Death Stranding: l'essenza dell'autore

Cosa vorrà mai comunicarci Hideo Kojima?

La ormai passata e dolorosa separazione tra Hideo Kojima e Konami ha lasciato un cratere nell’attuale mondo videoludico, segnando la fine della leggendaria saga di Metal Gear Solid per come la conosciamo. A modo suo questa separazione ha strappato all’ultimo capitolo della saga: The Phantom Pain, una grande parte del suo enorme potenziale mediatico e narrativo, sfigurandolo e facendolo ricordare dai giocatori come la fine incompleta di un’era.

Dopo la conseguente chiusura della divisione Kojima Productions, Hideo Kojima ricrea un nuovo studio con un nuovo grande progetto come obbiettivo cardine di questa rinasciata: Death Stranding. Tale titolo ci è stato presentato allo scorso E3 tramite un trailer in CGI alquanto criptico, sollevando di conseguenza una quantità spropositata di domande riguardo questa fantomatica esclusiva Sony. Nel caso siate qui in cerca di risposte siete nel posto sbagliato, piuttosto qui cercheremo di comporre un quadro sensato rispetto a quel che sappiamo, speculazioni e riferimenti… cominciamo.

Ci siamo già incontrati?

Personalmente, il trailer di Death Stranding mi ha riportato fortemente alla mente Neon Genesis Evangelion, o per essere più precisi The End of Evangelion, lungometraggio conclusivo del famosissimo anime uscito a metà degli anni novanta. Se questa somiglianza si dovesse dimostrare fondata, Death Stranding potrebbe rappresentare un gigantesco passo in avanti riguardo la narrativa adottata in un videogioco, Neon Genesis Evangelion ha infatti rappresentato per molti (compreso me) un’opera titanica, immortate e comunicativamente ancora innarrivata. La sua narrativa basata molto sull’interazione dell’animo umano con chi e cosa lo circonda potrebbe accentuare ulteriormente l’imponente profondità vista in The Phantom Pain.

Questo però potrebbe risultare una lama a doppio taglio: se Death Stranding risulterà effettivamente simile a Neon Genesis Evangelion, molto probabilmente ne ereditarà anche la sua anima contorta e poco comprensibile, mettendo molti giocatori nella condizione di comprendere poco o letteralmente nulla riguardo la propria anima narrativa tanto amata dallo stesso Kojima. Il distacco così marcato dalla sua vecchia opera, Metal Gear, potrebbe destabilizzare molti appassionati e fan del game designer, portandoli a fraintendere il vero significato di ciò che potrà essere Death Stranding.

Cosa sappiamo… realmente?

TUTTO ciò che sappiamo su Death Stranding ci è stato mostrato nel trailer dello scorso E3… e ciò che abbiamo visto è quasi nulla. Cos’è quindi che ci fa così sperare e fantasticare su Death Stranding? Semplice… l’autore. In un modo o nell’altro la Metal Gear saga ha effettivamente lasciato nel cuore pulsante del gaming una traccia di se così marcata e presente, basti pensare al primo Metal Gear, praticamente ricordato da tutti i giocatori di vecchia data, senza contare gli altri capitoli, quindi è proprio il marchio autoriale a fare di Death Stranding un’esclusiva attesa a tal punto.

Prorpio a tal proposito uno dei più grandi errori che un giocatore potrebbe commettere è quello di riporre una cieca fiducia nello sviluppatore, offuscando la visione oggettiva del gioco e creando uno strato di superiorità. Io stesso non nego di avere GRANDI aspettative su Death Stranding, dando per scontato la sua eccelsa qualità senza effettivamente aver nulla tra le mani… è quindi sbagliato pensare ciò? No, ma allo stesso tempo lo è. L’unica vera realtà è probabilmente quella di seguire le orme lasciate da Hideo Kojima, senza però cedere al fanatismo autoriale, mantenendo una visione lucida del prodotto che si consumerà (perchè tale è). 

 



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