Recensione Yooka-Laylee

Avete amato Spyro, Crash e Jack&Dexter? Bentornati a casa.

Versione testata: PlayStation 4.

Quando nella primavera del 2015 venne avviata la campagna di raccolta fondi su Kickstarter, noi eravamo solo una piccola parte di quei pazzi con la carta di credito in mano pronti a sganciare bigliettoni perché Yooka-Laylee vedesse la luce. Per chi era cresciuto a pane e marmellata e platform, l’idea dei PlayTonic Games era un sogno: riportare alla luce un esponente di un genere che non esiste praticamente più.

Negli anni ’90 Spyro, Crash, Jack&Dexter, Super Mario 64, Donkey Kong la facevano da padroni, ma provate a darli in pasto a un quindicenne di oggi. Vi lancerà contro gioco e console, dicendovi che la grafica fa schifo e che “non si spara”. E poi non c’è l’online: come fate ad essere una persona seria se non giocate online? Invece a PlayTonic Games non è importato niente dell’online (della grafica sì, Yooka-Laylee è stupendo da vedere). Il team ha realizzato realizzare tutta una serie di minigiochi dedicati alla cooperativa locale, che qualche publisher oggi metterebbe assieme per venderveli a prezzo pieno in un altro gioco, invece di regalarveli all’interno di un’avventura single player già sufficiente a farvi sborsare 40 euro.

Sulla carta, insomma, è tutto un sogno: tornano alla ribalta gli amanti dei platform del passato, alcuni dei quali vengono da Rare che sviluppò Banjo-Kazoo, e vi chiedono qualche piccola offerta per realizzare un gioco nuovo appartenente al genere, con due protagonisti simpatici solo a guardarli; nel gioco vi ficcano anche una decina di minigiochi che da soli bastano e avanzano come party game stand alone per serate in compagnia di amici e familiari; le meccaniche sembrano essere quelle vincenti del lontano passato. E insomma, che cosa è andato storto? Secondo noi quasi niente: infatti abbiamo premiato il titolo con un 85, no? Però non si può negare che dei difetti ci siano.

Facciamo un po’ il punto della situazione, in compagnia di un camaleonte verde e di un pipistrello viola.

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Salviamo i libri!

La premessa narrativa di Yooka-Laylee non vincerà nessun oscar, e non mira ad essere altro che se stessa: una premessa, appunto. Il pezzo forte è il gioco, non la storia, che è sì carina, mette sì in moto gli avvenimenti, ma insomma, anche se doveste andare in bagno durante il filmato introduttivo il gioco vi piacerà comunque. Yooka e Laylee si stanno godendo il sole mattutina quando all’improvviso il cattivo di turno, un’ape grassa con manie di grandezza, decide di attivare un macchinario col quale rubare tutti i libri del mondo. Non un gran danno, in un mondo in cui è difficile che dei camaleonti, pipistrelli o altre bizzarre creature leggano dei libri: il problema è che uno di essi è più magico di tutti gli altri, e permetterebbe al cattivo di dominare il mondo.

Per questo motivo i nostri due eroi si mettono alla ricerca delle pagine del tomo magico, che durante il tentativo di recupero da parte dell’ape cattiva si è smembrato in diversi pezzi. Anche le pagine naturalmente sono magiche, infatti si chiamano PAGIE, un’infelice parola che vorrebbe mettere insieme “pagine” e “magie”, ma che onestamente è imbarazzante quanto il cattivo del gioco. Comunque raccoglierle sarà di fondamentale importanza, perché non solo salverete il mondo, ma esse sono anche imprescindibili per poter ampliare i livelli di gioco e sbloccare nuove possibilità. Che forza che sono i libri, vero?

Idee vincenti ma non sempre ben realizzate

Va bene, eccoci al pezzo forte: il gameplay. Perché in fondo i platform di una volta sono famosi proprio per questo: l’approccio standard, ma vincente, che erano in grado di fornire. E Yooka-Laylee è una grandissima summa finale su tutto quello che ci ha lasciato questo genere ormai scomparso (sopravvive un po’ solo nelle produzioni della casa di Kyoto). Abbiamo dunque un titolo incentrato sulla componente esplorativa, in cui si prosegue saltando su piattaforme, colpendo i nemici con abilità che vanno lentamente acquisite e sbloccate nel corso del gioco, e in cui si raccolgono collezionabili per sbloccare nuovi mondi. Mondi che sono collegati tra loro da un HUB centrale (le Torri d’Alveorio), ma rappresentano dei luoghi a sé stanti, tutti diversi (benchè piuttosto canonici l’uno dall’altro).

