Uno dei fenomeni che maggiormente stanno facendo discutere, ultimamente, su Twitch è la moda dell'”earlicking”; con riferimento alla quale ha fatto scalpore anche la notizia del ban di Amouranth e Indiefoxx, due delle streamer più seguite sulla piattaforma e con il maggior tasso di monetizzazione. Considerando che entrambe sono state bannate più volte per “pratiche sessualmente esplicite al limite del regolamento“, viene da chiedersi anche come mai la direzione di Twitch abbia le idee così poco chiare e sia così poco trasparente nel definire quali sono le regole precise e insindacabili della piattaforma, cosa si può fare e cosa non si può fare.
Ma per arrivare a spiegare quest’onda, capire tutte le sfumature del fenomeno e delineare attentamente il quadro generale, è necessario anche fare un po’ di storia della piattaforma e dei suoi contenuti negli ultimi anni. E magari anche inquadrare meglio il fenomeno “ASMR” e i suoi addentellati, per chiarire una volta per tutte che cos’è a chi non ne ha mai sentito parlare.
Andiamo con ordine.
Le origini di Twitch e il “contenuto primario”.
Per chi non lo sapesse Twitch, ovvero la piattaforma di live streaming di Amazon, non è sempre appartenuta ad Amazon e, a rigore stretto, non si è neanche sempre chiamata così. Nel 2007 Justin Kan ed Emmett Shear lanciarono una piattaforma che consentiva ai suoi utenti di effettuare trasmissioni in live streaming, denominandola “Justin.TV” in onore del suo fondatore.
Justin.TV ha chiuso i battenti quattro anni dopo, nel 2011, per essere sostituita da un nuovo sito, chiamato Twitch.TV.
Pur racchiudendo varie categorie di contenuti, Twitch diventò rapidamente il principale canale per lo streaming in diretta di eventi relativi agli eSports, tornei e competizioni e, nel giro di qualche anno, cominciò ad includere anche contenuto di “semplici” gameplay, in cui un utente poteva condividere in live le sue partite a… qualsiasi cosa.
Il concetto di “Share”, ovvero di condivisione delle partite, ha fortemente intrigato Sony e Microsoft. Queste, alla vigilia del lancio delle loro console di quella generazione (PlayStation 4 e Xbox One), decisero di inserire nelle rispettive dashboard delle funzionalità per condividere le partite e trasmetterle direttamente sulle principali piattaforme di condivisione. Twitch da un lato; e dall’altro Youtube, che intanto aveva cominciato ad adeguare la sua categoria “gaming” per non perdere terreno.
Con queste premesse, anche a valle dell’acquisizione da parte di Amazon nel 2014 (anche Google si era interessata all’acquisto di Twitch, ma aveva dovuto ritirarsi dalla corsa per via di problematiche antitrust legate al possesso di Youtube), Twitch è diventato il principale sito per la trasmissione di videogiochi del mondo: questo sia per quanto riguardava la trasmissione di eSports ed eventi correlati che di contenuti videoludici prodotti “dal basso”, ovvero da utenti che si limitavano a condividere le proprie partite anche al di fuori dagli eventi ufficiali.
Twitch non era dunque una piattaforma creata per occuparsi esclusivamente di videogiochi, ma per qualche motivo era diventata un contesto dove si faceva quasi solo quello. All’epoca, però, si trattava di una specie di “Far West” non regolamentato, in cui non era chiaro cosa fosse lecito trasmettere e cosa no. Nei primissimi tempi alcune streamer, attratte dalla prospettiva del guadagno, introdussero dei contenuti che erano letteralmente indistinguibili dalla pornografia, obbligando la direzione ad imporre dei paletti.
Questi vietavano la trasmissione di contenuti sessualmente espliciti, di scene di esplicita violenza o situazioni palesemente vietate dalla legge, ma il tutto si limitava ancora a un inquadramento molto generico. E così, per molti anni a seguire, si è venuta a creare una sorta di “zona grigia” in cui era possibile trasmettere contenuti che deviavano anche fortemente dal “percorso primario”: con allusioni sessuali velate, riferimento a contenuti borderline potenzialmente offensivi per minoranze e una serie di cose che alcuni avrebbero potuto considerare “diseducative”, ma non erano esplicitamente contrarie al (fumoso) regolamento.
