Steve Jobs dice addio alla Apple.
E’ sicuramente una delle personalità più influenti del mondo dell’informatica e una delle menti più brillanti del XXI secolo. Un uomo capace con le sue visioni, un pizzico (forse qualcosa in più) di fortuna, ma soprattutto una caparbietà che spesso ha sfiorato il dispotismo, di guidare la rivoluzione informatica e l’era digitale in cui oggi viviamo condizionando il nostro modo di usare il computer, inventando un nuovo filone cinematografico, cambiando radicalmente il nostro modo di fruire della musica: stiamo parlando naturalmente di Steve Jobs.
La sua è una tipica storia americana: dato in adozione dai genitori biologici, madre americana e padre siriano, ad una famiglia della media borghesia, il giovane Jobs figlio dei fiori e amante delle “esperienze” New Age, nonostante la pressione dei genitori non termina gli studi, ritirandosi dopo appena un semestre dal college presso il quale è iscritto.
Con il suo amico di sempre Steve Wozniak conosciuto all’Atari nel 1976 fonda nel garage dei suoi genitori a cupertino la Apple lanciando anche il primo microcomputer (con scocca in legno!) della storia della mela morsicata. Il computer impressionerà cosi’ favorevolmente il pubblico degli amatori e soprattutto i finanziatori, che di li‘ a poco un grosso imprenditore già legato ad Intel, permetterà alla piccola compagnia Apple Computer inc. di lanciare uno dei prodotti tecnologici più longevi della storia dell’informatica, l’Apple II.
Da li‘ è tutto un crescendo: prima con l’Apple L.I.S.A., primo computer destinato alla grande distribuzione con interfaccia grafica e mouse e poi con Apple Macintosh dotato di sistema operativo (Mac os) con finestre e icone ed il primo vero personal computer della storia, la ex start up Apple sotto la guida del carismatico Jobs, sembra capace di sfidare chiunque, anche il colosso dell’informatica IBM. Nell’immaginario comune, Jobs, l’uomo che con un coup de theatre, sul finire di un keynote piuttosto noioso si inventa il celebra “One More thing…” (“ancora un’altra cosa…” ndr) lanciando il computer che cambierà la storia dell’informatica il Macintosh, diventa un guru dell’informatica conquistando anche numerose copertine e il titolo di “person of the year” dal prestigioso settimanale Time Magazine.
Ma proprio nel momento di massimo splendore della sua compagnia probabilmente a causa del suo carattere dispotico, Jobs dapprima perde la collaborazione del suo amico e co-fondatore, Wozniack, poi anche la creatura che egli stesso ha creato dal nulla, venendo estromesso dal board di Apple da quello stesso amministratore delegato che aveva contribuito a far nominare, John Sculley.
A soli trentanni uno degli uomini più influenti della terra è costretto a ricominciare da capo. Racconterà egli stesso della forte depressione che lo colpi’ in seguito all’ allontanamento da Apple; depressione che solo grazie all’aiuto della famiglia, alla sua straordinaria forza d’animo e alla sua voglia di riscatto riuscirà a superare . Nel giro di un anno Jobs fonda una nuova compagnia di informatica, NeXT e acquista dalla Lucas Arts, con pochi milioni di dollari ricavati dalla liquidazione Apple, una piccola e sconosciuta compagnia di smanettoni, la Pixar. Negli anni successivi i film d’animazione realizzati dalla compagnia raggiungeranno un incasso complessivo di più 3 miliardi di dollari, rendendo la Pixar la casa di produzione con il maggior successo di tutti i tempi.
Nel frattempo invece Apple senza la sua guida non se la passa bene. Scelte azzardate come quella di concedere in licenza a produttori indipendenti le tecnologie Apple, dando vita ai cosiddetti cloni Apple, la cronica mancanza di nuove idee e la scalata di un altro tycoon dell’informatica, l’amico/nemico Bill Gates con la sua Microsoft, porteranno la compagnia di Cupertino sull’orlo della bancarotta. Solo quando le cose si mettono davvero male per la compagnia, l’allora amministratore delegato Jil D’Amelio si decide a riprendere Steve Jobs dapprima acquistando la sua compagnia NeXT, che per la verità, nonostante l’alto valore tecnologico dei suoi prodotti e soprattutto del suo sistema operativo, NeXTSTEP, non se la passava tanto bene, poi addirittura cedendo il suo posto di AD allo stesso Jobs, in molti dicono per l’intercessione di Bill Gates e di Microsoft che nel frattempo aveva acquistato un consistente pacchetto azionario della compagnia della mela salvandola dal baratro finanziario in cui si era cacciata.
