possedere quest’arma poi abbandonata, almeno fino all’arrivo di Skull Face. Code Talker viene recuperato, riuscendo a curare l’infezione della Mother Base e rivelando a cosa mira realmente il rivale di Big Boss, mettendoli al corrente delle quattro fasi del suo piano: la prima consiste nel vendere piccoli armamenti nucleari a forze private sparse per tutto il globo al fine di renderli dei deterrenti verso l’un l’altro; utilizzando gli Archaea Metallici (materiale cercato da Cipher e Skull Face in Africa) conta di poter controllare e potenziare le testate atomiche vendute alle varie milizie, rendendoli così delle vere e proprie potenze nucleari in grado di impaurire i propri vicini ed essere impauriti a loro volta. Grazie al pericoloso ceppo inglese, il parassita delle corde vocali sterminerà la lingua in questione nel mondo, impedendo qualsiasi tipo di incontro universale; infine, il Metal Gear Sahelanthropus servirà a far stagliare Skull Face al di sopra di questo mare di piccole super potenze, affermandosi come vincitore. Seppur sull’orlo del baratro, il mondo mantiene il proprio equilibrio.
“The word became flesh. The final parasite. It knows English. An English strain of the vocal cord parasite” – Skull Face
“Skull”
OKB Zero, questo è il nome della fortezza di Skull Face in Afghanistan, impenetrabile forte presidiato dalla XOF. Per impedire a Skull Face di soggiogare il mondo al proprio volere, Boss dovrà raccogliere le proprie forze per poi sprigionarle contro la tanto odiata nemesi. Sahelanthropus, parassita e nucleare: sono questi i pezzi del puzzle che Skull Face vuole utilizzare per comporre il proprio quadro da appendere alla grande parete che è il mondo, così che ognuno possa vedere la sua vittoria. Ma cosa cerca realmente Skull Face? Per quel che ne sappiamo, non è particolarmente interessato al potere, dato che ne ha già a sufficienza. Chiunque lo abbia osservato bene avrà notato che la sua pelle è completamente bruciata: il dolore e l’oblio l’hanno reso ciò che è ora? Presto avremo la risposta. Boss viene stranamente invitato ad “assistere al Sahelanthropus ” mentre Skull Face gli rivela il suo passato ed il motivo per cui vuole attuare quel piano così denso di incomprensione, ostilità e crudeltà: la pace.
“I will exterminate the English language. Whith this, I’ll rid the world from infestation. Sans Lingua Franca, the world will be torn asunder and then, It shall be free” – Skull Face
Le ripetute guerre, crudeltà e tradimenti sono i mattoni che compongono il mondo nel suo squallore; Skull Face crede che solo il fuoco possa combattere e poi sopprimere un altro fuoco, quindi non sta facendo altro che donare la vere fiamme della vendetta al mondo, affinchè vengano accettate e diventino un tutt’uno con esse. La pace intesa come universalità è forse un’illusione creata dagli uomini per giustificare tanta inumanità? In ogni caso, Boss ed i Diamond Dogs non possono permettersi di di darla vinta a Skull Face, non ancora. Ma, in fondo, Skull Face ha realmente torto?
Young Mantis, alleato di Liquid Snake in Metal Gear Solid e inizialmente anche di Skull Face, tradisce quest’ultimo, percependo gli intenti di vendetta di Eli verso Boss. Proprio Young Mantis, grazie alla sua enorme forza telecinetica, riesce a controllare il corpo bruciato e deflagrato di Volgin e lo stesso Sahelanthropus: il Metal Gear, infatti, è inaspettatamente privo di controlli manuali per un pilota; forse è stato concepito da Skull Face affinchè fosse proprio Mantis a controllarlo. Il tradimento di Mantis risulta imponente ed incolmabile, poiché la chiave del piano di Skull Face risiedeva nel Sahelanthropus e nella supremazia totale che avrebbe creato. Ormai sconfitto da un suo stesso alleato, Skull Face non ha più potere, tuttavia non ha ancora perso. Non può più utilizzare il parassita delle corde vocali e gli Archea Metallici né tantomento vendere gli armamenti nucleari che gli avrebbero grantito il vero controllo, ma il Sahelanthropus ancora cammina, e rappresenta una minaccia più che mai. Mostrare al mondo la sua esistenza significherebbe riportarlo nel pieno della guerra fredda, scatenando una corsa agli armamenti che potrebbe non finire bene come l’ultima volta. Fermare Young Mantis e il Sahelanthropus è di vitale importanza, ma non sarà chiaramente facile.
Con l’unione delle forze dei Diamond Dogs, Boss riesce a far cadere il gigante di metallo, senza che possa più rappresentare una minaccia per “l’equilibrio” del mondo. Skull Face giace a terra ferito mortalmente e implora di essere finito: Boss e Miller, perciò, hanno infine la possibilità di attuare la tanto agoniata vendetta su colui che li ha ridotti a zero: bruciano due fiale dove era contenuto il parassita del ceppo inglese, amp
utano una gamba ed un braccio a Skull Face, come lui fece con Boss e Miller, e infine Huey Emmerich lo ucciderà con un colpo alla testa. Tuttavia, una delle fiale del parassita viene raccolta da Mantis: la guerra non è ancora finita.
I Diamond Dogs entrano in possesso del Sahelanthropus, raggiungendo e persino superando la gloria dei vecchi MSF. Finchè il Metal Gear sarà intero, non potrà mai esserci una vera pace, ognuno temerà e bramerà il suo potere, tale è l’eredità di Skull Face, il suo fantasma.
Finisce qui la prima parte, e se siete arrivati fin qui vi ringrazio di cuore. La seconda parte arriverà a breve.