Evoluzione di Twitch prima della “grande migrazione”
Da quel momento in avanti, Twitch ha sempre cercato di modificare e far evolvere le sue categorie per allargarle ad una vasta gamma di contenuti, non solo a tema videoludico. Come la cucina, l’arte ed il disegno, la musica. Questo ha richiesto non solo un aggiornamento delle categorie, ma anche delle regole per via di alcune situazioni, che si sono configurate nel tempo, su cui la direzione non è riuscita a prendere decisioni chiare.
Ad esempio, gli streamer che si addormentavano in diretta, talvolta richiedendo donazioni per attivare dei “sistemi di sveglia” che li riportassero alla coscienza davanti agli spettatori, sono stati in un primo momento bannati; successivamente questa pratica è stata sdoganata e inserita all’interno di una categoria a parte.
Ma intanto anche altre cose stavano cambiando: tra queste, le regole con cui Twitch concedeva ai suoi utenti la possibilità di diventare streamer partner, accedendo quindi ad una serie di vantaggi soprattutto monetari (legati principalmente alla pubblicità) e anche di altra natura, come il multiquality garantito e una più estesa capacità di archiviazione.
E mentre da una parte, con questa mossa, Twitch allargava le possibilità di monetizzazione e l'”offerta di visibilità” ai suoi utenti, parallelamente Youtube stringeva i cordoni della borsa, riducendo la monetizzazione dei video in base ad una serie di regole molto più restrittive riguardanti il copyright, la classificazione del contenuto per adulti e l’introduzione di una gestione molto più invasiva delle pubblicità. Come risultato di ciò, a partire dal 2018 c’è stata un’enorme migrazione di content creators da una piattaforma all’altra. E con loro, è migrato anche il tipo di contenuto che trasmettevano.
Il “fenomeno ASMR”
In che cosa consiste, esattamente, l’A.S.M.R.? Questo acronimo sta per “Autonomous Sensory Meridian Response” (Risposta autonoma del meridiano sensoriale) ed indica una particolare condizione psicofisica, accompagnata da un generale rilassamento e ad una sensazione di formicolio che può risultare estremamente piacevole e distensiva. Alcuni studi hanno mostrato che questa condizione può essere stimolata da particolari suoni: voci che sussurrano, crepitii, fruscii e piccoli schiocchi, ad esempio. Questi suoni possono essere riprodotti in uno streaming, creando così un contenuto volto a rilassare l’utente e stimolare l’insorgere dell’ASMR nel corpo (e nella mente) dello spettatore.
E’ stato osservato come lo show televisivo “The Joy of Painting” di Bob Ross, trasmesso in differita anche da Twitch molti anni dopo la morte del suo creatore, fosse “involontariamente” in grado di stimolare l’ASMR grazie anche alla voce suadente del pittore e al rilassante rumore prodotto dai suoi pennelli nell’incontrare la tela. Molti video di ASMR hanno cominciato a circolare su Youtube negli anni 2015/2016 e alcuni creator si sono affermati proprio con questo tipo di contenuto.
Contenuto borderline e soft-porn mascherato
Come già si è detto Twitch ha dovuto, per necessità, bandire l’esplicita pornografia dai propri palinsesti. E questo non riguardava solo le azioni dirette della persona inquadrata, ma anche il contenuto: videogiochi e contenuti audiovisivi con scene di sesso esplicite potevano portare, se trasmessi, alla sospensione dell’account da cui era eseguito lo streaming. Venne compilata un’intera “lista di proscrizione” di giochi ritenuti bannabili da Twitch per “contenuto sessuale esplicito.”
Nonostante questo, non si è mai smesso di tentare di aggirare questa regola. O di mantenersi al suo interno, sfiorando però sempre più il filo della provocazione, della titillazione, del riferimento sessuale e dell’ammiccamento.