Con Steve Jobs di nuovo alla guida la compagnia californiana conosce una nuova età dell’oro, che salvo l’esplosione della bolla finanziaria nel 2001, non conoscerà interruzione. L’iMac diventa uno dei computer più venduti in america e il sistema operativo nato da NeXTSTEP, Mac Os X, l’Os più avanzato .
Nel 2001 Apple presenta l’iPod, un lettore di musica digitale con ghiera meccanica e ben 5 gb di spazio. E’ una rivoluzione incontrollabile, il prodotto cambierà radicalmente il modo di fruire della musica di milioni di giovani, e non solo, in tutto il mondo, inventando anche il cosiddetto lifestyle Apple. I prodotti della compagnia di Cupertino, già rivestiti di un’aura di sacralità, diventano ora degli status symbol e questa è una “invenzione” il cui merito è da attribuirsi esclusivamente a Jobs, da sempre consapevole che le sole caratteristiche tecniche non servono se non accompagnate da facilità d’uso e design d’avanguardia.
In 10 anni Apple, i suoi prodotti, il suo logo e naturalmente, la guida assoluta Jobs, diventano oggetto di libri, film, parodie. Le azioni della compagnia in questo stesso lasso di tempo crescono del 2.285% facendo la fortuna di investitori privati e professionali. iPhone e iPad sono esempi di quanto la compagnia di Cupertino stia influenzando ancora adesso il nostro modo di vivere e lavorare, costringendo tutti gli altri produttori ad una difficile rincorsa.
Ma Jobs è un uomo, straordinario si, ma pur sempre un uomo. Nel 2004 Jobs annuncia ai suoi dipendenti di aver contratto una rara forma di cancro al Pancreas e di dover abbandonare temporaneamente la guida della compagnia. Dopo due mesi però Steve è già al lavoro al suo posto per il lancio dei nuovi prodotti di Cupertino e dopo due anni è pronto a tornare sul palco del WWDC per annunciare le nuove mirabolanti novità del suo gioiellino. Ma sono in molti a preoccuparsi, Jobs è visibilmente dimagrito e strane voci sulla sua salute cominciano a circolare in rete. Il titolo di Apple comincia un rally in borsa che terminerà soltanto quando sarà lo stesso Jobs a rendere pubbliche le sue condizioni di salute, rivelando di aver subito un trapianto di fegato in conseguenza delle complicanze correlate al suo cancro al pancreas.
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Una serie di congedi per malattia porteranno più volte alla guida ad interim della compagnia Tim Cook, suo fedele collaboratore, fino a quando il 24 agosto scorso, tenendo fede alla promessa fatta ai suoi dipendenti di continuare a guidare Apple fino a quando le sue condizioni di salute glielo avrebbero permesso, Jobs annuncia ufficialmente al board le sue dimissioni da CEO della compagnia e chiede che venga nominato Tim Cook come suo successore.
Nonostante mantenga il ruolo di presidente della compagnia, ruolo prevalentemente rappresentativo, sono in molti a ritenere che con l’uscita di scena di Jobs si chiuda un ciclo e sicuramente un’era per il mondo dell’informatica. La guida di Jobs, il suo intuito, il suo carisma che ha fatto spuntare alla compagnia accordi impossibili con colossi delle telecomunicazioni, della musica, del cinema, hanno permesso ad Apple di diventare la compagnia informatica per capitalizzazione attualmente più importante del pianeta, con una liquidità (ovvero denaro in cassa, immediatamente disponibile) superiore persino a quella della Federal Reserve americana, la banca centrale degli Stati Uniti.
Con Jobs alla guida la piccola Apple, nata in un garage californiano, è diventata grande e capace di camminare da sola. Un uomo solo al comando mai nella storia dell’informatica aveva anche soltanto osato sperare in tanto. Quanta strada potrà fare la piccola, ora grande mela morsicata senza la guida del genio di Jobs lo sapremo soltanto con gli anni, a noi vecchi mac user (non si era forse capito ? ) non resta che sperare nel prossimo “One more thing…”