Recensione Halo 3: ODST

halo3odstCadono dal cielo, gli eroi della terra

Destino strano quello di Halo 3: ODST. Nasce come semplice DLC da rilasciare su Xbox Live. Il progetto cresce, le ambizioni della piccola parte del team Bungie altrettanto e l’attesa dei fan segue. Da semplice espansione diventa così quasi un gioco a parte, venduto a 49 euro, con una nuova campagna giocabile, inedite locations e soprattutto un protagonista differente dal solito Master Chief. Non solo, ad ampliare l’offerta del disco arrivano anche tutte le mappe multi giocatore di Halo 3, delle quali tre inedite e si aggiunge anche la beta dell’atteso Halo: Reach, il corposo e definitivo progetto del talentuoso sviluppatore.

A conti fatti, ODST rappresenta quasi la quintessenza del marchio: il punto massimo di un gameplay tanto perfetto quanto ormai da rinnovare, da rivedere. Provare nuove vie, azzardi come ai tempi del primo Halo è forse la formula richiesta per il successo del prossimo Reach. Ma oggi, siamo qui per commentare questa piccola grande espansione, che ha il sicuro ardore di presentarsi probabilmente come uno dei migliori episodi mai realizzati per questa saga. Un po’ a sorpresa? Forse no.

Il destino di New Mombasa e di un team di Orbital Drop Shock Trooper

Halo 3: ODST narra gli eventi che hanno succeduto la conquista della metropoli nordafricana di New Mombasa da parte della razza Covenant durante Halo 2. In questo titolo dunque impersoneremo “Rookie”, una nuova recluta degli Orbital Drop Shock Trooper (ecco cosa significa ODST!), team specializzati nella ricognizione e combattimento in situazioni solitamente quasi impossibili. Il giovane, insieme ad un gruppo di veterani ed amici, viene dunque spedito in quel che rimane di New Mombasa, ormai posta sotto la continua perlustrazione da parte dei Covenant , in cerca di qualcosa che la razza umana non riesce a comprendere.

La natura della sceneggiatura impone a ODST una piccola diversificazione rispetto quanto ci hanno abituato le strutture ludiche dei precedenti tre Halo. C’è da dire, che si tratta pur sempre di un Halo appunto e il gameplay comunque, nei suoi pilastri è rimasto quello amato da tutti, ma con una piccola novità in più: il free-roaming. Infatti, l’atterraggio è stato tutt’altro che fortunato, e sarete letteralmente dispersi dai vostri compagni di squadra.

HALOODSTatterraggio

Scesi dal vostro abitacolo, noterete che la notte ha preso il sopravvento, mentre i Covenant continuano a perlustrare senza pietà le strade cittadine. E’ qui che vince ODST.

Il trionfo del nuovo progetto Bungie nasce essenzialmente nella sua fantastica atmosfera NOIR, fatta di esplorazione tra le buie e deserte vie di New Mombasa, abbandonata dalla popolazione poco prima dell’attacco alieno. Al giocatore viene fornita la massima libertà d’azione: potete combattere le truppe, ma l’arsenale è limitato, forse talvolta è meglio gestire la situazione come se fosse un semplice stealth game, magari attirando i nemici da qualche altra parte e fuggire via prima che vi vedano. Inoltre, questa volta siete forniti di un interessante visore notturno, in grado di non solo spazzare via un po’ di oscurità ma anche per scovare nemici da lunga distanza (particolarmente utile quindi quando si dovrà controllare una zona prima di addentrarsi li tranquillamente) che verranno contornati da un alone rosso. La presenza di medi-kit al posto della solita vita “ricaricabile”, suggerisce al giocatore di agire altresì con cautela, senza voler strafare troppo. Siete soli, e non siete Master Chief. Tenetelo a mente.

La città è poi una continua fonte di informazione. Bungie si è ispirata chiaramente a Bioshock per la gestione del sistema di narrazione. Durante la vostra avventura infatti non troverete solo dei simpatici audio-log che raccontano una bella e alternativa storia di una ragazza durante la fuga degli abitanti e l’arrivo dei Covenant, ma anche dei pezzi di armi o armature che ricondurranno ai vostri amici. E qui, con questo espediente, vi è il ponte tra ODST e il classico Halo: una volta trovato un pezzo, un elemento chiave della trama (segnalato appositamente da una sorta di GPS virutale) partirà un flashback giocabile, che racconta come quel determinato oggetto sia finito in quella situazione, riuscendo a capire quindi cosa è successo ai vostri commilitoni dopo il loro atterraggio.

HALOODST

Queste sessioni sono piuttosto classiche e chiaramente ispirate nel level design ai primi tre episodi della saga. Combattimenti frenetici, corse ai veicoli e fughe disperate sono il fiore all’occhiello dei flashback, e fanno vivere dunque l’esperienza Halo conosciuta nei prequel. E’ interessante notare in proposito, la maggiore importanza data alla trama, o forse dovremo dire cura, rispetto allo stesso Halo 3. Non ci sono colpi di scena clamorosi, ma è il complesso di come viene gestita la tragica situazione che ci fa promuovere a pieni voti quest’aspetto. L’affiatamento degli ODST è marcabile in ogni situazione, e qualsiasi soldato è disposto a dare la propria vita pur di salvare il compagno. E’ chiaro che Bungie con Halo 3: ODST abbia voluto regalarci l’aspetto più umano e meno eroistico di quest’universo, abbandonando quindi i tratti tipici del supereroe quale era Master Chief immergendoci invece in una realtà più dura e credibile, di sicuro impatto emotivo e scenografico.

HALOODSTiniziodiflashback

Aldilà di questo, dunque, Halo 3: ODST è il massimo mai raggiunto, ludicamente parlando, da questa serie. Il gameplay è ormai perfetto, non sbava e non sbaglia nessun colpo: i mezzi da terra e aria sono perfettamente giocabili, l’IA degli avversari è letteralmente spaventosa (ci hanno sorpreso parecchie volte con certi comportamenti, con Brute che hanno persino messo in scena una esplosione per confondere le idee, spuntando poi alla spalle!) e forse una delle migliori che abbiamo mai potuto ammirare in questa generazione e il complesso regalato da Bungie con il classico motto: “Noi ti diamo armi, ambientazioni e nemici poi ci pensi tu” il quale tradotto significa essenzialmente che ogni combattimento ha uno svolgimento ed un esito differente, lontano dagli script di un Call of Duty o Killzone del caso, completamente nelle mani del giocatore, è la perfetta conclusione della sintesi di questa caratteristica.

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