Era invalsa la pratica, da parte di streamer particolarmente scollate, prosperose e vestite in modo provocante, di presentare giochi (spesso League of Legends o i trend che andavano per la maggiore) con uno schermo estremamente ridotto e la maggior parte della scena incentrata su un’inquadratura studiata ad arte per esaltare le forme e le parti scoperte del corpo dell’emittente. In altri caso, lo strumento usato per proporre il proprio corpo è stato Just Dance: sulle note di una canzone riprodotta dal gioco, una streamer in top e pantaloncini si produceva in una danza dai tratti molto più “erotici” che rispondenti a quanto suggerito dal gioco oppure sceglieva ad hoc delle canzoni che le consentissero di mostrare il proprio corpo in tutte le sfumature “consentite” dal regolamento. La streamer Natalia Mogollon, in arte Alinity, è ascesa al successo proprio con questo tipo di contenuto.
Nel frattempo, su Youtube, è inutile dire che anche il contenuto di tipo “ASMR” si riempiva di soft-porn mascherato, con streamer che ansimavano, sospiravano ed emettevano gridolini, spesso accompagnati da movenze sessuali del tutto non richieste dal “target” (che, in linea di principio, potrebbe essere raggiunto anche con un video privo di webcam, in cui si senta solo l’audio).
Il punto è che questo genere di contenuti, in entrambe le direzioni, ha sempre ottenuto record incredibili di ascolti, di visualizzazioni e, nel caso di Twitch, di donazioni e monetizzazione in generale. Il tutto accompagnato da commenti assolutamente osceni e ai limiti dell’avvilente in una chat andata ormai ben oltre i limiti del socialmente accettabile.
Quando Youtube ha applicato una “stretta” sui contenuti e sulla loro monetizzazione, il fenomeno ASMR e “la sua versione soft-porn” sono sbarcati su Twitch, invadendolo come un’onda di piena, frantumando tutti i record di visualizzazioni, iscrizioni, donazioni e creando un’autentica “categoria a parte”, che però, ancora una volta, risultava alquanto fuorviante.
Chi sa cos’è l’ASMR e cerca un video con suoni rilassanti e distensivi, non si aspetta di trovarsi davanti una donna prosperosa, seminuda e in una posa provocante intenta a produrre suoni che potrebbero comodamente essere tratti da una produzione hard. Si potrebbe anche maliziosamente osservare che una cosa del genere non va nella direzione di “rilassare”, bensì esattamente l’opposto. Questo fenomeno ha finito col creare, in virtù degli immensi numeri toccati da queste dirette, anche una sorta di “disinformazione” sull’argomento, facendo passare l’intero contesto dell’ASMR come “una forma di soft-porn in cui si cerca di darsi visibilità pur non potendosi spogliare”. Ad oggi, 2021, molti lo conoscono così.
Hot Tub: da contenuto bannabile a categoria ufficiale di Twitch
Lo smisurato aumento di visibilità dei canali Twitch e del valore economico della piattaforma ha portato ad un aumento delle proteste e minacce di azioni legali, per via del quale i vertici hanno dovuto modificare ulteriormente le linee guida e i termini di servizio. Ad una stretta sull’abbigliamento e sui comportamenti da tenere in live, si sono accompagnate delle limitazioni sui contenuti che sono arrivate a sfiorare forme irrazionali di censura sul tema razziale, sui diritti delle minoranze e sul copyright (ad esempio si rischiano strike per segmenti di musica protetta non più lunghi di dieci secondi o per aver usato il termine “blind run”, comunemente indicativo di una partita ad un gioco che si sta giocando la prima volta, in quanto ritenuto ‘offensivo per i non vedenti’).
Twitch ha motivato queste modifiche dicendo che “voleva rendere la piattaforma quanto più possibile inclusiva e godibile per fasce sempre più grandi di utenza“, includendo in tal modo i minorenni e gli appartenenti a fasce svantaggiate, i cui diritti andavano quindi tutelati con una sorta di regolamentazione specifica dei contenuti. Tutto estremamente ammirevole e umanitario, sulla carta.
Ma anche queste modifiche, come le precendenti, non sono state accompagnate da una regolamentazione chiara e inequivocabile. E ancora una volta c’è chi ha continuato a muoversi al limite del regolamento per continuare a fare quello che faceva prima ma senza contravvenire esplicitamente ai termini di servizio. Appurato che non solo non era più possibile spogliarsi del tutto, ma nemmeno indossare certi, specifici capi di abbigliamento ritenuti “sessualmente allusivi” e premesso che tali limitazioni non escludevano la possibilità, per una donna, di mostrarsi in bikini, ecco partire la moda dell’ Hot Tub Streaming.