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I punti forti della produzione sono la rigiocabilità e la varietà. La prima ci è concessa dall’enorme numero di oggetti da sbloccare, raccogliere, abilità da apprendere, e mondi da espandere: per cui torneremo più volte nello stesso luogo, ma ogni volta avremo qualcosa di nuovo e di differente da fare. Magari prima non potevamo proseguire perché ci serviva proprio quella abilità che non potevamo comprare, ma adesso che la abbiamo vediamo un po’ cosa si nasconde dietro quella porta rocciosa. E la varietà è il secondo elemento su cui hanno insistito quelli di Playtonic: non solo ogni mondo è diverso dall’altro, ma ognuno di essi presenta personaggi differenti (e fuori di testa) e differenti sono anche le sfide che incontreremo. Il momento prima abbiamo un platform, quello dopo una corsa con i kart, una sfida su carrelli da miniera, un corsa contro una nuvola imbizzarrita, persino un mousou dove dovremo eliminare nemici su nemici.

Ma veniamo a quello che non ci piace, e che ci ha impedito di classificare Yooka-Laylee come degno successore dei grandi di un tempo. Innanzitutto la legnosità dei protagonisti. Non che il camaleonte e il pipistrello non siano reattivi, anzi forse lo sono un po’ troppo: non sempre il feedback del movimento risponde perfettamente come dovrebbe. Ed è un peccato, perché in un platform bisognerebbe proprio raffinare prima questo elemento fondamentale, e solo dopo pensare al carisma dei protagonisti o agli ambienti di gioco. La fisica della produzione di Playtonic Games non rende giustizia a quella di un Super Mario 64 o della trilogia iniziale di Spyro. Lo stesso accade per le ambientazioni: va bene, sono disegnate divinamente, ma passato l’effetto sorpresa iniziale tutto sembra già visto. Manca qualcosa ai mondi, manda qualcosa ai nemici, manca qualcosa un po’ a tutto: manca quella cosa che tra cinque anni ci farà ricordare di Yooka-Laylee come un grande esponente del genere. Lo ricorderemo come un buon esponente del genere, ma non come il migliore. Infine la telecamera, che fa un po’ quello che pare a lei. Tutti questi dettagli, ovviamente, devono essere considerati alla luce di un prodotto che, a prescindere da tutto e da tutti, riesce a colpire al cuore, in modo immediato e inequivocabile. Meglio avere un platform con qualche difetto o non avere affatto un platform? Secondo noi la risposta è semplice.

Party Game per 4 giocatori

Ed ecco la bella sorpresa del team di sviluppo: nel bel mezzo della modalità single player, o appena la avrete completata, avrete a disposizione un discreto numero di minigiochi, giocabili da 2 a 4 giocatori in locale. Sembra poco forse, ma non ci ricordiamo nessun titolo del genere in questi ultimi anni che, oltre ad offrire principalmente una modalità Storia degna di tutto rispetto, regali anche una decina di minigiochi in cui si trasforma propriamente in un party game. Yooka-Laylee, invece, fa anche questo: e già solo per questo era impossibile attribuirgli un punteggio inferiore ad 80, perché ad un prezzo “onesto” di 40 euro vi fa portare a casa due giochi. Abbiamo una corsa coi kart, ruba bandiera in un’area in stile Pac-Man, una sfida di raccolta piume con la possibilità di riempire di botte l’avversario, e molto altro ancora.

Apprezzabilissimi il comparto grafico e sonoro, con melodie gradevoli e quasi mai fuori posto e un colpo d’occhio vincente e cartoonesco, modelli tridimensionali realizzati con perizia e animazioni azzeccatissime. Ciò che davvero stona dopo i primi 3 minuti di gioco sono le voci gutturali e versificate dei personaggi, fastidiosissime, prive di senso, e che forse nell’idea del team sarebbero state simpatiche. Sì, all’inizio sono simpatiche. Dopo dieci secondi ti mettono addosso quella voglia di suicidarti per la frustrazione di non poterle fermare.

Commento finale

Yooka-Laylee nasce dal lontano ricordo e dalla nostalgia dei tempi andati. Il suo punto di forza risiede nella memoria dei grandi platform di un tempo. Ma la memoria dei grandi platform di un tempo è anche il suo principale nemico, perchè quasi mai riesce ad eguagliarli. Ma come si fa a fare di meglio dei grandi giganti del passato? piuttosto bisognerebbe apprezzare cosa sia venuto fuori di buono da questo tentativo di emulazione, di assi nella manica Yooka-Laylee ne ha tantissimi, a partire dalla ricca offerta di minigiochi, un’aggiunta gradita e inaspettata all’avventura principale.

Pro Contro 
– Nostalgia nostalgia canagliaaa
– Graficamente e musicalmente validissimo
– Tante modalità di gioco
– Telecamera ballerina
– Movimenti un po’ legnosi
– Tanta varietà, ma alla lunga poca originalità
  Voto Globale: 85 
 
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