Recensione Overwatch

Un videogioco scoppiettante.

Blizzard Entertainment è sicuramente una delle “poche” Software House che quando decide di realizzare qualcosa, lo fa bene se non addirittura benissimo; basti pensare ai vari Diablo, Starcraft e Warcraft che hanno venduto svariate milioni di copie, plasmando il successo commerciale della casa californiana. Certo, decidere di lavorare su una nuova IP, che all’apparenza potrebbe sembrare totalmente svincolata da quel mondo di Action RPG per cui Blizzard è conosciuta a livello planetario, non è affatto facile e sostanzialmente rappresenta una vera e propria scommessa, in quanto sebbene il “Know How” di conoscenza possa essere quantomai ampio e profondo (ricordiamo che Blizzard opera nel settore videoludico sin dai primi anni ’90), discostarsi dal proprio “business” nativo non è cosa da tutti.

La scommessa sarà stata vincente oppure no? Scopritelo con noi!

Overwatch a rapporto

Overwatch è stato pensato esclusivamente per il multiplayer online, sebbene gli sviluppatori del titolo in questione non abbiano “escluso” la possibilità che in un prossimo futuro possa essere implementata una qualche modalità in single-player (ma questo è un altro discorso che al momento non ci riguarda). Quindi, sostanzialmente, l’intento è stato quello di seguire la scia dei vari Evolve e Star Wars: Battlefront che alla base non hanno una “vera e propria” modalità Storia ma fanno della componente online il loro punto di forza (sebbene non abbiano ottenuto un grosso successo di mercato).

Allo stesso modo, Blizzard ha deciso di non “scrivere” una storia fruibile soltanto attraverso una modalità offline (per poi far sì che il giocatore si andasse a cimentare nel multiplayer), perché Overwatch in fondo ha una trama, non definita al meglio, ma sicuramente ben strutturata che potrà essere di volta in volta approfondita e “gustata” attraverso una serie di indizi sparsi nelle varie mappe di gioco, di corti animati che vengono pubblicati direttamente sul canale Youtube della Software House e, perché no, anche prima dell’inizio di un qualsiasi match, i personaggi di gioco parleranno fra loro, talvolta scambiandosi una serie di frecciatine e di battute che se ascoltate con una certa attenzione vi daranno modo di conoscere alcuni succulenti dettagli su questo universo.

In Overwatch tutto sembra avere un senso (anche per il sottoscritto non particolarmente attratto da titoli multiplayer-only): gli aspetti, le attitudini, le incertezze e tutte le informazioni relative ad ogni singolo personaggio vengono via via spiegate e approfondite nel corso del gioco stesso. E voglio dire una cosa: i personaggi sono stati realizzati talmente bene che hanno a quanto pare ottenuto anche un discreto successo su Pornhub, ma questa è una faccenda che potrete approfondire da soli. Tornando alla loro personalità, c’è una preponderante componente emozionale per ogni personaggio, chi più e chi meno, che riesce quindi a farsi apprezzare dal giocatore portandolo sì ad affezionarsi ad un particolare character in game, ma svariate volte anche a decidere di provarne di nuovi.

Blizzard ha deciso di raccontare e strutturare la trama attraverso gli elementi di cui abbiamo parlato poc’anzi e ci è riuscita davvero molto bene, evitando, qualora avesse deciso di includere una modalità storia offline di snaturare un titolo che va benissimo così come è stato pensato. Per tutti quei videgiocatori “pigri” che non hanno avuto modo di approfondire la trama di Overwatch, in sintesi possiamo dirvi che, dopo svariati anni di inattività, i componenti della divisione Overwatch sono stati chiamati a rapporto per mitigare le azioni generatesi da una serie di diatribe e conflitti galattici di varia natura che, sostanzialmente, hanno segnato i personaggi presenti nel gioco e il loro trascorso passato.

Uno sparatutto che si adatta a tutti

Non so cosa abbia fatto Blizzard e come sia riuscita a far sì che un titolo del tutto nuovo per la Software House, sebbene sotto alcuni punti di vista non risulti essere particolarmente innovativo, basando le proprie meccaniche sui vari FPS già visti e rivisti in questi anni, riesca ad adattarsi perfettamente a qualsiasi giocatore. Il roster presente è ben nutrito, con 21 personaggi all’attivo (chissà se in futuro possa esserci qualche DLC, magari gratuito, che vada ad ampliare ulteriormente la scelta) divisi in quattro classi, ovvero Attacco, Difesa, Tank e Supporto, che naturalmente comporteranno che vi possano essere più o meno una serie di difficoltà (che va da una a tre stelle) circa l’utilizzo e la “semplicità” di affrontare gli scontri sul campo di battaglia.