Una ragazza con un costume da bagno anche molto stretto e, come sempre, in pose molto ammiccanti, esegue la diretta dall’interno di una piscina gonfiabile, facendo “per puro contorno” altre cose che stornino l’attenzione dal vero scopo della live: mostrare il proprio corpo nel massimo limite consentito dai Termini di Servizio.
L’evidente allusività sessuale del contenuto ha scatenato un’altra ondata di proteste. E non essendo chiare le regole, non hanno potuto esserlo neanche i provvedimenti che, come sempre Twitch non motiva in maniera chiara e trasparente. Quando un creator viene bannato, le motivazioni del ban vengono sempre chiarite da un tam tam mediatico tra gli utenti, partendo da quelli che erano presenti sul momento della violazione, piuttosto che essere chiaramente espresse (anche solo all’interessato con una semplice comunicazione via mail) da Twitch.
E di fronte ad una sempre crescente onda di proteste sul fenomeno dell’Hot Tub Streaming, Twitch ancora una volta non ha saputo che pesci pigliare e si è mosso in maniera incoerente, poco trasparente e soprattutto confusionaria. Non avendo il coraggio di modificare nuovamente i Termini di Servizio per includere l’Hot Tub Streaming tra i “comportamenti vietati” ha scelto di “scoraggiare” la cosa con una del tutto arbitraria demonetizzazione del contenuto.
La streamer Amouranth, “araldo” delle hot tubbers, si è vista improvvisamente – e senza preavviso – privata degli introiti pubblicitari derivanti dalla sua partnership. Con questa mossa, Twitch ha voluto dare un “segnale di disapprovazione”, da esibire alle folle inferocite, senza sbilanciarsi troppo con ulteriori modifiche delle regole. Ma non è bastato. Al punto che si è finito per “regolarizzare” il fenomeno, introducendo una categoria specifica.
Per Twitch, infatti, è estremamente importante l’indicizzazione del contenuto e quindi che ognuno esibisca una sorta di “cartello”, visibile dall’esterno, che spieghi chiaramente il tipo di contenuto che sta portando, il videogioco giocato etc. E’ stata una sorta di “resa” al fenomeno dell’ Hot Tubbing, come per dire: “non ci importa che lo facciate, basta che lo diciate esplicitamente così chi passa dall’esterno sa a cosa va incontro nell’aprire le vostre live e noi ce ne laviamo le mani.“
Earlicking: l’ultima frontiera del soft-porn sotto gli occhi di tutti
Ma non è ancora finita. Una volta accertato che l’ “ASMR a sfondo sessuale”, se così lo si vuole chiamare, è ufficialmente accettato da Twitch, le avvenenti creatrici di contenuti hanno pensato di portarlo ad un nuovo livello.
I cosiddetti “microfoni binaurali”, particolarmente adatti per questo tipo di contenuto, proprio in virtù del modo in cui sono in grado di modulare il suono e indurre nell’ascoltatore sensazioni di pace e rilassamento, hanno delle vere e proprie “orecchie” alle estremità che hanno la stessa funzione del lobo umano: modulare e incanalare in un certo modo il suono che viene introdotto al suo interno. Sfruttando le “orecchie” del microfono, chi registra ha la possibilità di produrre suoni e “somministrarli” all’ascoltatore esattamente come se glieli mettesse accanto all’orecchio.
Ma si sa, le orecchie possono essere anche oggetto di attenzioni, ammiccamenti e “mosse” specifiche che non sono, come già si è detto, volte a procurare rilassamento, bensì tutt’altro. E avere a disposizione due “orecchie finte” da poter leccare, a cui dare piccoli morsi o un certo tipo di carezze mentre si indossa un abbigliamento provocante e si sta distese in posizioni talmente esplicite da non poter più nemmeno essere definite “ambigue”, ha fornito alle principesse del soft-porn mascherato un’ulteriore, efficace occasione per muoversi ai limiti del regolamento nel proporre un contenuto sessualmente allusivo… e continuare a incrementare iscrizioni, donazioni e visibilità oltre ogni misura immaginabile.
