Recensione Dead Island


Chrome Engine rifinito

Per quanto riguardo il comparto tecnico di Dead Island, si pone leggermente al di sotto delle produzioni odierne, riutilizzando quel Chrome Engine che abbiamo conosciuto con lo sparatutto Call Of Jurez.

Questo significa, un buon dettaglio grafico per quando riguarda i volti dei protagonisti e comprimari (dettaglio che a tratti raggiunge livelli davvero alti surclassando titoli dalla tripla A come Call Of Duty e Battlefield) ed altrettanto una curata modellazione poligonale.

Ma le problematiche sopraggiungono invece quando il tutto viene messo in moto: in questo caso si noterà come lo stesso Chrome Engine sia realmente limitato da un sistema di collisioni e da alcune lacune che riguardano le animazioni, spesso molto meccaniche e poco fluide.

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Ciò che risalta l’ambientazione: un vero e proprio paradiso delle vacanze ricreato a puntino con molta ricchezza di particolari da far invidia a molte produzioni recenti. Anche i panorami, sono ricreati da un’illuminazione azzeccata e artistica rendendo l’esperienza di gioco suggestiva e ricreando perfettamente il forte contrasto tra bellezza ambientale e degrado sociale dovuto all’epidemia.

Nonostante gli aspetti positivi siano molteplici, le problematiche non tardano ad arrivare notando in diversi momenti texture di bassa definizione (che stonano con ciò che ci circonda), per non parlare di alcuni fenomeni di cali di frame nelle fasi più concitate e di una distruttibilità ambientali prossima allo zero (quest’ultimo fattore è davvero pesante per un titolo open-world, sopratutto visto che siamo verso la fine del 2011 e quasi tutti i giochi offrono un minimo di distruzione ambientale).

Perfetto è il comparto sonoro condito da effetti audio di ottima fattura che ricreano l’ambiente circostante, una colonno sonora unica che accompagnerà il giocatore con musiche davvero stupende, così come lo è il doppiaggio in inglese, davvero sorprendente.

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