Finalmente disponibile per il pubblico Code Vein, il tanto atteso SoulsLike di Bandai Namco. Scopriamo insieme se è riuscito a scalfire il cuore degli appassionati come i suoi cugini più noti!
Versione testata: PlayStation 4
Quando mi è stato proposto di recensire Code Vein, da veterano dei Souls, ho subito accettato con piacevole interesse la sfida che mi veniva propinata. Per questo, senza esitazione, ho provveduto a “scaldare i motori” e a buttarmi a capofitto in una nuova avventura.
Nonostante il titolo non abbia goduto di una grande campagna pubblicitaria, i più attenti videogiocatori e quella schiera di appassionati da tempo sapeva che poteva uscire sul mercato una nuova perla. E Bandai Namco, distributore dei cugini maggiori, non poteva non consegnare al pubblico un prodotto di tale spessore.
Un clone unico.
Code Vein attinge in tutto e per tutto dai Souls, staccandosene tuttavia ampliamente in maniera unica. Questo tratto, purtroppo, è sfuggito a molti altri titoli presenti nel sottogenere dei SoulsLike. Difatti, attingendo in toto alle classiche componenti dei “padri fondatori”, Code Vein intraprende una sua personalissima strada che sfocia nel più classico dei JRPG.
In cosa, quindi, siete curiosi di sapere, si separa? Innanzitutto ha un proprio comparto tecnico e artistico molto ricordante il God Eater che gli stessi sviluppatori hanno avuto l’onore di consegnarci tempo fa; in secondo luogo, Code Vein punta molto sulla narrazione, lasciando poco spazio all’inventiva e alla scoperta dell’utente. Gli sviluppatori, infatti, ci prendono letteralmente per mano e ci buttano di fronte gli eventi della storia.
Un mondo in rovina.
Nel corso della storia, guideremo il nostro protagonista – in tutto e per tutto personalizzabile – all’interno della città Vein, in un mondo post-apocalittico. Il nostro non ricorderà nulla del suo passato e non potrà lasciare l’urbe, in quanto un miasma ne ha bloccato le uscite. Il protagonista, inoltre, è un Revenant, mezzo mostro e mezzo umano, in perenne lotta col buio che ha dentro.
Fin da subito il titolo ci presenterà i principali protagonisti e secondari più importanti. Ognuno di essi ha un proprio percorso nella storia, delineato da delle missioni secondarie che ne limeranno il carattere. Certamente non siamo di fronte a scelte multiple sensazionali, ma il poter comunque fare scelte e definire i caratteri sia del nostro protagonista che dei comprimari non può che non far piacere.
Un poliedrico guerriero.
Sin dai primi istanti, dal momento che verremo chiamati a comporre il nostro personaggio tramite un ben variegato editor, potremo notare come Code Vein si appoggi su di una solidissima e ben organizzata struttura RPG, arricchita, come poi vedremo, da un più che buon gameplay. Personalizzato il nostro avatar, nel corso del gioco potremo notare come il nostro potrà portare con sé sia armi a distanza sia fisiche, dalle semplici spade corte ai martelli pesanti, che consentiranno di combinare colpi su colpi senza mai cadere nel button smashing.
L’esperienza si accumulerà per nemico ucciso, e sarà utilizzabile in determinati checkpoint che, purtroppo, strizzano molto e anche troppo l’occhio ai tanto famosi falò. Questi, infatti, saranno utilizzabili anche per altri vitali funzioni, quali il teletrasporto lungo la mappa. La crescita, tuttavia, è affidata al Bloodcode, una divisione in classi tipica di ogni titolo RPG. Questi rami, nonostante non siano poi troppo fondamentali, consentiranno di personalizzare vistosamente gameplay e approccio al gioco di ogni utente, dal più timido al più spavaldo.
Inoltre, i bloodcode possano essere invertiti a piacimento; anzi, molti di loro potranno essere trovati nel corso dell’avventura. In aggiunta a tutto questo, nel corso del gioco sarà possibile sbloccare i doni, abilità speciali utilizzabili grazie a una barra d’energia chiamata Ichor, che si rigenererà tramite i normali attacchi del proprio personaggio. Grazie a tutto questo, ci si può facilmente rendere conto come – a differenza dei cugini maggiori – Code Vein non punti sulla difficoltà punitiva degli scontri, bensì sulla tattica e sulla diversificazione del combattimento.
La lunga strada.
Nonostante la valida struttura narrativa del gioco, lo stesso non è esente da difetti e pecche. Sicuramente, la più grande è rappresentata in tutto e per tutto dal level design. Difatti, l’intero mondo di Code Vein può essere definito in poche e semplici parole: un lungo corridoio dritto sino alle boss fight.
La città rappresenta il nostro hub centrale. Dalla stessa, poi, il nostro personaggio verrà inviato in missione nelle zone limitrofe, dalle dimensioni variabili. L’intero arco narrativo dura approssimativamente sulle 35 ore, e sarà possibile affrontarla interamente con altri compagni, per chi predilige le modalità cooperative.
Un punto a favore, invece, mi sento in dovere di spezzarlo in favore delle boss fight. Queste, infatti, incrementano di molto la difficoltà totale del titolo, ma non la esasperano mai. Arene ben studiate, moveset ben congegnati rendono ogni combattimento unico nel suo genere.
Sotto il punto di vista tecnico, infine, Code Vein mostra i muscoli, con una grafica manga/anime veramente bella e curata per il genere che rappresenta. Tuttavia, lo stesso non può dirsi per l’ambiente di gioco, un tantino scarno e povero di contenuti, che fa da contrasti ai poligoni e dettagli ben curati dei personaggi. Anche a livello di frame rate qualche calo di troppo rende l’esperienza un tantino snervante per chi, attento a questi leggeri dettagli, vuole semplicemente sedersi con un pad e godersi il gioco senza influenze e disturbi esterni. Ultima nota, pregevole il doppiaggio italiano.
Conclusioni.
Code Vein è un titolo che merita di essere giocato. Nel marasma di pseudo-Souls e di cloni riesce a ritagliarsi una fetta di nicchia dove appartiene sia a quel sottogenere sia al genere dei JRPG, mescolando elementi unici dell’uno e dell’altro mondo senza sembrare “un po’ di questo e un po’ di quello”. Consigliato.
- Unico nel suo genere
- Ottimo gameplay
- OST e doppiaggio da brividi
- Difficoltà troppo altalenante
- Troppi corridoi
- Tecnicamente instabile