E questo ha scatenato un’ulteriore ondata di proteste davanti a cui Twitch (ancora una volta!) non ha saputo come muoversi. Ha maldestramente (e come al solito con scarsissima trasparenza) bannato le due streamer senza fornire né spiegazioni convincenti né una ulteriore modifica delle Linee Guida o dei Termini di Servizio. Si è semplicemente appellato alla regola del “sessualmente allusivo”, scatenando l’ira funesta delle rispettive community.
Civil War on Twitch
A questo punto, il pubblico è sostanzialmente diviso in due grandi partiti, tra i quali sono in corso accese discussioni che hanno reso così “caldo” il tema e motivato la stesura di questo articolo, anche per fare un po’ di chiarezza.
C’è chi ritiene che ognuno sia libero di fare come vuole, di esprimersi come meglio crede e di sfruttare ciò che ha (compreso un certo tipo di “capacità imprenditoriale” nel saper valorizzare la propria immagine) senza che altri interferiscano solo perché si “ritengono offesi”; quando potrebbero tranquillamente guardare da un’altra parte. Ma soprattutto che non sia giusto che questi contenuti vengano sanzionati sulla base di un regolamento fumoso, mai precisato in modo chiaro e spesso impugnato in base al digrignamento dei denti della folla, invece che sui principi di “inclusività” e “accessibilità” sui quali è fondato.
Dall’altra parte, il partito “anti hot-tub” sostiene a muso duro l’idea che la piattaforma sia nata sì per contenere anche altro oltre ai videogiochi. Ma che le sue linee guida lascino chiaramente intendere che non è pensata per questo tipo di contenuti. Contenuti che, oltre ad apparire fuori luogo su Twitch, piuttosto che su altri siti esplicitamente dedicati alla “valorizzazione del corpo”, possono risultare fuorvianti e diseducativi.
Fuorvianti, in quanto dirottano ed indirizzano la maggior parte dell’utenza – che dovrebbe trovare su Twitch un’estrema diversificazione di forme espressive (non solo videoludiche, come si è detto, ma anche artistiche, musicali, culturali) – verso formati che sembrano invece più adatti ad un contesto specifico, dove si metta in evidenza la forma più che il contenuto.
Diseducativi perché l’estrema diffusione e gli strabilianti risultati in termini di visibilità conseguiti da questi formati portano un numero sempre maggiore di creator ad abbandonare il proprio stile originario per convertirsi a questo tipo di dirette, depauperando gradualmente la piattaforma di idee, di contenuto e di “sostanza”, a fronte di una “forma” nemmeno troppo esaltante sotto un profilo “estetico” in senso generalizzato.
Chi scrive non vuole dare l’idea di voler fare facili moralismi, dando indicazioni su cosa è giusto o sbagliato fare in una diretta. Semplicemente si augura che ogni cosa, contenuto o manifestazione espressiva riesca ad essere ricondotta in uno spazio ad essa adeguato, in modo che sopravvivano anche le altre. Che Twitch riesca a ritrovare la bussola perduta, a dare indicazioni chiare (e rispettarle!!!) per fare in modo che non siano solo i soldi e gli ascolti a dettare quali contenuti finiranno per sopravvivere e quali siano irrevocabilmente destinati a sparire. Considerando soprattutto che “le specie in via di estinzione” sono proprio quelle per le quali la piattaforma era pensata, il che denota certamente che al momento se ne sta abusando, in qualche modo.
La speranza è che anche il pubblico si renda conto di questo, in qualche modo e che chi cerca un determinato tipo di contenuti riacquisti la piena consapevolezza e capacità di giudizio (specialmente quando si tratta di spendere i propri soldi) su quali siano i contesti e le piattaforme verso cui indirizzare attenzione e risorse, in base a ciò che si vuole ottenere. Invece di “accontentarsi” di qualcosa che, paradossalmente, viene solo “raccontato” perché non può essere concesso. In un contesto, peraltro, intriso di un opportunismo che, alla lunga, può solo far male ad entrambe le parti: utenti e piattaforma stessa.