Gli Eroi sicuramente rappresentano la componente di maggior peso del titolo, con i loro stili stravaganti e sgargianti, con caratteristiche ben definite e abilità che permettono loro di adattarsi ad ogni singolo scontro con una certa versatilità. Questo soprattutto in riferimento al fatto che ogni combattimento risulta essere incerto fino alla fine in quanto sarà possibile, nel corso dello stesso match, utilizzare più personaggi alternandoli, rendendo quindi imprevedibile l’esito finale e, diciamocela tutta, aumentando esponenzialmente il divertimento dell’azione di gioco (perfino in caso di morte). Alla base, resta il fatto che è un puro First Person Shooter ed è veramente allucinante come possa essere stato il primo “esperimento” di casa Blizzard ed essere al contempo quantomai azzeccatissimo e accattivante sotto svariati punti di vista.

Inoltre, c’è da aggiungere che dopo il breve tutorial che vi andrà a spiegare i concetti di base di Overwatch, sarà possibile sin da subito scendere sul campo di battaglia sia contro la CPU, molto bilanciata e mai banale, e sia direttamente in modalità online, in cui sicuramente vi sarà un maggiore grado di sfida complessivo. Le modalità a disposizione, forse, rappresentano uno dei pochi difetti di un titolo quasi perfetto, in quanto risultano essere presenti soltanto 4 differenti tipologie di match: Conquista, Trasporto, Controllo e un’ultima modalità che rappresenta una sorta di combinazione fra le prime due.

Lo scopo principale sarà quello di presidiare una determinata zona, che si illuminerà di blu, con il maggior numero di personaggi in modo tale da conquistare un punto di controllo o di scortare un carico fino ad un determinato luogo prefissato (che a sua volta si andrà ad articolare in una serie di checkpoint più o meno indispensabili per portare a compimento la missione finale). Diciamo che il fattore chiave per uscirne vincitori è quello di mantenere il controllo di una determinata porzione di mappa facendo, al contempo, strage di tutti quei nemici che possono ostacolare il completamento del nostro obiettivo. Inoltre, nella lobby del gioco sarà possibile notare il grado di “intesa” della nostra squadra e infatti, qualora i partecipanti andassero a selezionare personaggi simili fra loro e quindi lasciare scoperto un determinato ruolo, ci sarà un prezioso consiglio che ci dirà di selezionare un personaggio tank piuttosto di uno da attacco oppure un personaggio da dife
sa rispetto ad uno da supporto.

Ognuno di noi avrà un ruolo ben definito che deve essere rispettato se si vuole conquistare la vittoria, e infatti anche i Punti Esperienza per upgradare il nostro livello dipenderanno non soltanto dalle nostre gesta, ma anche dal fatto se abbiamo rispettato o meno il nostro ruolo sul campo di battaglia. Un prezioso consiglio è quello di non avventurarsi come un “lupo solitario” in quanto, proprio perché ogni personaggio presenta caratteristiche uniche non presenti allo stesso modo in altri, sarà necessario darsi man forte e supportarsi proprio per far breccia nelle “linee” nemiche e raggiungere il presidio e/o l’obiettivo di gioco.

Dinamico e adrenalinico

Se il fronte personaggi è quanto di più caratteristico e vario che si sia mai visto, anche dal punto di vista delle mappe di gioco si può dire lo stesso, in quanto le dodici mappe a disposizione risultano essere state pensate ad hoc per le specifiche modalità di gioco, sia essa Conquista, Trasporto o Controllo. Sn dalla versione Beta, infatti, è stato possibile notare come una mappa dedicata alla modalità Trasporto o a quella Conquista risulti essere più lineare e talvolta anche più ardua da giocare, in quanto stanze, strettoie o vicoletti possono bloccare o comunque rallentare le nostre azioni, mentre le mappe relative alla modalità Controllo sono caratterizzate da una maggiore simmetria e “semplicità” di azione.

L’elemento di maggior rilievo è dato dal fatto che l’esplorazione potrà essere diversa a seconda del persoaggio che stiamo utilizzando, in quanto alcuni (come i cecchini WidowMaker e Hanzo) potranno raggiungere zone elevate e avere una visuale quasi a 360° dell’azione di gioco a differenza di altri personaggi come i Tank e/o di Supporto, per i quali alcune zone risulteranno essere inaccessibili essendo più adatti a meccaniche di azione piuttosto che di natura tattica (ed è proprio in questi frangenti che si percepisce che in Overwatch c’è una parziale componente RPG, frutto dell’esperienza di casa Blizzard).

Talvolta Overwatch potrebbe essere più vicino ad un gioco “sportivo” piuttosto che ad una tipologia FPS. Capiamoci: mi riferisco alla componente competitiva molto evidente e alla necessità di dover unire le proprie forze e il proprio ingegno per raggiungere il traguardo prefissato. Ogni partita rapida ha una storia a sé e difficilmente potrebbero esserci situazioni già viste in qualche match giocato in precedenza. Al termine di ogni match, saranno quindi assegnati i Punti Esperienza che ci daranno modo di aprire dei forzieri che, a loro volta, ci permetteranno di sbloccare nuove animazioni, skin e tag di vario tipo per ogni personaggio.

L’unica pecca al momento è data dalla mancanza delle partite classificate, che però a detta di Blizzard dovrebbero essere implementate entro la fine del mese di Giugno, dando modo anche ai giocatori più esperti di farsi catturare totalmente da un titolo veramente eccezionale.

Una gioia per gli occhi e non solo

Overwatch non ha una grafica ricercata al limite del realismo compulsivo come richiede l’industria videoludica odierna, ma la scelta di Blizzard è stata quella di avvalersi di una grafica più cartoon e colorata che potesse quindi adattarsi, ancora una volta, alla perfezione ad un titolo del genere. E’ veramente una gioia per gli occhi ed è davvero difficile non ammirare e rimanere affascinati ed estasiati dai colori così vivi e intensi che caratterizzano gli ambienti e i personaggi. Sicuramente, i modelli poligonali e le texture sono abbastanza semplici sia per quanto riguarda le mappe e sia per quanto riguarda i personaggi, ma nel complesso il risultato è davvero straordinario.

Inoltre, considerando che si tratta di uno sparatutto in prima persona, i 60fps sono una manna dal cielo (anche se su PC si farà sicuramente apprezzare di più, per chi ha la possibilità di settare il gioco ad alto o ad ultra). Il lavoro svolto da Blizzard è notevole e non ho notato incertezze durante la mia esperienza di gioco su PlayStation 4, salvo alcuni piccolissimi problemi durante la fase di matchmaking, ma nulla di particolarmente rilevante. Nota di merito necessaria per quanto riguarda il comparto audio, non solo dal punto di vista del sonoro e delle musiche quantomai azzeccate e calzanti alla perfezione per ogni livello di gioco, ma anche per un ottimo doppiaggio in italiano e per la caratterizzazione dei personaggi, che pronunceranno frasi “personalizzate” che, al contempo, permetteranno di sviscerare maggiormente la trama di gioco; inoltre, queste espressioni potranno essere sostituite via via che si andranno a sbloccare con l’avanzare del proprio “rango”.

Commento finale

Overwatch rappresenta un FPS puro e genuino sotto svariati punti di vista ed è divertente, frenetico e adrenalinico come pochi titoli del medesimo genere. Riesce ad adattarsi facilmente a qualsiasi tipologia di giocatore, con un roster ben nutrito e variegato sebbene taluni personaggi, Bastion su tutti, risultino essere un tantino più forti degli altri e quindi maggiormente incisivi negli scontri. Inoltre, bisogna fare un plauso a Blizzard per la decisione di utilizzare un stile grafico più “fumettistico” anziché realistico, che calza a pennello ad un titolo come Overwatch, anche se la Software House californiana poteva osare maggiormente per quanto riguarda il livello di dettaglio delle texture e dei poligoni in generale. Comparto audio ai massimi livelli, ottimo il doppiaggio in italiano e se Blizzard continuerà a supportare il titolo in questione, implementando nuovi contenuti sia in termini di mappe giocabili sia ampliando ulteriormente la scelta dei personaggi, sicuramente Overwatch rimarrà sulla scena videoludica per molto tempo.

Pro Contro
– Adrenalico e divertente a livelli massimi
– Caratterizzazione dei personaggi davvero originale e ben fatta
– Non stanca mai
– Mancanza di partite classificate (almeno fino a Giugno)
– Alcuni personaggi non risultano essere bilanciati al meglio
– 4 modalità di gioco disponibili sembrano un po’ pochine
Voto Globale: 90
Riccardo Amalfitano
Riccardo Amalfitano
Videogiocatore sin dalla "tenera" età, amante anche di manga, cinema e serie TV. Ho dimenticato qualcosa? Sicuramente!

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